Dickens, una risposta
La passione di Charles Dickens per Roma e per l’Italia (sogiornò anche a Genova, a Padova, a Venezia e a Napoli) fu fortemente alimentata da una erudita preparazione storica e letteraria sulle millenarie vicende di casa nostra.
Essa si tradusse in alcuni toccanti e significativi episodi, Fra gli altri, degni di essere ricordati, egli a Londra offrì spontaneamente aiuto e protezione a tutti i rifugiati napoletani perseguitati dal Borbone, mettendo altresì a loroo disposizione il suo giornale “House hold Words” per la propaganda delle loro idee e dichiarando si esser pronto a rimunerrarli nel mpdo più generoso. E’ opportuno riportare una sua lettera allo scrittore Charley riesumata dallo Spaventa Filippi. Allo Charley che in un suo romazo aveva detto male degli italiani, Dickens scriveva :” Io non sono della vostra opinione. Pensate: se voi e io fossimo italiani e fossimo cresciuti dall’infanzia ed ora minacciati continuamente da confessionali, prigioni e sgherri infernali, potremmo voi ed io essere migliori di loro? Saremmo noi così buoni ? Io, se ben mi conosco, no ! Manin fu l’istitutore di mia figlia a Parigi: ho conosciuto Mazzini. Sono ritornato in Italia dopo dieci anni e ho trovato gli uomini migliori che v’ avevo conosciuto tutti in esilio o in prigione”.
E’ difficile trovare in altri scrittori stranieri una così spontanea, pronta e calorosa adesione alle nostre cospirazioni e ai nostri sacrifici per rendere libera la Patria.
Alfredo Saccoccio
Ma Saccoccio si è bevuto il cervello con questo articolo patetico? Veramente lo ha scritto lui?!