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Dal Direttorio in Francia partì l’ordine di arresto per Championnet

Posted by on Mar 6, 2025

Dal Direttorio in Francia partì l’ordine di arresto per Championnet

 (Battaglini, p. 27). “Finalmente venne Faipoult. Egli con un editto, in cui si ripeteva un decreto del Direttorio esecutivo, dichiarò tutto ciò che la conquista avea dato alla nazione francese.

Si parlava di conquista dopo che si era tante volte promessa la libertà; e, per conciliar la promessa e l’editto, si chiamava frutto della conquista tutto ciò che apparteneva al fuggito re. Ma quali erano i beni del re, che non fossero della nazione? Tale editto potea far rivoltar la nazione: Championnet lo previde e lo soppresse; Faipoult si oppose, e Championnet discacciò Faipoult. O Championnet, tu ora più non esisti; ma la tua memoria riceva gli omaggi dovuti alla fermezza ed alla giustizia tua. Che importa che il Direttorio abbia voluto opprimerti? Egli non ti ha però avvilito” (Cuoco, pp. 140-1). “Faypoult aveva chiesto il trasferimento alla Francia di tutti i Beni Nazionali della Repubblica napoletana. Era stato scacciato, anche con l’appoggio del Governo Provvisorio. Tornato a Parigi, riceveva il pieno e aperto sostegno del Direttorio. Pochi giorni dopo partiva dalla Francia l’ordine di arresto per Championnet” (Sani, p. 24).

Al seguito dell’esercito dello Championnet, con l’incarico di commissario civile, si trovava il FAYPULT, da noi più volte ricordato, uomo ribaldo, duro ed orgoglioso. Questi, il 3 febbraio del 1799, fece affiggere a Napoli una notificazione, con la quale, valendosi (lei poteri conferitigli dai decreti direttoriali, dichiarava nulli tutti gli atti che nel campo a lui riservato fossero stati fino allora compiuti “…da qualunque persona di qualsivoglia Nazione e qualunque sia l’Autorità che gli avesse concesso facoltà di compierle..”; ordinava che soltanto a lui si pagassero le contribuzioni e dichiarava che in nome della Repubblica Francese avrebbe preso possesso di tutti i beni privati del Re, dei beni allodiali, dei diritti feudali del Sovrano, delle proprietà di tutti gli ordini cavallereschi, dei ministri e di tutti coloro che avevano seguito la Corte, dei domini ecclesiastici messi in vendita dal Re, della Tesoreria, della Zecca, dei porti, degli arsenali, dei magazzini del Lotto, dei Monti di Pietà, dei Banchi, dei Musei, delle Biblioteche, delle fabbriche e dei beni appartenenti ai sudditi di potenze in guerra con la Francia.

Quella notificazione non solo era un atto impolitico e per più versi ingiusto, ma offendeva apertamente lo Championnet. Il quale, con un proclama del 6 febbraio, qualificò la notificazione del commissario civile come “…un atto sedizioso, funesto negli effetti, assurdo nei principi suoi e tanto rivoltante per la sconvenienza e l’indecenza della forma, l’audacia ingiuriosa ed insolente delle espressioni e la perfidia delle insinuazioni che conteneva, quanto più contrario ai principii della Costituzione francese ed agli atti del Direttorio esecutivo…”; dichiarò nulla la notificazione medesima ed ordinò al Faypoult di lasciare Napoli entro ventiquattr’ore e il territorio delle repubbliche partenopea e romana entro dieci giorni.

Il Faypoult dovette ubbidire e per il suo atto di fermezza lo Championnet si guadagnò maggiormente le simpatie del popolo e dei patrioti, ma a Napoli e nelle province il malcontento verso i Francesi e il governo provvisorio repubblicano continuò.

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