Ferdinando e Lucia
“Nascere duchessa, vivere principessa, morire regina“
In questa frase la sintesi di una vita.
Ne è protagonista Lucia Migliaccio figlia di Vincenzo, duca di Floridia e di Dorotea Borgia e Rau.
Il suo nome viene ricordato nello stemma di Floridia che reca in punta la sua arma, una pianta di miglio d’oro in campo azzurro.
Donna Lucia MIGLIACCIO, BORGIA, BONANNO e RAU nasce a Siracusa il 18 gennaio del 1770; era figlia di Don Vincenzo MIGLIACCIO e BONANNO dei principi di Baucina e duca di San Donato, e di Donna Dorotea BORGIA e RAU, dei marchesi del Casale. Il detto Don Vincenzo si era investito 8.vo duca (di Terra, Stato e Vassallaggio) di Floridia il 24 Dicembre 1751, come figlio primogenito ed erede universale di sua madre Donna Lucia BONANNO e SPADAFORA 7.ma duchessa di Floridia, discendente diretta di Don Lucio BONANNO e COLONNA dei baroni di Canicattì (Agrigento), 13.mo barone, maritali nomine, del feudo di Floridia, rifondatore insieme con la moglie Donna Flavia BONAIUTO e (de) PERNO, 13.ma baronessa di Floridia, e 1.mo duca di Floridia per real privilegio del 5 agosto 1628.10.ma Duchessa di Floridia per investitura del 6 novembre 1776, Donna Lucia MIGLIACCIO appena undicenne sposa a Palermo, nel 1781 Don Benedetto GRIFEO e del BOSCO (1755 +1812), 8.vo principe di Partanna, Duca di Ciminna e figlio del Principe di Partanna, di circa quindici anni più grande di lei.
Il matrimonio viene però consumato più tardi ed a diciassette anni diventa madre della primogenita Dorotea. Seguono, oltre a tre morti in tenera età, altri cinque figli, quattro maschi ed un’ altra femmina. Vincenzo, Giuseppe, Leopoldo, Luigi e Marianna sono i loro nomi. Malgrado le numerose gravidanze, stando ai cronisti dell’epoca ed al quadro di Camuccini mantiene inalterata la sua bellezza che ispira all’abate Meli la celebre “Occhiuzzi niuri”, ed alle male lingue l’attribuzione di una propensione al libertinaggio che non fu mai provata, al punto che non le si poterono mai attribuire amanti, tranne Ferdinando I di Borbone Re delle due Sicilie, che l’aveva conosciuta nel 1812, durante la sua permanenza a Palermo dal 1806 al 1814.
Nel 1812 muore il marito Benedetto, lasciandola, a 42 anni, vedova.
Poco dopo muore la regina Maria Carolina, l’8 settembre del 1814. Ottanta giorni dopo Lucia e Ferdinando si sposano malgrado la blanda opposizione del principe Francesco, che tentava di dissuadere Ferdinando alludendo ai pettegolezzi che giravano intorno a Lucia, e che fecero rispondere a Ferdinando: “Figlio mio, pensa a quanto me ne ha fatto tua madre” alludendo al comportamento di Maria Carolina. Fu un matrimonio felice e per quanto morganatico, cosa che non faceva della moglie del re una regina, come tale fu trattata dalla corte in virtù della sua signorilità, della sua discrezione, della sua gentilezza.
Alla morte del Re, avvenuta il 4 gennaio 1825, sopravvisse solo quattordici mesi, spegnendosi essa stessa il 26 aprile 1826. Fu sepolta nella Chiesa Reale di San Ferdinando, vicino al palazzo reale.
Vorrei ricordarla recitando i primi versi dell’abate Meli:
Occhiuzzi niuri ” Si taliati – Faciti cadiri casi e citati: – Jeu muru debuli Di petra e taju, – Cunsidiratulu Si allura caju”.
Antonio Nicoletta