Alta Terra di Lavoro

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E GARIBALDI…….PARTI’

Posted by on Ago 12, 2019

E GARIBALDI…….PARTI’

Con una serie di complicità e inganni Garibaldi, simulando il sequestro di navi, partì da Quarto alla conquista del Sud d’Italia. Le preoccupazioni dei proprietari dei due battelli, il “Piemonte”e il “Lombardo”che avrebbero dovuto trasportare i “Mille”in Sicilia,erano state fugate tramite una rassicurante garanzia notarile rilasciata,in nome di autorevoli rappresentanti del governo piemontese,alla compagnia armatrice Rubattino di Genova. Un fatto analogo era accaduto tre anni prima,nel 1857:Mazzini e Pisacane, ferventi repubblicani,avevano simulato il sequestro in mare del vapore “Cagliari”, sempre della Compagnia Rubattino,al fine di sbarcare sulle coste meridionali italiane. Disgraziatamente la nave fu intercettata da una fregata napoletana e sequestrata nel porto di Napoli. Cavour, amico di Rubattino,si oppose al sequestro dichiarando che il “Cagliari” era stato intercettato in acque internazionali. Con l’appoggio determinante di Londra ottenne il rilascio del battello. Garibaldi, giunto in Sicilia si proclamò “dittatore”ed entrò trionfalmente a Palermo. Accolto dai compagni massoni,fu eletto al massimo grado della fratellanza: gran maestro della Massoneria Siciliana. La Massoneria era arrivata in Italia nel 1730, e precisamente a Napoli. Accreditata da alcuni aristocratici inglesi, creò logge massoniche in diverse regioni del Sud. Il progetto cavourriano trovò così dei preziosi alleati nell’alta borghesia, disposti a tradire il giovane Francesco II. Importanti furono, quindi, l’influenza e l’appoggio massonico (nella speranza di ottenere futuri rimunerativi incarichi)nel propagandare, in tutto il territorio, le false promesse unitarie di fratellanza e uguaglianza. Durante la sua permanenza palermitana Garibaldi promise pubblicamente la confisca e distribuzione delle terre dei latifondisti,suscitando nel popolo entusiasmo e appoggi incondizionati. Poco tempo dopo a Bronte, un paese situato ai piedi dell’Etna, la popolazione, forte delle dichiarazioni garibaldine, occupò con la forza le “terre promesse”. I latifondisti, esautorati dai loro secolari privilegi, chiesero l’intervento delle truppe d’occupazione. Garibaldi, rimangiandosi l’impegno preso, inviò a Bronte un drappello di soldati che, compiendo una delle primissime stragi unitarie, riportò l’ordine dell’esercito d’occupazione nella “liberata” Sicilia. A occupazione avvenuta Vittorio Emanuele si presentò a Teano, e con nobil gesto, diede il benservito a Garibaldi. Per legittimare il fatto compiuto, l’usurpazione del Regno al cugino Francesco II, organizzò a Napoli il plebiscito. Era presente a Napoli il ministro d’Inghilterra Eliot che, nonostante il suo Paese fosse complice di quando stava accadendo, stupito dai metodi brutali attuati dagli occupanti nell’organizzare le votazioni, inviò a Londra, il 10 novembre 1860, il seguente dispaccio: “I risultati delle votazioni in Napoli e in Sicilia rappresentano appena il diciannove tra i cento votanti designati; e ciò ad onta di tutti gli artifizi e violenze usati”. Il 17 marzo 1861: “Per Provvidenza divina e per voto della Nazione” Vittorio Emanuele II fu proclamato re d’Italia. L’Italia unita iniziava il suo cammino sotto pessimi auspici. La libertà e la fratellanza, vagheggiate da pochi sognatori, furono accantonate. Rapine, promesse non mantenute, massacri, ribellioni, sanguinose repressioni durarono per oltre un decennio. Così fu tradito un popolo che si ritrovò più povero, vessato e diviso di quando l’Italia era separata in una dozzina di regni, ducati, granducati e repubbliche. Con grande miopia, poca intelligenza e lungimiranza, si ottenne l’Unità d’Italia senza rispettare gli ideali per i quali erano morti e avevano combattuto centinaia di eroi risorgimentali.

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