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Eros: Uno studio tra cultura Greca, Romana, Cristiana e post Contemporanea (2)

Posted by on Mag 9, 2023

Eros: Uno studio tra cultura Greca, Romana, Cristiana e post Contemporanea (2)

Avendo amato i suoi che erano nel mondo li amò sino alla fine1

L’AMORE DI CRISTO

Dopo aver considerato l’eros secondo la cultura pagana, si analizza l’amore alla luce della Risurrezione di

Cristo, che Dio ha donato al mondo, proprio perché lo ha amato tanto!

Il messaggio di Cristo passa attraverso la logica dell’amore, che è la logica del dono, della caritas. Nel

vangelo di Giovanni al capitolo 10 versetti 11-18, l’icona del Buon Pastore è simbolo dell’amore di Cristo al mondo. L’evangelista esordisce così:

Io sono il buon pastore. Il vero pastore rischia la sua vita per salvare le pecore. *Il mercenario invece – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – appena scorge il lupo abbandona le pecore e fugge. Così il lupo le azzanna e le disperde. *Chiaro: è un mercenario e le pecore non gli interessano. * Io sono il buon pastore. Conosco le mie pecore, ed esse mi conoscono. *come il Padre conosce me e io conosco il Padre. E do la mia vita per le pecore. *Ma ho pure altre pecore che non fanno parte di questo ovile. È necessario che io guidi anche quelle. Un giorno ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, con un solo pastore. *Per questo il Padre mi ama, perché do la mia vita per poi riprenderla.
*Nessuno me la strappa, io la do da me. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla. È questo il comando che ho ricevuto dal Padre mio
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In tutti gli scritti neotestamentari l’amore ha un ruolo fondante, così come anche tra i Padri della Chiesa, i quali hanno dato ordine alle varie correnti teologiche/ filosofiche sul rapporto d’amore tra il Figlio e il Padre.

Tommaso d’Aquino sostiene che se Dio Padre avesse potuto fermare coloro che uccidevano Cristo sul calvario, non lo fece in virtù del fatto che l’amore perfetto scaccia il timore.

L’amore di Gesù è appunto perfetto. Chi decide di amare come Lui non crolla alle lusinghe del mondo, seppur in qualche modo appaganti! L’amore alla luce di Cristo presenta differenti forme: incondizionato, libero, attivo, rivelato e bello.

Un amore Incondizionato

L’amore accetta, afferma e approva. Che cosa approva? Approva che l’amato ci sia sempre. Si pensi al racconto sacerdotale della creazione (Genesi 1, 26 – 27). Dio vide che tutto era cosa buona, soprattutto l’uomo, quasi a dire “Voglio che tu esista!” L’amore divino è più forte del dolore, del peccato. Se dalla terra a Dio è salito il grido di Abele, dal Calvario è salito il grido di Cristo, che in tal caso salva! Un grido che, nel dramma della morte, squarcia i cieli, dai quali giungono la luce e il conforto della Pasqua.

L’uomo può rispondere con una dissertazione a suddetta proposta, ma la promessa del Padre sino all’esalazione dell’ultimo respiro rimarrà sempre la stessa: gratuitamente è offerta la salvezza!

Un amore libero

Libertà non nell’ottica del fare ciò che si vuole, ma nella concezione della gratuità, spontaneità. L’amore di Dio è così ! Nessuno lo può controllare e comprendere sino in fondo, nemmeno la ragione. Dio gratuitamente e spontaneamente offre la possibilità di divenire figli nel Figlio.

Un amore attivo

Attività di che genere? L’amore divino è creativo e ricreativo. Dio in continuazione offre la vita che, all’atto pratico, si concretizza anche nella capacità di procreare, principio costitutivo dell’uomo.

Chi per ragioni naturali non può generare è chiamato a farlo a livello caritativo, in quelle che sono le forme più svariate. Senza amore non c’è luce. Dio in Genesi crea la luce, perché non vi siano solo tenebre. La luce rischiara, rassicura, proprio come l’amore. Si pensi a un bambino spaventato, appena viene abbracciato dalla madre, riceve il calore, la sicurezza.

Ecco, così è l’amore di Dio! Se l’amore di Dio è la “chiave di svolta” per la creazione del mondo, il suo culmine lo si vede nell’ottica della croce, che è appunto redenzione! È amore che perdona, perché non c’è relazione amorosa senza perdono!

Il perdono non è un vago sentimento, ma un’interlocuzione tra l’amato e colui che ama. Nell’atto del perdono è chiesto all’amato di cambiare, quindi, di purificarsi dalle mancanze, oppressioni che fanno pensare di aver incontrato l’amore, ma in realtà sono solo in parallelo con esso. In questo caso potremmo definire che l’amore è gioia, in quanto sé, in coscienza, si riconosce l’errore; dopo la tempesta scaturita dal peccato, giunge la bonaccia, proprio come accade con Noè a conclusione del Diluvio Universale.

LA RIVELAZIONE

Dio che fin dai tempi antichi aveva parlato ai profeti, oggi in ultimo ha parlato a noi in maniera definitiva in Gesù. Chi va a Gesù, va al Padre! Si pensi nella Lettera a Tito : “E’ apparsa infatti la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini”3. Ecco il senso dell’amore divino: l’essere salvati!

Bellezza

Bellezza non secondo la logica narcisista, ma secondo la logica cristologica. Come vedo l’amore di Dio in Gesù? Attraverso il soprannaturale, quindi i miracoli, ma anche e soprattutto attraverso i sacramenti, segni indelebili che conducono alla salvezza, momento in cui si vedrà faccia a faccia la bellezza divina, che Agostino ben definiva “bellezza di ogni bellezza4.

Il sacramento, che è fondamento della vita cristiana, è l’Eucaristia, ove vedo con gli occhi il vero amore, ove mi nutro di esso, per poi condividerlo con il prossimo. Ecco la bellezza dell’essere cristiano.

L’AMORE NEL MAGISTERO DELLA CHIESA

Ecco qualche delucidazione alla luce del Magistero della Chiesa.

La Chiesa non ha mai condannato il piacere, esso è una componente intrinseca all’uomo, che certamente va educata. Perché educata? Il motivo è chiaro: perché si possa esprimere al meglio la propria umanità e appartenenza a Dio. Tale riuscita avviene se ci si lascia da Lui istruire, mediante la Sacra Scrittura, che è la fonte primaria e poi attraverso gli insegnamenti che sono appunto scaturiti dal testo sacro.

Il Concilio Vaticano II, tra i numerosi interventi di ‘aggiornamento’, propose una nuova visione del rapporto uomo – donna all’interno del matrimonio. Nuovo non significa che cede alle “mode” del momento, ma, sottoposto alla Rivelazione, viene riproposta all’uomo moderno, tenendo sempre chiaro il fondamento: Gesù, il Cristo, il Salvatore!

Come propone allora il Vaticano II la relazione uomo donna? Esso anzitutto abolisce il fine primario – secondario, che risultava essere un modello più giuridico; il quale, il più delle volte non aiutava il singolo e la coppia a comprendere il significato più profondo del matrimonio. Il matrimonio ricorda il Sacro Concilio, si attua certamente nell’atto della procreazione, ma non solo attraverso di esso. La Teologia Morale, alla luce degli insegnamenti del Vaticano II, propone la relazione sponsale come incontro tra i due, fatto di tenerezza, amicizia, amore reciproco, aiuto reciproco, che culminano anche nell’atto più sublime: la sessualità. Si ricorda e ribadisce che, oltre a procreare, è importante compiere nella coppia gesti di tenerezza, affetto e sostegno. Papa Paolo VI, nell’ Humanae Vitae, e tutto il Magistero della Chiesa, ricordano che la relazione tra uomo e donna, corroborata anche nell’atto sessuale, deve essere sempre giovevole all’azione dello Spirito Santo, ossia aperta al progetto di creazione, quale forma di amore tra Dio e l’uomo. Se non si considera questa costante, viene meno l’alterità, riducendo l’altro a sola e pura materia.

L’AMORE NELL’EPOCA POST CONTEMPORANEA

La parola amore nella nostra cultura è fortemente utilizzata ed abusata. Oggi, il più delle volte, non c’è un confine e la giusta distanza tra uomo e donna sembra essere venuta meno. Si assiste ad un fenomeno, che gli psicologi definiscono “lunga adolescenza”, proprio in virtù del fatto che non si prende una decisione salda, tendendo così a cedere alle lusinghe del solo desiderio.

L’uomo, affermava Freud, è desiderio, ma anche razionalità. Spesso, oggi, l’uomo è solo desiderio, a causa probabilmente di una mentalità nichilista e consumista, che, promuovendo il solo bisogno, crea un nuovo ordine morale, che però rende vuota e insoddisfatta la persona, la quale, per combattere questo senso di inettitudine, si concede a svariate forme di schiavitù.

Con questo non affermo che l’uomo odierno non sappia amare, ma le forme sono mutate. Dal 1968 (anno delle rivoluzioni giovanili), si è giunti alla deriva, perché, eliminando certi tabù, si pensava di liberare l’uomo, ma in realtà lo si è incanalato in nuove schiavitù che sono fonte di morte!

L’amore ridotto solo alla sfera sessuale, senza alcuna regola, ha oppresso la giustizia, la carità, la lealtà, perché concepito nella sola ottica pulsionale e non generativa. Per generatività intendo anche le varie forme, che edificano la società, per esempio, alcune attività di volontariato, che sono manifestazione dell’amore al prossimo.

BENEDETTO XVI: ENCICLICA DEUS CARITAS EST

L’enciclica5 “ Deus Caritas Est” di papa Benedetto XVI, soprattutto nella seconda parte, propone una visione dell’amore trinitario, ma anche sociale.

Che relazione vige tra Trinità e amore? Va precisato che le tre Persone, Padre, Figlio e Spirito Santo, sono tra loro unite da un vincolo d’amore. Ogni gesto compiuto da Gesù, ogni parola da Lui proferita è avvenuta per azione dello Spirito Santo. Lo Spirito Santo ha creato la Chiesa, aleggia su di essa, anche tra le numerose diatribe della storia che la logorano.

Esso, lo Spirito Santo, ringiovanisce e rinvigorisce. In ognuno di noi, in virtù del Battesimo, è impressa la Trinità Santissima che, all’atto del sacramento della Confermazione, rende adulti nella fede e nell’intelletto.

Dall’azione della Trinità, nasce in noi e nella Chiesa la Carità, forma più alta dell’amore, che ci raggiunge, mediante i Sacramenti, la Parola ed anche le azioni più quotidiane, come la visita ai malati, carcerati, emarginati, poveri, orfani, vedove e tribolati. In queste situazioni poi, si rinnova in noi la vocazione all’essere buoni pastori, proprio come il Buon Samaritano!

Cosa si intende per carità?

Essa non è solo azione materiale verso i più disagiati, è anche qualcosa in più: una virtù teologale. Carità, dal latino caritas, che significa benevolenza, affetto. La carità ricorda che l’altro, dovrebbe essere al cuore di ognuno di noi, che se necessita di perdono, si è pronti a concederglielo, in virtù del fatto che a tutti è stato perdonato! Si pensi alla Parabola del Figliol Prodigo. Così tutti siamo chiamati a comportarci.

Concludendo

In queste pagine si è tentato di affrontare un argomento complesso. Si sarebbe potuto scrivere di più, ma non ho voluto approfittare del tempo del lettore. Mi auguro che possa essere un lavoro coinvolgente.

Emanuele Sinese


1Tratto dal Vangelo di Giovanni, cap. 13, 1-11

2Tratto dal Vangelo di Giovanni cap. 10, 11-18

3Tratto dalla Lettera a Tito, cap. 2, 11.

4Tratto dalle Confessioni di Sant’Agostino 3, 6.

5Lettera rivolta a tutti i cristiani.

fonte

prima parte

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