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Dai rivoluzionari ai carrieristi: le Repubbliche Francese e Napoletana di Giuseppe Gangemi

Posted by on Apr 14, 2025

Dai rivoluzionari ai carrieristi: le Repubbliche Francese e Napoletana di Giuseppe Gangemi

Il contrammiraglio Louis-René-Madeleine Levassor de Latouche-Tréville, appartenente alla nobiltà francese e deputato rappresentante di questa negli Stati Generali, nel 1789, venerabile di una loggia massonica dal 1793, combatte, insieme al marchese di La Fayette, alla guerra d’indipendenza americana. Arriva nella baia di Napoli il 16 dicembre 1792, per una missione diplomatica, e vi rimane fino al 29 gennaio 1793.

Tiene conversazioni con intellettuali e nobili napoletani per convincerli ad accettare gli ideali rivoluzionari repubblicani. Denunciato in Francia nel 1794 in base alla legge dei sospetti, legge liberticida, viene imprigionato fino al colpo di Stato del 9 Termidoro (27 luglio 1794) che rovescia Robespierre. Liberato, chiede inutilmente un comando che gli viene rifiutato fino al colpo di Stato del 18 Brumaio (9 novembre 1799) che rovescia il Direttorio e instaura il Consolato.

I suoi contatti con gli intellettuali napoletani, il suo convincente entusiasmo rivoluzionario, sviluppano a Napoli un’aspettativa rivoluzionaria che diffonde propositi rivoluzionari. Su suo suggerimento, viene organizzata da Carlo Lauberg la Società Patriottica, i cui elementi più rivoluzionari organizzano una congiura che, scoperta, porta a un processo che si conclude con tre congiurati condannati a morte: Emmanuele De Deo di anni 20, Vincenzo Vitaliani di anni 22 e Vincenzo Galiani di anni 19. Altri 32 vengono condannati a pene detentive. Mario Pagano difende De Deo, Vitaliani e Galiani e, per salvare la loro vita, cerca di accreditare l’ipotesi che si tratti di giovani inesperti e manipolati da altri più maturi e consapevoli. Malgrado l’illustre difensore, i tre giovani finiscono sul patibolo. Due anni dopo, mentre è un magistrato del Regno, lo stesso Pagano viene imprigionato per 29 mesi. Liberato nel luglio 1798, si rifugia nelle repubbliche napoleoniche appena formate in Nord Italia.

Anche il generale Jean-Baptiste, conte Jourdan, ha partecipato, con La Fayette, alla guerra di indipendenza americana. L’anno della Rivoluzione Francese, 1789, si arruola nell’esercito francese. Per una scelta di natura strategica (non combattere in inverno con un esercito mal equipaggiato) impartita in contrasto agli ordini del Direttorio, viene richiamato a Parigi a giustificarsi. I soldati sono dalla sua parte e viene assolto dall’accusa. Passati alcuni mesi, viene sostituito e torna a fare il civile. Richiamato, combatte contro i tedeschi, e viene di nuovo esautorato. È stato il superiore diretto di Championnet e condivide con questo gli ideali repubblicani della rivoluzione più che le visioni strategiche del Direttorio. Cade perciò in disgrazia e, per la terza e definitiva volta, viene esautorato. Si oppone inutilmente al colpo di Stato di Napoleone Bonaparte del 18 Brumaio 1799 che pone fine alla prima Repubblica Francese e alla sua carriera.

Il generale Jean Antoine Étienne Vachier detto Championnet si distingue nella Battaglia di Fleurus (26 luglio 1794) in cui combatte egregiamente al centro dello schieramento dando un contributo determinante alla vittoria del generale  Jourdan. Nel 1798, viene nominato comandante in capo dell’Armata di Roma per proteggere la giovane Repubblica Romana dalle minacce del Regno di Napoli e della flotta britannica. Sebbene la sua armata sia costituita nominalmente da 32.000 uomini, in realtà non conta più di 8.000 effettivi. Con questi, arriva a Roma, sconfigge le truppe napoletane, che hanno occupato la città, e ripristina la Repubblica Romana. Dopo di che, inseguendo i Borbonici, si spinge fino alle porte di Napoli. Qui si ferma perché il Direttorio, date le poche forze di cui dispone, non gli ha dato l’autorizzazione a occupare una città così popolosa. Gli esuli napoletani che ha voluto lo seguissero come consiglieri, lo convincono a conquistare la capitale dove, sostengono, tanti sono i Giacobini che lo attendono, e a lasciarli proclamare la Repubblica Napoletana. Championnet accetta di occupare Napoli a condizione che i Giacobini napoletani neutralizzino Castel Sant’Elmo da cui si domina la città. L’occupazione del castello riesce con uno stratagemma. I Giacobini fingono di essere cittadini spaventati dalla plebe che saccheggia caserme e case alla ricerca di armi e ottengono di farsi aprire le porte. Una volta entrati, si impadroniscono dei cannoni e sparano sui Lazzari che resistono ai Francesi. La proclamazione della Repubblica Napoletana avviene a Castel Sant’Elmo il 23 gennaio 1799. La Repubblica Napoletana non è stata mai riconosciuta dalla “sorella” Repubblica Francese e i territori del Sud Italia conquistati dai Francesi vengono utilizzati a scopo piratesco o di saccheggio coloniale. Oltre ai risarcimenti di guerra richiesti da Championnet, ovvi perché la guerra è stata cominciata da Ferdinando IV, la Repubblica Napoletana viene depredata di tutte le opere d’arte trasportabili.

Il 13 febbraio Championnet viene richiamato in patria e viene sostituito dal generale Étienne Jacques Joseph Alexandre Macdonald più ligio ai voleri del Direttorio. Il 23 dello stesso mese viene arrestato per abuso di potere. Il motivo ufficiale è che ha conquistato Napoli e autorizzato la proclamazione della Repubblica Napoletana, andando oltre gli ordini ricevuti dal Direttorio. Un motivo ufficioso è che il Direttorio abbia mandato propri uomini per spogliare i territori occupati dalle opere d’arte e che egli li abbia intralciati per impedirlo. Viene liberato il 18 giugno, dopo il colpo di Stato del 30 Pratile in cui, forti della vittoria elettorale di marzo-aprile, prevalgono i neo-giacobini che, alleati con Emmanuel Joseph Sieyès, costringono alle dimissioni due membri del Direttorio considerati antigiacobini.

Championnet muore il 9 gennaio 1800. Latouche il 19 agosto 1804. Jourdan smette di avere un ruolo, militare e politico, il 9 novembre 1799. Vengono sostituiti da militari che sono sempre meno idealisti. Croce così presenta la mutazione avvenuta a Napoli: “dallo Championnet si passò al cinico Macdonald, per discendere via via fino al venale e traditore Méjan” (1912, X, nota 1). Queste nuove generazioni di militari sono aiutate a fare carriera da Napoleone e lo aiutano a diventare Primo Console, un eufemismo per non dire Dittatore, Presidente della Repubblica, re d’Italia e Imperatore dei Francesi. Arrivato al potere assoluto, impone suoi uomini a capo della massoneria, “una società segreta, sorta per istigazioni francesi, [la quale] raccolse insieme le forze” (1912, VIII), nel 1798, per istituire la Repubblica Napoletana e, nel 1806, per governare con la politica dell’amalgama, un eufemismo per non dire Trasformismo.

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