FASTI E MISFATTI DEL GAZZETTINO, FONDATO DA UN ANTICLERICALE, RISORGIMENTALISTA
La Redazione di Storia veneta, ha trovato questa interessante presentazione di un libro riguardante il nostro Gazzettino, che ne spiega “Fatti e misfatti”.
Il giornale sin dalla nascita, fu sempre prono al sistema italiano, bisogna sottolinearlo, per la vocazione del fondatore, Giampietro Talamini, anticlericale e risorgimentalista maestro elementare di Vodo, passato a sostenere la necessità della Grande guerra, poi la bontà del Ventennio, e infine l’egemonia Dc.
Certamente i temi dell’autonomia e indipendenza veneta gli sono sempre stati estranei. Tanto che Giampietro Talamini oltre che a essere fervente interventista e divenne amico di Mussolini, nonché suo corifeo.
‘Il Gazzettino e la società veneta” (Cierre, 351 pagine 18 euro) è l’ultima fatica di Sante Rossetto. Già capocronista alle redazioni di Treviso e Belluno del Gazzettino, ha lasciato il giornalismo attivo per dedicarsi alla storia. Il libro racconta le vicende del quotidiano dalla nascita, avvenuta nel 1887 con Gianpietro Talamini, maestro elementare di Vodo, passando per la Guerra di Libia, la Grande guerra, il Ventennio, l’egemonia Dc fino all’avvento degli industriali. A fine ‘800 in Italia il 50% della popolazione è analfabeta e solo 20 milioni di abitanti possono accedere ai giornali. Talamini allora rivoluziona i canoni elitari dell’informazione introducendo tre innovazioni. La prima è nei contenuti.
Il quotidiano di Talamini racconta i fatti riducendoli all’essenziale, con 30-40 notizie brevi in due fogli. La seconda riguarda il formato, che diventa una sorta di tabloid, anziché le ingombranti lenzuola com’erano i quotidiani dell’epoca. E la terza innovazione è il prezzo, contenuto a 2 centesimi contro i 5 degli altri giornali. In 4-5 anni la testata diventa il primo giornale di Venezia con 10 mila copie vendute, che salgono a 150 mila durante la Grande guerra. Il Gazzettino prima maniera strizza l’occhio alla sinistra democratica. Del resto Talamini è un laico, anticlericale e risorgimentalista.
Sotto la sua direzione diventa la voce dei veneti, con grande spazio alla cronaca nera e giudiziaria, arricchita da testimonianze particolareggiate e virgolettati in dialetto. ‘Sesso, sangue e soldi” sono le cose che interessano il lettore. E Talamini ne fornisce ampi campionari, come in un romanzo narrato per il popolo. Nel 1912 ha inizio la Guerra di Libia che coinvolge 100 mila soldati italiani, con costi che finiranno per dissanguare le casse dell’erario. Mentre le grandi testate come la Stampa, vicina agli interessi dei produttori di armi, tacciono, Talamini si schiera contro la guerra. Mentre nel 1915, alla vigilia della I Guerra mondiale, sta con gli interventisti, contro l’imperialismo germanico.
Egli stesso, a 70 anni suonati, chiede di arruolarsi come volontario. Salvo poi raccogliere un ‘grazie, ma preferiamo che lei rimanga a dirigere il giornale”. Amico personale di Mussolini, Talamini appoggia il Fascismo. Tant’è che la prima riunione dei Fasci di combattimento nel Veneto si tiene nella sede del Gazzettino. Un’amicizia che nel 1927 salverà Talamini dalla cordata degli industriali guidata dal conte Volpi. Sarà poi D’Annunzio a intervenire in favore di Ennio Talamini, figlio del fondatore. Finché i Volpi, i Cini e gli Agnelli riescono ad estromettere la famiglia Talamini.
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