Fra’ Tommaso da Bojano (OFM), già Vescovo d’Aquino, Papa dei Fraticelli

Vi sono sempre e comunque due storie, la vera e la falsa! La storia “falsa”, coincidente con quella proposta, trasmessa e diffusa dai “vincitori”, è stata già scritta.
La storia “vera”, coincidente con quella dei “vinti”, dei “perdenti”, dei “dimenticati” – come lo furono, ad es., “spirituali” e “fraticelli” – è tutta da ricercare e ancora da scrivere. Onore e merito, dunque, al Prof. Daniele Solvi che ha aggiunto un importante tassello alla “storia dei vinti”, con il suo contributo: Il papa dei fraticelli, “Franciscana”, XXII (2020), pp. 189-224Propongo nel seguito un estratto dell’articolo:La storia minoritica del tre-quattrocento è segnata dalla presenza attiva, geograficamente circoscritta, ma tutt’altro che marginale, di una frangia dissidente che le fonti ortodosse tendono a categorizzare col termine di «fraticelli» Al suo interno vengono fatti confluire, non sempre con una chiara distinzione, quei frati Minori che, o da posizioni rigoriste, come gli spirituali Ubertino da Casale e Angelo Clareno, o in quanto difensori istituzionali dell’identità e del primato dell’Ordine, come il ministro generale Michele da Cesena, si schierarono contro Giovanni XXII e le sue definizioni dottrinali in merito alla povertà di Cristo e degli apostoli. Tra gli elementi che sembrano conferire al movimento una certa unitarietà spicca la notizia dell’esistenza di un papa dei fraticelli, posto al vertice di una autonoma gerarchia episcopale. la più antica attestazione di una figura storica che riassuma in sé i due ruoli di generale e di vescovo proviene da Giovanni da Rupescissa, frate minore e “profeta” detenuto nelle carceri avignonesi. Scrivendo nel dicembre del 1352, egli riferisce che nell’estate dello stesso anno si era riunito presso Sora una sorta di capitolo generale di 5000 fraticelli, sostenitori della tesi che «prelatos ecclesie perdidisse ecclesiasticam potestatem». Durante questo evento uno di loro, portato a cavallo di un asino [il passaggio di Tommaso a dorso d’asino sembra tradurre in termini pauperistici il cavallo bianco montato dai vescovi e dal papa, rispettivamente, nel giorno dell’elezione e dell’incoronazione], era stato eletto « in pseudo papam vel in capud suum », succedendo così a un predecessore ugualmente francescano. Al di là delle evidenti risonanze evangeliche, il racconto trasmette un nucleo storico di cui non si ha motivo di dubitare. La testimonianza di Rupescissa [ …] configura per la prima volta il fraticellismo come una Chiesa. Per identificare il personaggio che avrebbe ricoperto l’incarico [di papa] sono di aiuto gli atti del processo celebrato a Napoli nel 1362 . Vi compare la distinzione fra tre gruppi di fraticelli. I primi sono quelli di frate Tommaso, già vescovo di Aquino, i quali ritengono che i prelati di obbedienza romana abbiano perso la potestà di legare e sciogliere; i testimoni li chiamano anche «fratres de paupere vita», che è la qualifica tecnica utilizzata nei documenti papali per i fraticelli di origine spirituale. Tra i suoi seguaci si registra anche Francesco Marchisio, già arcidiacono di Salerno, ora vescovo di Trivento, il quale afferma davanti a un aderente di alto rango, quale Luigi d’Angiò-Durazzo, che «nullus habebat auctoritatem in ecclesia Dei nisi ipse frater Thomas, qui erat verus episcopus, et omnes alii episcopi, qui erant de illa septa».Frate originario di Bojano, in Molise, il Tommaso che dà il nome al primo gruppo, era vescovo di Aquino dal 1349 al 1354, negli stessi anni del rassemblement che Giovanni da Rupescissa situa a Sora, cioè ad appena quaranta chilometri dalla sua sede episcopale. In una lettera del 1357 al giustiziere della contea della Marsica, Innocenzo VI lamenta che nella sua terra trovino ricetto i fraticelli «quorum ille perditionis filius Thomas olim Aquinas episcopus dicitur dux et caput». Dagli atti del processo risulta effettivamente che Tommaso gode di altissima autorità. I fraticelli Pietro de Aflicto e Raniero da Messina, e persino Luigi di Durazzo, si inginocchiano davanti a lui.[L’immagine rende omaggio, per così dire, ad un avversario! Fra’ Giacomo della Marca, attivo predicatore antiereticale, autore, ancora negli anni 1458-59, di un Dialogus contra fraticellos de opinione]
fonte
https://www.facebook.com/groups/578885688953708/permalink/1969208159921447/?sfnsn=scwspmo
segnalato da
Enrico Fratangelo