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“FABRIZIO RUFFO RIVOLUZIONE E CONTRORIVOLUZIONE DI NAPOLI” scritto da Barone Von HELFERT-LE NOTE (I)

Posted by on Apr 7, 2025

“FABRIZIO RUFFO RIVOLUZIONE E CONTRORIVOLUZIONE DI NAPOLI” scritto da Barone Von HELFERT-LE NOTE (I)

(101) Il 3 di gennajo aveva il Nelson scritto al Niza p. 220: «I cannot but rejoice that you have not burnt the Neapolitain ships of War; for until the arrival of near approach of the French, it was the particular desire of thell Sicilian Majesties that they should not be destroyed.» Quando poi si seppe in Palermo che la cosa era compiuta, tanto il Niza quanto il Campbell furono invitati a giustificarsi (1 11 al Niza, il 13 al Campbell, il 14 a tutti e due, il 15 all’Acton, p. 231233). Nello scritto al Campbell del 14 è detto: «Upon the most mature consideration of all the circumstances you have mentioned, I am sorry to tell you that I entirely disapprove of your destroying the Ships of His Sicilian Majesty, as neither of the cases had arisen in which alone the Ships of H. M. were to be destroyed, and the destroying them is in direct disobedience to my ordres to the Marquis de’ Niza and, as I understand, of his to you.» V. anche Nelson a Ball, 21 (p. 237): «The Portuguese have, contrairy to my ordres, destroyed the Neapolitain Navy. This caused much anger, both with the king and people of all descriptions.» La inchiesta condotta contro il Campbell fu cessata per intromissione «of the good and amiable Queen verso la fine di febbrajo: v. Nelson a Niza 27 (p. 211 segg.): «that be may hoist his Broad Pendant, without any thought of what is passed.»

(102) Nelson a Niza 5 di gennajo, Dispatches, p. 220 segg. «It is in your power to afford that brave Officer any assistance, you are hereby directed to gire it to the very almost of your abilities..

(103) Nelson a Ball 21 di gennajo p. 237: «The provisional Government is placed by the people in the hands of three very gallant and, fame says, loyal Officers.» Qual era il terzo a cui alludeva il Nelson?

(104) Pettigrew, I p. 201 segg. con la data del 19 di gennajo, mentre Palumbo, p. 59 dice solo semplicemente «gennajo 1799..

(105) Al Ruffo 2 di febbrajo (Maresca, Il p. 330): «Il sig. D. Giovanni Transo, vedovo Avvocato e probo attaccato, si è recato alle prime turbolenze di Napoli con la sua figlia D. Marianna Scudomanzo in Calabria; se V. E. lo ritrova la prego di assicurarlo della mia costante protezione e interesse, e che la figlia preghi Iddio per me.»

(106) L’ultimo fatto è riferito dal Coppi, VI p, 55, confr. Maria Carolina a Fabrizio Ruffo 8 di maggio (Maresca, XX): «Che non gli si è fatto di attenzioni a Palermo! E tutta la sua rabbia fu di non averci con lui imbarcati per essere a sua disposizione e de’ suoi amici e traditori felloni.»

(107) Sacchinelli, p. 93. Confr. la lettera dell’Acton al Caracciolo, Palermo 11 febbrajo 1799, d’Ayala Vite p 137.

(108) Harrison, Il p. 104 (disgraziatamente non conosco la citazione se non di seconda mano). V. anche Maria Carolina a Maria Teresa senza data: «Nous avons beaucoup de’ gens, entre autres Caracciolo de’ la marine, que nous avons toujours distingué et qui demande retourner à Naples. Ce sont autant de’ coups de’ poignard.»

(109) Nelson, Dispatches 7 di gennajo 1799 al conte Spencer: (the Queen) «begs me not to quit Palermo, for that sir William and Lady Hamilton, and myself, are her only comfort.» Il 15 all’ammiraglio St. Vincent: «Both the King and the Queen have so seriously pressed me not to move, that I cannot do it; they have fears, and have confidence in me, for their safety.» II 21 di gennajo al Ball: «I have offered to go to Naples… and have wished to go off Malta, in case the squadroon from Brest should gel near you; but neither one or the other can weigh with them.» III p. 224, 231, 237.

(110) «I declare to God. my whole studv is how to best meet her approbation;» Southey, The life of Nelson; London J. Murray 1831, p. 198)… Nelson, 25 di gennajo a St. Vincent, III p. 239; 1° di febbrajo a Lady Parker p. 248.

(111) III p. 236238, 21 di gennajo 1799, confr. con Maria Carolina a Maria Teresa 31: «Malthe n’est point encore tombé, c’est un poste surtout actuellement dans notre triste position bien important à avoir et à en chasser les Français.» V. anche Nelson al conte Spencer 6 di aprile (p. 315): «Sir William Hamilton bas the assurance from His Sicilian Majesty that he will never cede the sovereignty of the Island to any power without the consent of His Britannic Majesty.»

(112) Nelson a Ball 21 di gennajo p. 236: «I hate the Russians and if she (the Russian ship) came from their Admiral at Corfu, he is a blackguard.»

(113) Nelson a Wyndham e al cap. Louis 28 di gennajo, p. 240212.

(114) Tale fu il caso della famiglia del generale Maudet che, ceduto Tolone agli alleati, si era con rischio della vita rifugiato a Napoli; «(il) a une fille qui a perdu sa santé à force d’épouvantes et un fils qui était au college des cadets et qui avec notre malheureux départ en a dû aussi être oté; ces malheureux n’ont pu rester en Sicile, car on ne tolère pas les Français et ils y courent des risques.» (7 di febbrajo, Maria Carolina a Maria Teresa).

(115) Palumbo, LXIV p. 189 dal 1° di gennaio 1799. Confr. con ivi LXIII e Pettigrew, 1 p. 187 segg. 28 di dicembre 1798: «Pour notre brave sauveur je désire lui parler sur nos affaires futures;» Palumbo, LXIII non sa della data e legge votre in luogo di notre.

(116) Pettigrew, I p. 213 (senza data) Confr. con Palumbo, p. 61 (marzo 1799). Lamenti di tal genere sono spesso ripetuti specialmente nel carteggio della regina con Fabrizio Ruffo, al quale erano più volte promessi gii armamenti necessarj, fra gli altri i pezzi da campagna, ma non mai consegnati a tempo: «Se nel governo nostro di Napoli le cose andavano malamente e lentamente, qui è cosa da disperarsi mille volte di più, niente essendo sistemato, tutto dipendendo dal caso, dal momento, nessuna regola, insomma una vera torre di Babele;» 23 di aprile presso Maresca, p. 551.

(117) Nelson a St. Vincent 15 (p. 234 segg.), a Lord Minto 19 di gennajo (p. 236); intorno agli abitanti si legge: «These people are proud bevond any I have seen and, in fairness, I think they ought to be consulted on the defence of their own country. They may not have the experience of the others, but they cannot act worse than the foreigners have done.»

(118) Palumbo, LXVIII p. 192: «Les français à Naples sont à peine 6000..

(119) Cuoco, II p. 221: «de Chiara, profondo scellerato ed attaccato all’antico governo.»

(120) «Il padre Minasi che sta a S. Domenico Soriano si è mostrato un caldo entusiasta realista, se ancora continua ad esserlo;» Maresca, p. 330 che ritiene la relativa lettera scritta «certamente nel gennajo 1799.»

(121) Maresca, p. 329: «Confesso non sono punto sicura né tranquilla per Messina, e per quello che lì si fa, né per quelli che circondano quel buon uomo di governatore.» Confr. la lettera di Ruffo ad Acton, Messina 0 febbr., nell’Arch. stor. per le prov. nap, (ed. Maresca) VIII 1883 p. 79.

(122) Secondo Jomini, XI p. 327, il papa aveva nominato Fabrizio Ruffo cardinale «pour se débarrasser d’un trésorier infidèle;» tale è pure il giudizio del de Gravière presso Pettigrew, I p. 244. V. al contrario la storia precedente del Ruffo presso Sacchinelliv p. 116.

(123) Ulloa duca di Lauria, Intorno alla storia occ. del Colletta. Annotamenti; Napoli 1877 p. 110.

(124) Né presso il Pettigrew né presso Palumbo si trova il nome del Ruffo; ma le indicazioni somministrate da questi due scrittori si riferiscono soltanto al Vanguard e al Sannita, e si restringono ancora al seguito delle L. M., dei principi e delle principesse reali, per modo che oltre al Ruffo vi mancano anche altri che sappiamo di certo avere accompagnato la corte, per esempio il conte Esterhazy con la famiglia, la legazione russa, gli Hamilton. Pertanto, per ciò che riguarda il nostro cardinale, non è esclusa la possibilità che abbia, per recarsi nell’isola, profittato di altra circostanza piuttosto che dell’esodo reale sullo scorcio del dicembre.

(125) Maria Carolina a Lady Hamilton 1 di gennajo 1799 (Palumbo, p. 189): «Je ne suis ni consultée, pas méme écoutée, et suis excessivement malheureuse.» Il Nelson a Minto il 19: «The Queen is in despair, Acton is on the King’s side, or rather the King on his.» Lo stesso a Goodhall il 31: «Acton, I think, will soon give up his situation and retire to England;» Dispatchcs, III p. 236, 246.

(126) l’Ulloa, p. 105: «Questi (Ruffo) mal tollerava l’onnipotenza dell’Inglese, e lo star in corte gli era tedio. Quegli (Acton) torsi volea dagli occhi un moderatore ne’ consigli.» Secondo il Pettigrew, I p. 244, che nel significar la sua opinione si riferisce al Plunkett Last Naval War, II 39 (che non ho riscontrato) l’Acton avrebbe immaginata la spedizione per rovinare il Ruffo, e consigliato a tal fine il re che lo mandasse vicario generale in Calabria. Ma non occorre dire che sì fatto screzio, se pure veramente vi fu, non ebbe nessuna efficacia sulle relazioni, sia personali sia di affari, che corsero fra i due uomini, e che conservarono sempre le forme più cortesi. Ved. «Schiarimenti ed ajuti richiesti dal card. Ruffo a S. E. il sig. generale Acton per disimpegno della commissione a cui venisse destinato da S. M. (D. G) nel regno di Napoli o sia nelle provincie di esso» Arch. nap. VIII p. 75-78. P. Colletta, IV p. 14. reca ad altra origine la impresa del Ruffo, diretta piuttosto alla Puglia che alla Calabria: «Le vecchie principesse di Francia, giunte in Palermo, (?!) narrando le scene di Taranto, dicevano vere e grandi le mosse popolari nella Puglia;» per il che, tenutosi in Palermo un consiglio di guerra, il Ruffo «ignorante di scienze e lettere» si offerì di mettersi alla testa processionando nella chiesa, benedicendo ad alta voce le armi»!?! Penso che il benevolo lettore mi dispenserà dall’analizzare questo mixtum compositum di ignoranza e malizia.

(127) Maresca, p. 332 segg.: «Il malato è all’agonia, vi vogliono rimedj violenti… Piango di disperazione di non averle affidato Napoli in mano alla nostra partenza, ma tutto ha combinato a perderci..

(128) Intorno alla facoltà di punire è detto così: «Dovrà perciò adoprare con severità e prontuariamente ogni più vigoroso mezzo di gastigo, qualora a ciò la richiami la necessità del momento e della giustizia, sia per farla ubbidire o per ovviare a seri sconcerti, onde coll’esempio e col togliere di mezzo la radice o seme che troppo rapidamente potesse estendersi e germogliare negl’istanti di disorganizzazione delle Autorità da me stabilite, o dalla disposizione di alcuni al sovvertimento, venga riparato a maggiori eccessi ed inconvenienti.»

(129) Più estesamente Sacchinelli, p. 82-89; Cacciatore, I p. 34-45.

(130) Maresca, Carteggio del card. Ruffo col ministro Acton da gennajo a giugno 1799, Arch. Stor. nap. VIII, 1883, p. 229 nell’annot. Lo Sparziani riceveva 50 ducati al mese, il Sacchinelli 20.

(131) Maria Carolina a Fabrizio Ruffo 2, 5, 8 di febbraio 1799, Maresca, p. 320332: «Pei cannoni già si sta vedendo come farli al più presto per mandarveli»… «Procuro immediatamente far fare i cannoni di montagna, che il fonditore ci promette fra poco, e pure cercherò di mandarvi il danaro necessario…» Lo scritto II presso Maresca, p. 329 segg., mi ha fatto stillare il cervello, e ancora non ne son chiaro. Sul principio è detto 17 di questo mese» alla fine invece «2 febbrajo 1799.» Ha egli Ietto bene il benemerito editore? Scegli ha letto bene, bisogna dire che la scrittrice sbagliò, il che certamente le avveniva qualche volta. Alla parola «questo» non attribuisco gran peso; ella poteva aver cominciato in un mese la risposta alla lettera del Ruffo, e dopo una interruzione di alquanti giorni continuatala nel seguente. Ma che vuol dire il 17 di gennajo? Quel giorno il Ruffo stava ancora a Palermo, e quindi fino al 25, che partì, poteva avere dalla regina a bocca dieci risposte piuttosto che una. Se invece il cardinale molti giorni prima della sua partenza da Palermo avesse comunicato alla regina uno scritto, poteva ella accusare, ringraziando, ricevuta di esso scritto solamente molti giorni dopo l’arrivo di lui a Messina? Se in luogo dell’1 mettiamo un 2, allora la cosa acquista maggior verisimiglianza; il 27 di gennajo il Ruffo era già in Messina o in via per arrivarci, e poteva aver mandato di là una relazione del suo disegno «con tutte le carte ivi accluse» a Palermo. Ma ciò che mi fa proprio perder la testa è il luogo: «Ho ricevuto la vostra lettera da quel monaco domenicano che fra giorni si recherà in Calabria e di là al destino che gli sarà da Vostra Eminenza imposto.» Se queste parole fossero state scritte il 2 di febbrajo, non potremmo spiegarle se non supponendo che la regina, non ostante gli scritti e le domande che giungevano da Messina, credesse sempre che il Ruffo fosse già partito per ja Calabria o fosse per partire innanzi che il suo domenicano «fra alquanti giorni» vi arrivasse. Osservo accessoriamente: quel monaco domenicano sarebbe egli Fra Cimbalo?

(132) Palumbo, LXVII p. 191 segg. dov’ella manda a Lady Hamilton un pacco con lettere e stampe: «elles arriveront ou non, cela m’est égal, mais quelque une arrivera; il faut les battre avec leurs armes.»

(133) Maresca, XVIII p. 551: «Se per la conquista di Napoli hanno bastato 5 in 8 m. francesi, quella di Sicilia con meno di 1000 si faceva.»

(134) Esterhazy-Cresecri, 15 di marzo F: «Anche in diverse terre di quest’Isola, non ha molto, erano insorte delle turbolenze e delle forti popolari emozioni, col pretesto di volerla purgare dai Giacobini; ma le carcerazioni dei capi suscitatori e la vigilanza dei Presidi della provincia hanno restituita la calma del paese.»

(135) Lettera di Ferdinando IV all’imperatore Paolo presso Miliutin-Schmitt, Storia della guerra di Russia contro Francia 1799 (Monaco 1856) p. 471 segg. È ivi notevole la lagnanza per «l’abandon d’un allié sur lequel j’avais fonde l’espoir le mieux établi,» che manifestamente si riferiva all’Austria.

(136) Anche col Ruffo s’era Carolina adoperata per le principesse francesi; lo aveva in fatti pregato che in Messina vedesse l’abate Rualem (?) che attendeva agli «affari delle infelici zie di Francia.» Maresca, I p. 329.

(137) Lettera del Nelson all’Usakof e ad Abdul Kadir bev del 15 di febbrajo 1799, Despatches III p. 265 segg. — Maria Carolina a Fabrizio Ruffo 16 di febbrajo (Maresca, p. 333): «Si spedisce a questo fine Micheroux a Corfú.»

(138) Miliutin-Schmitt, II p. 162, 170, 473.

(139) Al St. Vincent 2 di febbrajo (III p. 254): «Naples is declared a Republic and the french flag flying… We are low in spirits…» Il 5 al commissario Coffin in Port-Mahon, isola di Minorca (p. 258): «God knows if we shall not very soon pay you a visit, for if the Vesuvian Republic continues by the permission of the Emperor, the Island must very soon be without a Monarchy.» Cosi pure il 9 al Locker che faceva da governatore in Greenwich (p. 260), e l’11 all’Acton (p. 261 segg.): «If the Emperor will not move and save himself (for his throne must fall if the late measures of his council are persisted in), the good King Queen and family (must be driven out of) the possession of their kingdom.» Poi il 13 al St. Vincent (p. 263): «Our news from Calabria is very bad, as most of the towns have planted the tree of liberty, and the madness approaches the coast towards Sicily.» E ancora il 15 al Coffin (p. 267): «How long we shall remain here you must ask the French, for at present I see nothing to oppose their progress.»

(140) Così nella seconda metà di febbrajo, quando un certo numero di capitani mercantili inglesi, le cui navi erano ancorate nel porto di Palermo, desiderarono, non ostante le contrarie ammonizioni del Nelson, essere accompagnati a Livorno; v. le lettere dirette loro dal Nelson il giorno 20, p. 269, il 25 di febbrajo p. 270 segg., poi quelle del 2 di marzo al St. Vincent p. 274 segg., del 14 al Wyndham p. 292 segg. «However, it is my duly,» è detto nell’ultima, «and is my inclination to do every thing for the protection of our commerce, consistent with the other important duties required of me; but you must be sensible that our Country cannot keep a guardship at Legorn» etc.

(141) Nelson a Stuart 16, a Troubridge 18 di febbrajo, Despatches, III p. 267 segg.

(142) Confr. Maresca, Arch. nap. VIII p. 228 segg. annot. — Fra Ani. Címbalo, Itinerario (Napoli Manfredi 1799) nomina a p. 8 segg. quattro compagni, e propriamente, oltre al menzionato più su a p. 108, il Petromasi (Pietromasi) che fu poi anche uno dei narratori della campagna del Ruffo; e altrettanti servi, i quali tutti sbarcarono «con scarsa provisione e pochi danari alla punta del Pezzo» dirimpetto al Faro di Messina, a due miglia marine di distanza. Lo scrittore parla come testimone oculare e partecipante alla spedizione: «destinato, non so per qual tratto di Provvidenza Divina, ad essere spettatore dell’eroica memoranda impresa;» il che lo invitava a «fare un quadro di quanto ocularmente veduto avea.» A mezzo maggio o in quel circa (Maresca, XXII p. 560) Carolina invia e raccomanda al Cardinale un P. Cembalo: «è stato per servire la buona causa a Firenze, a Roma ed a Napoli;» da questa città era recentemente fuggito, e, preso dagli inglesi per un giacobino, era stato messo in carcere. Benché il Címbalo nel suo opuscolo disgraziatamente non dica in che momento e per qual motivo entrasse a servigi del Cardinale, tuttavia, da molte sue descrizioni e note, che portano il segno della propria esperienza, sembra che innanzi al 15 di maggio appartenesse all’armata cristiana. Che si sia forse trovato a ricevere il Ruffo alla Catona?

(143) Sacchinelli, p. 92 segg.

(144) Sacchinelli. p. 99.

(145) Cimbalo, p. 10 segg. — Ruffo ad Acton 12 di febbrajo: «Bagnara ha trucidato qualche Giacobino e si mantiene;» I. c. p. 230.

(146) Ruffo ad Acton, Pezzo, 12 febbr. Arch. nap. VIII p. 229.

(147) Riferito letteralmente dal Sacchinelli, p. 100 segg. e dal Cacciatore, I p. 48 segg.

(148) Sacchinelli, p. 9699… Secondo il Cimbalo, p. 12 segg. Tarmata cristiana marciò da Bagnara per Sinopoli e Radicena a Lauriana sull’Jerapotamo, di quivi novamente verso il mare, e a Gioja ricevè i cannoni spediti da Messina; ma vorrà intendere d’una colonna, a cui il Ruffo avrà fatto fare un giro più dentro terra, mentr egli col grosso dell’esercito tenne la via lungo le coste, indicata nel testo. Confr. Ruffo ad Acton 1. cit., e Rosarno 23 febbr. p. 232.

(149) Secondo il Cimbalo il 26 di febbrajo; io tengo dal Sacchinelli che in questo punto mi sembra più esatto.

(150) Così scrive il Sacchinelli; il cardinale scrive «Settis.»

(151) Sacchinelli, p. 107 segg.: «Nessuno di coloro che gli stavano più vicini (inclusi i suoi segretari) poteva sapere dalla sera precedente per dove si poteva marciare la mattina seguente; né giunse egli mai in luogo ov’era aspettato. Tante volte s’incominciava la marcia per una direzione e sul cammino si cambiava la direzione opposta.»

(152) Nella sua lettera del 10 di aprile alla regina il Ruffo annunziò il fatto; ella rispose il 27 approvando: «Confesso che anche a me quel così lungo viaggio (di Naselli e degli altri) mi ha dato sospetto.» Nello stesso tempo occorre il primo lamento di Carolina intorno alla parsimonia e al riserbo del Ruffo nel dar ragguagli: «Ma mi fa pena in quella spedizione di non vedere un rigo della mano di V. E. né al re, né a me né al generale; ciò mi fa la più viva pena;» Maresca, XVIII p. 552.

(153) A questo numeroso accorrere di gente, annunziato dal Rutto alla regina, sembra riferirsi il luogo seguente nella lettera di lei del 29 di marzo, Maresca, p. 342: «Mi ha intenerito quello che V. E. scrive esserle succeduto all’esercizio a fuoco, del concorso delle fedeli buone popolazioni credendola attaccata.» Sembra anche che la uscita da Catanzaro sia stata preceduta da un esercizio a fuoco, che il Ruffo faceva per addestrare i suoi poco esperti soldati.

(154) Sacchinelli, p. 124 e segg. Ruffo ad Acton Torre S. Leonardo 23 di marzo: «Ho qui il marchese Taccone che mi dice delle belle cose, ma che non mi volle dir nulla o quasi nulla a Messina, e molto meno volle darmi alcuno aiuto… Le parabole che mi cantò a Messina mi fecero credere che fosse un uomo che voleva profittare all’ingrosso della sventura dello stato.»

(155) «In Cutro si riunisce l’armata e si sente presa per assalto Cotrone dopo di essere stata bombardata e saccheggiata in modo indicibile;» Cimbalo pag. 18.

(156) Petroniani, p. 19: il capitano Gius, du Carne, Gius. Suriano, Bartolo Villaroja ed il barone Fra. Ant. Lucifero. Più altri, che avean servito nell’esercito reale da ufficiali, furono scacciati dal militare servizio con ignominia e mandati all’isola di Maritimo.

(157) «Questo Rodio, corrispondendo alla fiducia dimostratagli, servì con tanto zelo ed attaccamento che meritò in appresso altro destino con titolo di marchese e col grado di brigadiere.» Sacchinelli, p. 134. Confr. Rodino 1. c. p. 286: «Giov. Bat. Rodio… meco fu allevato in quel collegio detto allora de’ nobili.»

(158) Alcuni esempj, presi dalla raccolta Ma rese a, lo fanno toccar con mano. Il 22 di febbrajo, verisímilmente da Palmi, il Ruffo scrive; il 28, sei giorni dopo, la regina risponde, con accese parole ringraziandolo: «Veramente si può dire ch’Ella fa dei veri miracoli» ec. p. 334. A una lettera del Ruffo del di 25 di febbrajo risponde Maria Carolina il 3 di marzo, cioè anche questa volta sei giorni dopo, p. 335337. Gli manda tal risposta per mezzo del minor fratello Francesco, il quale pieno di punto d’onore non ha voluto restare inoperoso, mentre suo fratello si espone con tanto valore e gloria a tutti i rischi.» Francesco dev’esser partito nello stesso giorno 3 di marzo o poco appresso; tuttavia il 5 di aprile, e però più di quattro settimane dopo, Maria Carolina non sa s’egli ha raggiunto l’armata cristiana, che allora già operava presso il golfo di Taranto; forse il cardinale può aver trascurato di comunicare a tempo alla regina l’arrivo di suo fratello. In questo mentre la regina ha ricevuto lettere del cardinale, e propriamente una il 10 di marzo da Borgia alla quale essa risponde il 21, poi altre del 16, del 18 e del 20 di marzo, scrittele dal cardinale mentre marciava verso Cotrone, alle quali risponde il 29. Era dunque oramai di 9 a 11 giorni l’intervallo ordinario fra le lettere e le risposte, e anche talvolta di 18 a 22 giorni, compreso il tempo occorrente perché lo scritto fosse recapitato.

(159) Per es. il 5 di aprile, p. 345: «So che su questo articolo il Re Le scrive e dimanda i suoi lumi anche pel futuro; dunque mi ci rimetto intieramente.»

(160) Maresca, 26 e 28 di febbrajo p. 334 e segg., dove si legge anche: Spero che le dovremo anche il regno riacquistato ed il patrimonio dei miei cari figli restituito..

(161) Vedi la lettera del 5 di aprile, Maresca p. 345, quando Carolina poteva a mala pena conoscere che il cardinale si fosse impadronito di Cotrone nella Calabria ulteriore II.

(162) Maresca, p. 339, 341 e segg. 21 di marzo: «Cercherò fare spicciare i cannoni di montagna; ma come non v’è niente stabilito, qui si mette in tutto un’eternità.» E il 29: «fo quanto posso per mandarle sollecitamente i cannoni di campagna ed altro che occorre; ma qui tutto è eterno, e le cose che mancano infinite.»

(163) Maresca, p. 339.

(164) Maria Carolina a Fabrizio Ruffo 16 e 26 di febbrajo, 3 e 29 di marzo, Maresca, p. 333 e segg., 336, 342. È notevole un luogo nella lettera del 3 di marzo p. 336: Trovo savissimo e da molto profondo ed accorto pensatore quello che, per non sgravare i popoli tutto assieme dei pesi fiscali, bisogna proporzionare il beneficio al merito, e lasciare sempre qualche cosa da sperare. Credo necessarissimo sollevare i popoli dai soverchi aggravii, che potrebbero fargli scuotere ogni giogo, ma bisogna farlo con prudenza.»

(165) Si riscontri il caso del Barco, ajutante del Mack, nella lettera di Maria Carolina a Maria Teresa del 15 di marzo.

(166) Maria Carolina a Fabrizio Ruffo, 3 di marzo, Maresca, p. 336: «Qui pare che dopo i successi di V, E…. e dopo la nominazione di due segretarii di Stato siciliani, il mondo sia più quieto e gli animi meno agitati.» E così pure il 23 di aprile, Maresca, XVIII p. 548: «che possiamo dire dovere a V. E. le corone delle Due Sicilie, mentre Lei col suo coraggio ed energia riacquisterà Napoli e ci ha calmata la Sicilia ben vacillante..

(167) 28 di febbraio Maresca, p. 335: «Circa le persone mandate V. E. non ai deve prendere la minima soggezione, e servirsi semplicemente di quelle che crede utili e adattate a coadjuvare la sua gloriosa impresa.» Assicurazioni di tal genere si ripetono regolarmente in simili occasioni nelle lettere di Carolina.

(168) Uno degli esempj più spiccati lo porge «un certo ajutante Poerio primo (prima!) della (nella?) piazza di Napoli, calabrese» e Pasquale Simone; la regina li raccomanda con le più calde parole il 5 di febbrajo (Maresca III p. 332), come uomini, tanto per zelo e operosità, quanto per intelligenza e accorgimento, capaci al certo di rendere ottimi servigi al Cardinal generale. Sia che andassero realmente in Calabria e il Ruffo li rimandasse a casa, sia che questi rispondendo alla lettera della regina non si mostrasse contento che fossero mandati, il certo si è che verso la fine di marzo il giudizio di lei suona affatto diverso: «Vedo pure quello che V. E. mi dice circa Poerio e Simone;» il re pensava di esiliare il primo, dopo aver fatto perquisire le sue carte, e far mettere l’altro sotto vigilanza in Messina; «questi allarmisti è sempre un equivoco segno, e V. E. ha più che savia ragione di guardarsene,» Maresca, XIII p. 342. Era il Simone per avventura quello stesso De Simone, che abbiamo più su menzionato come eccitatore del popolo contro i francesi?

(169) Circa il Narbonne-Fritzlar e gli Tschudy v. Maresca, p. 336, 342; col Narbonne volevano partire altri due ufficiali Caroffi e Gerich: «ma Narbonne crede che ciò dispiacerebbe ai calabresi.» Il 14 di aprile, p. 318 e poi il 23, p. 353, ella raccomanda un alfiere Zumtobel e un luogotenente Vochenger pieni di fuoco e buona volontà; V. E. mi dirà sinceramente se li vuole o no.»

(170) Intorno al Petroli v. p. 342, 29 di marzo: «Io sono certa che la prudenza, saviezza ed intelligenza di V. E. avrà avuto una ragione o necessità a ciò fare.» E poi il 12 di aprile, p. 347: «Naselli scrive lettere di fuoco per il suo arresto; io sono ben persuasa che ne avrà avuto un ben giusto motivo, e ne vivo ben sicura.»

(171) Maria Carolina a Maria Teresa, 19 di marzo: «Nous brodons actuellement un drapeau pour les Calabrais qui se conduisent très bien.»

(172) Maria Carolina a Fabrizio Ruffo 29 di marzo, Maresca, p. 141: «Comprendo che glinglesi pieni di buona volontà vorrebbero l’amor proprio che col loro semplice soccorso senza l’aiuto di nessun’altra corte la controrivoluzione a favore nostro si operasse, ma lo credo impossibile, e il tentativo rischioso e dannoso.»

(173) Acton al Ruffo 16 di marzo (1. c. p. s.) parla di 3000 uomini, senza dubbio per lusingare il cardinale e i suoi calabresi.

(174) Maresca, p. 340: «perciò tutto insieme è un aiuto di poco momento, più di parole che di fatti.» Lo Stuart medesimo verso la fine del mese tornò per Palermo a Puerto Mahon, per andar poi di là verso l’Inghilterra.

(175) Nelson, Despatches III p. 273 e segg. nel febbrajo al console Perkin Magra in Tunisi; p. 293 a 295 il 15 di marzo allo stesso e a S. A. il Bey di Tunisi, al quale nella chiusa si offre «alls a mediator for peace or truce between Your Highness and His Sicilian Majesty..

(176) Nelson a Lucas e al Bey il 20 di marzo; e altri p. 300 e segg.

(177) Le molestie del Nelson, il suo tono assai aspro verso lo Smith, il modo con cui cercava di distinguere in esso la qualità di ministro da quella di ufficiale a lui subordinato, continuarono parecchi mesi; v. per es. 8 e 10 di marzo allo Smith, 20 al St. Vincent III p. 284, 295298. Non a torto il Nelson si formalizzava anche della forma dei passaporti rilasciati da Sir Sidney, che si qualificava: «Ministre Plenipotenziarie de’ S. M. Britannique près la Porte Ottomane et Chef de’ son escadre dans les mera du Levant.» Gli dava anche noja che i passaporti fossero scritti in francese: «we are not forced to understand French,» p. 334. In una lettera al fratello di Sidney, J. Spencer Smith, del 5 di giugno, p. 373, il Nelson torna su coteste divergenze.

(178) Maria Carolina a Fabrizio Ruffo, 21 di marzo: «Abbiamo jeri saputo la presa di Corfù.» Maresca, p. 338.

(179) Esterhàzy-Cresceri 18 di marzo: «Qui si sta pure in attenzione del ritorno del Cav. Micheroux, già residente presso la Cisalpina, il quale settimane sono fu mandato alla volta di Corfù, per sollecitare i soccorsi che si attendono per parte della Porta e della Russia.»

(180) Maria Carolina a Fabrizio Ruffo, 22 di marzo: «L’idea di Nelson è con questa forza» (le navi venute da Alessandria) «bloccare il porto di Napoli ed impedir le comunicazioni; bisogna vedere che effetto farà.» Maresca, p. 339.

(181) «All those traitors who could hope for pardon would now be glad to get rid of French fraternization; for they, as usual, begun by stripping their friends, upon principles that our good friends must have pleasure in giving, from our enemies we will take. In short, I can sav with truth that the French and Neapolitans are heartily sick of each other;» Lispatches, III p. 290 a Sir Sidney e Spencer Smith. Confr. p. 275, 286, 29S al Su Vincent, 282 al conte Spencer. Tuttavia il Nelson neppure allora dissimulava la sua poca benevolenza verso i russi. Quando lo Czar gli mandò il suo ritratto in preziosa cornice, egli scrisse: «it has done him. honour and me a pleasure to have my conduct approved.» E due giorni appresso allo stesso proposito: «but this shall’not prevent my keeping a sharp lookout on his movements against the good Turk;» p. 287 al capitano Ball.

(182) Esterhazy-Cresceri 18 di marzo D: «Una discesa di tali truppe nel Regno di Napoli potrebbe essere di giovamento grandissimo ed obbligare i non numerosi francesi che vi sono ad evacuarlo alle preste, stante l’energia che darebbe tanto alla plebe che loro è contraria, quanto anche ai benestanti i quali ora sentono i guaj che i nuovi ospiti hanno recato al paese.» In un poscritto si annunzia l’arrivo della squadra del Troubridge: «Finora non hanno lasciato traspirare nulla né della situazione del Buonaparte né dell’ulteriore loro destinazione, intorno alla quale credesi che possano avere in vista di passare nell’Adriatico per proteggere lo sbarco dei Moscoviti e dei Turchi che si attendono nel Regno di Napoli oppure di andare a bloccare quel porto.»

(183) Il conte Esterhazy si lamenta, il 18 di marzo 1799, di non avere dal 24 di ottobre 1798, cioè da cinque mesi circa, nessuna diretta comunicazione del suo gabinetto. Forse tale incertezza non mancò di indurlo anch’essa a coglier l’occasione d’un brigantino, che in quei giorni con bandiera imperiale facea vela verso Trieste, per mandare con altri molti suoi effetti otto casse piene di documenti dell’archivio della legazione e di atti ex veneziani da Napoli e Roma, e oltre a ciò per desiderio della regina danari e oggetti di valore, alla ragione Dobler di Trieste.

(184) 29 di marzo al St. Vincent III p. 310: «How Thugut and Manfredini can endure the miserv they have brought on their respective Masters. I cannot comprehend; their conduct has been infamous.» Confr. 1° di aprile a Francis Werrv, console inglese a Smirne p 311: «By their delay of the war which the French have now waged against their Masters, they have lost for the present both Naples and Tuscany.»

(185) La regina Carolina a Fabrizio Ruffo, 23 di aprile, presso Maresca. p. 551.

(186) Pettigrew, I p. 210212 nella traduzione inglese con facsimile della firma di Ferdinando..

(187) Maresca, p. 343, e segg.

(188) Lo scritto del re «Ai Governatori militari e politici ed agli abitanti tutti della Puglia e di Lecce presso C. Colletta, Proclami p. 177 e segg. Confr. Sacchinelli, p. 157-159; Cacciatore. I p. 54-57.

(189) «Lo erodeva sciocco ma buono,» dice Maria Carolina del vecchio Danero a Fabrizio Ruffo; v. Maresca, p. 345.

(190) Ivi p. 344 e segg.

(191) Cuoco, I p. 138 segg.: «allora erano repubblicani in Napoli tutti coloro che avean beni e costumi… Tutti i buoni desideravano l’arrivo de’ Francesi.» E 11 p. 53: «Noi possiamo esser superbi che in Napoli la classe dei patriotti sia stata la classe migliore della nazione; ivi, e forse ivi solamente, la rivoluzione non è stata fatta da coloro che la desiderano sol perché non hanno che perdere.» In altri luoghi parla come se tutto il popolo fosse stato concorde: «Il re era partito, il popolo non lo desiderava più; egli avea spinto fino al furore l’amore dell’indipendenza nazionale;» I p. 140. Ma queste erano piuttosto frasi; più vero, ei fatti lo mostrarono, era ciò che dice lo stesso Cuoco, II p. 7: «Il numero di coloro che eran decisi, a fronte della massa intera della popolazione, per la rivoluzione era molto scarso.» V. anche P. Colletta, IV, 3, dove egli mette in riscontro il rivolgimento avvenuto in Francia, che ebbe bisogno di tre anni di lotta incessante, a quello di Napoli, il quale accadde in un giorno e fu opera dello straniero.

(192) Miss Williams, Sketches of the state of manners and opinions in in the French Republic; in tedesco, Tubinga Cotta 18012; I p. 137.

(193) Cuoco, II p. 45.

(194) Maresca, p. 344: «Fino alla partenza di Gallo, che fu al 1° di febbrajo, la Puglia era ancora a dovere, le città di Bari e Barletta sole si erano democratizzate, ma tutto il resto era fedele.»

(195) Coppi, VI p. 45 segg… Petromasi, p. 26, parla di «sette ufficiali Anglo-Corsi.» La narrazione di P, Colletta, IV, 13, reca delle particolarità che difficilmente potrebbero essere inventate, per esempio l’arrivo in Montejasi «nella casa del massaro Girunda,» mentre altre debbono essere messe in dubbio e anche risolutamente negate. Così egli afferma che i Corsi, fuggiti da Napoli per delitti commessi, s incontrarono in Taranto con le principesse Adelaide e Vittoria, le quali presero parte all’inganno dell’avventuriere al pari dell’arcivescovo di Otranto, sebbene questi non meno di quelle conoscesse di persona il duca di Puglia. Lo stesso Ruffo fu ingannato per tali dicerìe. «Se questo cavaliere di Sassonia fosse nelle mie vicinanze lo pregherei a mettersi alla testa delle operazioni militari;» Ruffo ad Acton 23 di aprile (Maresca, p. 604). Anche nello scritto della regina del 12 di aprile (Maresca, p. 347) si parla di un cavaliere di Sassonia, che manifestamente è il De Cesare, del quale però la regina non sa nulla: devesser questo un incognito, zelante e desideroso che possa prestare utili servigi.» Soltanto dopo i racconti del Corbara — quello chiamato Corbara il quale fu preso a Brindisi per mio figlio» — ella fu sulla buona traccia; parla in fatti di due «Corsi Anglicani» rimasti a Brindisi, «dei quali uno è biondo; crediamo che sarà quello.» Tutto il brano nella lettera XVIII del 23 di aprile p. 550 è molto importante.

(196) Esterhazy-Cresceri 18 di marzo E, scrìvono a Vienna di 12,000 uomini; non meno esagerate dovevano essere lo informazioni che da quei luoghi lontani pervenivano a Napoli.

(197) Cuoco, II p. 113 segg. Nota a).

(198) Cuoco, p. 216 nota.

(199) Secondo l’opinione diffusa dagli scrittori nemici della monarchia tutti questi capi erano volgari banditi, stipendiati e stimolati dalla regina. Invenzione e menzogna al pari di tante altre che occorrono nella storia di quei fatti! Non solamente la mano di Carolina nelle circostanze d’allora non giungeva sino a quelle province, ma ella non avea neppur contezza di ciò che vi accadeva, salvoché forse per mezzo del cardinale o da lettere del continente. Così ella scrive il 28 di febbrajo in modo affatto indeterminato di «voci vaghe che in Abruzzo vi sia un corpo di gente fedele;» intendeva, come da altri luoghi apparisce, dei seguaci del Durante. Il 5 di aprile si lagna di essere malamente informata degli avvenimenti che seguivano sul continente: «neppure di quello denominato Fra Diavolo sappiamo altro che quello che Vostra Eminenza ci manda, i Francesi ed i loro seguaci essendo perfettamente riusciti a tagliarci ed intercettarci tutte le comunicazioni col proprio paese.» Maresca, p. 335, 344; e ancora il 3 di maggio, ivi XIX p. 555, ella insegna al cardinale che «l’abate Pronio ed il gran Diavolo… sono due differenti persone»… Quanto alla volgare origine e al tristo passato dei detti capibanditi, mancano esatte dimostrazioni; circa alcuni, per esempio il Pronio (che secondo il Cuoco, II p. 152, P. Colletta, IV, 11 ed altri, condannato alla galera per omicidio sarebbe di là fuggito) parecchie circostanze parlano fortemente contro un passato di mala fama; un barone De Riseis sarebbe egli divenuto ufficiale d’ordinanza d’un volgare omicida?

fonte

https://www.eleaml.org/ne/stampa2s/1885-Fabrizio-Ruffo-Barone-von-HELFERT-2025.html#DOCUMENTI

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