ESISTE UNA MELA MIGLIORE E PIU BUONA DELLA MELA ANNURCA?
Mele annurche contro le calvizie, in farmacia il prodotto della Federico II
Stop alla calvizie: funzionano le procianidine delle mele annurche per combattere il diradamento dei capelli, sia negli uomini sia nelle donne, innescato da varie cause (androgenetiche, metaboliche).
Dopo le prove di un proficuo utilizzo in clinica delle mele annurche campane Igp, efficaci nel controllo del colesterolo plasmatico, ora arriva l’evidenza, (in vari studi del Dipartimento di Farmacia dell’Università degli Studi di Napoli Federico II di cui uno in fase di pubblicazione sulla rivista internazionale a impact factor, Journal of Medicinal food) dell’efficacia dei particolari polifenoli contenuti nella mela annurca nel contrastare l’alopecia.
Dopo alcuni mesi di utilizzo sperimentale e le prove del risultato, la formulazione in integratori nutraceutici (Apple meets hair) è ora disponibile in tutte le farmacie della Campania e del Lazio ed entro pochi mesi in tutta Italia.
A darne annuncio è Ettore Novellino, direttore del dipartimento di Farmacia dell’Università Federico II che partecipa al Biogem di Avellino alla kermesse scientifica internazionale su Cibo e salute. «Le mele sono un concentrato di benessere – spiega Novellino – e non finiscono di stupire le scoperte scientifiche sulle caratteristiche di questi frutti della terra campana che hanno nella cultivar Annurca Igp una vera e propria regina della Dieta mediterranea». Dopo accurati e documentati studi la formulazione studiata all’Università di Napoli è ora disponibile in tutte le farmacie.
«Valutando il contenuto polifenolico di differenti cultivar di mele – spiega Novellino – abbiamo scoperto che la varietà Annurca, originaria della regione Campania, è caratterizzata dalla più elevata concentrazione di procianidine oligomeriche e, nello specifico, di procianidina B2, rispetto a cultivar più comuni, quali Red Delicious, Granny Smith, Pink Lady, Fuji, e Golden Delicious. I capelli, protetti dalle procianidine della mela, subiscono meno danni dagli ossidanti dell’ambiente».
La mela annurca miracolosa
per combattere il colesterolo
I benefici delle mele sulla salute sono noti da secoli nella cultura popolare in Europa, soprattutto in Italia, condensati nel proverbio un frutto «al giorno toglie il medico di torno». Per le annurche, varietà tipica campana, questo motto vale di più rispetto a tutte le altre tipologie ed è provato scientificamente. A certificarlo sono due studi dell’Università Federico II, condotti dal preside della facoltà di Farmacia Ettore Novellino, che hanno accertato un calo del colesterolo cattivo e al contempo – novità assoluta – un aumento di quello buono, riducendo drasticamente il rischio cardiovascolare senza, a differenza delle statine, causare danni epatici e problemi muscolari.
I risultati hanno trovato applicazione in un nutraceutico, ovvero in un integratore denominato Nurvast, per il cui sviluppo, come spiega Novellino, «è stato ripercorso lo stesso schema utilizzato per lo sviluppo di un nuovo farmaco, con l’unica variante di avere, al posto di una molecola di sintesi, il fitocomplesso estratto dalle annurche chiamato Annurcomplex».
Ebbene, nelle persone che hanno assunto questo integratore è stata riscontrata una riduzione del colesterolo totale medio del 25%, un calo del colesterolo cattivo del 37% e un incremento di quello buono del 45%. «Abbiamo sperimentato questo nutraceutico su persone con colesterolo mediamente elevato – riferisce l’accademico – simulando che fosse un farmaco, al fine di garantire al prodotto e al consumatore sia efficacia che sicurezza, senza effetti collaterali. Ecco che abbiamo preso come campione un gruppo di 250 persone ‘sane’ con colesterolo tra 200 e 260 milligrammi per decilitro, dove 200 è il livello massimo fisiologico, mentre quello di 260 è il massimo tollerabile, che però può causare un danno d’organo con una percentuale significativa».
Il ricercatore ha quindi verificato che l’annurca è ricca di procianidine, antiossidanti che le mele producono per difendersi dai parassiti, compresi i funghi patogeni. Il principio attivo è presente anche in altri tipi di mele, come le pink lady, le golden deliciuos, la grenny smith, etc., normalmente prodotte in Trentino, ma in quantità molto bassa e con effetti sul colesterolo poco significativi. «Questi frutti solitamente subiscono annualmente venti trattamenti antiparassitari e sono protetti dalle intemperie – osserva Novellino –, quindi non sviluppano agenti di difesa. A differenza dell’annurca, che invece deve maturare per un mese al sole sulla paglia posta sul terreno ai piedi degli alberi. Quest’ultima viene colta verde e per diventare rossa deve ‘riposare’ 15 giorni da un lato e 15 dall’altro, resistendo agli attacchi di parassiti e funghi. Senza difese marcirebbe in breve tempo, come accade invece alle mele trentine. Sviluppa così maggiori quantità di molecole antifeedant o di difesa – prosegue l’esperto –, che consentono alle persone che le mangiano di abbassare il colesterolo cattivo, ma soprattutto di alzare quello buono, aspetto quest’ultimo che le statine non fanno, riducendo e prevenendo il fenomeno arteriosclerotico».
Il secondo studio ha esaminato altre 250 persone, divise in cinque gruppi che per due mesi hanno mangiato diversi tipi di mele. Quello che ha mangiato due annurche al giorno ha avuto un calo medio totale del colesterolo dell’8%. Il risultato è stato utilizzato da Coohesion Pharma, cooperativa napoletana. Su consiglio di Novellino hanno realizzato Nurvast. Ogni capsula contiene un estratto secco di annurca pari a tre mele ciascuna. Sei mele al giorno, dunque due capsule, «consentono di avere una riduzione del 24-25% del colesterolo medio totale – sottolinea il preside della facoltà di Farmacia –, evitando un carico elevato di fruttosio dato dalle sei annurche, con conseguente incremento di glicemia e trigliceridi».
Il nutraceutico è stato lanciato il 21 febbraio scorso, fa sapere Gaetano Mancuso, presidente della cooperativa nata un anno fa, che oggi conta 18 informatori scientifici-soci, alcuni dei quali fuoriusciti da multinazionali per tagli al personale: «La nostra idea di business è quella di dare valore ai prodotti regionali con spessore scientifico. Abbiamo deciso di realizzare un integratore perché prevede procedure più veloci rispetto a un farmaco, ma il grado di accuratezza è lo stesso. Siamo partiti dal proverbio popolare e da un studio inglese che ha riscontrato un piccolo abbassamento del colesterolo con una mela al giorno. Abbiamo poi scoperto che l’annurca è più ricca di principi attivi per difendersi da un territorio vulcanico difficile come quello campano. E più è brutta, più fa bene. Il consorzio Igp ci dà proprio quelle piccole e ‘arrognate’ che i supermercati non vogliono e che invece fanno bene alla salute».
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