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“FABRIZIO RUFFO RIVOLUZIONE E CONTRORIVOLUZIONE DI NAPOLI” scritto da del Barone von HELFERT

Posted by on Feb 12, 2025

“FABRIZIO RUFFO RIVOLUZIONE E CONTRORIVOLUZIONE DI NAPOLI” scritto da del Barone von HELFERT

Questo di Helfert è un ottimo testo per chi voglia approfondire la conoscenza del Cardinale Fabrizio Ruffo (1) . L’autore, Joseph Alexander Helfert – anche se alla voce omonima della Treccani viene descritto come “Attivissimo ricercatore di documenti, se ne valse per illustrare la politica austriaca del sec. XIX con intenti apologetici. ” – dedica al Ruffo una opera meritoria che va conosciuta. Corredata di un imponente apparato costituito da ben 599 note, l’opera si propone di mostrare sotto una nuova luce non solo Ruffo ma anche altri personaggi:

“Il general di banditi Ruffo, la vendicativa e crudele regina Carolina, Lady Emma Hamilton assetata di sangue. e dall’altra parte il martirio del nobile Caracciolo, io non sono, per non menzionare che questi punti principali, inclinato ad ammettere tali cose, e credo di averne le mie buone ragioni.

Anche per un altro rispetto debbo confessarmi contrario alle opinioni ricevute; poiché quanto più mi son venuto facendo familiare questa parte della storia napoletana, tanto più ferma è diventata in me la convinzione della poca fede che merita P. Colletta nel riferire gli avvenimenti e i fenomeni di quel tempo. Nel corso della mia narrazione mi accade assai frequentemente di dover notare e dimostrare tal cosa.

Un grave inconveniente per uno scrittore. straniero è che, non solo presso il Colletta e gli altri storici italiani, ma anche in molti documenti ufficiali, come per esempio nei manuali della Corte e dello Stato di quel tempo, s’incontrano le persone appartenenti all’esercito o alla nobiltà menzionate quasi sempre col nome di famiglia, senza altre indicazioni, senza neppure il nome di battesimo; il che sarebbe necessario conoscere, quando avviene, per esempio, che facciano nello stesso tempo parlar di sé molti Pignatelli, molti Tschudy o Micheroux.”

Certamente nessun comune delle Provincie Napolitane seguirà l’invito di Nicola Zitara ad erigere una statua del del Cardinale nella piazza principale ma confidiamo che almeno chi si occupa di storia vada oltre ile dannazioni della memoria a cui sono stati sottoposti personaggi della nostra storia nati a sud del Tronto.

Buona lettura e tornate a trovarci

Zenone di Elea – 7 gennaio 2025

(1) “Come il Diavolo è stato fatto colpevole di tutte le immoralità dell’uomo, immagine contaminata di Dio, così il Cardinale Ruffo è stato proclamato a sintesi antonomastica dell’immoralità meridionale, che l’Italia (fortemente) unita estrae dalla storia onde qualificarsi come divinità positiva. Se però dalla retorica si passa ai fatti ci si rende conto che questo nostro diabolico antenato meriterebbe una statua nella piazza centrale di tutti i nostri paesi.” Cfr. Nicola Zitara, Il moto di Santa Fé e il Cardinale Ruffo, 2007, Rivista elettronica FORA…

PREFAZIONE

Anno Klopp nel proemio al settimo volume della sua opera «Caduta della casa Stuart» fa un’ottima osservazione. «L’affermare» egli dice, «che la storia abbia già da lungo tempo messo in sodo la tale o la tal altra cosa, è objezione che non regge. Che s’intende per la parola storia? Non vi è per essa un tribunale objettivo; vi sono solamente intorno ai fatti accaduti opinioni di uomini soggetti ad errare. Accade però spesso che una opinione, assodata in forma plausibile da un individuo, accettata poi senza novella prova da altri, e con l’andar del tempo da tutti ripetuta, dia luogo alla credenza che abbia sentenziato la storia là dove un solo ha in origine manifestato il suo avviso. Il quale può essere vero o erroneo, può essere erroneo con intenzione o senza; ma in ogni caso è ufficio di chi voglia formarsi una sua propria opinione l’esaminare s’è o non è fondata l’opinione in voga. E parimente egli ha il diritto di richiedere che i risultati de’ suoi studj non sieno giudicati alla stregua di una opinione tradizionale, comunque potentemente da molti sostenuta, ma sibbene secondo le testimonianze e le prove ch’egli adduce in favore del suo assunto».

Questo passo, di cui da gran tempo ho preso nota, par fatto apposta per figurare in capo alla prefazione di questo mio «Fabrizio Ruffo». Poiché anch’io ho da fare con una quantità di cose, sulle quali ha già da lunga pezza formato il suo giudizio la storia, mentre io mi prendo la libertà di aver su di esse una diversa opinione. Il general di banditi Ruffo, la vendicativa e crudele regina Carolina, Lady Emma Hamilton assetata di sangue. e dall’altra parte il martirio del nobile Caracciolo, io non sono, per non menzionare che questi punti principali, inclinato ad ammettere tali cose, e credo di averne le mie buone ragioni.

Anche per un altro rispetto debbo confessarmi contrario alle opinioni ricevute; poiché quanto più mi son venuto facendo familiare questa parte della storia napoletana, tanto più ferma è diventata in me la convinzione della poca fede che merita P. Colletta nel riferire gli avvenimenti e i fenomeni di quel tempo. Nel corso della mia narrazione mi accade assai frequentemente di dover notare e dimostrare tal cosa.

Un grave inconveniente per uno scrittore. straniero è che, non solo presso il Colletta e gli altri storici italiani, ma anche in molti documenti ufficiali, come per esempio nei manuali della Corte e dello Stato di quel tempo, s’incontrano le persone appartenenti all’esercito o alla nobiltà menzionate quasi sempre col nome di famiglia, senza altre indicazioni, senza neppure il nome di battesimo; il che sarebbe necessario conoscere, quando avviene, per esempio, che facciano nello stesso tempo parlar di sé molti Pignatelli, molti Tschudy o Micheroux. Un’altra difficoltà occorre presso la nobiltà napoletana, come pressola inglese, ed è la varietà dei titoli nella stessa famiglia, in mezzo ai quali assai difficilmente un forestiero si raccapezza. Alcune preziose spiegazioni archeologiche mi hanno favorito il sig. Alfredo di Reaumont da Burgscheid presso Aquisgrana, e il marchese Maresca di Serracapriola da Napoli; quest’ultimo ebbe fra le altre cose la bontà di confermare la supposizione da me enunciata nella nota a pag. 187.

Mi corre per un’ altra parte anche in questa occasione, come in quella dei miei lavori precedenti dello stesso genere, debito di singolare riconoscenza verso i signori ufficiali dell’archivio imperiale di Vienna, e più di tutti verso il soprintendente di esso, cons. di Arneth. Né meno che a lui è dovuta la mia gratitudine al sig. bibliotecario Dr. Halm di Monaco, il quale ha non solamente messo a mia disposizione tutti i larghi sussidj che quella ricca biblioteca reale poteva offrirmi, ma dovendo io progredire a tempo avanzato assai lentamente nel mio lavoro, mi ha lasciato per anni fra le mani gli scritti senza farmi né avvertimenti né inviti a restituirli. Disgraziatamente anche in quella ricchissima collezione non si trovano parecchi materiali: «Cenno storico sul cardinale Zurlo di A. Trama; Cose di Lecce 1799; Petromasi ed altri;» e poiché le biblioteche italiane, come ne ho dovuto pur troppo far l’esperienza, serbano un contegno che da’ quello della real biblioteca di Monaco assai si allontana, così ho dovuto rinunziare a dare un’occhiata a siffatte opere.

Ora mi resta qualche cosa da dire circa il ritratto che ho messo in fronte al mio lavoro. Dopo molte ricerche mie e del sig. Guglielmo Ingenmev per commissionedell’editore, è riuscito di rintracciare due ritratti del mio Cardinal generale. L’uno, inciso dal Böttger di Dresda, rappresenta Fabrizio Ruffo nelle vesti di principe della Chiesa; l’altro, concepito e condotto un po’ rozzamente da mano ignota, nella divisa di generale dell’anno 1799, con un abito che può esser preso pel manto d’un cardinale. Per l’immagine che dovea servire a figurare innanzi al mio libro fu preferita una combinazione fra i due ritratti; e al primo furon tolte, sebbene corrispondenti a un’età alquanto più giovane, le fini e intelligenti fattezze, al secondo il vestiario (1).

fonte

https://www.eleaml.org/ne/stampa2s/1885-Fabrizio-Ruffo-Barone-von-HELFERT-2025.html

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