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“FABRIZIO RUFFO RIVOLUZIONE E CONTRORIVOLUZIONE DI NAPOLI” scritto da Barone Von HELFERT-LE NOTE

Posted by on Apr 5, 2025

“FABRIZIO RUFFO RIVOLUZIONE E CONTRORIVOLUZIONE DI NAPOLI” scritto da Barone Von HELFERT-LE NOTE

NOTE

(1)L’editore italiano, essendo riuscito a procurarsi un ritratto indubbiamente autentico del Cardinal Ruffo, ha stimato opportuno di rilevare da questo l’immagine che trovasi in testa al volume.

(Nota del trad.)

(2) Nelson, Dispatches and Lettera III p. 170: «La plus belle armée d’Europe.» Il Nelson era stato, secondo ch’egli scriveva il 13 di novembre 1798 al conte Spencer, chiamato a San Germano dalle Loro Maestà «to concert with General Mack and General Acton the commencement of the war.» Circa i trattati e gli avvenimenti che condussero alla campagna romana dei napoletani, vedasi la compiuta e luminosa esposizione in Rastadter Congross, II p. III — 150.

(3) Molto rettamente dice il Coppi, Annali l’p. 93, dell’esercito del Mack: «Perciocché essendo per la maggior parte composto di truppe che non avevano mai guerreggiato, si provarono subito difficoltà grandi nelle comunicazioni, nel trasporto delle munizioni, ed anche maggiori nell’osservanza degli ordini e nelle azioni con l’inimico.» Circa gli stranieri nell’esercito stesso v. Rodino, Racconti Arch. Stor. per le Prov. nap. 1881, fase. 2, p. 281.

(4) Si confronti domini, Hist. crit. et mil., Parigi 18191824, XI, 41, con Franchetti, Storia d’Italia dopo il 1789 p. 362. Circa il tempo della marcia che il Mack fissò pel 24 v. Hüffer, op. cit. II p. 151 annot. Lo scritto dello Championnet al Mack del 5 Glaciale (25 di novembre) e la risposta del Mack v. in Colletta, Proclami e sanzioni della Repubblica napoletana, Napoli, Stamperia dell’Iride 1863, p. 130.

(5) Sui particolari dell’occupazione di Terracina v. Rodino p. 279-81.

(6) Storia segreta del trattato di pace di Rast., l’2, par. App. p. 1215: «Bien loin de vouloir ressusciter la guerre contre aucune puissance, il n’y a que le désir.. de’ rendre à la religion l’hommage qui lui est dû, qui ait pu nous porter à cette entreprise… Nous exhortons… les généraux et commandants de’ toute armée étrangère d’évacuer surlechamp avec leur troupes tout le territoire romain, sans prendre aucune part ultérieure aux destinées de’ cet état dont le sort à raison du voisinage et pour les motifs les plus légitimes intéresse spécialement notre puissance royale.»

(7) Nel maggio o giù di H la regina raccomandava al cardinale Fabrizio Ruffo (Maresca, Carteggio della regina M. C. col card. F. R. ecc.. Archivio Napol. 1880, XX p. 559) un «Salvatore Morrone romano… ajutante del povero Valentino fucilato.» Il Valentino fu nominato dal re generale della milizia cittadina e cavaliere costantiniano; v. Rodino, p. 285 «segg.

(8) Rodinò, p. 28284, e le ann. di B. Maresca, p. 260 segg.

(9) Il Coppi, V p. 90, erra dunque dicendo: «mentre ancora era in Roma. Dall’altra parte anco il Colletta, III 37, ha torto affermando che i! proclama ha la data di Roma ma in realtà fu scritto più tardi a Caserta; poiché Ferdinando non vi andò prima del 13, e la regina scriveva già l’11 a Vienna: «On a ordonné la levée en masse dans les province» d’Abruzzo» ecc.

(10) Secondo una voce il re sarebbe fuggito con gli abiti del duca di Ascoli; Andrea Cacciatore, Esame della Storia di P. Colletta, Napoli 1850, I p. 15, lo nega risolutamente. Né s’intende che bisogno ci fosse di travestimento, dacché tutta la strada fra Roma e Caserta era libera dai francesi.

(11) Il Coppi, V p. 91, chiama Walterre (Walter?) il comandante di Sant’Angelo, e a p. 96 Walville il commissario francese, i quali nomi mi sembrano tutti e due scorrettamente scritti.

(12) Non conosco il testo della capitolazione. Sembra che in questa fosse compresa la guarnigione napoletana di Civitavecchia, che il 15 di dicembre s’imbarcò per Napoli. Su tal breve sventurata campagna v. maggiori particolari presso Vivenot, Rastadter Congress. LXXIXCXVI; sulla prigionia del Mack in Francia e sul suo riscatto v. Potselt, Annali 1800, I p. 137150. II Mack sul cattivo successo della sua impresa osserva: che per chiunque consideri la fedeltà e bravura degli ufficiali come l’anima d’un esercito la spiegazione «sta nella certezza pur troppo confermata, che gli ufficiali per un sesto eran traditori, per quattro sesti vili, e per un sesto solamente uomini d onore. I traditori al primo vedere il nemico gridavano: fuggi, fuggi, siamo traditi!; i vili scappavano, e i pochi onesti erano infelici vittime degli uni e degli altri. Confr. le relazioni mandate dal conte Esterhàzv a Vienna a dì 818 di dicembre; il cinico ragguaglio già menzionato del Rodino sul combattimento presso Civita Castellana; e il racconto del D’Avala, Vite, p. 244, secondo il quale, nella ritirata dopo la battaglia di Popoli, Leopoldo de’ Renzis, uno dei patriotti e colonnello del II reggimento Cacciatori, esclamava: «Ora è cessato il dovere di soldato e ricomincia quello di cittadino.»

(13) Art. IV: «Une flotte de’ vaisseaux de’ guerre qui aura une supériorité décidée sur celle de’ l’ennemi pour pourvoir par ce moyen à la sureté des États de’ S. M. Sicilienne.» Martens, Recueil, VIII p. 309.

(14) Pubblica proposta del direttor generale di polizia Guidobaldi sottoscritta da Carlo Manieri segretario di polizia… Già il dì 8 scriveva rEsUrhàzv a Vienna: «Con tutti questi avvenimenti di guerra si trovano qui ancora rinviato francese e il ministro cisalpino con Tarme repubblicana appiccata alle case loro.»

(15) Nelson 11 di dicembre a Spencer, Disp. Ili p. 195: «None from this house have seen her these three days, but her letters to lady Hamilton paint the anguish of her soul.»

(16) Húffer, II p. 241 seg.

(17) Memorie storiche sulla vita del Cardinal Fabrizio Ruffo scritte dall’ab. Domenico Sacchinelli, Napoli, Carlo Cataneo 1836, p. 68 seg. «Fu veramente un tiro della Provvidenza che quella spiaggia restasse aperta per la grande impresa del Cardinal F. R., della quale vado a esporre tutti i fatti e circostanze. Quaeque ipse miserrima vidi..»

(18) P. Colletta, III p. 37, cerca di spiegare in che maniera gli stessi napoletani, che poco prima si eran fatti sul campo di battaglia mettere in fuga, adesso in armi contro lo stesso nemico si sollevavano.

(19) La regina all’imperatrice il 13 di dicembre: «Mack se tue, meurt de peine, il est un héros, mais ne commande que des traîtres et des lâches, avez, si il survit, toujours considération pour ce héros, car le malheureux a sacrifié pour nous ce qui est le plus précieux, l’honneur et réputation.»

(20) Esterhàzy il 18 di dicembre: «S. M. la regina, nel caso che il nemico e’ approssimi con forze preponderanti alla città di residenza, si ritirerà probabilmente in Sicilia; ma S. M. il re cercherà con la sua presenza di confortare l’esercito o col buon esempio rianimarlo.» La qual cosa potrà essere stato desiderio e quindi opinione manifestata dalle leali persone che circondavano Ferdinando; ma da lui non era da sperare un simil partito, né senza dubbio avrebbe voluto saperne la regina, che tanto aveva tremato per la vita del marito mentr’egli era in Roma.

(21) Palumbo, Carteggio di Maria Carolina (Napoli, Nicola Jovene, 1877) LXII p. 188, LXIII p. 188 seg. «Pardonnez notre importunité pour les caisses, mais c’est notre nécessaire pour nous habiller, moi et mes enfants, dimanche qu’il faut voir du monde.» Ivi LXXVI p. 211: «Custode… a enlevé tous les papiers, archives dans la maison méme de’ Makan, et sans le coquin de’ Medici nous aurions d’alors sous les trahisons et coupé le fil aux horreurs, mais il en avertit le secrétaire» etc. V. anche Nelson, Dispatches III p. 210 seg. Lady Hamilton… every night received the jewels of the Royal Family etc. etc., to the amount, I am confident, of full two millions five hundred thousand pounds sterlings.» Lo stesso St. Vincent il 28 di dicembre, p. 212 seg.: «…and here it is my duty to tell your Lordship the obligations which the whole Royal Family as well as myself are under on this trying occasion to her Ladyship… Lady Hamilton provided her own beds, linen etc. and became thell slave, for except one man, no person belonging to Royalty assisted the Royal Family.» Confr. A. Reumont, Maria Carolina e i suoi tempi, Firenze M. Cellini e C. 1878, p. 50 seg.

(22) La regina Carolina a Lady Hamilton dal 17 al 21 di dicembre; si cor. fr. Palombo p. 3133 (traduz. italiana), LX p. 186 e LXII p. 188 nel testo originale, con Pettigrew, Memoirs of the life of Nelson etc. London Leone 1819, I p. 174177 (traduz. inglese). Il 21 la regina scriveva: «Je suis dans l’étourdissement et désespoir, comme ceci change entièrement notre état, vie et situation, ce qui formait mes idées et celles de’ ma famille pour la vie, je ne sais où j’ai la tête.» Poi senza data: «Comptez que rien rien ne fera vaciller nos principes et que, si ce pays est poltron, nous serons honnête et vrai toujours.»

(23) Vedi la corrispondenza dell’Acton col Nelson intorno agli apparecchi della fuga presso Pettigrew I p. 181183, dove al di 21 di dicembre fra le altre cose è detto: «Count Thurn shall attend at the Victoire past seven;» per Victoire s’intendeva tutto il lungomare della Vittoria presso Chiaja e il palazzo reale. — Debbo con sommo rincrescimento confessare che non m’è riuscito raccogliere più particolari ragguagli sul detto conte assai noto e famoso nella storia della marina napoletana tra la fine del passato e i principj del presente secolo; senza dubbio ei prendeva origine dal ramo svizzero di quella famiglia di conti dell’Impero.

(24) Nel d’Ayala, Vite degl’Italiani ecc. Torino, Roma, Firenze, frat. Bocca 1883. p. 131, si legge che il Caracciolo «nacque all’alba del 18 di gennaio 1752»; recte 1732, perché nel 1799 si parla di lui come d un vecchio di settant’anni.

(25) Clarke e M’Arthur, Vita del Nelson, Londra 1809, I. Il Nelson, allora capitano, sul principio non ¡sperava troppo dall’ajuto delle forze aapoletane. Noi ci aspettiamo» egli scriveva il 19 di gennajo 1795 al duca di Clarence, che alcune delle navi di linea e fregate napoletane si uniscano a noi; non mi posso figurare che noi siamo per cavarne grande utilità; they ars not seamen and cannot keep the sea beyond a passage, p. 198. Il 3 di marzo salpò da Tolone il Martin con la fiotta francese, e il 7 gli riuscì di prendere, nel golfo di S. Fiorenzo presso la costa nord ovest della Corsica, una nave di linea inglese a vela, il Berwick 74; il 13 e il 14 tra Savona e Capo Mele le due armate s’azzuffarono, e il Nelson col suo Agamennone sostenne solo una gloriosa battaglia contro il «Ca ira» e una fregata francese, che dopo aver sofferto gravi perdite dovettero ritirarsi alle isole Hyères. Il Tancredi si trovava già allora fra le navi dell’Hotham. Il Nelson rammenta questa nave di linea napoletana il 12 di marzo quando essa già era in linea di battaglia: The Tancredi a Nèapolitain 74, e il 14: The Tancredi lay on the Britannia’ s lee quarter, ivi p. 201, 204. Poi il 24 di aprile (p. 208) dice che un altro Neapolitain 74 si è unito all’armata e, secondo le idee patriottiche ed altiere del Nelson, fu accolto e salutato dall’armata inglese con giubilo ed entusiasmo sconvenienti: «The junction of a single Neapolitan Ship of the Line has this morning been to the English Fleet absolutely matter for exultation; so much neglected and forgotten are we at home,» cosi egli scrive lo stesso giorno a William Suckling Esq. Nelson, Dispatches II, p. 33. Il 4 di maggio e’ prende atto (Clarke e M’Arthur 1 p. 209) che il re di Napoli ha mandato ancora una nave da guerra da 74 cannoni. Del Tancredi non fa menzione più oltre, e le osservazioni che fa sulle forze napoletane unite alle sue non son tali che queste debbano menarne vanto. Così il 15 di dicembre (p. 231) quando poteva adeguatamente giudicare cosuoi proprj occhi: «La piccola squadra napoletana è giunta or ora, ma la stagione è quasi troppo inoltrata da poter giovare con la sua opera. Del resto se si voglion mostrare, troverò da impiegarli, ma dubito della loro inclinazione.» Nell’autunno del 1795 il Nelson aveva la squadra napoletana sotto il suo comando immediato, e il 1° di ottobre egli scrive al comandante di quella (p. 235): Lo zelo che gli ufficiali del re di Napoli hanno sempre mostrato mi fa sperare che essi troveranno presto una occasione ecc.»; ma già il 1° di dicembre (p. 236) sentiamo il lamento: «Io vorrei che le galee napoletane fossero a VadoBay, ma esse stanno ‘sempre presso il Molo di Savona.» A capo della marina napoletana’ stava allora il capitano Forteguerri, sul quale il Nelson nell’aprile 1796 (p. 278) osservava con sarcasmo: «egli s’immagina d’esser pari a qualunque ufficiale in Europa, — fancies hinnelf equal to any Officer in Europe.» —

(26) Crescevi, 25 di dicembre E; confr. con G. M. Arrighi, Rivoluzioni d’Italia, Napoli 1813, III p. 176.

(27) Confr. lo scritto a Lady Hamilton presso Palumbo, LXI p. 187, nell’originale, e presso Pettigrey I p. 176 e seg., nella traduzione inglese; presso entrambi senza data, ma da doversi certamente riferire agli ultimi giorni o alle ultime ore della dimora in Napoli: «des tumultes populaires, les gens tués sont un indice sur qu’il n’y a plus de… (that subordination is at an end» Pett.) Cela va augmenter chaque jour» etc. K poi: «Les Émigrés tués, des paroles très séditieuses du peuple, enfin tout annonce (il Pai. legge erroneamente assome) une affreuse catastrophe…».

(28) Palumbo, Carteggio, p. 34, parla di biglietti litografati: «in litografia vedevasi;» ma l’invenzione del Senefelder fu fatta nell’anno 1799 e solo un par d’anni dopo praticamente applicata.

(29) Palumbo LXI p. 187: «Vanni le malheureux s’est tué d’un coup de’ pistolet ce matin, combien je me le reproche!» La lettera non ha data, ma secondo ogni verosimiglianza è del 21, poiché vi è impresso lo stesso terrore che apparisce nella lettera dello stesso giorno all’imperator Francesco. Il luogo più notevole che indica il 21 dice: «Le concert avec notre libération se fait, j’y compte et m’abandonnant à lui avec 10 innocentes personnes de’ la famille» etc. V. anche più su p. 257. Allo storico P. Colletta, VI 8, è accaduta la disgrazia di scambiare la seconda fuga della real famiglia in Sicilia con la prima, e di far morire il Vanni il 14 di febbrajo 1806 invece che il 21 di dicembre 1798. E questa per me una ragione di più per tener ferma l’osservazione fatta nella mia opera «Maria Carolina» Vienna Braumuller 1873 p. 219 (dove in quanto alla data io stavo col Colletta non conoscendo disgraziatamente il Pettigrew e non essendo stato ancora pubblicato il lavoro del Palumbo), cioè che la lettera attribuita in tal congiuntura all’infelice Vanni debba essere un ornamento retorico del Tacito Livio napoletano. Il Cuoco per il primo menzionò la pretesa lettera osservando che gli altri inquisitori di stato non fecero se non riderne, e «ne rise la stessa Carolina». V. anche Arrighi, III p. 107. Sarebbe anche da ricordare che, secondo il d’Agata, Vite p. 302, nel 1834 morì un certo de’ Maria dopo aver confessato ch’egli stesso aveva ucciso il Vanni e inventata la lettera…. La regina era costretta a usare discrezione nell’accogliere le persone del suo seguito, oltre che dalla quantità delle domande, anche dal motivo che molte altre persone, segnatamente del ceto commerciale, dovettero essere ricevute, il che ebbe per effetto una funesta confusione sulle navi; v. la descrizione del capitano W. H. Smith presso il Pettigrew, I p. 177 e seg.

(30) Palumbo, p. 187 con una «Note des personnes à embarquer»: Vincenzo Morra, Emanuele de’ Dominicis, Fra. Baldassarre, Gioacchino Diaz, Abbé Labdam, e altri più o meno appartenenti alla corte. Una lista apparentemente compiuta è riportata dallo stesso p. 3740, ma essa va confrontata con quella del Pettigrew I p. 183185, e in parecchi luoghi completata e corretta. Così manca, per esempio, presso il Palumbo niente meno che il principe ereditario con la principessa e il figlio; al seguito delle principesse è notato un abate Labalam, che lo stesso scrittore a p. 187 scrive correttamente Labdam, e il Pettigrew a p. 184 Labdan; e simili.

(31) La vita precedente delle due principesse fu in quei tempi e dagli storici posteriori in modi assai diversi giudicata. Dalle calunnie di avere nella loro gioventù vissuto col fratello delfino e col padre e avutone figli e via discorrendo, le difende risoluto il conte Mercy d’Argenteau; Arneth et Geffroy Marie Antoniette II. 178, 186. Ma lo stesso Geffroy, ivi I. p. XV, le rappresenta sotto l’aspetto meno vantaggioso, dicendo che non erano punto amate alla corte di Luigi XV; che la maggiore, Adelaide, non voleva bene a suo padre; che s’ erano ambedue mostrate false coltro la giovane e innocente delfina; che avean cercato di soverchiarla nel dominio e nell’influenza; che, non essendo in questo riuscite poiché la giovine principessa, da sua madre e dal Mercv appoggiata, avea scosso l’indegno giogo, le due pettegole beghine s’erano con dissimulata malignità e con segreti intrighi rivolte contro Antonietta ecc. Per contrario il Z)urozoir nella Biog. univ. (Michaud) Nouv. ed. XLIII p. 186 espone la cosa nel modo seguente: Maria Antonietta avea da principio mostrato molta tenerezza verso le zie, che le aveano anche calorosamente corrisposto; il che per altro eccitò la gelosia e diffidenza dell’Abate Vermond, i cui sforzi furono da allora in poi intesi ad allontanar da loro la delfina… Molto favorevolmente parla di esse Imbert de Saint’Amand: Les femmes de’ la Cour de’ Louis XV (Paris E. Dentu 1876. p. 317 segg.: Marie Leszinska et ses fllles) e: Les dernières années de Louis XV (ivi p. 87: La Dauphiné et la famille royale), ma lascia tuttavia intendere che non ostante i loro costumi esemplari non fossero esenti da parecchie debolezze.

(32) Dispatches, III p. 208, 212: «Le navi da guerra napoletane si tengano in disparte della flottiglia portoghese-britannica; quelle provviste di alberi di ricambio faccian vela per la Sicilia; le altre, a) in caso che i francesi entrino in Napoli, b) in caso che il popolo si ribelli al legittimo governo, siano arse; dopo di che il Niza venga a Palermo, lasciando solo una nave o due in crociera innanzi al golfo, perché navi inglesi non vi entrino.»

(33) Nelson al generale Stuart 7 di gennajo, Dispatches III p. 227: «Poor Mack carne on board the Vanguard on the 23. My heart bled for him, he is worn to a shadow.»

(34) Altri parla di venti contrarj che impedirono alla squadra di salpare. Secondo il Crescevi, 25 di dicembre D, sola cagione del ritardo fu la chiamata del Mack, il quale per altro, come rileviamo dalla corrispondenza del Nelson, si recò sulla Vanguardia nelle ore antimeridiane del 23, mentre la partenza non avvenne prima della sera. A ogni modo il luogo presso il Cresceri è degno di nota: «Li suddetti bastimenti si trattennero in rada tutto il sabato (22) e la domenica sino all’imbrunire… Non si sapeva capire donde procedesse un tale ritardo; ma poi si venne in chiaro che Sua Maestà, prima di far alzare le ancore, desiderava di abboccarsi col generale Mack, il quale domenica a tale effetto si portò a Napoli dal suo quartiere generale che ora sta a Capua, per dove fece ritorno appena terminata la sua conferenza. Dopo di questo il re non avendo cambiato di proposito, il pubblico giudicò che il generale gli abbia messo in dubbio se gli riuscirà di potere rintuzzare i francesi…»

(35) P. Collctta, 111 37, come al solito, senza riferir la data.

(36) Cuoco, Saggio storico I p. 129 (io cito, quando non avverto altrimenti, la prima edizione di Milano del 1801); P. Colletta III 41.

(37) Crescevi, 25 di dicembre E: «Per le molte pattuglie che di giorno e di notte vanno alla ronda, e per altre sagge provvidenze del capitan generale Pignatelli, non è di poi seguito alcun altro eccesso sino al dì d’oggi; ma per questo i buoni non stanno tranquilli e trovano tuttavia assai pericoloso e tristissimo il soggiorno presentaneo di questa desolata città.»

(38) V. la mia «Maria Carolina» p. 62…. «Il ¿tait aussi imbecille de corpi que d’esprit» diceva la duchessa di Torella nata Saliceti a Alfredo Reaumont, quando entrambi dimoravano nel 184849 presso la corte pontificia a Gaeta.

(39) Memoria degli avvenimenti popolari seguiti in Napoli in gennajo 1799, stampata il 4(Q) giorno della Repubblica Napoletana, l’anno 7° della libertà, il che vuol dire a dì 27 di gennajo 1799, del quale scritto non conosco se non i copiosi estratti presso Sacchinelli.

(40) Crescevi a Vienna I(o) gennajo 1799 B: «Fra le altre cose giorni sono si gettarono a mare una grande quantità di polvere e delle palle da cannone, s’incendiarono le barche cannoniere, e si mandarono a picco degli altri bastimenti…» È noto che si è finora creduto, e se n’è fatto grave argomento di accusa contro la regina, che quella distruzione accadesse per ordine di lei, anzi che ella, alla vista delle fiamme che salivano al cielo e delle navi che sprofondavano nel mare, singolarmente si dilettasse. Secondo il Cuoco I. p. 132 il commodoro conte Thurn, secondo altri l’ufficiale di marina Sterlick avrebbe recato in atto l’ordine di Carolina.

(41) Crescevi C: «Si calmerebbero tutti i timori se si convenisse d’un armistizio che ieri l’altro si determinò di ricercare coll’occasione di una conferenza che si tenne dal Vicario Pignatelli col generale Mack, portatosi qua espressamente da Capua.»

(42) Jomini XI p. 68. Il giorno del fatto presso Popoli non è notato; ma dev’essere accaduto verso i 20 di dicembre, perché il Lemoine partì da Popoli per Sulmona il 24 (Petromasi, storia della spedizione del Card. Ruffo. p. 92 segg.) ed ivi aspettò cinque giorni il Duhesme. Il general francese caduto id battaglia si chiamava Point.

(43) Colletta, III 38: «Erano napoletani gli artiglieri del fortino, e napoletano il loro capo, giovane che trattava in quella guerra le prime armi, alzato dal generale Mack da tenente a capitano, in premio più del successo che del valore.» Era lo storico stesso che raccoglieva i suoi primi allori militari; v. Franchetti, p. 351.

(44) Jomini, XI p. 66. Diversamente racconta il Coppi, VI p. 29, l’effetto che in favore dei napoletani avrebbe prodotto la cavalleria, se avesse assalito di fianco i francesi.

(45) Arrighi, IH p. 173, dove fra le altre cose si legge: «I contadini del territorio di Gaeta infierirono contro gli aderenti al nemico, e mandarono a morte quel vescovo e quel governatore sospettati come tali.» Vedi al contrario Maresca p. 556, dove la regina circa i patriotti che s’agitavano nelle Calabrie scrive «dicendo avere presso di sé il vescovo di Gaeta che tradì in quella piazza.» 11 vescovo dunque campò dal furor popolare.

(46) Secondo l’Arrighi, III p. 187, la stessa sorte era destinata alle navi reali che si trovavano a Castellammare; il comandante di quel cantiere Frane, de Simone aveva avuto i relativi ordini, ma gli fu impedito di eseguirli dall’energico intervento di alcuni patriottici cittadini… P. Colletta, III 41, indica il conte di Thurn come autore di quell’opera di distruzione, la quale per verità, come vediamo dalla corrispondenza del Nelson, fu condotta dall’ammiraglio portoghese Niza e dal capitano inglese Campbell, che, non avendo nessuna fiducia nelle attitudini del Pignatelli e del Mack, temerono che la flotta potesse esser lasciata cadere nelle mani de’ francesi.

(47) Mar. lcnst Recueil, VII 335.

(48) Memoria ecc., Sacchinelli, p. 55.

(49) Arrighi, III 199201. Fra i comandanti dei quattro castelli erano tre Caracciolo: Niccola di Roccaromana«fratello di Lucio, a S. Elmo, Fabio di Forino al Carmine, Gio. Batt. di Vietri al Nuovo, Luigi Muscettola della casa principesca dei Luperano al castello dell’Uovo.

(50) Pepe, Memorie (Paris, Baudry 1847) I p. 23; v. anche la mia «Maria Carolina» p. 22.

(51) La regina a Lady Hamilton presso Pettigrew, I p. 202; dove son da correggere soltanto i nomi proprj Igurlo e Giardella, e dev’esserci errore di data, perché il 19 di gennajo si poteva difficilmente sapere a Palermo quello eh era in Napoli avvenuto il 17. Palumbo, p. 59, più giustamente nota la data generale «gennajo 1799.»

(52) Colletta, III 39: «Quelle furono veramente le prime congiure, colpevoli quando miri al disegno di rovinare il governo, necessarie quando pensi che solamente tra quelle rovine vedevano vita e libertà, nascosti nel giorno, profughi dalle case nella notte, menavano vita incerta e miserabile..

(53) «Il fatto era che il principe Rospigliosi da Firenze aveva prevenuto il Filomarino, suo parente, di averlo per urbanità raccomandato a Championnet;» Coppi, VII p. 37.

(54) Jomint, XI p. 78.

(55) V. il conto dei membri presso Arrighi III p. 205; fra essi Giuseppe Albanese, Domenico Bisceglia; secondo altri, anco Domenico Cirillo.

(56) P. Colletta, III 43, secondo la cui narrazione si potrebbe credere che l’arrivo dei nobili napoletani al campo dello Championnet (dove l’autore mette in bocca del Moli terno un discorso a uso Tito Livio) fosse accaduto innanzi il 15, la uccisione dei fratelli Filomarino nel giorno 15 e l’entrata del Moliterno in iscena la notte del dì medesimo. È anco più strano che il Colletta rechi la battaglia di Capua, alla quale prese pure parte in persona, ai giorni che la corte era presente, e quindi prima del 23 di dicembre; poiché quella successe dopo la fuga della corte, il 3 di gennajo. Ma anco presso gli altri scrittori le date di questi fatti sono mal certe; la fine dei fratelli Filomarino è messa al 18, al 19, al 20. Io tengo, per le cose principali, dall’accuratissimo Franchetti, p. 334. Quanto ai terribili anacronismi di B. N. (Bernardo Nardini) Memoircs, v. la mia Maria Carolina, p. 23. È sommamente da deplorare del resto che i dispacci a Vienna del Cresceri dal 15 ai 19 di gennajo non si trovino, siano probabilmente perduti; mancano quelli dal N. 3 al 7. Il Crescer! è ne’ suoi ragguagli diffuso, i suoi periodi spesso sterminati non sono certamente di Cicerone; ma l’esposizione è esatta e meritevole di fede e, specialmente per chiarire le disposizioni degli animi giorno per giorno, preziosissima.

(57) Memoria ecc. presso Sacchinelli p. 6062; confr. con Arrighi III p. 263. Secondo altri, i certosini di S. Martino dovettero dare i loro paramenti di chiesa, per formare con pezzi di essi la bandiera tricolore…. Fra i patriotti che seppero introdursi nel castello si trovava, secondo il D’Ayala, Vite p. 289, la esaltata poetessa Eleonora Fonseca Pimentel vestita da uomo.

(58) P. Colletta, III p. 45, reca l’attacco dello Championnet al 20; il 21 fa avanzare il Duhesme al largo delle Pigne e incendiare il palazzo Solimena; pel 22 non sa poi raccontar nulla di positivo — così passò il giorno 21 e con poca guerra il seguente» — e nel [III 46, va diritto al 23.

(59) Jomini, XI p. 80 segg.

(60) Memoria presso il Sacchinelli, p. 73: «È certo che senza di esse i francesi non entravano né così presto né tanto felicemente, e noi saremmo stati massacrati dalla plebe se i francesi tardavano un sol giorno o retrocedevano.» Intorno alla zuffa del 22 mandò il Cresceri ragguagli a Vienna, Dispacci del 26, B. Sul palazzo della legazione caddero palle la sera del 22.

(61) Proclami e sanzioni della Repubblica napoletana. Edizione fatta per cura di Carlo Colletta. Napoli 1813; p. 1 segg.

(62) Goethe, Filippo Hackert, XX (edizione del 1840) p. 220: «Mai forse da uomini onesti non è stato desiderato un nemico, quanto in questo momento i francesi.»

(63) Goethe, op. cit. p. 219.

(64) «In sì deplorabili circostanze ritrovandosi questo misero Paese, furono riguardati come Angeli discesi dal Cielo li Francesi delle suddette due prime colonne» — intende quella che il 22 occupò il largo delle Pigne, e l’altra che era stata accampata fuori Porta Capuana — «li quali, mentre il Popolaccio, essendo precorsa una voce che gli era lecito di farlo, stava inteso a dare il sacco al Palazzo Reale, entrarono in Napoli la mattina del dì 23, giornata del mese che, secondo il linguaggio de’ nostri padri, potrebbe dirsi climaterica per questo Regno, ai 23 di novembre essendosi mosso l’Esercito del Re dall’accampamento di S. Germano, e ai 23 di dicembre avendo egli fatto vela per Palermo.» Cresce ri 20 gennajo E.

(65) Ved. questi proclami che aveano insieme, secondo il vecchio stile, la data del 23 di gennajo, e secondo il nuovo quella del «4 piovoso Anno VII della Repubblica francese» in Colletta, Proclami p. 24, e poi 135 segg. — Per lo scritto al cardinale arcivescovo ved. (Trama) Cenno storico sul cardinale Capece-Zurlo, Napoli 1860 p. 38 segg.

(66) Pqk, Memorie I, p. 27.

(67) Colletta, Proclami, p. 136: «11 cittadino Moliterno, generale in capo dell’armata napoletana, ai militari dell’esercito del tiranno,» 30 di gennajo; p. 22 Decreto del Comitato di Polizia generale» del governo provvisorio alla «Camera de’ Conti nazionali,»i cui membri erano al tempo stesso invitati «a non vestire, né far vestire da Ministri, Avvocati e Procuratori gli abiti alla spagnuola che già erano loro distintivo, ma a disporre che ciascuno vesta a suo modo senza cingere spada né altro simile ornato;» lo stesso dì 2 di febbrajo alla «Corte nazionale» con l’ordine «ascrivere i lor Decreti, Ordini e Decisioni nella lingua italiana, togliere da essi tutte le formóle adottate dall’antico abusivo regime, adoptando all’opposto le formolo repubblicane, cioè: LIBERTÀ EGUAGLIANZA.»

(68) Pepe, I, p. 2831. Di fronte a questi fatti non intendo come il Cuoco, J, p. 140, potesse scrivere sopra il suo § XV: «Perché Napoli dopo la fuga del re non si organizzò a repubblica?.

(69) C. Colletta, Proclami p. 48: la furia vomitata dal Settentrione, la quale accendendo le torce del fanatismo, organizzando un’armata di spie» ecc.; «quella novella Aletto;» — le orgie della novella Messalina.» Nell’Art. Il della legge sono riferiti i nomi dei 25 eletti. Una serie di successivi decreti del 29 e 30 di gennajo determinò la composizione dei comitati, la giurisdizione e l’ordinamento interno di essi; p. 14, 18, 21. Un’ordinanza del 30 (p. 21) dispose che tutti gli ufficiali pubblici rimanessero al loro posto, eccetto quelli che erano nominativamente designati… In una lettera dell’8 di febbrajo a Fabrizio Ruffo la regina qualifica alcune fra le principali figure della nuova scena repubblicana, Mario Pagano, il «padre Caputo,» l’avvocato Fasulo, Flavio Pirelli e Mattia Zarillo nel seguente modo notevole: Ognuno di questi meriterebbe un commentario. Il primo è l’uomo pernicioso, Caputo e Fasulo sono Cassano e Medici mascherati in altri nomi; Flavio Pirelli è per animare mostrando sentimenti di riconoscenza, e Zarillo è un ridicolo maldicente degno di Bonelli di Roma; questa è la mia sciocca opinione.»

(70) Ivi p. 8 col nome di tutti e venti; primo presidente fu Vincenzo Bruno.

(71) «(La municipalità provvisoria) prenderà cura e vendetta di tutte le produzioni sediziose, incendiario e pregiudiciali allo spirito e alla morale repubblicana, o infamanti e calunniose contro gli onesti cittadini.» C. Colletta, p. 51.

(72) Il piovoso (31 di gennajo) e 21 piovoso (10 di febbrajo), firmato Laubert-Jullien e «approvato dal Generale in capo» C. Colletta p. 12, segg. P, Colletta IV, 5, racconta che una deputazione cittadina andò dallo Championnet per lamentarsi di così dura gravezza, e che l’Abbamonti e Gabriele Manthoné, già capitano d’artiglieria, ebbero in tal congiuntura l’ufficio di oratori; il primo fu interrotto dal generale con la dura esclamazione di Brenno: Vae victis; il secondo prese allora la parola dando del tu allo Championnet: Tu. cittadino generale, hai presto scordato che non siamo, tu vincitore, noi vinti» ecc. Naturalmente il discorso, se pure fu profferito in realtà come lo storico lo riferisce, non ebbe nessun effetto. Quanto, del resto, l’imposizione riuscisse grave a ciascun cittadino, si scorge da ciò, che per esempio a Filippo Hackert toccò pagare per lui solo non meno di 1200 ducali napoletani; Goethe p. 221 segg.

(73) Goethe, p. 220-225. In un luogo è detto di Giorgio e Filippo Hackert: E così furono i due fratelli accusati presso la corte d essere giacobini, mentre in Napoli li volevano imprigionare come realisti. Nello stesso caso si trovavano allora tutte le persone ragionevoli e moderate.»

(74) Il decreto del Faypoult, in data del 3, ma non completo; e quello dello Championnet, in data del 6 di febbrajo 1799, v. presso C. Colletta, p. 24-29.

(75) Editti del Municipio provvisorio, in data del 29 di gennajo, del Comitato di finanza del governo provvisorio (presidente Ippolito Porciani) in data del 6 di febbrajo; Proclami e Sanzioni p. 17, 48. Anche il debito dello Stato fu posto dal governo provvisorio sotto la protezione universale della nazione, e il Comitato di finanza ebbe incarico di far proposte per diminuirlo. Confr. Cuoco, II, p. 183 segg.

(76) C. Colletta, Proclami, p. 26, 57-59.

(77) Proclami p. 49.

(78) Ivi p. 58, in data del 31 di gennajo.

(79) Ivi p. 5961, con l’indicazione dei nomi di tutto il personale delle quattro compagnie; p. 64 segg. decreto del 12 di febbrajo, in 20 articoli, per l’ordinamento di esse.

(80) Proclami, p. 63 senza data: «L’amor della gloria è ingenito alle anime generose. Coloro che muojono per la patria vivono eternamente, come gli eroi che perirono alle Termopili. Accorrete dunque solleciti coraggiosamente a formare questo corpo che sarà permanente. Avremo insieme il piacere di sostenere la Repubblica napoletana, che la gran Nazione, dopo averla liberata, ha giurato proteggere.»

(81) Ivi p. 27, del 5 di febbrajo.

(82) Legge concernente la divisione del Territorio continentale della Repubblica Napoletana, p. 3246.

(83) Confr. il giudizio dell’«Antiquario renano» 1, 2. p. 184; i fatti dello Championnet in Napoli, ivi p. 190197, sono stati presi da P. Colletta, per lo più con le stesse parole.

(84) A tal classe di sfatatori apparteneva appunto il Cuoco che scrive, II, p. 70: «Si vollero inalzare delle persone da nulla; si vide municipe di Napoli Pagliuchella e capo di brigata Michele il Pazzo:così Caligola fece console il suo cavallo; si rese vile la carica, ed il popolo, invece di applaudire alla popolarità del governo, rise della sua insulsaggine.» Confr. all’incontro la qualificazione del d’Avelia nelle Vite degl’italiani: ecc. del d’Ayala p. 41-44.

(85) P. Colletta, IV 6, riferisce parecchi altri di tali discorsi.

(86) Proclami del Dufresse in data del 27 di gennajo p. Il segg., 1° di febbrajo p. 50, 2 p. 59; dello Championnet in data del 6 p. 61 segg., un duro decreto in XVI articoli. Poi in data del 7 p. 63 anche di lui: «Il 6»1 dato che turberà la vostra quiete sarà punito di morte;» ma anche il napoletano che offendesse un soldato francese sarà «archibugiato subito.» Del Dufresse senza data p. 63 segg. «Regolamento pel buon ordine dei teatri:» gli ufficiali doveano condursi a modo, non dar noja al pubblico, né disturbare lo spettacolo con eccessivi segni di applauso o disapprovazione.

(87) Maria Carolina a Maria Teresa 22 di febbrajo; confr. Palumbo LXVIII, p. 192: «Les français à Naples sont à peine 6,000, que chaque nuit le peuple en tue en les laissant entrer chez les femmes et là les massacrant, que de’ cette façon ils en ont déjà tué plus de’ 450 français, que la mer ensuite rejette.» Basterà dall’ultimo numero togliere lo zero?

(88) Proclami 31 di gennajo p. 48 segg. (del municipio: Bruno presidente, Moltedo segretario) e 5 di febbrajo p. 52, 7 p. 30 (governo provvisorio: Laubert presidente, Jullien segretario generale. Approvato dal Generale in capo Championnet,) 9 e 10 di febbrajo p. 63 segg. (Il comitato di polizia della municipalità..

(89) Cuoco li p. 155: Il popolo si vide attraversato ne suoi piaceri che credeva, e che erano innocenti; cadde nella malinconia, stato sempre pericoloso in qualunque popolo e precursore della disperazione, e non si ebbero — (ediz. del 1806 non vi furono») — più que’ luoghi dove tra ¡’allegrezza e il vino il più delle volte si scoprono le congiure..

(90) Cap. W. H. Smith presso Pettigrew, I p. 178 note: In answer to her Lady ship’s exclamation of surprise he calmly told her he was resolved not to die with the guggle-guggle-guggle of the saltwater in his throat. and therefore he was prepared, as soon as he felt the ship sinking, to shoot himself.» Ivi dello stesso Nelson si dice che egli «who in such weather was himself extremely liable to squeamishness, was desperately perplexed.»

(91) Nelson al St. Vincent 28 di dicembre; Dispatches III p. 212.

(92) La nave del Caracciolo aveva sofferto meno di tutte, ed entrò in porto come se nulla fosse. Del che bisogna di certo rallegrarsi con lui; ma quando P. Colletta, III 40, vede in tal fatto un merito particolare del contrammiraglio napoletano e un segno di superiorità della marina napoletana di fronte al Nelson e alla marina inglese, vien voglia di ridere.

(93) I bagagli della famiglia reale, i tesori salvati e poi messi in custodia al castello, furono portati a terranei giorni seguenti; Acton al Nelson 28, 29 di dicembre presso Pettigrew, I p. 186. Confr. Crescevi al 1 di gennajo A: «si è avuta la notizia qualmente le Maestà Loro la mattina del dì 27 arrivarono a Palermo dopo d’avere sofferta una delle più fiere burrasche, e col cordoglio d’aver perduto l’Infante Don Alberto che di convulsione morì per viaggio».

(94) Nelson a Spencer 2 di gennajo: «The great Queen very ill, I fear for her.» Maria Carolina a Maria Teresa il 2: «Mon âme et ma santà est très affectée.» Il 28 scrive il Nelson al Wyndham (Dispatches, III p. 211): «The great Queen is far from well.»

(95) Palumbo, p. 193 N. LXIX.

(96) Simili espressioni si ripetono spessissimo nelle sue lettere all’imperatrice, e anco a Lady Hamilton; v. Palumbo, LXV p. 190.

(97) Nelson il 28 di gennajo al Cap. Louis (III p. 242): «The air of Palermo is very bad in my opinion;» il 31 al viceammiraglio Ooodall'(p. 246): «Palermo is detestable, and we are all unwell.» È curioso che egli, rassomigliando anche in ciò alla regina, avea pensieri di morte: «My only wish is to sink with honour into the grave… I am ready to quit this world of trouble, and envy none but those of the estate six feet by two;» III p. 272 verso la fine di febbrajo ad Alesa. Davison. Si direbbe che l’aria di Palermo aveva efficacia contagiosa.

(98)V. il mio «Esame di testimoni» p. 312 segg.

(99) Nelson a Spencer 7 di gennajo (III p. 224): «The king, God bless him, is a philosopher; but the great Queen feels sensibly all which has happened.» A questo omaggio, a questo entusiasmo per la infelice e costante regina partecipava il conte di St. Vincent: «I dare not give utterance,» scriveva egli già innanzi la catastrofe del dicembre a Lady Hamilton, to what I feel for her as one of the first and most lovely of her sex.» E ringraziava la signora per i servigi prestati alla regina durante la traversata: God bless you, my dear Madam, and enable you to persevere in the comfort and support of the great and amiable Queen;» Gibilterra 7 di dicembre 1798, 17 di gennajo 1799, presso Pettigrew, I p. 172, 187.

(100) Martens, Recueil 1801, VII p. 303307; Arrighi, III p. 249 a 257 (nella traduzione italiana); il primo ha la data del 29 di novembre, l’altro quella del 1829 di dicembre, la quale ultima è corretta, n. Buffer, Congresso di Rastadt, II p. 239 f. L’articolo VI diceva che queste forze ausiliario dipenderebbero dal loro proprio generale, ma nell’essere adoperate starebbero sotto l’immediato comando del comandante supremo siciliano; «bien entendu que ces opérations seront d’abord réglées et déterminées dans un conseil de’ guerre et en présence du Général Commandant les troupes russes auxiliaires.» Lo Czar si obbligava a non richiamarle senza un preavviso di due mesi dal campo di battaglia italiano.

continua

fonte

https://www.eleaml.org/ne/stampa2s/1885-Fabrizio-Ruffo-Barone-von-HELFERT-2025.html#DOCUMENTI

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