“Fra’ Diavolo”, personaggio romanzesco
Ci sono nomi evocatori di sinistri ricordi.
A pronunciare le sillabe, si prova un senso di spavento e vi viene
un brivido d’orrore. Altri. al contrario, non risvegliano che piacevoli reminiscenze . “rà Diavolo” è di quelli. Pronunciate questo vocabolo armonioso e, subito,penserete all’opera comica di Scribe e canticchierete la musica di Auber.
“Fra Diavolo ou l’hotellerie de Terracine…”tale è il titolo della “pièce “rappresentata ,per la prima volta, all’Opéra-Comique di Parigi, il 28 gennaio di quel fecondo anno 1830. Un mese dopo, giorno dopo giorno, il 28 febbraio, Victor Hugo faceva rappresentare “Hernani”, che costituì, il segno precursore della rivoluzione di luglio.
Si era in piena battaglia romantica, in musica, come in letteratura. E il “Fra Diavolo” di Scribe ed Auber porta il marchio della sua epoca. Il romanticismo è la storia interpretata da un temperamento. Scribe si era fatta un’idea particolare del guerrigliero aurunco, che egli aveva scelto come un eroe e, con il suo “Fra Diavolo”, aveva creato il tipo classico del brigante di opera comica. Questi è un rapinatore coraggioso, spirituale e galante. In quel che concerne “Fra’ Diavolo”, Scribe aveva inteso parlare di un convoglio che trasportava le mogli di funzionari e di ufficiali francesi a servizio di Napoli, convoglio che era stato attaccato nel 1806, dalle parti di Terracina, e severamente taglieggiato da briganti. Il loro capo, un certo “Fra’ Diavolo”, avrebbe fatto discendere le donne dalle loro carrozze . le avrebbe riunite e, il più cortesemente del mondo, con arie lusinghiere, le avrebbe pregate di consegnare denaro e gioielli. Ecco la leggenda con tutto quello che essa ha di romanzesco e di seducente. Scribe gli aveva dato la notorietà.
Per scrivere la sua opera, egli si era documentato presso Victor Hugo, il cui padre aveva combattuto le bande del “brigante” in questione e passava per averle definitivamente batttute. Orbene, Hugo che aveva appena terminato “Hernani”e che preparava la sua “Notre Dame de Paris”, non lavorava precisamente con i metodi di un archivista-paleografo! Egli fece di “Frà Diavolo” l’avversario cavalleresco di suo padre, generale Sigisbert Hugo e, che volendo onorare il vincitore, esagerò le qualità del vinto, celebre in tutta l ’Europa più di un maresciallo napoleonico,da annoverare tra gli eroi nazionali, come Canaris o Abd-Kader ,personificando quel tipo che si riscontra in tutti i Paesi in preda allo straniero, il bandito legitimo in lotta con la conquista.
Scribe aveva dovuto certamente leggere, inoltre, le “Memorie” dello stesso generale Hugo, apparse nel 1825. Orbene, occorre confessare che la ve ra figura di “Frà Diavolo”non appartiene molto ai fatti riportati in questi ricordi. Il nostro fecondo autore di soggetti, con l’immaginazione di cui era dotato, non aveva avuto molto “bisogno d’andare alle fonti” , come si suole dire. Egli aveva fatto del suo eroe un ritratto fisico e morale, che sussiste in strofe conosciute:
Vedete su quella roccia
quel coraggioso dall’aria fiera e ardita;
il suo moschetto è a lui vicino:
è il suo fedele amico.
Guardate! Egli s’avvicina,
una piuma rossa al suo cappello,
e coperto del suo mantello,
del velluto più bello.
Quelli che avevano avuto personalmente a che fare con questo personaggio avevano di lui un’un’altra opinione e ne avevano conservata un’altra immagine.
Questa leggenda prese corpo quando il Pezza era scomparso. Il colonnello Castillon , che fu aiutante di campo del generale Vallongue, che comandava il genio all’assedio di Gaeta del 1806,scrivendo i suoi ricordi, lungo tempo dopo questi avvenimenti, parla di signore francesi che vanno a raggiungere i loro mariti,fermate da banditi nel tragitto da Roma a Napoli, rese poi libere. Si tratta, in questo racconto, di un vero assalto di gentilezza tra queste donne e “Fra’ Diavolo “ stesso, ma non c’è niente da prendere in considerazione da questa avventura in cui tutto è inverosimile.
E’ ugualmente fatta allusione, nelle “Mémoires” del generale Desvernois, a un altro attacco diretto contro le spose di ufficiali e di funzionari, che si dirigevano verso Napoli, nell’autunno dell’anno 1806 . Tuttavia, l’incidente non dovette dar luogo a ben galanti conversazioni, poiché la moglie del generale, che vi assiste, credette di perdervi la vita e. Ella, giunta a Napoli, vi cadde pericolosamente malata per lo spavento provato nella circostanza.
Il celebre partigiano, che di chiamava in realtà Michele Pezza, è una curiosa figura della seconda parte del Settecento. Essa fu attraente per la fedeltà che egli manifestò sempre nei riguardi dei suoi sovrani, poiché andò fino a morire per la loro causa. qualificato come masnadiere nei bollettini, impiccato senza pietà, lui che era, invece, un ardito e fedele montanaro devoto alla regina Maria Carolina, come, più tardi, vedremo le “guerrillas di Spagna sollevarsi al grido dell’indipendenza.
Michele Pezza subì la morte riservata ai rapinatori . Scribe e Dumas padre ne hanno fatto, ingiustamente, un bandito, la cui reputazione era considerevole e le cui imprese tenevano vive le conversazioni che si snocciolavano, a voce bassa ,alle veglie d’armi.Gli storici imparziali non possono vedere, in quest’uomo, che un coraggioso ufficiale, che,sfortunatamente, nel corso della sua ultima campagna di guerra, non meritava il supplizio che gli inflisse un tribunale straordinario.
Il generale Hugo, padre del divino poeta Victor-Marie, esagerò il suo ruolo nel mese di ottobre 1806. Dei distaccamenti che si trovavano sotto i suoi ordini hanno inseguito molto attivamente la banda del Pezza, assestandogli colpi ripetuti, che l’hanno poco a poco disgregato. Il generale lascia credere , nelle sue “Memorie”, che ha condotto lui stesso tutto questo inseguimento, mentre, al contrario, non si trovava sempre con il distaccamento che entrava in lotta con i miliziani di Michele Pezza. Ma, insomma, quest’ultimo era riuscito a sfuggire alla truppe di Hugo e, poiché fu catturato a Baronissi, il generale non fu per nulla in questo avvenimento.
Essendo Hugo andato a vedere “Frà’ Diavolo” nella sua prigione, gli avrebbe sentito dire: “Mi sarei salvato, senza il vigore e la perseveranza con cui egli (Hugo) mi ha inseguito”. In “Victor Hugo raconté par un témoin de sa vie”, edito a Bruxelles e Parigi, 1863, l’autore vi considera “Frà’ Diavolo” come un patriota, tomo I, pag. 27.
Tutto quello che concerne la cattura del guerrigliero è narrato con “abbondanza e compiacimento” da Louis Barthou, “Le général Hugo” pag. 58. Si parla della “reputazione gigantesca” che la cattura del colonnello borbonico fu fatta dal generale Hugo.IVedi l già citato Barthou, in “Le général Hugo”,1773-1828. “Lettres et documents inédits”, Parigi,1926, I vol..
Alfredo Saccoccio