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DIFESA DEL FORTE DI BAIA (BAIA)

Posted by on Dic 27, 2019

DIFESA DEL FORTE DI BAIA (BAIA)

Dopo che i forti della capitale si arresero senza combattere alla volontà del Garibaldi, la rivoluzione si accinse a guadagnare il forte di Baia, carico di molta polvere e munizioni da guerra, la cui resistenza teneva in serie apprensioni il governo dittatoriale ed i cittadini.

Era Castellano di quel piccolo forte, posto sulla spiaggia tra Napoli e Pozzuoli e presidiato da 88 invalidi, 57 artiglieri e 40 uomini di fanti, con scarse vettovaglie, il maggiore Livrea vecchio soldato di artiglieria, che aveva consacrata tutta quanta la sua vita a compiere i doveri impostigli dall’onore.

Le fortificazioni di esso consistono in un castello ed in un’opera a tanaglia ad esso congiunta, la quale è

Questo fortilizio fu eretto da Alfonso 2.° ed ampliato da Pietro di Toledo. sopra una punta scoscesa a pié della quale è uno scoglio unito al continente per via di un ponte.

Ciò premesso si desume di leggieri, che la difesa di tal forte poteva dirsi, più che savia, arrischiata.
Nondimeno è debito della milizia chiusa in un luogo forte di difenderlo con tutti i mezzi di ch’è in sua potestà di usare, fino a quando il nemico apertavi la breccia abbia tentato infruttuosamente duplice assalto. Solo in questi termini, “o per mancanza di vettovaglie, può un fortilizio venire a patti coi suoi nemici.

E queste nozioni militari, universalmente conosciute, avevano messe salde radici nell’animo del Livrea, onde essendogliene stata intimata la resa prima dal sottintendente del distretto e poi il 17 settembre da un maggiore garibaldino; rispose con forte animo, ch’Egli era preparato alla più strenua difesa ed aveva intendimento di appiccare il fuoco alle polveri e far saltare il forte, nel momento appunto che sarebbesi tentato di assaltarlo.

Questa nobilissima risposta crebbe la paura nei cittadini e sdegnò coloro, che non amavano vedere ripetute dal soldato napolitano le gloriose geste di Pietro Micca.

Ed il dittatore comandò, che si bloccasse quel castello per costringerlo ad arrendersi per fame.

Ma il presidio con una sortita operata il 26 settembre, fugò i garibaldini e si rifornì d’ogni sorta di cibarie.
In questo il prevegente Castellano, mandò in Gaeta per mare, quanta munizione potette e chiese al Re provvigioni da bocca.

Difesa del Forte di baia

I garibaldini intanto, fatti più numerosi, si accinsero ad assediare il forte ed il mandato di offesa venne commesso a Marino Caracciolo capitano di fregata della marineria napolitana, datosi a servire Garibaldi con la qualità di comandante la massa, che appellavasi brigata. dei montanari del Vesuvio .

Alle gagliarde offese si rispose con più gagliarda resistenza e finalmente per difetto di vettovaglie, il forte nel dì 8 ottobre si arrese al nemico, a patto che la soldatesca potesse andare ove le piacesse.

Erano scorse appena 24 ore dell’avvenuta cessione di Baia ed un legno a vela carico di provvigioni approdava in quella rada; si che imbarcò su di esso la soldatesca e navigò per Gaeta, ove condusse quei bravi difensori del forte.

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