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È tutta ‘na recita… di Erminio De Biase

Posted by on Lug 2, 2022

È tutta ‘na recita… di Erminio De Biase

            Fino a pochi giorni fa ero fermamente convinto (e – sono certo – lo siano tutti quelli che ora mi stanno leggendo) che la Corte Costituzionale fosse un organo, creato nel 1956, per controllare e garantire la costituzionalità, per l’appunto, di ogni provvedimento legislativo emanato dal Parlamento, dal Governo, dalle Regioni o da chi per essi.

Così, almeno, credevo anch’io fino a quando in qualità di semplice, anonimo cittadino,ho inviato una lettera al Presidente della suddetta Corte che considero una persona di famiglia da quando, una trentina di anni fa, in qualità di Presidente del Consiglio dei ministri, mise mano ai miei risparmi con la stessa nonchalance con cui io, da bambino, prelevavo dal borsellino di mia zia le venti lire per comprarmi un gelatino…

Siccome l’articolo 21 della Costituzione me lo consente, Gli ho chiesto lumi sulla motivazione della sentenza nr 131 del 27 aprile scorso con la quale è stata sancita l’illegittimità costituzionale del 1° comma dell’articolo 262 del Codice Civile, circa il cognome da tramandare ai figli. Gli ho domandato com’era possibile che, in un periodo come questo, con i gravi, “reali” problemi che ci assediano, dalla pandemia, alla guerra, ai perenni problemi energetici e di inquinamento del pianeta, sia venuto in mente ai Giudici Costituzionali di deliberare su una consuetudine che, oltretutto, vige da sempre e che non ha mai dato fastidio a nessuno. Gli ho anche esternato le perplessità ingeneratemi da questa nuova norma che complicherà e non di poco la vita a chi desidera ricostruire la storia della propria famiglia, non avendo più come saldo punto di riferimento il cognome avito e, inoltre, chi nasce da chi di cognomi ne ha già due (un cittadino spagnolo, per esempio) e da qualcuno che ha già un doppio nome di famiglia avrà bisogno di una piazza per firmare? E la sua carta d’identità verrà stampata direttamente su un lenzuolo?

Ma perché – continua la mia lettera – anziché intervenire su questi argomenti… “eterei”, la Corte preposta non si dà da fare per correggere leggi e disposizioni che violano impunemente e continuamente la nostra Costituzione?!? A partire dall’articolo 3, per esempio, che in teoria proclama l’uguaglianza di tutti i cittadini ma poi tollera che agli stessi si facciano pagare premi assicurativi diversi, a seconda della loro latitudine!

E poi – ho continuato – non è anticostituzionale l’imposizione di una tassa di soggiorno se l’articolo 16 consente di circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale?

Gli ho, inoltre, sottolineato che da anni si succedono Leggi Elettorali che contrastano palesemente con la Costituzione la quale, prevede, negli articoli 56 e 58, che il suffragio debba essere diretto, che vuol dire che devo indicare io chi voglio che mi rappresenti e non fingere di scegliere un nome già stampato in un elenco preparato da altri, così come avviene da tempo.

E, infine, visto che c’ero, ho fatto presente che anche senell’articolo 64 si legge che le sedute del Parlamento sono pubbliche, in realtà non è così. Anni fa, infatti, appena diplomato, sarei voluto entrare a Montecitorio, ma mi resi conto che tutto quanto mi avevano ficcato in testa sull’argomento cozzava inesorabilmente contro il piantone di turno che, per farmi entrare, pretendeva giacca e cravatta e, quantunque le avessi avute, avrei potuto accedere solo dietro “invito” di un deputato. (Per la cronaca, a Berlino, per ben due volte ho avuto modo di entrare al Bundestag senza impedimento alcuno e, peraltro, in maniche di camicia…)

Ben conoscendo le Istituzioni italiane, pensavo che pure questo ennesimo mio sfogo cadesse nel vuoto ma, questa volta, con mia lieta meraviglia, mi sbagliavo: nemmeno dopo due settimane, infatti, ecco la risposta:

Pur grato al dottor Amato per la Sua considerazione avuta nei riguardi della mia missiva, ho dovuto però prendere atto che la Corte si attiva solo su quesiti del Governo o delle Regioni, ma non vigila autonomamente sulle possibili incongruenze delle leggi promulgate. È come quando, per le strade di Napoli, segnalando ad un vigile urbano un’infrazione o una situazione pericolosa creata da qualcuno che non rispetta il codice, ci si sente rispondere che può intervenire solo dietro preciso ordine del suo comando…

A questo punto, da inguaribile malpensante quale sono, mi sorge il dubbio che il Governo, o chi per esso, segnali solo ciò che, dopo un’attenta valutazione delle opportunità, gli è politicamente più conveniente e, addirittura, suggerisca alla stessa Corte anche in che senso esprimersi… Forse è per questo motivo che essa non si muove su richiesta di un semplice cittadino che, pur nella sua “ignoranza”, riesce ad individuare delle lampanti storture anticostituzionali che solo un politico non riesce a vedere. Chissà perché, mi ritorna alla mente il Marchese del Grillo (ve lo ricordate?): “Io sono io e voi non siete…!

Eppure, proprio nello stesso sito della Corte Costituzionale, si legge che La conoscenza delle istituzioni che reggono il paese, da parte dei cittadini di una società democratica, è premessa indispensabile perché le istituzioni non siano viste e vissute come corpi estranei e lontani, che riguardano solo gli “addetti ai lavori”. Anche la giustizia costituzionale non è “affare” per iniziati, ma uno degli istituti fondamentali attraverso cui la società democratica si organizza e si governa. Essa quindi riguarda tutti i cittadini. (E figuriamoci se non li riguardasse!)

Cosa dedurre, allora – tristemente – da tutto questo? Che pure la Corte Costituzionale è uno dei tanti Enti inutili di questo Stato? Costosissimo, oltretutto, perché strutturato in una miriade di componenti che vanno dall’Ufficio di Presidenza ai vari Segretariati e Sottosegretariati, dai diversi Comitati alle molteplici Commissioni, agli Uffici di Cerimoniale e di Massimario (?), di Ruolo, di Affari Generali e… …e io pago!  (Ma, forse, questo non c’entra …o sì?). Senza contare, poi, tutto il personale operativo necessario per il generale funzionamento e senza calcolare i soli costi di energia elettrica che si spreca durante le lunghe, lunghissime riunioni degli undici Giudici che spaccano il capello in quattro, se non in otto, per deliberare sull’importanza o sull’inutilità di un comma o di un paragrafo di un testo di Legge…

Sì, ma queste sono spese indispensabili per il buon funzionamento della democrazia, obietterà qualcuno. Già… e probabilmente proprio per questo Luigi Pirandello affermava che la causa vera di tutti i nostri mali è la democrazia…

Erminio de Biase

1 Comment

  1. Parodia di uno Stato… se non fosse tutto vero purtroppo!!! caterina ossi

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