Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

Detti popolari di Terra di Lavoro

Posted by on Nov 19, 2020

Detti popolari di Terra di Lavoro

Ce sta gl’addìtto (C’è il detto): I ritti antichi nun fallisceno maje (I detti antichi non falliscono mai)

Introduzione

Il campo della cultura popolare è molto vasto e tocca tutti gli aspetti della vita di un popolo: la religione, la politica, l’economia, la vita quotidiana.
Il sentimento del popolo si esprime per esempio attraverso la musica, la danza e i canti; la sua saggezza si esprime nei proverbi; e ancora nei racconti (i Cunti) nelle fiabe e nei componimenti poetici (d’altra parte, i testi dei canti popolari, non sono altro che delle poesie, con in più una melodia che cerca di meglio esprimere certi sentimenti); e ancora c’è il parlare del popolo, un parlare spontaneo naturale immaginifico. E c’è poi il teatro popolare, che mette in scena personaggi appunto del popolo, che spesso diventano caratteristici come nel Sud Pulcinella. C’è (meglio c’era) infine il fenomeno dei cantastorie, i quali erano dei letterati popolani che girovagavano per le piazze dei paesi dove si fermavano a raccontare vicende d’amore e di sangue o le storie dei paladini.
Insomma il repertorio è vastissimo. Il ricchissimo materiale della cultura popolare generalmente veniva tramandato oralmente e si può facilmente immaginare come, passando di bocca in bocca, fosse soggetto a modifiche, trasformazioni e deformazioni, a varianti, a tal punto che certi testi attualmente risultano in alcune parti incomprensibili.
Soprattutto a partire dall’Ottocento si è pensato di raccogliere questo materiale prezioso, per evitare che andasse definitivamente perduto.
Sono innumerevoli le raccolte di proverbi, di Canti popolari (ce ne siamo interessati anche noi, come ben sanno i lettori di questo mensile), i dizionari dialettali (anche noi abbiamo pubblicato alcuni anni fa un Dizionario etimologico della civiltà contadina).
Non è questo il luogo per fare qualche cenno bibliografico su queste raccolte; ci limitiamo a fare solo qualche esempio: per i proverbi si può consultare il Dizionario Garzanti di Boggione e Massobrio del 2004 (di circa un migliaio di pagine); per i proverbi napoletani, si vedano quelli raccolti da Altamura e Giuliani nel 1966.
Per i canti popolari i volumi di G. Vettori o Leydi o Savona-Straniero. Non è il caso di andare oltre.
Veniamo ai “Detti” di questa nuova rubrica. E qui sorge un problema grosso: cosa si deve intendere con questo termine? Come risposta facciamo nostre le parole che B. M .Quartu riporta nella introduzione al suo “Dizionario dei modi di dire della Lingua Italiana” (BUR 1993): “Motti, proverbi, modi di dire, locuzioni e frasi fatte sono tutte categorie che sfuggono ad una definizione precisa, anche se molti ricercatori, in epoche diverse, hanno spesso tentato di classificarli”.
La questione è molto complessa e non crediamo sia opportuno affrontarla in un mensile come “il Sidicino” che non è rivolto ad un pubblico di specialisti. Cercheremo perciò di volta in volta di collocare il materiale raccolto nella propria categoria.
Come abbiamo fatto per i canti popolari, riporteremo il “detto” così come espresso dal popolo, nella forma dialettale, ne faremo poi una traduzione prima letterale poi a senso; infine analizzeremo il detto sul piano fonetico, morfologico, sintattico e lessicale.
Nel dare il via a questa nuova rubrica, vorremmo rivolgere un caloroso invito ai gentili lettori per renderli partecipi di questo lavoro di ricerca: saremo veramente lieti se essi ci facessero pervenire “detti” da loro raccolti accompagnati da eventuali annotazioni; in lavori del genere è importante citare la fonte: perciò li invitiamo a fornirci il proprio nome e cognome, l’anno di nascita e il luogo di residenza.

Antonio Martone
(da Il Sidicino – Anno XI 2014 – n. 2 Febbraio)

fonte

http://www.erchempertoteano.it/Teano/Tradizioni/Detti_pop/Detti_pop001.htm

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