Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

Per favore, non salvateci più

Posted by on Mar 26, 2016

Per favore, non salvateci più

a firma di Mino Errico preso da eleaml.org pubblico un bel articolo e ne approfitto per affermare che per non passare come nostalgici colonizzati cominciamo ad eliminare le parole create dai giacobini savoiardi di stampo lombrosiano come meridionali, sud, questione meridionale, ciociari ecc ecc e abituiamoci ad usare napolitani, nazione napolitana, grecalici, sanniti, osci, volsci, sud penisola italica, regnicoli, laborini, cilentani, lucani, ecc ecc perché la parola come ci insegnano i greci, i latini e il VANGELO è il primario mezzo di comunicazione. Leggerete di seguito, un articolo in allegato pdf, il termine coniato da quel genio  di Nicola Zitara,  ACCOMODATO ……..

 

Oggi, sull’onda della protesta di Saviano che, nella sua lettera aperta al premier Renzi pubblicata da Repubblica, ha scritto tra l’altro che “dal Sud stanno scappando perfino le mafie”, ci sarà una direzione PD sul problema meridionale.

Una lettera, quella di Saviano, che seguiva i soliti dati Svimez sul disastro meridionale, ed ha fatto un gran rumore mediatico.

Assisteremo entro stasera ad un ennesimo capolavoro dell’annuncite renziana, tra cifre mirabolanti e bacchettate, del tipo “rimboccatevi le maniche e datevi da fare”. Una linea del resto già anticipata in dichiarazioni fatte nella terra del sol levante qualche giorno fa.

Che ha un solo obiettivo, sollevare un polverone, mettere a tacere per un po’ i malumori e illudere con eteree promesse quelle centinaia di migliaia di meridionali che col loro voto stanno supportando il potere renziano.

A dimostrazione che l’unica cosa del sud che non olet siano i voti. Fin dai tempi del tessitore (Cavour, per chi ha scarsa dimestichezza con la storia).

Le cifre anticipate in questi giorni sono solo aria fritta, se lo stato italiano (tosco-padano per usare una terminologia zitariana) avesse voluto cambiare verso, lo avrebbe fatto accelerando l’ammodernamento della Salerno-Reggio Calabria e della rete ferroviaria a sud del Tronto.

Se a sud non decollano grandi progetti è perché lo stato italiano non trova le cifre per COFINANZIARLI, un verità elementare che in pochissimi sottolineano, compresi i numerosissimi giornalisti di origine meridionale. Tant’è, chiama papà chi ti dà da mangiare dice un vecchio detto siculo – e i padroni dei giornali son padani.

L’emblema di questa Italia è una attempata ed elegante signora col giornale Repubblica sotto il braccio, con la quale interloquii su un FrecciaRossa mentre andavo a Napoli, nel lontano 2008, dove si sarebbe svolta una delle tante riunioni che nell’ultimo decennio si sono consumate nel tentativo vano di dar vita ad una formazione politica unitaria nelle Provincie Napolitane.

Ovviamente quella riunione non produsse nulla di concreto. Quella signora, però, me la ricorderò sempre. Per lei era già molto che i FrecciaRossa fossero arrivati a Salerno! Di Bari non ne voleva manco sentir parlare. I soldi andavano spesi dove ne valeva la pena, al nord ovviamente.

Sono in tanti a pensarla cosi, magari qualcuno anche al sud.

***

Dopo aver scritto queste righe mi son venute in mente le uniche tre cose che servirebbero a noi meridionali, ma ho preferito schiacciare un pisolino, prima di buttarle giù.

Mi son svegliato che stava parlando Emiliano, sul sito dell’Ansa. Forse però mi son perso il meglio: la sua ultima parte è deludente e scontata, buonista. Ora tocca a Del Rio e mi viene in mente Franceschini e la vicenda della Palestra Grande, col danno mediatico che ne è conseguito per noi.

Non voglio sminuire ciò che egli dice ma la sua preoccupazione si racchiude in uno slogan: investire al sud fa bene al nord. Col suo intervento Del Rio praticamente mira a convincere quelle tante signore padane che girano col quotidiano Repubblica sotto il braccio, che bisogna spendere qualche soldo anche sotto la linea del Tronto.

Alla centrale pompieri è scattato l’allarme “a sud situazione critica-prepararsi a intervenire”. Stanno approntando un aiutino, uno dei tanti per impedire che le fiamme che covano sotto la cenere producano qualche Reggio Calabria – dove, lo dico ai più giovani, il 14 luglio 1970 scoppiò la rivolta urbana più dura e lunga della storia moderna e non solo in Italia.

Ed allora chiudo sperando che non ci aiutino più, che ci lascino far da soli. A noi servono solo tre cose, non un masterplan renziano, solo tre piccole cose:

• un costo del denaro come nelle altre regioni italiane;

• un controllo del territorio che ci faccia vivere tranquilli se domattina decidiamo di aprire una pizzeria o di avviare qualsiasi altra attività, che lo stato italiano impedisca che arrivi qualcuno magari già domani sera a chiederci il pizzo;

• un sistema mediatico che accenda i riflettori sulle cose che vanno e la smetta di trattarci come una unica grande colonia criminale, amplificando ogni accadimento negativo fino al parossismo.

Tutto qui, il resto verrà da sé. Solo allora smetterò di chiedermi come mai tanti meridionali son diventati bravi albergatori sulla riviera romagnola, quando avrebbero potuto farlo anche sulle coste bellissime dell’ex Regno delle due Sicilie.

hr-maestro-napoletano-italiano-2016

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