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“FABRIZIO RUFFO RIVOLUZIONE E CONTRORIVOLUZIONE DI NAPOLI” scritto da Barone Von HELFERT-LE NOTE (III)

Posted by on Apr 11, 2025

“FABRIZIO RUFFO RIVOLUZIONE E CONTRORIVOLUZIONE DI NAPOLI” scritto da Barone Von HELFERT-LE NOTE (III)

(300) Cuoco, Il p. 213: «11 governo lo avea disgustato, lo avea degradato forse per sospetti troppo anticipati, ma non seppe osservarlo, ritrovarlo reo e perderlo; offendendolo non seppe metterlo nellimpossibilità di far male.» Del resto il Roccaromana pareva tentennare da un pezzo; fin dal 9 di aprile il Troubridge scriveva a Palermo: «Roccaromana, they sav, is now of no consequence;» Nelson Dispatches 111 p, 329 ann.

(301) Al Nelson 11 di maggio (Disp. Ili p. 360 ann.): «Pignatelli has loaded my man with irons for carrying the letter sent by her Majesty for him through Lady Hamilton; I trust, before long, I shall have a pull at bis nose for it, I have two or three to settle with if we get in.»

(302) Il Troubridge a Nelson, 1° di maggio, loc. cit. p. 358 ann.

(303) Troubridge a Nelson 16 di aprile e 7 di maggio, Nelson ad Acton 13 di maggio 111 p. 355, 357 segg. ann. Il Troubridge si lamentava nominativamente del principe di Trabia: «I know him and feel much hurt that I am made the tool of bis deception.»

(304) Troubridge a Nelson 11 di maggio p. 359 segg. ann.

(305) Acton a Nelson 9 di maggio p. 349 ann., Nelson al duca di Clarence 10 di maggio p. 325, Troubridge a Nelson 14 di maggio p. 360 ann. Su altri generali siciliani non è più favorevole il giudizio del Troubridge; ivi p. 360 ann.: «I hope the king will not employ Micheroux; he will onlv disgrace any corps he may be intrusted with.» Senza dubbio intende dello stesso Micheroux, che poco prima s’era condotto cosi vilmente a Salerno.

(306) 29 di aprile Disp. Ili p. 331.

(307) Nelson a Lucas e al Bey 28 di aprile, a Campbell il 29 p. 337-342. I francesi consegnati al Campbell in Tripoli non li riguardò il Nelson come prigionieri di guerra, ma in compagnia di veri e proprj prigionieri di guerra li fece su primi di giugno condurre a Genova ed ivi sbarcare p. 372 segg. Circa le pratiche con Tunisi v. Nelson al console Magra 20 di giugno, Dispatches III p. 382 segg.

(308) «Gli stampati violenti, furiosi, sanguinolenti sono innumerabili, ma li riguardo come urli di matti;» Maresca, XVIII p. 549. Confr. Palermo li 13 mano 1790: «… gli stampati che da 11 le (al Ruffo) pervengono, per scellerati che essi siano, non mi offendono più, e sono di ciò impietrita.»

(309) Palombo, LXXVII p. 197: «le vous envoie une lettre venue de Procida, j’ignore comment venue à moi.» Nelson al Foote 12 di giugno loc. cit. p. 378: «The bearer Prossidio Amante is charged on a business of great importance, and the Queen desires me to recommend him to your notice.»

(310) Il tempo che allora si richiedeva perché un messaggio arrivasse e perché se ne ricevesse risposta, apparisce dalla seguente tabella:

Fab. Ruffo a M. Carolina M. Carolina a Fab. Ruffo

8 di aprile da Cariati

10 « « « 23 di aprile.

12 « « Rossano

29 « « Policoro 7 di maggio.

8 maggio « Matera Maresca, XXIV p. 566.

10 « « Altamura 19 »

16-19 « « « 2 di giugno.

4 giugno « Bovino

6 « « Ariano 14 «

15 « « Ponte della Maddalena (all’Acton) 19 «

La corrispondenza col cardinale passava generalmente da Messina. Se non che entrata la regina in sospetto che sotto il debole Danaro non andassero ivi del tutto bene le cose — «vedo tanti tradimenti e traditori, sono tanto convinta che a Messina ve ne sono» — prese doppiamente precauzioni quando si trattava di lettere specialmente importanti e confidenziali; per es. il 23 di aprile: «Volendo scrivere a V. E. dei piani futuri e riceverne in risposta la sua idea… perché, parlando dei progressi per Napoli, non ne nasca un tradimento» ecc. Mafesca, p. 552 segg. Le comunicazioni con le isole erano naturalmente più sollecite. Nel suo scritto del 14 di giugno (Maresca, p. 571) ella menziona lettere dell’11 e 12 ricevute da Procida, il che vuol dire in quattro giorni.

(311) Già il 3 di maggio (loc. cit. XIX p. 556) scriveva: «Sono pensando a mettere varii punti ed idee sulla carta per il bene della mia ingrata Napoli, e per il primo momento ed i successivi, ben lontana di volerle fare adottare, ma per mia tranquillità di averle dette. Se la mia debole testa me le fa combinare le manderò all’esame di V. E. e dei suoi lumi e giudizio..

(312) Nello stesso luogo (Maresca, p. 555) ella qualifica i disertori: «dividendoli in scelleratissimi impiegati atroci, in compiacenti scellerati cooperatori, ed il maggior numero in poltroni, vili, senza carattere, senza raziocinio, senza cuore.» V. anche p. 558: Domenica (12 di aprile) compisco trentun anno di dimora in Napoli dove non ho pensato che agli altri, mai a me» ecc.

(313) Maria Carolina a Fabrizio Ruffo 8 di maggio p. 558, e 23 di maggio p. 567 segg.

(314) Confr. lettera di Maria Carolina a Maria Teresa del 15 di giugno, nella quale parlando dell’esercito de! cardinale per rispetto a Napoli dice: «Nous leur avons défendu d’entrer, crainte de pillage.»

(315) Maria Carolina a Fabrizio Ruffo 3 di maggio p. 555, 23 di maggio p. 567. La regina vi spiega lo spirito di un vero uomo di stato. Così quando parla degli sbarchi inglesi: «Il fatto si è che tutte queste mosse parziali fanno più male che bene; scoraggiscono i buoni vedendo i compagni spogliati e trucidati, ed incoraggiscono i cattivi dei successi e rapine fatte… Bisogna aspettare una forza che impone e non fugga, siano russi, albanesi, inglesi, ma una vera truppa.»

(316) Maresca, 17 di maggio p 554: «Per me non sarò mai per perdonare a gente che sono runica colpa della perdita del regno loro patria; sarebbe ciò un pessimo esempio, che scofaggerebbe i buoni e incoraggerebbe i cattivi. Pochissima truppa nemica, un popolo in massa fedele ma timoroso, si è perduto il regno per i soli cattivi, e questi devono essere per sempre espulsi e puniti.» Ivi p. 565: La nazione è docile e pieghevole, per non dire debole, ha bisogno di premio e di castigo per condurla e frenarla; e quale migliore occasione della presente per eseguire questi due sentimenti?» Il 23 p. 566 segg.: «Il perdono e la clemenza sarebbe dispregiata e poco apprezzata; il rigore ed il timore li renderà docili, umili ed ubbidienti, e cammineranno nel cammino che la severità gli assegnerà, come una mandra di pecore appresso il bastone del pastore.» 11 2 di giugno p. 570: «Credo per indubitato che l’allontanamento e la deportazione di qualche migliaio di persone non renderà più vittorioso il nemico, non infeliciterà il regno, e ci darà una solida tranquillità.»

(317) 8 di maggio loc. cit. p. 559: «Alle persone fedeli, a quelli che si sono sacrificati con e per noi, sé gli accorderà dei diritti e principati per ricompensa, a loro addetti, ma non alla generalità»

(318) 23 di maggio p. 567, 14 di giugno p. 572: «Mettere subito i Deputati per r ordine e per l’annona della città, gli eletti non eligendosi più che dal re, i sedili restando aboliti dopo la loro fellonia di avere detronizzato il re, cacciandone il suo Vicario.»

(319) 21 di giugno p. 576 segg.: «Parimenti quei tre Vescovi che dissacrarono quell’infelice Sacerdote (D. Giovanni di Napoli di Cassano d’Ofanto) per il semplice delitto di aver gridato Viva il Re. Parlo di questi come dei scellerati monaci e preti che hanno scandalizzati fino i francesi medesimi; dei parrochi d’Aloisi ed altri che ho letto impiegati nella scellerata repubblica; parlo di ciò perchétocca la religione e l’opinione pubblica.»

(320) Maria Carolina a Fabrizio Ruffo 18 di maggio (Maresca, p. 561): «Ha scappato alla vigilanza di due squadre inglesi, quella dell’ammiraglio Bridport che, credendo che potesse correre in Irlanda, ci si è buttato e perciò l’ha lasciato venire senza inseguirla, e quella dell’ammiraglio Jervis che, avendone ricevuta notizia, è andato per incontrarla e l’ha sbagliata.»

(321) Al St. Vincent 12 di maggio: «I am sorrv that I cannot move to your help, but thia Island appears to hang on my stav. Nothing could console the Queen this night but my promise not to leave them, unless the battle was to be fought off Sardinia.» E il 13: What a state I am ini If I go I risk, and more than risk, Sicilv and what is now safe on the continent; for we know of experience that more depends on opinion than on acts themselfs. As I stav, my heart is breaking and, to mend the matter, I am seriouslv unwell.» III p. 354 segg.

(322)Nelson a Duckworth, Troubridge, Ball, St. Vincent, a tutti i comandanti della squadra portoghese britannica, agli ufficiali comandanti a Precida, 1217 di maggio 1799 III p. 352-357.

(323) Esterhazy-Cresceri, 15 di maggio, menziona una comunicazione ufficiale del Ruffo giunta a Palermo la vigilia di Pentecoste, 11 di maggio: «che siano sbarcate in Puglia alcune centinaja di moscoviti e turchi, componenti, come credesi, l’avanguardia d’un corpo maggiore.» Però la comunicazione del cardinale sarebbe stata in tutti i casi prematura, poiché nei primi giorni di maggio, quando egli avrebbe mandato il dispaccio, non s’era lasciato ancora vedere sulle coste di Puglia un soldato russo o turco. Al contrario la regina in quel tempo medesimo comunica al cardinale (Maresca, XXI p. 560) come una diceria che i russi ed i turchi siano sbarcati… voglia il cielo che sia vero.» Avranno forse sentito male alla legazione austriaca!

(324) Esterhazy-Cresceri, 15 di maggio P. S.: «Siccome la flotta francese, se avesse avuto in mira di fare una discesa in Sicilia, a quest’ora per lo meno sarebbesi veduta in vicinanza.»

(325) M. Carolina all’imperatore Francesco, 14 di maggio: «Pour Naples et le blocus il faut pour le moment tout abandonner et ne penser qu’à la conservation de’ la Sicile.»

(326) Riferito dal Sacchinelli. p. 222 224, dal Cacciatore, I p. 110114; firmato da Giovanni Acton. Nella capitale il manifesto non fu pubblicato pel momento «per non fare troppo rumore… temendo troppo moto e che possono nascere delle irregolarità, riserbandosi all’ultimo bisogno a tutto animare e portare avanti,» Mar esca, XXIII p. 562, 565.

(327) Sacchinelli, p. 219 segg.

(328)«Order of battle» dato a bordo della Vanguardia il 20 in alto mare; Nelson, Dispatches III p. 302.

(329) Vanguardia, Culloden, Minotauro, Swiftsure, Zelante e Incendiario, col cutter l’Intraprendente della sua propria squadra, il Principe reale, il S. Sebastiano e Haarlem della squadra del Niza; inoltre le fregate siciliane Minerva e Pallade; erano finalmente aspettate e messe dal Nelson nell’ordre de bataille l’Alessandra, l’Affonco, PAndau, il Leone, il Goliat.

(330) Nelson al St. Vincent, 23 di maggio (III p. 365): «I can only have two queries about him either that he has gone round to Messina, imagining that the french fleet where dose to him, or he is taken.»

(331) Pettigrew, I p. 223 segg. del 19 e 20 di maggio. Nell’ultimo scritto si legge: «if the squadron has left Brest,» che è un evidente lapsus calami della scrittrice o del traduttore. Poiché da lungo tempo era conosciuta a Palermo la partenza dell’armata francese da Brest, e perciò il Nelson avea fatto vela verso Maritimo; si poteva solo dubitare se l’armata francese fosse partita da Tolone.

(332) L’Ulloa che del resto a p. 149 e segg. esalta il Caracciolo a danno del Nelson e degli inglesi, si riferisce al Petromasi, Storia della spedizione del card. Ruffo p. 73. Vi si parla di 28 navi repubblicane a remi, legni leggieri, mentre Maria Carolina scrive a Fabrizio Ruffo il 23 di maggio (Maresca, XXIV p. 568): «A Procida hanno avuto, gli inglesi appena partili, un serio attacco da ventitré bastimenti condotti dall’ingratissimo ed infedele Caracciolo; sono stati, grazie a Dio, dal bravo Thurn e Cianchi respinti, ma già si preparano ad un altro, e Caracciolo non riposerà se non soddisfarà il suo odio privato.» Confr. Foote 28 di maggio al Nelson (Dispatchet, III p. 360 ann.): «Caracciolo threatens a second attack with a considerable addition of force.» Quando il primo attacco avvenisse, non lo trovo in nessun luogo, solo dalle parole della regina si rileva che accadde subito dopo la partenza del Troubridge, 1516 di maggio. Esterhazy-Cresceri scrivono soltanto in generale il dì 8 di giugno alla lettera F: «Le ultime notizie del regno di Napoli sono… che il ribelle Caraccioli, raccolto parecchi legni per lo più sottili e delle barche cannoniche, giorni sono, avendo affrontati i pochi bastimenti inglesi che erano rimasti alla rada di Procida, fu respinto con perdita.» Che il conte Thurn sostenne l’assalto e che per conseguenza l’ambasciata imperiale errò parlando di bastimenti inglesi, risulta non solamente dalle addotte testimonianze ma anche dal posteriore processo del Caracciolo, a cui fu con ragione rimproverato come colpa principale l’aver tirato sulla bandiera del suo re. Talché quando il Nelson menziona la Minerva fra le navi da lui condotte a Maritimo (v. sopra p. 253), si può questo spiegare dicendo, che egli desiderava ed aspettava l’arrivo di queste fregato da Procida, ma che tale arrivo disgraziatamente non si effettuò.

(333) Foote a Nelson 28 di maggio loc. cit.

(334) Palumbo, LXXIII p. 195: «Procida se soutient, la frégate angl ai se y est arrivée de’ Messine, on y a expédié une frégate à nous et 4 galéotes, ainsi j’espère qu’ils se pourront défendre con tre le grand coquin de Caracciolo.» Perché il Palumbo non ha riferito tutta la lettera t Non gli è forse riuscito di decifrare il restoI Togliamo il seguito al Pettigrew, I. 213 segg. nella versione inglese, il che è tanto più da deplorare perché lo stesso Pettigrew non sempre legge esattamente il MS. della regina; ma in ogni modo la cosa principale sarà esattamente riportata: «May I venture to ask you what news was brought by the flotte with captain Dixon, either as to the french squadron or their troopst Adieu.» Il Pettigrew reca la lettera al tempo dopo la partenza del Troubridge nel golfo di Napoli verso la fine di marzo 1799; il che non torna, poiché Procida non correva allora pericolo; l’avevano di recente occupata gl’inglesi che di là fino alla fine di aprile mossero per attaccare; e in secondo luogo perché sul principio di aprile era ancora di là da venire la voglia bellicosa del brigante Caracciolo, che il Troubridge giudicava tuttora vittima del terrorismo napoletano. La lettera deve certamente riferirsi al tempo che il Nelson parti la prima volta per Maritimo, poiché la regina in principio ricorda all’amico «votre lettre de’ notre cher amiral»; e aggiunge il desiderio di aver presto notizie di lui, segnatamente intorno alla squadra francese e ai soldati. Oltreché il Dixon, capitano del Leone, era stato mandato il 10 di maggio dal Nelson all’isola dell’Elba, e di lì doveva avvicinarsi a Livorno per prendervi nuove del campo della guerra; sapendo qualche cosa abbastanza importante da poter esercitare efficacia sulle deliberazioni del suo ammiraglio, egli doveva ritornare senza indugio a Palermo eco, Dispai eh es, III p. 351. In qualche luogo della corrispondenza del Nelson — non mi vien fatto pel momento di ritrovarlo — è indicato il vascello portoghese Haarlem come quello scelto a portare i rinforzi a Procida.

(335) «I nostri affari sono attualmente in una vera crisi, ed in un momento di aspettativa che da un momento all’altro può cambiare; tutto dipende dalle notizie delle squadre galloispane che insieme sono nel mediterraneo, ma non ancora riunite.» Maresca, XXV del 2 di giugno, p. 569.

(336) Maresca, p. 558 segg.: «Cirillo parlò da arrabbiato contro la misura del perdono: si cercò consiglio a De Marco, beneficato da 60 a anni, il quale consigliò, se si sentissero buoni denti rosicassero quell’osso.»

(337) Al St. Vincent 28 di maggio p. 366 segg.

(338) Il Nelson fece partire per Malta l’Alessandro, il Goliat, la Buona Cittadina, il Corso; per contrario vennero a unirsi a lui, oltre il Fulminante, il Leviatan, il Maestoso, il Northumberland.

(339) Nelson a St. Vincent, 30 di maggio p. 368, 5 di giugno p. 374 segg.

(340) Nelson a Foote, 6 di giugno p. 376. Riferisco qui come riscontro un luogo della lettera del Nelson al conte Spencer del 1° di maggio (p, 341): A very bandsome ordre of the king is come out, stating the few exceptions to pardon, and even those, or any one which Troubridge savs pardon, it is done by the instrument,» cioè, se intendo bene, col capestro.

(341) Coppi, VI p. 66: «Un uomo che nel decidere le liti fra privati non aveva fama d’ingiusto; ma trattandosi d’interessi fiscali diveniva maniaco e conculcava tutti i principi! dell’onesto per far trionfare la causa del fisco.»

(342) In quel tempo non eran contenti a Palermo della corte di Vienna, alla quale attribuivano l’indugio del Rebbinder, e dalla parte dei russi si dava opera a confermar tale opinione. Poteva esser vero che lo Czar si sentisse personalmente obbligato a tener la promessa fatta al re di Napoli; dall’altra parte, senza andar cercando rigiri e secondi fini, si può con fondati motivi spiegare, che il Thugut desiderasse vedere vinto e umiliato il nemico principale innanzi di procedere a riconquistar Napoli al legittimo sovrano. V. circa tali sospetti contro il gabinetto di Vienna Miliutin-Schmitt, Il p. 158 ann. 211, (1324 di maggio), dove il Razumovskij scrive a Pietroburgo: «que la cour de’ Naples, déjà prévenue contre celle de’ Vienne, n’est pas éloignée de’ croire que cette dernière a détourné à son avantage ce secours originairement destinò à S. M. Sicilienne,» 13-14 di maggio; confr. con la p. 166 (1728 di maggio) dove lo stesso ministro, manifestamente aizzato dal Gallo, riferisce a Pietroburgo: «che la corte di Vienna, sforzandosi costantemente ad acquistare il predominio in tutta Italia, non vedeva punto di mal occhio che i regni più notevoli di quella parte d’Europa fossero tanto indeboliti da esser loro tolta ogni possibilità di contrastare a quelle intenzioni dell’Austria.» Non prima del principio di giugno l’imperator Paolo dette ordine al generale Rehbinder di marciare per la via più breve col suo corpo d’esercito verso l’Italia meridionale, ma nello stesso tempo gli parve necessario che il vuoto che ne nascerebbe nell’Ordre de Bataille contro la Francia fosse in altra maniera riempito: «Il sera nécessaire que le corps du Lt. Gl. Rehbinder soit remplacé par un nombre égal de’ troupes autrichiennes à l’armée d’Italies, sans quoi J’aurais l’air de’ manquer à Mes engagements envers la roi de’ Naples.» Paolo al Razumovskij 27 di maggio 18 di giugno p. 459 ann. 212; lo stesso a re Ferdinando 17-28 di giugno 1799 p. 472 segg. ann. 241. Ved. anche Acton a Ruffo 1° giugno, Arch. Nap. 1. c. p. 676 segg.

(343) Mm. Adelaide e Vittoria furono qualche tempo appresso condotte sotto bandiera portoghese a Trieste; la più giovine non sopravvisse lungamente a questa nuova vicenda; morì il 7 di giugno 1799. Miliutin-Schmitt II p. 170, 473.

(344) Sacchinelli, p. 159 segg. Confr. Maresca, XXV p. 569: Per Micheroux… lui non ha permissione di scarcerare gente, né io so comprendere come lui l’ha fatto.» È d’altronde notevole per rispetto alle relazioni fra i due uomini, che il Ruffo nell’opera del Micheroux subodorasse intrighi dell’Acton. Contrariamente a questa narrazione del Sacchinelli, nello scritto del Ruffo ad Acton, Policoro 30 aprile (op. cit. 624, confr. 636) leggiamo di un D. Tommaso Luperti, il quale non fu messo in ufficio dal Ruffo, ma invece vantava la nomina regia: «Un tal avvocato Luperti eletto (com’egli dice) da S. M. per preside.»

(345) Miliutin-Schmitt, II p. 164 segg.

(346) Miliutin-Schmitt, II p. 168.

(347) Cuoco, II p. 224.

(348) Le cifre delle forze quali erano in principio, 480 uomini in tutto, si trovano presso Miliutin-Schmitt, II p. 167; dopo l’arrivo dei rinforzi, è indicato, a p. 168 e 477 ann. 251, il numero di 511 fanti regolari, 200 cavalli e sei cannoni, oltre alla popolazione armata che dalle vicinanze accorreva; confr. p. 593 ann. 210. Capo dei cavalieri è menzionato un conte Maruli (Marulli) da Barletta, senza dubbio quello stesso che M. Carolina, scrivendo al Ruffo il 5 di aprile p. 344, mentova come nipote dell’ucciso preside di Lecce. Il nome del comandante è presso Miliutin-Schmitt scritto sempre Belle-, probabilmente secondo la pronunzia russa. Come luogo dove il Baillie era accampato, il Sacchinelli p. 184 indica Monte Calvello con un forte San Paolo, ma non trovo sulla carta né Monte Calvello né Monte Cavallo indicato da altri.

(349) Maggiori particolari riferiscono il Cuoco, II p. 32 segg. e P. Colletta, IV 12» però senza date e tanto imperfettamente, che io non saprei in nessun modo dove collocare i fatti, supponendoli veri, e quali operazioni delle forze regie collegare con essi. Il primo racconta, che all’avvicinarsi de’ francesi (quali forze francesi erano entrate in Basilicata!) gli abitanti di Picierno fecero celebrare un servizio di ringraziamento verso il Dio d Ismaele ohe avea visitato e liberato il suo popolo, quindi si radunarono in parlamento e chiesero conto del pubblico danaro speso negli ultimi sei anni. Il Cuoco ne vanta l’eroismo per avere, mancando loro le munizioni, tolto il piombo dalle finestre, e adoperato a fonder palle gli utensili domestici e gl’istrumenti delle farmacie, e persino le canne degli organi dicendo: I nostri santi non ne hanno bisogno.» Più in là racconta il Colletta che, messisi in difesa contro i regj (soldati del Ruffo o Panedigrano!) e combattendo dalle mura, respinsero gli assalitori; che vecchi, donne e fanciulli con uguale ardore presero parte alla lotta, che i deboli attesero a curare i feriti, e va discorrendo; e conclude con le parole: «Tanta virtù ebbe mercede, avvegnaché la città non cadde prima che non cadessero la provincia e lo stato.» Lo stesso scrittore, come già pur troppo abbiam visto, non del tutto meritevole di fede nella narrazione de’ fatti, racconta che a Potenza i regj (il partito regio ehera in città o forze venute di fuori?) assalirono il vescovo Francesco (Andrea?) Serrao nel suo palazzo, e sorpresolo mentre inginocchiato innanzi al Crocifisso pregava, lo trascinarono in istrada, gli tagliarono la testa, e questa, appiccata in cima ad una lancia, in trionfo per la città portarono; che un ricco cittadino, e occulto amante di repubblica, Niccolò Addone, giurò vendetta, e chiamati gli uccisori, in numero di diciassette, a convito e con infinita cortesia accoltili, alla fine del banchetto saltò loro addosso con la sua gente armata e tutti gli uccise; dopo il qual fatto fuggì e riparò in Francia, di dove ritornò più tardi mentre regnava Giuseppe Bonaparte.

(350) Nelson a Foote, 8 di giugno p. 377: «The battle upon the Rhine carries lie upon the face of it. It is not possible they could teli the number of the killed, much less the number of the wounded.»

(351) P. Colletta, IV 16 dice espressamente che le due navi partirono insieme. Ma non avrebbe questo scrittore molto inesatto nei particolari fatto scambio con l’avvenimento da me narrato più su e che si riferisce al gennajo.

(352) Sacchinelli, p. 177.

(353) Petroniani, p. 39.

(354) Sacchinelli, p. 181 «…. ma allora anche gli sbagli e le punibili disubbidiente erano di giovamento all’impresa del cardinale.»

(355) Sacchinelli, p. 181, e Cimbalo, p. 27 segg.

(356) Sacchinelli, p. 180: «Alla lunga estensione che occupava l’armata cristiana nelle nude campagne della Puglia, sembrava che marciasse l’armata di Serse.»

(357) Miliutin-Schmitt, II p. 169, reca al 24 di maggio (4 di giugno) la partenza del «Belle-» da Monte Cavallo.

(358) Alla bandiera s’accompagnava una lettera firmata dalle dame della corte e dal fanciullo Leopoldo in data del 31 di marzo; la tipografia di campo dell’armata del Ruffo la stampò, «e dopo di essere stata pubblicata in tutto il Regno, fu l’originale mandato in Catanzaro e depositato nell’archivio di quella regia udienza;» Cacciatore, I p. 61. Del resto il La Marra aveva avuto licenza di far vedere la lettera e bandiera per strada per animare e raccogliere gente:» Maresca, XX p. 559. Egli dovea partire da Palermo con 4 altri ufficiali (ivi p. 553: «con 4 suoi Micheletti;» p. 556: «con 4 suoi ufficiali») prima dentro l’aprile, poi su’primi di maggio, ma fu con suo sommo rincrescimento più volte trattenuto «dalle solite lungherie;» «parte,» scriveva la regina al cardinale, con vero zelo, senza un soldo, ma pieno di buona volontà,» Maresca, XXI p. 560.

(359) Cuoco, Il p. 212: «I generali francesi ci scrivevan sempre vittorie, perché questo loro imponeva la ragion della guerra; ma il nostro interesse era di saper anche le disfatte.»

(360) Ivi II p. 227 segg.

(361) «Generale comandante in capo le truppe della Montagna per la Maestà di Ferdinando IV.» i proclami del Cellini sono in data del 4 all’11 di giugno; C. Colletta, Proclami p. 169-172.

(362) Cuoco, II p. 229-232: «Progetto di Girardon;» nell’edizione del 1806 l’autore ha, non so per qual motivo, soppresso questo capitolo.

(363) Il Cuoco (II p. 234 segg.) invece della colonna del Federici ne menziona due; delle quali una sotto il Belpulsy e forte di 1200 uomini fu respinta presso Marigliano, dopo di che i regj occuparono quel paese, mentre l’altra fu disfatta di là da Spanò presso a Monteforte. E pure di una battaglia a Monteforte avrebber dovuto sapere qualche cosa il Socchinelli o il Cimbalo, i quali invece descrivono la marcia verso Avellino e l’entrata in questa città come avvenute senza nessun contrasto. Luigi Alberto Trotta (Della vita e delle opere di Domenico Trotta, Modena 1881 p. 22) racconta che il Belpulsy era destinato per una impresa a Molise; «ma essendosi tardata la partenza, la spedizione non potè aver effetto.»

(364) Gugl. Pepe, Memorie I p. 54: «compresovi il battaglione di uflìziali in cui io militava,»

(365) Maria Carolina a F. Ruffo, 2 di giugno, Maresca, XXV p. 570.

(366) Quando ciò accadesse, si rileva soltanto a un dipresso da un rapporto del Foote al Nelson, in data dell’11 di giugno, riferito dal Pettigrew. I p. 251 segg.: «Caraccioll’s gunboats bave for some davs past been firing at the town (tower?) of Annunciata and the adjacent houses.»

(367) Le mie fonti parlano di 300 forestieri; non potrebbero essere se non albanesi o svizzeri al servizio di Napoli.

(368) Gli eccessi che i repubblicani avevano commessi in Avellino, richiedevanoun esempio di giustizia e fu dato;» Sacchinelli, p. 191.

(369) Statement given by Cpt. Foote to lord Nelson etc. (Dispatches III p. 478 segg.): «but the count de’ Thurn at the same time informed me that his instructions were quite independent of my ordres, and that he could not receive any but from his Sovereign or those who where his superiors.» Il Foote non riporta disgraziatamente il testo della lettera del Ruffo, di cui comunica il contenuto, a quel che sembra, solamente a memoria.

(370) Il pio ed ardente Fra Cimbalo, (p. 29-31) è tutto stupito del come ciò per divino consiglio sia potuto accadere. Ei rammenta il sogno di Mardocheo circa il misterioso ruscello, che a poco a poco divenne gran llume reale; cita Esther Cap. 10 v. 6: «Parvus fons qui crevit in flumen, et in lucem solemque conversus est et in aquas plurimas redundavit;» ragguaglia a tale immagine l’esercito del Ruffo, che era sul principio di nove persone senz’armi, e che marciando dalla punta del Pizzo a Nola andò crescendo a segno da divenir cosi potente. Il Petromasi, p. 19, fra quelli che portarono ajuto al cardinale dalle diverse province del regno, nomina un tenente Raffaele Fuscello con 400 uomini dalla Calabria.

(371) L’armata inglese del mediterraneo si componeva allora di 36 vascelli, 1 di 112 cannoni, 1 di 100, 5 di 98, 3 di 84, 24 di 74, e 2 di 64; di 23 fregate di 50 a 28 cannoni; di 28 scialuppe e piccoli trasporti. La portoghese aveva 5 vascelli, 1 fregata e 3 scialuppe. Ma bisognava anche tener conto della squadra del regno delle Due Sicilie, assai assottigliata del resto dopo la distruzione dell’8 di gennajo, e di quella degli alleati russi e turchi.

(372) «Se il Cardinale dopo lo sbandamento dell’armata di Federici fosse marciato direttamente sopra Napoli, si avrebbe immediatamente impadronito della città;» Saachinellì) p. 196.

(373) «.., alla testa… ho collocato il mio figlio che affido all’amichevole vostra assistenza perché i primi suoi passi nella critica attuai carriera… vengano guidati dai vostri savi consigli, richiedendovi di volerlo secondare non solo col potente vostro ajuto, ma di agire principalmente per essere le vostre forze il vero mezzo ed appoggio in cui io riponga le mie speranze, como lo sono fin qui state per la mia sicurezza… Quando poi, bilanciato ogni giusto riflesso relativo alla vostra squadra ed ai destini ai quali può per común bene essere riservata, come alle proprie mie circostanze, giudichèrete necessità di adoprare la viva ed estesa forza per costringere al dovere e con effetto gli ostinati oppressori di quel mio popolo ed estirpare, com’è urgente, il nido di quei malfattori, vi sarà tenuto di porre in uso ogni mezzo che meglio tenderà a conseguire quel necessario fine.» Riferito letteralmente nei Dispatches, III appendice p. 522 ann.

(374) Lettera della Hamilton al Nelson 1. cit. p. 491 ann.

(375) Esterhazy-Cresceri, 13 di giugno: «col quale rinforzo, unito a quello dei moscoviti e dei turchi, il cardinale Ruffo coi suoi crocesignati marciando verso la città, da una parte e dall’altra il Oran Diavolo, si ha tutta la speranza ch’essa pure alle preste ritornerà alla dovuta ubbidieuza.»

(376) Il Goethe nel suo viaggio d’Italia, scrive da Napoli nel marzo 1787» che una fregata con un forte vento di tramontana avea fatto vela per Palermo, e che s’argomentava di non averci a impiegare più di 36 ore. Così scrive ancora la regina il 14 al Cardinal Ruffo (Mar esca, p. 571): «il vento era così propizio che si sarebbe stato oggi a Procida.»

(377) Esterhazy-Cresceri, il 14: Questa mattina con somma sorpresa di tutto il paese è stata di ritorno in questa rada la squadra ch’era partita jermattina, é n’è discesa Sua Altezza reale con tutto il suo seguito.» Gli stessi il 17: «La squadra del contrammiraglio N. ripartì da qui jer mattina verso le acque di Malta per dirigere le sue operazioni a norma dei riscontri che avrà della flotta francese.» V. anche M. Carolina a F. Ruffo il 18: Della squadra (Gallispana) non vi è notizia, Nelson ne sta in traccia.» Maresca, p. 274.

(378) Pepe, memorie I p. 52.

(379) Rodino, 1. c. p. 478: «… cui la singolare bellezza fu sempre sorgente di somma fortuna.»

(380) Ulloa, Annotamenti p. 154 segg. aggiuntovi per altro l’osservatone: «Se fosser vere quelle congiure o frutto di paure rimase ignoto. In tempi somiglianti si crede e non si ragiona. Quelle trame non furon chiarite, né più tardi col trionfo de’ regj alcun ne menò vampo o chiese premio.»

(381) Maresca, p. 571: «Quale dispiacere mi abbia dato questo disappunto non so bastantemente dirlo; la squadra era superba, bella, imponente, con tutti i trasporti; avrebbe sicuramente fatto grande effetto; mio figlio imbarcato, la prima sua spedizione della quale lui era tutto entusiasmato; in somma mi ha fatto una sensibile pena.» L’entusiasmo bellicoso del comodo agricoltore Francesco sarà stato un effetto della fantasia materna!

(382) Tuttavia sin dal 14, quando ritornò il Nelson, gli scriveva: «Questa mia. Vostra Eccellenza la riceverà secondo le mie speranze dentro Napoli, ed avrà compito così l’opera sua gloriosa di averci riconquistato il jeuo.»

(383) Maggiori particolari presso il Sacchinelli, p. 198 segg. P. Colletta, IV 32 «gli scrittori seguenti spiegano la scelta del giorno di S. Antonio facendo credere che il Ruffo volesse fare un tiro al santo nazionale per dimostrargli il suo malanimo, avvegnaché per i miracoli del sangue praticati in grazia di Championnet ecc. caduta la credenza della plebe da S. Gennaro bisognavano al porporato altre religioni ed altro santo.» Se il benigno lettore è inclinato a creder ciò, non posso impedirglielo. Dal canto mio vorrei soltanto osservare che Fabrizio Ruffo, per non trascurare il santo nazionale, avrebbe dovuto indugiare l’assalto di Napoli sino al 19 di settembre!

(384) «Alla greca;» Sacchinelli, p. 209.

(385) Petromasi, p. 60. Cimbalo, p. 43 segg: «… ed io che ero ai fianchi di S. Em., da cui non volli mai distaccarmi in tutto il tempo di fierissimo attacco, come praticò l’uditor dell’esercito D. Vincenzo Petroli, posso ingenuamente attestare che l’E. S. in nulla mai si scompose d’animo: che anzi, osservando che qualche nostro soldato, dubitando di qualche nuova preparata insidia, dava segni di voler retrocedere, ordinò ad alcuni della truppa russa di formare un cordone ecc.» Da questo passo, dalle parole tredici nostri soldati,» dalla comunicazione fatta al cardinale in S. Giovanni «che le truppe calabresi aveano preso… il forte di Vigliena,» finalmente dalla qualità del Cimbalo d’essere testimone vicinissimo al generale; finalmente dall’esclamazione del Pepe, I 53: «fu miseranda cosa il vedere calabresi contro calabresi gareggiando di valore in fratricida pugna,» si rileva quanto fosse mendace la vanteria dei russi nel pretendere di avere tutto essi soli operato dappoiché presero parte a quella breve campagna. Così l’ammiraglio Usakov scrisse fra le altre cose a Pietroburgo: che il capitano Baillie avea preso d’assalto il forte Vigliena, passato a fil di spada una parte dei nemici, e poi lasciatovi presidio di soldati napoletani. Apparisce del pari dalla chiara e semplice narrazione del Cimbalo, pubblicata pochi mesi dopo gli avvenimenti, che allora non si sapeva nulla dell’atto eroico d’un Antonio Toscana o Toscano o Toscani che avrebbe fatto saltare in aria il forte e se medesimo; e per conseguenza tale storia, per sé poco credibile e contradetta fra gli altri dal Sacchinelli, p. 212 e dal Cacciatore, I p. 90 segg., non fu altro che un trovato posteriore della fantasia degli esuli napoletani, aggiuntovi via via sempre più abbellimenti e frange. Il Cuoco nella sua prima edizione del 1800, Il p. 236, non sa nulla di un tale eroe; attribuisce soltanto in generale a «pochi patriotti,» che difendevano il forte, la determinazione «di farlo saltar per aria soggiungendo che «chi si potette salvare si salvò, chi non potette rimase involto fra le mine.» Nella edizione del 1806 la favola è condotta più innanzi: «fautore di questa ardita risoluzione fu Martelli.» Anche presso fJomini è nominato il Martelli; di dove gli altri, e innanzi a tutti P. Colletta, IV 32, 34 togliessero il loro «prete Toscani di Cosenza non saprei dire. V. anche la mia Maria Carolina» p. 33 segg.

(386) Cuoco o Pietro Colletta — mi sforzo invano di ritrovare il luogo per dare la citazione compiuta — racconta di un Escamard, già ufficiale di artiglieria nell’esercito regio, il quale insieme con un suo compagno sarebbe fuggito dal castello Nuovo al campo del cardinale, e biasima severamente tutti e due per avere abbandonato «quel forte che doveano per sacramento difendere.» Singoiar difetto di giudizio nei politicanti repubblicani I Non li legava forse alla bandiera del loro sovrano un più. antico «Sacramento,» secondo il diritto e la legge, incontrastabile?

(387) Cimbalo, p. 48 segg.

(388) «I difensori ch’erano circa 120 furono quasi tutti trucidati;» Coppi, VI p. 62.

(389) Sacchinelli loc. cit. pone anco la catastrofe del forte Vigliena nella notte dal 13 al 14. Tutti gli altri scrittori recano la presa del castello del Carmine al 14, (Confr. fresca, Arch. Nap. 1883, p. G33. Anu. 1.), potendosi intendere così le prime ore del mattino, come le ultime della notte precedente. Il libro del Sacchinelli comparve soltanto 37 anni dopo Tavvenimento, e in così lungo spazio di tempo la leggenda intorno al nome Toscano o Martelli era stata con zelo diffusa da tutti gli scrittori repubblicani o almeno an ti borbonici, e già talmente radicata nella comune opinione, che la memoria dello stesso Sacchinelli intorno alle date degli avvenimenti particolari poteva esserne offuscata. Debbo qui novamente far notare, che il racconto del Cimbalo fu pubblicato pochi mesi dopo il fatto e nella stessa città di Napoli, dove l’esattezza di esso racconto poteva essere riscontrata da tutti.

(390) Miliutin-Schmitt, II p. 598.

(391) Címbalo, loe. cit. Confr. con Cuoco, II p. 236 segg. a): «I due ufficiali che diedero i primi l’esempio di viltà furono Guastaferri e quasi vorrei dirlo: perche nascondere i loro nomi! La maggiore gloria della repubblica napoletana è appunto che tra tante migliaja di patrioti! Don conta che cinque soli deboli.» Nella edizione del 1806 tal nota è oppressa… Chi si vuol divertire senza imparar nulla, può mettere a riscontro di questi due ragguagli il racconto del Collctta, IV 31, il quale ha pure la disgrazia di riferire all’11 di giugno quell’affare, ch’ei fa succedere intorno al forte del Granatello, mentre in quel tempo e in quel luogo non vi era ancora traccia di russi. — D Av ala, Vite p. 572, nega che lo Schipani fosse consegnato a Procida, e riferisce le diverse opinioni intorno alla fine di lui.

(392) «Se il corriere che recò questi fogli fosse arrivato due giorni prima, il Cardinale, volendo ubbidire al re, avrebbe dovuto ritirarsi, e chi sa quali altri avvenimenti si sarebbero succeduti… Grazie dunque alla provvidenza che dispose cosi.» Cacciatore I p. 114 segg.

(393) Il testo della risposta del Ruffo è presso Sacchinelli, p. 236 segg.: «… il dolore di non aver potuto… impedire le stragi ed i saccheggi che la plebe sfrenata commetteva dentro la capitale, si perché si era trovato in assai critiche circostanze, e si perché la qualità della sua armata simpatizzava con le idee della plebe.

(394) Gugl. Pepe, I p. 59 se$g.

(395) L’autore dei «Racconti storici ad Aristide suo figlio» nell’Arch. stor. nap. 1881.

(396) Pepe, Memorie, I p. 5661. Seguo volentieri questo scrittore in tutte quelle cose che ha personalmente sperimentate, sebbene anche in ciò il suo racconto possa non essere del tutto privo di esagerazioni e di frange, frutto delTanimosità. Per tutto il resto non ò da farci su assegnamento. Così per es. e fa combattere a Portici «alcune centinaja di russi», sebbene il contingente russo non si componesse in tutto e per tutto se non di alcune centinaja, delle quali la parte di gran lunga maggiore fu trattenuta dal cardinale il 14 in Napoli. Il Pepe fa conquistare a’ suoi «quattro grosse bocche di fuoco di posizione» e parla inoltre di «una batteria ben difesa» che da Portici li costrinse a fermarsi. Ora noi conosciamo esattamente il piccol numero di leggieri pezzi di campagna dei quali Tarmata cristiana e il contingente russo disponevano; cannoni più grossi non potevano averli avuti se non dal forte del Granatello sgombrato il giorno innanzi dai patrioti, ma non ne trovo ricordo nessuno. Deboli del pari sono i ragionamenti deb Pepe. Egli attribuisce a p. 57 segg. la furia popolare allinflusso degli ecclesiastici: «tanto col predicare dal pergamo quanto nelle auricolari confessioni e conferenze private altro non facevano che spargere massime atroci» ecc. Come se la notissima esasperazione dei lazzaroni contro i francesi e i patrioti avesse avuto bisogno di stimolo! Oltre di che la più parte degli ecclesiastici di Napoli e dei dintorni stavano al servigio della repubblica, obbedienti alle esortazioni del loro pusillanime cardinale arcivescovo, che aveva loro ufficialmente prescritto un simile contegno. i tribunali criminali di Procida, che più volte ebbero che fare con ecclesiastici, i lamenti del Cimbalo sulla partecipazione de’ suoi colleghi ai Club repubblicani ecc. somministrano le prove di tal fatto.

(397) Testo della capitolazione del forte di Casteliamare presso Williams, I p. 271276; per la parte repubblicana essa è firmata da Antonio d’Amato comandante S. Copraize.

(398) Proclami p. 166, data 17 di giugno; gli ufficiali che non aveano mancato al giuramento doveano presentarsi al luogotenente generale principe di Ripa per essere ammessi nell’esercito.

(399) Per rispetto alla data dello scritto del Foote, bisogna, come credo di aver già notato, osservare che il giorno navale comincia al mezzogiorno, talché, per esempio, la sera del 17 di giugno secondo la terminologia marittima è già il 18.

(400) Il 24 a bordo del Fulminante il capitano Foote rappresentò verbalmente al suo ammiraglio, essersi egli trovato «in a most anxious situation, having had more reason, among many desagreable and trying circumstances, to expect the Enemy’s fleet rather than that under his Lordship’s command;» Nelson, Disp. Ili appendix p. 495.

(401) Rehfuest Quadri napoletani I p. 100 segg.

(402) Sacchinelli, p. 231: «Chiunque portava i capelli tagliati alla Bruta, era tenuto per giacobino e reo di morte. Le signore donne, anche della primaria nobiltà, le quali avevano fatto dimostrazioni di essere repubblicane, denudate ed ignuda venivano esposte alla berlina..

(403) Címbalo, p. 50, confr. 70. e segg. dove riferendosi a Ger. 49 v. 32 «quelli dai capelli tagliati» dichiara i giacobini essere i peccatori segnati dalla giustizia divina.

(404) Petromasi, p. 6769. Rodino, 1. c. 487: «In quei tempi tristissimi non pochi mescolandosi fra le turbe de’ malvagi, a far minore la piena dei mali in che stati sarebbero eglino ed altri indubitatamente travolti.» Cacciatore, I p. 89 osserva circa tali orrori: «Io che ho condannato Cuoco e Colletta per tanti mendaci nelle loro storie, non ho il coraggio di dire che alcuna cosa da essi narrata relativamente agli orrori della plebaglia vero non sia, in quel primo giorno e ne’ giorni successivi…» Io per me non vado tanto in là da prender per vero alla lettera quanto è stato narrato a tal proposito, considerando in generale la esagerazione di ciò che si riferisce per sentito dire, e in particolare la vivace fantasia e l’animo appassionato dei meridionali. Ciò nondimeno ho fatto uso di tali racconti nel testo, perchó i fatti, sebbene orrendi, non sono fuori del possibile, anzi del verosimile in quei luoghi e in quelle congiunture.

(405) Narrando l’entrata del Ruffo in Napoli P. Colletta torna ad affermare che il cardinale avea promesso ai suoi fidi il saccheggio della città: «le torme vennero sciolte al promesso spoglio delle case,» IV 34. V. al contrario Cacciatore, I p. 9799, e Mémoires d’un homme d’état VII p. 326-333, l’autore delle quali chiama Ruffo un uomo «aussi distingue par l’esprit que par le caractère… Les institutions de Son Éminence étaient humaines et ses promesses loyales; mais comment retenir des brigands effrénés, une armée sans ordre et furieuse?» Tra coloro che unirono i loro sforzi a quelli del Ruffo per trattenere le furenti torme dei lazzaroni, sono menzionati il Micheroux, «le prince de Loperano» e anche Pronio: «Pronio est un homme plein d’honneur et de qualités estimables; il a, comme le cardinal, cherché à prévenir ou à arrêter le torrent du crime et, comme lui, n’a pu y parvenir.»

(406)Il testo presso Sacchinelli, p. 234-236, Cacciatore, I p. 118121, Proclami, p. 178. È notevole il luogo: «Ma tutti coloro che non saranno attualmente colle armi in mano, e che non fanno alcuna resistenza né ingiuria alla società, quantunque per lo passato avessero ciò fatto, non dovranno ulteriormente offendersi da alcuno sotto le più gravi pene da estendersi eziandio anche alla pena di morte.» La data è la seguente: «Dato dal Quartier generale al ponte della Maddalena, li 15 giugno 1799. Fabrizio Cardinal Ruffo, vicario generale.»

(407) Sacchinelli, 135 segg. Confr. con p. 174.

(408) Sacchinelli, a p. 226 non dà se non le iniziali D. C.

(409)La lettera inglese del Foote e la risposta francese del comandante Dispatches, III p. 483.

(410) Ivi p. 483 segg. Ruffo a Foote; «Headquarters, near Naples, Juni 19th 1799;… In the course of last night the besieged lost, in a sortie, more than sixty men from Si. Elmo.»

(411) L’ordine di cessare le ostilità presso C. Colletta. Proclami p. 166 (MicheRaous invece di Micheroux); la lettera del Micheroux e la risposta dei Ruffo presso Sacchinelli, 242-244. V. anche C. Colletta p. 179.

(412) Foote a Nelson 20 (19 di sera) sulla tregua di cui si trattava: «… which, I make no doubt, will be favourable to the Rebels, as the regular force employed against them is so small and the destination of the French fleet is as vet unknown to us.» Lo stesso al Ruffo: It is far from improblabe that the Enemy’s fleet may appear, which would certainly frustrate our operations; I therefore think the affair should be expedited, to prevent as much as possible the reverses that would consequently follow,» Dispatches III p. 482-484.

(413) Ruffo a Foote 19 di giugno: «.,. as the treaty is principally carried on in the name of the Russians.» Un’altra volta il Ruffo scrive di non sapere esattamente quello che soprastava; di aver bisogno dei russi, e dovere perciò mantenerli bene edificati. Loc. cit. p. 483 segg.

(414) Pepe, Memorie I p. 64.

(415) Il testo presso Sacchinelli, p. 244-246, Cacciatore, I. 134138, Dispatches, III. p. 487-489.

(416) Sotto la proposta delle due capitolazioni in data del 19 si trovano i nomi di un comandante turco e di un russo, che il Foote non seppe ben decifrare; Dispatches, III Appendix p. 487-489. Presso Miss Williams s’incontra una terza interpetrazione del nome del russo, ed è menzionato l’ammiraglio turco, il quale non sapendo scrivere avrebbe messo i segni della sciabola e della mezzaluna. Presso C, Colletta, p. 180 leggiamo Baillie e Achmed.

(417) «I signed this capitulation, lest on a reverse of fortune or the arrival of the Enemy’s fleet, it might have been asserted that my refusal was the cause of such misfortune as might occur, and because I considered that the cardinal was acquainted with the will and intention of his Sovereign;» Dispatches, III p. 480.

(418) Dalle fonti che sono a mia disposizione non posso rilevare con sicurezza quando il Caracciolo comparisse nel castello Nuovo, e quando di là novamente partisse. Ma che la partenza accadesse prima che la capitolazione conclusa il 19 prendesse forza di legge, sembra potersi inferire dal non aver mai il Caracciolo, a quanto pare, invocato in suo favore nel corso del suo processo quella capitolazione; Dispatches, III Appendix p. 500 segg.

(419) Palumbo, LXXII p. 194 senza data.

(420) Maresca, XXVI p. 57173.

(421) Maresca, p. 572, confr. XXVII p. 666 al principio di agosto e XLI del 14 p. 669.

(422) Palumbo, p. 66, Palermo 18 di giugno. Maresca, XX p. 576 segg.

(423) Maresca, XXVII, XXVIII, XXIX p. 573-575. Il 21, XX p. 576, ella torna sul Caracciolo, sapendo già che non è stato preso: «Mi rincresce molto la fuga di Caracciolo, credendo che un simile forban per mare possa essere pericoloso per la sagra persona del re, e perciò desidererei questo traditore inabilitato di far male..

(424) Nelson, Dispacci III p. 380.

(425) Nelson a Keith 27 di giugno: «that I would instantly go into the Bav of Naples to endeavour to bring His Sicilian Majesty’s affairs in that citv to a happy conclusion,» Dispacci, III p. 391 segg. Ivi nella nota una lettera dell’Acton all’Hamilton del 19: «All their trust is in Lord Nelson certainly and the safety of both the Kingdoms.» Confr. la lettera del Nelson all’amico Davison (ivi p. 510) del 9 di maggio 1800 da Malta; nella quale fra le altre cose osserva: «the whole affairs of the Kingdom of Naples were, at that time alluded to, absolutely placed in my hands.» Il che con argomentazione a majori ad minus si rileva anche da questo (v. ivi Appendice p. 493 segg.) che se re Ferdinando fin dal 10, quando il suo proprio figlio doveva prender parte alla spedizione, avea commesso ogni cosa nelle mani e nel senno del Nelson, tanto più doveva restar fermo nello stesso proposito il 21 quando il duca di Puglia non partì più altrimenti.

(426) Hamilton a Nelson trasmettendogli la lettera dell’Acton del 20: «Your Lordship observes that what we suspected of the Cardinal has proved true; and I dare say, when the capitulation of Naples comes to this Court, their Sicilian Majesty’s dignity will be mortified;» Clarke e M. Arthurv II p. 179 segg.

(427)Da Marittimo scriveva il Nelson alla sua amica in data del 19, desiderare egli che l’armata francese tornasse a Tolone: «I should instantly send one half the fleet under Duckworth off Malta, which would secure its surrender, and with the other go to Naples, that their Majesties may settle matters and take off (if necessary, the head of) the Cardinal;» Pettigrew, I p. 237.

(428) Clarke e M’Arthur, II p. 182: «It may be observed that Nelson possessed some old fashioned ideas, which it would be well for society it they more generally prevailed. He had an utter horror for Republicans, and more particularly for those whom the hotbed of french corruption had raised. He considered rebellion against the lawful Sovereign of any country, with the Sacred Legislator, as «the sin of Witchcraft.» The person of Majesty, whatever defects or infirmities it might individually possess, was always by him regarded as sacred.»

(429) Giornale di bordo: «Mondav 24. ih Spoke a Neapolitain Sloop of War and supplied her with water. A. M. Joined company H. M. Brig Mutine,» Dispatches, III p. 508 nota; confr. con p. 392 Nelson a Keitb 27 di giugno: «having on the passage received letters informing me that an infamous armistice was entered into with the Rebels in those Castles to which Cpt. Foote had put bis name.» La corvetta (Sloop of War) siciliana era forse quello stesso trasporto da guerra che, com’è detto più su, il 21 o il 22 partì dal golfo di Napoli portando uno scritto del Ruffo all’Acton e forse un altro del Foote al Nelson. Occorrono spesso nelle comunicazioni scritte di quel tempo indicazioni diverse circa la categoria delle navi; cosi la Mutine, chiamata dal Nelson brigantino, è altra volta denominata corvetta.

(430) …. «Lusingati dalla chimerica loro speranza, credettero tosto che questa che era comparsa fosse appunto quell’armata da essi aspettata; e per la fantasia riscaldata, che non faceva loro ben distinguere la bandiera, cominciarono a menar tripudio e a dar segni di baldanzosa sicurezza;» Címbalo, p. 55.

(431) Opinion delivered before I saw the treaty of armistice etc. only from reports met at sea; Disp. III p. 385: «I fancy the question need not to be asked whether, if the french fleet arrived this day in the Bay of Naples, the French and Rebels would adhere one moment to the armistice! No — the french Admiral would say — I am not come here to look but to act! And so says the British Admiral, and declares on his honour that the arrival of either fleet, British or French, destroys the compact; for neither can lav idle.»

(432) In questa congiuntura il Nelson disse che il suo capitano s’era lasciato traviare «by that worthless fellow cardinal Ruffo who was endeavoring to form a party hostile to the interests of his Sovereign.» La quale ultima accusa è affatto insulsa.

(433) Nelson, Opinion p. 385 seg.

(434) Nelson, Dispatches III p. 386. Entrambi gli scritti hanno la data del 25, e quindi appunto del giorno che fra il Fulminante e il ponte della Maddalena si dava opera a dissipare i malintesi. E proprio in un tal momento avrebbe il Nelson dato un passo di tanta importanza definitiva secondo il suo esclusivo modo di pensare?

(435) Sacchinelli, p. 218 segg. con facsimile in appendice. Confr. Pepe, I p. 68 segg., secondo il quale più tardi il Ruffo avrebbe fatto riprodurre in litografia lo scritto dell’Hamilton; il Pepe afferma di averne avuto un esemplare nelle mani.

(436) Dispatches III p. 387, 393.

(437) Sacchinelli. p. 251 segg.

(438) Riportato letteralmente dal Sacchinelli, p. 253.

(439) V. la citata Opinion, sotto il cui testo si leggono di propria mano del Nelson le parole: «Read and explained and rejected by the Card.» III p. 386.

(440) Dallo stesso rapporto del Nelson al Keith, Dispatches, III p. 39.

(441)Un documento certo intorno al tempo che tal comunicazione fu fatta, o se realmente fu fatta prima che i due forti fossero sgombrati, io non l’ho. Il Nelson dal canto suo sosteneva, e più volte ostinatamente affermò di averla fatta. V. per es. Disp. III p. 510 a Davison: «On his (Ruffo’s) refusal to send in a joint declaration to the French and Rebels, I sent in my note, and on which the Rebels came out of the Castles as they ought, and as I hope all those who are false to their King and country will, to be hanged or otherwise disposed of as their Sovereign thought proper.» Così è anche detto da Clarke e M’Arthur, li p. 179: «from one of Lord Nelson’s private notes on this subject: The Rebels then surrendered to the mercy of their Sovereign, without any capitulation, and marched out as prisoners.» Confr. Maresca nell’Arch. Stor. Nap. 1880, p. 624626 (contro il dubbio da me sollevato nell’Hist. Jahrbuch 1880, p, 68, intorno alla validità di tale affermazione).

(442) Sacchinelli, p. 255 segg. con facsimile del biglietto dell’Hamilton in appendice.

(443) Pepe, l p. 66: «Sull’imbrunire della sera uscivano da’ castelli ì patriotti, non già co’ pattuiti onori di guerra, ma quasi scacciati e confusamente incalzati dai soldati verso le navi. Triste indizio di future sciagure e disastri!.

(444) Dispatehes III p. 387 segg.

(445) Nelson, III p. 393 segg.: «whereas the French in those posta» (S. Elmo and Capua) «are superior to the United force of troops in His Sicilian Majesty’s Service now in arms against them.»

(446) «NB. These Dispatches being of so great importance, you are not on any account to chase anything in your passage;» Disp. Ili p. 397. Il Cavallo marino salpò nello stesso giorno, 27 di giugno; Clarke s M. Arthur» II p. 187.

(447) Cimbalo, con la sua solita retorica, esce a pag. 90 in queste parole: «Il mare, il mare stesso che frange e stride intorno alla mobile vostra prigione, vi rinfaccia col suo fragore la vostra ingratitudine, e vi annunzia vicino il vostro ignominioso estremo supplizio.»

(448) Pare che a ciò si riferisca un passo del giornale di bordo del Fulminante (Dispatches, 111 p. 508 annot.): «A Boat, manned and armed, from each Ship went into the Mole and attended some Vessels coming out, having Prisoners on board.»

(449) Memoirs of the Life of Sir James Mackintosh etc. London Edw. Moxon 1836 II p. 137: «He was not merely averse to falsehood or artifice, but he was in the highest degree simple and frank.» Cosi si esprime questo scrittore, che pure condanna apertamente la condotta del Nelson nel golfo di Napoli.

(450) Dispatches, III p. 394 segg. L’Hamilton fa letteralmente dire al Nelson: «that I will not on any consideration break the armistice entered by you.» E d’altronde notevole che il Nelson parli esclusivamente di armistizio e mai di capitolazione.

(451) Sacchinelli p. 262264; i tre scritti in data del 29 son firmati: Albanese. La supplica diretta al cardinale v. in d‘Ayala, Vite p. 13.

(452) Dispatches, III p. 396; v. il testo italiano della notificazione in data del 29 di giugno ivi alla nota 2.

(453) Che il Caracciolo non era compreso nella capitolazione dei due forti si vede nei Dispatches, III p. 499 segg., 501 segg.

(454) Ulloa, p. 150. Nelle carte del Nelson è erroneamente detto Calvirrano o Capiranno; presso il Pepe, 1 p. 67, Calvivano, luoghi che non esistono in Napoli.

(455) Così circa all’affermazione del Caracciolo che non gli era stato possibile uscir di città» leggiamo presso Clarke e M. Arthur, li p. 185: «On the contrary it clearly was demonstrated that the prisoner had enjoyed opportunities of escaping, and on being frequently asked: why he had not embraced these opportunities? no satisfactory reply was made.» Le parole che il luogotenente Parson «Nelsonian reminiscences» — non conosco lo scritto se non dal Palumbo, p. 35, 87 — pone in bocca al Caracciolo, non han valore e sono in contradizione con tutte le altre testimonianze.

(456) Il testo dei due dispacci del Nelson al Thurn è nei Dispatches, III p. 398 segg. Dell’imbarco e dell’esame del Caracciolo parlano diffusamente Clarke and M. Arthur, Il p. 184-187.

(457) Maresca, Carolina e Ruffo XXI p. 661.

(458) Pettigrew, I p. 233-235, Palumbo, p. 73-75; disgraziatamente presso entrambi soltanto la traduzione. Nel mio «Orazio Nelson nel giugno 1799 innanzi a Napoli» Hìstor. Jahrb. 1880 p. 216 segg. espressi il sospetto che l’uno e l’altro avessero mal letto la data, 25 in luogo di 28, e trassi da ciò conseguenza che ora ritiro, ammaestrato dalla contemporanea lettera di Carolina al cardinale, e dalle osservazioni del Maresca sul mio scritto nell’Arch. Stor, Napol. 1880 p. 624 segg.

(459) V. in Palumbo, p. 76-81: «Osservazioni scritte di pugno di Maria Carolina» col riscontro del «Testo della Capitolazione»; e nel Pettigrew, I p. 239-242 la traduzione inglese.

(460) Palumbo, LXXVIII p. 197 del 2 di luglio: «vos chères et obligeantes lettres, trois de’ samedi et une d’un jour plutôt»; dunque del 28 e 29 di giugno, l’ultima forse secondo il computo marinaresco del 28 sera, poiché quel giorno era giunto il cap. Willoh; potrebbe anch’essere che la partenza del Ballon avesse ritardato d’una notte.

(461) Palumbo, LXXVIII p. 198, 202.

(462) Clarke and M. Arthur, Il p. 187: «as a personal favour.» È stranissima la distinzione con cui gli autori credono di giustificare perché il Nelson approvasse senz’altro le capitolazioni del 15 di giugno, e invece si fosse così fuor di maniera sdegnato per quelle del 19: «As no Neapolitain intrigues had been employed to deceive his officers in forming that capitulation, he with captain Foote considered the honour of the English Nation as being implicated in its perfect observance.»

(463)Ulloa, Annotamenti p. 135 con l’osservazione circa lo scritto del Ruffo in data del 2 di luglio da Napoli: «si dee trovare nel carteggio di Maria Carolina.»

(464)

(465)

(466) 2 di luglio Maresca, XXII p. 662.

(467) Ivi XXIII p. 6G3; la lettera era una risposta della regina a due lettere del cardinale del 6 a 11 di luglio, nelle quali egli avea ripetuto lo stesso desiderio.

(468) PS. al 2 di luglio presso Pettigrew, 1 p. 261 e Palumbo, p. 93, mentre nell’appendice LXXVIII p. 198, dove è riferito il testo originale, il poscritto manca.

(469) Maria Carolina a Fabrizio Ruffo 2 di luglio, Marcia, XXII p. 662.

(470) Palumbo, p, 199. Confr. LXX p. 201. 203.

(471) Palumbo. 2 di luglio p, 199, 7 di luglio p. 201, 203.

(472) Palumbo, LXXVIII, LXXIX 2, 3 di luglio p. 199; LXX 7 di luglio p. 201. Confr. col 24 di giugno p. 67 trad. del Palumbo.

(473) Ivi p. 200, dove del resto la data del 3 di luglio è di certo scorretta; Pettigrew, l p. 264 legge 8 di luglio.

(474)Il 4 di luglio all’imperatrice, confr. con 18: «Je suis actuellement très en peine pour votre cher père; je compte qu’il pourra arriver aujourd’hui. Je suis très inquiète pour lui, sentant combien de’ coquins masqués il y a encore là, il m’a bien promis de’ ne pas descendre, mais je soupire son retour.»

(475) Palumbo, LXXV p. 196: «Voyez une lettre qu’un prêtre m’a donnée pour notre amiral;» LXXVII, p. 197: «Je vous envoie une lettre venue de’ Procida, j’ignore comment venue à nous.»

(476) Southey, Life of Nelson (London I. Murrav 1831) p. 205.

(477) Dispatches, III p. 402; poi 509 ann. dal Log Book of H. M.’s Ship Foudroyant, 6, 7, 8 di luglio; al 10 è detto: «Leviathan made the signal for a Court martial» ecc.

(478) Pettigrew, I p. 276. W. Compton a lady Hamilton, Posilipo 3 di luglio: «till last night.» Fa menzione delle «dreadful scenes of horror» sul Molo; e descrive la commozione e l’inquietudine d’una signora sua conoscente Mrs. Bottaglia, «lest the unfortunate Mr. Martino may have fallen a victim last night, as many innocents have done, to the desire of plunder veiled under the cloak of zeal l’or the royal cause.»

(479) Coppi, VI p. 66; «Declamarono essi i soli lazzaroni essere affezionati al re, e perciò doversi togliere di mezzo tutti i ricchi» ecc. Confr. con Esterhazy-Cresceri 11 di luglio: «li massacri e saccheggi, lungi dall’essere cessati, continuano nella maniera più spaventosa e terribile, col pretesto di volere estirpare affatto i giacobini, tali eccessi contro i cittadini benestanti indistintamente commettendo tanto la plebaglia di Napoli quanto anche molti di quella truppa del cardinale.»

(480) Nelson all’Ammiraglio in Londra (IH p. 426): «Naples, I am told, vai never more quiet than under bis directions.»

(481) V. il giornale di bordo del Fulminante, ivi: «Monday l. st July A. M. Several of the rebel party were brought on board… Thursday 2. d A. M. Several of the rebel party were brought on board for examination. Friday 5 th A. M. Several of the Rebels were brought on board; send them to the Prison-Ships.»

(482) Ulloa, Annotamenti p. 137.

(483) Un testo originale, pubblicato presso «Domenico Sangiacomo regio stampatore» è allegato alla corrispondenza della regina con la sua imperial figliuola dell’anno 1799.

(484) Non occorreva dunque una singolare arte oratoria per trattenere, come afferma l’Ulloa p 137, il re da una risoluzione eh egli non aveva mai presa… Circa all’entusiasmo con cui Ferdinando fu accolto sono concordi tutti i contemporanei. V. il ragguaglio di Esterhazy dell’11: «Se ne fanno i più grandi schiamazzi di giubilo;» la relazione del Nelson al Keith del 13 (III p. 407): «The effusions of loyalty from the lower order of the people to their Father — for by no other name do they address the King — is truly moving;» la lettera di Carolina a sua figlia del 29 di luglio.

(485) Nel giornale di bordo del Fulminante 1. cit.: «Thursday 11(th) at 4 p. m. his Sic. Majesty and suite carne on board this Ship.»

(486) Sacchinelli, p. 269 segg.; confr. con Címbalo, p. 61 segg.; e Nelson al conte Spencer 13 di luglio: «His Majesty has entirely approved ol my conduct in this mailer;» III p. 406.

(487) Il testo presso Sacchinelli, p. 272274, e C. Colletta, p. 166 segg.

(488) Cuoco, II p. 247: Fu visto Méjean scorrere tra le file de’ suoi soldati e riconoscere e indicare qualche infelice che s era nascosto alle ricerche, travestito, tra quei bravi francesi co’ quali avea sparso il suo sangue.»

(489) Circa i risultati della presa di S. Elmo v. Nelson Dispatches, 111 p. 402: «Return of killed and wounded» si rileva che gl’inglesi e portoghesi ebbero 1 ufficiale e 1 soldato morti, 5 soldati feriti; i russi 1 ufficiale e 3 soldati morti e altrettanti feriti; i turchi (albanesi) 4 uomini feriti; dall’altra parte gli svizzeri 2 ufficiali e 7 uomini morti, 9 feriti; il reggimento calabrese 1 ufficiale e 21 soldato morti, 4 ufficiali e 62 uomini feriti. V. pure ivi sotto il titolo «General Ordres» il ringraziamento del Nelson alle truppe e a’ loro capi.

(490) Giornale di bordo del 15 di luglio (recte 14 di sera): «Sailed the Balloon with French prisoners for Toulon.»

(491) La supplica che secondo il testo («24 giorni») dev’esser recata al 19 di luglio, era partita da quelli della polacca N. 14, sottoscritta da Domenico Forges prelato di Canosa e Amadeo Ricciardi. Testo e traduzione presso Miss Williams, I p. 284-292. Inverosimile però sembra, anzi affatto incredibile, che il Forges si firmasse «membro della commissione legislativa» e il Ricciardi «commissario organizzatore.»

(492) Keith a Nelson 29 di giugno (Clarke and M’Arthur, li p. 143: «for God’s sake do not let those good people carry their heads too high;» e il 12 di luglio (Nelson Dispatches, III p. 419 ann.): «Advise those neapolitans not to be too sanguinary. Cowards are always cruel, and apostates the most violent against their former friends. Give them good words and little confidence.» Anche del cardinale il Keith parlò, pregando il Nelson che non ne diffidasse tanto. V. Cacciatore, I p. 115: «lo credo di poter dire con molto fondamento che tra tutti gli uomini che consigliavano il re, che molti ne avea valentissimi… il solo cardinale Ruffo mostrò veramente senno in quel tempo di miseria, di pianto, di lutto.»

(493) Southey, p. 209 segg.

(494) Ulloa, Annotamenti p. 127 segg. Lo chiama «turbulento, acre e pertinace, era di quei che, odiati da’ nemici, son temuti ma non amati dai fautori…» Circa le esecuzioni di quei giorni: «senza che il popolo della loro morte dimostrasse sentimento veruno di tristizia o compassione» v. Cimbalo p. 63 segg. Nella lettera senza data che il Maresca (XXVI p. 665) con buone ragioni reca al luglio e che Carolina dette ai ministri apertamente chiamati dal re — «sono stata pregata a mandarle questa lettera» — ella raccomanda caldissimamente il Guidobaldi al cardinale; dei siciliani le piace più di tutti il Sambuto; Parisi è il più accorto.»

(495) Palumbo, p. 304. Circa a colui che consegnò le bandiere e al suo interprete è detto: «Le pauvre Capitaine ne parie point et l’interprète Michelino m’a un air bien suspect, on le dit un mauvais sujet. je vous l’avise.» E nominato un padre Arcieri (alla Guadagna?) «come colui che ricevé una delle bandiere francesi.» Nelle date di Gius. Heluig, Vienna 1787, la Inventio Colorii scil, S, Rosaliae, è recata al 15 di luglio.

(496) Ella nomina ripetute volte a canto al Troubridge, Palumbo, p. 204): «le brave Helville,» p. 206: «Helwel, ce héros du Nil.» Abbiamo appena bisogno di notare che con tal nome intendeva indicare Hallowell.

(497) Del resto di tal suo malcontento ella non ha mai fatto mistero al Ruffo. «Il vedere impiegati ed assicurati molti conosciuti scellerati mi ha penato,» così le aveva scritto fino dal 2 di luglio (Maresca, XXII p. 662), «e perciò mi ho astenuta di scrivere, la mia sincerità non potendo tacere.»

(498) Palumbo, 25 di giugno p. 73, LXX del 7 di luglio p. 201.

(499) Palumbo, p. 100. Poi ritorna a parlare del Micheroux: e della «aria di uomo grande che si dà; ed io sempre l’ho tenuto per dubbio, per disonorato; non ama che il suo interesse» ecc.

(500) Pettigrew, I p. 276; presso Palumbo questo scritto manca.

(501) 18 di luglio; presso Palumbo p. 100 disgraziatamente c’è solo la traduzione. La sua sollecitudine per la salute dell’amica, la regina la esprime anche più tardi; per es. 30 di luglio ivi LXXVII p. 212; «Je crains bien que votre santé, ma chère Emma, souffrira de’ cette chaleur et de vous voir ainsi renfermée sur un vaisseau.»

(502) Nelson il 13 di luglio al conte Spencer, a lord Keith, allo stesso, un’altra volta al conte Spencer, al duca di Clarence III p. 406-411.

(503) Esterhazy-Cresceri, il 29 di luglio D, parlando di Napoli esprimono la supposizione «che vi sia arrivato quel corpo di altri moscoviti de’ quali si ha avuta la nuova che erano ormai giunti nel ferrarese, e a Messina la squadra russa che vi si sta a momenti aspettando.»

(504) Proclami p. 182-184. Rodio si chiama «nobile patrizio della città di Catanzaro in Calabria Ultra, commissario in capo di guerra, tenente colonnello de’ reali eserciti di S. M. Siciliana e comandante in capo della divisione dello Stato romano che forma la vanguardia della grande armata cristiana.» Il real decreto di nomina era firmato «Fabrizio Cardinal Ruffo vicario generale — Lorenzo Sparziani segretario; «gli dava pieni poteri non solo su i suoi soldati ma anche sul paese ch’egli era per sottomettere all’autorità del governo regolare, e l’incaricava di preparare la strada «della grande armata che in breve marcerà sulla vostra traccia.» Nel proclama di Rodio è detto: «Vedete giungere fra voi i seguaci della Croce, di quel segno con cui si vincono le battaglie e al cui apparire i nemici di Dio, del trono, degli uomini fuggono intimoriti e disiarsi… Di questo segno alla parte destra del cappello per gli uomini e nel petto per le donne, ponendo a sinistra la coccarda rossa napoletana, dovrete tutti munirvi all’apparire del trionfale stendardo che portano i miei soldati.»

(505) In uno scritto dal Laviathan, Port Mahon 9 di agosto, a lady Hamilton il Duckworth canzonava il capo del Nelson e suo: «Sad to tell, our valuable friend, that great man, lord St. Vincent, had the enemies’ fleet dose under his nose for four days before they got through the Gut, and I understand the whole time from daybreak to dark he stood viewing them, as fixed as a statue, the picture of woe. A lesson — ah, a volume for arrogant man!» Pettigrew, 1 p. 285.

(506) Nelson a Keilh 19 di luglio Dispatches, III p. 414 ann.

(507) Ivi p. 418. I vascelli erano: Powerful, Majestic, e Vanguard; la corvetta Swallow. V. Esterhazy-Cresceri 29 di luglio C: «Ricercatone dal comandante della flotta inglese il con. am. Nelson ultimamente distaccò dalla sua squadra… e gli mandò per rinforzo quattro vascelli di linea.»

(508) Il 19 di luglio scriveva il Nelson a Evan Nepean, segretario dell’ammiragliato: «I feel the importance of the decision I have taken, and know I subject myself to a trial of my conduct; but I am so confident of the uprightness of my intentions for His Majesty’s service and for that of His Sicilian Majesty, which I consider as the same, that with all respect, I submit myself to the judgement of my superiors.» Dispatchet, III p. 416. Il qual giudizio però precedé l’arrivo della lettera a Londra, poiché già il 20 Nepean gli comunicava: «Their Lordships by do means approve of the seamen being landed to form a part of an Army to be employed in operations at a distance from the coast where, if they should have the misfortune to be defeated, they might be prevented from returning to the Ships, and the squadron be thereby rendered so defective as to be no longer capable of performing the services required of it.» Segue la dichiarazione «that their Lordships do not, from any information now before them, see sufficient reason to justify your having disobeyed the ordres you had received from your Commanding Officer.» Ivi p. 409.

(509)Al Troubridge 17 di luglio (III p. 414): «There is a person who has been a notorious rebel, but now pretends to serve his king faithfully… the honour and loyalty which you possess never ought to be contaminated with in faro y and ribellion.»

(510) Il testo in C. Colletta, p. 67.

(511) Sacchinelli, p. 274276 con l’osservazione all’incidente citato: «Non saprei dire chi più odiasse i patriotti napoletani, se i francesi repubblicani o gli inglesi costituzionali.»

(512) Cimbalo — che a p. 96 dice che il cardinale aveva dal cielo la grazia «di vedere, nel giorno consacrato al segno adorabile di nostra redenzione, riportate dalle sue truppe crocesegnate le più gloriose vittorie» — conta in quel numero anco la presa di Cosenza; ma mancandoci tutte le date intorno alle geste del cavalier Mazza che comandava sotto il Ruffo e operò la marcia vittoriosa da Monteleone attraverso la Calabria citra sino al golfo di Taranto, abbiamo la scelta fra l’8, il 15, il 22 e il 29 di marzo.

(513) Il testo presso C. Colletta, p. 168; confr. Nelson Dispatches, IH p. 428 ann. Vi furono dopo la capitolazione molti battibecchi col Girardon che cercò di sofisticare sul senso dei patti convenuti, ma ebbe co’ suoi avversarj inglesi poco successo. V. Nelson al capitano Darby 3 di agosto: As to horses it is nonsense, as well might they say, we will carry a house. If the fellow is a scoundrel he must be thrashed.» Anche più aspramente lo stesso giorno al Louis: «The fellow ought to be kicked for his impudence. I was sorry that you had entered into any altercation with the scoundrel. There is no way of dealing with a frenchman but to knock him down. To be civil to them is only to be laughed at, when they are enemies.» III p. 431.

(514) 1° di agosto Dispatches, p. 427.

(515) Ivi p. 436. Nelson a Troubridge 5 di agosto..

(516) Già il 29 di luglio la legazione imperiale aveva annunziato a Vienna che Capua e Gaeta resistevano ancora, «per la qual cosa il re, che pensava di ritornarsene a Palermo tosto che fosse caduta almeno la prima, stava ancora aspettando.»

(517) Maria Carolina scrive il 7 di agosto al Ruffo intorno al re (Maresca, XXVIII p. 666): «Basta, le circostanze l’hanno obbligato a partire ed ha lasciato a quello che gli ha riacquistato il regno la cura cosi grande e difficile di governarlo, per farci ritornare l’ordine, la calma e la tranquillità.»

(518) Del 1° di agosto; Dispatches, III p. 428. Come si rileva dall’editto pubblicato il 24 di luglio dalla rada di Napoli e firmato da John Acton (stampato nella «Raccolta di Notizie» di Palermo, N° 53, 9 di agosto), tutto l’ordinamento re Ferdinando lo fece «seguendo l’esempio dell’Augustissimo suo Genitore, allora quando si portò alla guerra di Velletri nel 1744…» il quale esempio «con vero utile del reale e del pubblico servizio fu eseguito in quella grave ed importante occasione.» Del resto l’Acton non poteva lasciar passare questa opportunità senza dare sottomano una bottata al Ruffo, esaltando la capitolazione di S. Elmo in confronto delle altre: «una delle più onorevoli capitolazioni che l’istoria delle passate e delle attuali guerre può mai offrire.»

(519) Dispatches, III p. 427 segg., del 1° di agosto.

(520) Sacchinelli, p. 281 segg.

(521) Miss Williams, l’append. N. 6.

(522) Palumbo, LXXVII p. 212, riporta solo la lettera del 30 di luglio a lady Emma, a cui era allegata quella per l’ammiraglio. Confr. la lettera del 3 di agosto Pettigrew, I p. 273.

(523) Raccolta di Notizie, Palermo, N. 53 del 9 di agosto: Postosi il re con la sua Augusta Sposa in un biroccio a due cavalli, dietro cui veniva il resto della reale famiglia, scese per la superba strada del Cassero, senz alcun accompagnamento di truppa, ma affidato ai suoi fedelissimi sudditi, i quali ad onta della gran calca facevano largo al passaggio e sempre l’accompagnavano in continui evviva.» Confr. la descrizione esaltala che fa Carolina nella sua lettera dell’8 di agosto al cardinale (Maresca, XXIX p. 667): «ebbi l’inesprimibile piacere di rivederlo in buona salute e re delle Due Sicilie… 200,000 anime senza distinzione di sesso o ceto hanno bordato il Molo fino alla Matrice e… al palazzo, tutti gridavano, piangevano, l’acclamavano. Neppure una domanda né ricerca; Palermo è nella ubriachezza e subordinazione, la nobiltà fa gara per distinguersi.»

(524) Esterhazy-Crescevi 10 di agosto B. D: «Sul proposito delle vittorie riportate dalle nostre armi parlando meco anche il cavaliere Hamilton convenne egli pure che uno de’ frutti n’è Tessersi dal re ricuperato il regno di Napoli.»

(525) Bronte è una città di Sicilia sulla Gabella, fiumiciattolo che lungo la pendice occidentale dell’Etna corre nella Giaretta. «Quel nome di Bronte era allusivo ai tre ministri di Vulcano, che secondo la favola s’interpretavano: uno Folgore, l’altro Tuono, ed il terzo Incudine infocata;» Sacchinelli, p. 282; confr. con Southey, p. 211: «He was fond of his Sicilian title; the signification perhaps pleased him; Duke of Thunder was what in Dahomy would be called a strong Dame; it was to a Sailor’s taste.»

(526) Pepe, I p. 70.

(527) Miss Williams, I p. 163167 racconta per filo e per segno come fa tolta a S. Gennaro la dignità di santo nazionale, perché non aveva cacciato i francesi dalla città, anzi più volte aveva fatto, per piacere a loro, correre liquefatto il suo sangue; e come le ricchezze a lui consacrate passarono al tesoro reale (T).

(528) Esterhazy-Cresceri 11 di luglio C: «Da questa (truppa del Cardinale) sembrava che tutto all’opposto si avesse da ripromettersi che, penetrata nella Città, vi avrebbe ricondotta la sicurezza e la quiete; ma, oltre al non essersi saputo renderla disciplinata, si sono poi scoperti non pochi, e fra questi parecchi Uffiziali, che per tutt altro fine vi si erano arrolati che per servire alla buona causa.»

(529) Palumbo, 18 di luglio p. 101. E LXXII del 19 p. 206: «Le cardinal ne me donne ancun signe de’ vie. Si ses intentions ne sont pas pieuses, je le remercie de’ sa délicatesse et de la justice qu’il me rend. J’avoue, j’attends encore pour me décider sur lui, mais suis très-méfiante.» LXXVI p. 210: «Je vois avec peine qu’on dégoûte l’honnête Scipione La Marra, homme très attaché, et il serait à désirer que le Roi eut des centaines de’ pareils officiers.»

(530) 15 di agosto Maresca, XLII p. 671.

(531) Maresca, LIV p. 682.

(532) O si dirà che Maria Teresa a Vienna prendesse di ciò cura?

(533)

(534)La bambina aveva dodici altri nomi: CAROLINA, Ferdinanda, Leopoldina, Luigia, Francesca di Paola, Maria, Gennarina, Gasparra, Melchiorra, Baldassarra, Sebastiana, Giovanna Batt., Epistemia,

(535) Nello?

(536) Proclama a(9) suoi Cari Fedeli ed Amati sudditi» dal campo di S. Germano, 22 novembre, in 4(Q), Due esemplari sono allegati alla lettera della regina del 27.

(537) La lettera fu dunque cominciata a scrivere il 7.

(538) Constamment? lestement?

(539) Mari le rimase nella penna.

(540) Il primo pensiero era certamente sujets, e doveva scrivere courageux.

(541) Non ê allegato alla luttera.

(542) Voleva forse dire pouvons.

(543) Mottos?

(544) Abbiam tralasciato questo luogo, relativo alle condizioni di salute della nuora.

(545) Cisterna,

(546) Ripetuto per distrazione.

(547) Qui finisce la prima e comincia la seconda pagina con alcuni righi scritti col sugo di limone, senza cifre nel mezzo,

(548) Forse manca gualche lettera.

(549) fourrés.

(550) Il compimento della frase e rimasto nella penna.

(551) Con altra penna,

(552) Con altra penna daccapo e scrivendo manifcstamente in gran commozione.

(553) Questa lettera non si trova più.

(554) Di nuovo con altra penna.

(555) Con altra penna e con segni di somma agitazione.

(556)rentrer?

(557) La princip’ssa ereditaria Clemcntina aggiunge alcune righe alV imperator Francesco, fratello maggiore dclV Arciduchessa.

(558) Condiszoni di salute della nuora.

(559) La precedente del 5 di gennajo, che fu mandata con questa del 21 da Palermo.

(560) se sont emparés.

(561) mourront.

(562) Condizioni di salute della nuora.

(563) La Visitasione di Maria, presso le Salesiane in Vienna, Rennweg.

(564) La regina era distratta o sbagliò la data, dovendo avéré prababilmente finito la lettera il 29,

(565) Nessuna di queste relazioni, dal N, 3 al N. 7 secondo la numerazione del Crescevi, si trova fra gli atti dell’archivio di famiglia, di corte e di stato.

(566) Michele il Pano v. a pag, 54.

(567) Cominciata circa il 9 di febbraio.

(568) Dev’essere uno sbaglio invcce di Teduccio.

(569) Maria Amalia Giuseppa Giovanna Caterina Tercsa, nata il 12 di ottobre 1870, mort a il 25 di dicembre 1798.

(570) Granduchesea Luisa di Toscana.

(571) Confr. il luogo nella lettera della regina in data del 13 air imperator Francesco: «Du Marquis de Gallo depuis le 6 janvier de’ Barletta nous n’avons plus aucune nouvelle, nous savons pourtant qu’il ¿tait le 21 à Brindisi; je veux me flatter qu’il aura passé à remplir sa commission, La vente que l’on fait par son ordre de’ ses effets en Sicile, me prouve qu’il n’a point intention de’ revenir et qu’il était mieux informé de’ nous et de’ ce qu’il nous disait du sort qui nous attendait. Son instituteur et ami particulier est un des Lireo teurs, son neveu qui a été à Vienne est un de’ ceux souscrits pour chasser le Vicaire générale de’ Naples et prendre les rênes du gouvernement. Ses amis intimes, sociétés, sont les meneurs de’ tout ceci et les maîtres des domestiques qui ont donné le sac et pillage de’ la manière la plus atroce au palais. Malgré tant de points mon cœur répugne à croire Gallo, que pendant 15 ans j’ai cru attaché, encore lui un traître. Sa conduite le prouvera. Sûr que lui a intrigué blousé la bonne harmonie par une personalité à lui contre Belmonte, mais ceci est bien loin d’être traître. La conduite des deux prouve le fait et manière de’ penser. Un a tout quitté, famille bien fiefs patrie, aimant sa famille, l’autre a recherché une commission qu’il a lestement remplie, vend ses effets qu’il a sauvés, et ne donne aucun signe de’ vie. Le publique ici le croit retourné pour figurer à Naples, je ne le puis croire et lui écris encore avec confiance. Mais s’il avait trahi, ce sera un poignard de’ plus pour mon malheureux cœur, et le Roi ne cesserait, et avec raison, de’ me reprocher ma confiance que lui n’a jamais eue. Je l’ai sauvé, et avec peine, deux ou trois fois d’être envové, ses papiers fouillés, et ce même Belmonte c’est jetà aux pieds du Roi pour l’exempter d’une pareille commission. Le Roi crovant toujours qu’il avait de’ criminelles relations, et voulant s’en assurer, avait ordonné qu’on surprenne ses papiers, j’espère qu’il se conduira bien et que j’aurai un ami de’ plus, alors je partagerai mon pain de’ larmes avec lui et avec plaisir, mais j’en souhaiterais la certitude,..

(572) La famiglia arciducale di Milano che teneva una specie di corte in Wiener-Neustadt.

(573) Il Mack si trovava allora prigione dei francesi, ma la regina non lo sapeva; lo credeva tornato in Austria, dove egli veramente non giunse se non due mesi più tardi.

(574)di gennajo, da Barletta dove il Gallo in quel giorno si trovava.

(575) italianismo, manifestamente cambiato col francese «réside».

(576) In connessione col «dans 4 jours» di sopra, questa lettera dev Msere stata scritta il 12.

(577) Arciduchessa Maria Amalia; v. pag. 405.

(578) cioè: salute.

(579) Decesari, di cui però la regina allora non conosceva il nome.

(580) Qui e in seguito la regina male informata confonde date e nomi.

(581) recte: l’authenticité.

(582) Il primo ripurgamento dopo il parto.

(583) Francesco, poi IV di Modena.

(584) Principe ereditario Ludovico, poi re.

(585) V. la mia «Maria Carolina».

(586) Senza dubbio una impiegata subalterna di corte.

(587) haute volée.

(588) La scrittrice, che cambiò in questo luogo penna e inchiostro, e però verisimilmente continuò a scrivere dopo una interruzione, incorse qui manifestamente in un errore di penna o di memoria.

(589) italianisme: difficultare, render difficile.

(590) Condizioni di saluto dell” arciduchessa.

(591) Arciduca Giuseppe Francesco Leopoldo nato il 9 di aprile 1799.

(592) corretto 21.

(593) Scritto per isbaglio invece di «Sa».

(594) Arciduchessa Ludovica Leopoldina CAROLINA, nata il 4 di dicembre 1795, + il 30 di giugno 1799.

(595) sont incroyables.

(596) Qualche cosa che la scrittrice volcva aggiungere le rimase manifestamente nella penna.

(597) Carolina Prendi, ungherese, mandata dall’imperatrice Maria Teresa a Napoli come istitutrice della seconda figlia di Carolina, si maritò ivi al celebre Gaetano Filangieri, a cui partorì un primo figlio il 10 di maggio 1784. Morto prematuramente il marito, ella attese all’educazione de’ suoi due figli.

(598) Vuol dire partito da Palermo, poiché non prima del dì 8 giunse a Napoli,

(599) Gallispana; la regina scrive secondo la pronunzia inglese (Spain).

FINE

fonte

https://www.eleaml.org/ne/stampa2s/1885-Fabrizio-Ruffo-Barone-von-HELFERT-2025.html#DOCUMENTI

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