FURTI AL POLVERIFICIO BORBONICO DI SCAFATI (SA) di VINCENZO GIANNONE
A seguito di un’esplosione avvenuta nel polverificio di Torre Annunziata nel 1851, Ferdinando II di Borbone re delle Due Sicilie ordinò la costruzione di un nuovo polverificio a Scafati, lontano dall’abitato e più sicuro per la popolazione circostante. Racchiuso tra due corsi d’acqua, il fiume Sarno e il canale Bottaro, inaugurato il 15 dicembre 1854, il Polverificio confina con il comune di Pompei costituito nel 1928. L’articolo 1 della legge 621 del 29 marzo di quell’anno recitava: «Con le zone di territorio del comune di Scafati, appartenente alla provincia di Salerno, e dei comuni di Boscoreale, Gragnano e Torre Annunziata, appartenenti alla provincia di Napoli, comprese entro i limiti indicati nell’art. 2, è costituito il comune di «Pompei», il quale viene assegnato alla provincia di Napoli».
Dopo la chiusura definitiva dell’Istituto sperimentale per l’agricoltura e le ricerche alternative al tabacco, attiguo al Polverificio borbonico, le strutture di questo complesso edilizio lasciate incustodite subirono continui furti e atti vandalici.[1] Un lento e inesorabile deterioramento subì anche l’adiacente Polverificio borbonico. Queste belle strutture se non fossero state vergognosamente abbandonate dagli organi responsabili potevano diventare un centro universitario o un grande istituto scolastico. Questa è la realtà italiana!
Dopo un restauro condotto dalla Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici (BAP) di Salerno e Avellino, durato circa 30 anni e costato circa 4 milioni di euro, il Polverificio borbonico composto dalla parte amministrativa, dalla chiesetta di S. Barbara, dal laboratorio delle polveri e dal piazzale interno con una fontana d’epoca al centro fu “restituito” alla città di Scafati il 17 novembre 2010. L’inaugurazione avvenne (c’ero anch’io) presso la cappella S. Barbara, che si vede nell’immagine riportata al lato.[2]
Il sindaco pro tempore, il dottor Pasquale Aliberti, ottenne dalla Sovrintendenza di Salerno la gestione del complesso monumentale, escluso il parco e i giardini retrostanti, che nell’aprile del 2016 furono consegnati dal demanio al Ministero per i Beni culturali e il turismo ed entrarono a far parte del “Grande Progetto Pompei”. Aliberti aveva elaborato con la Sovrintendenza di Salerno e con il demanio di Napoli un progetto per la valorizzazione dell’ex opificio borbonico. Nell’accordo che stipulò con i suddetti organi, il polverificio sarebbe arrivato in proprietà al Comune di Scafati ed avrebbe rappresentato la porta d’ingresso alla città di Pompei. Nell’ambito del progetto “Grande Pompei” le case esistenti nel parco del polverificio e lungo il viale alberato sarebbero diventate strutture di attrazione per i reperti archeologici ritrovati nella città di Scafati e nei sobborghi di Pompei. Si sarebbe installata anche una piccola sala cinematografica per vedere in 3D i giorni dell’eruzione del’79 d.C. mentre l’ex Istituto sperimentale dei tabacchi (il CRA-CAT), costituito nel 2004, sarebbe diventato un albergo che la sovraintendenza di Pompei avrebbe gestito nell’ambito del progetto Grande Pompei attraverso i privati.
Dopo le numerose manifestazioni culturali programmate e attuate nei primi cinque anni del rinato Polverificio borbonico, vi è stato un lento e progressivo abbandono con alcuni tentativi di riqualificazione promossi dal Comune di Scafati. Intanto, nei primi di maggio 2022, il direttore del Parco archeologico di Pompei ha tentato di togliere al Comune di Scafati la gestione del complesso monumentale, e fra una diatriba e l’altra con il direttore del Parco Archeologico, il Polverificio è stato trascurato, nonostante gli infruttuosi tentativi messi in atto dal sindaco Salvati, oggi dimissionario, di risollevarne le sorti. Si può dire che al complesso storico è mancata la guida “spirituale”.
Non per voler screditare l’amministrazione comunale dimissionaria ma è evidente che non ha saputo gestire e dare al complesso monumentale un’impronta socio-culturale. Non ha capito che per salvaguardare e valorizzare il sito borbonico esso andava inserito nel progetto turistico e culturale “Grande Pompei” (vedi, per esempio, come l’antico setificio borbonico di San Leucio è visitato tutto l’anno da turisti e studenti) e che doveva concordare con la Sovraintendenza dei Beni archeologici di Pompei e il demanio di Salerno e Napoli l’utilizzo dell’ex opificio borbonico con il retrostante parco verde. Ha creduto di poter valorizzare la struttura, che di fatto non appartiene al Comune di Scafati ma che esso è tenuto a provvedere a tutte le spese di gestione e manutenzione ordinarie e straordinarie, affidandola a un comitato che, si deduce, non ha avuto forse le necessarie competenze per salvaguardar e gestire il sito.
I fatti. Nella notte del 13 settembre 2016, spregevoli ladri di ferro hanno asportato i cancelli posti all’ingresso della porta carrese (detta anche arco borbonico) adiacente al Polverificio, attraverso la quale entravano gli operai nella fabbrica.[3]
Il 25 settembre 2022, rimasti impuniti, i ladri sono penetrati all’interno del Polverificio lasciato incustodito e senza una videosorveglianza dell’intera area mancando l’energia elettrica. Indisturbati, hanno asportato i fili elettrici di rame, distrutto i quadri elettrici, strappate le grondaie pensando che fossero di rame e hanno asportato il mezzo busto in bronzo del re Ferdinando II posto su un tronco di colonna all’ingresso dello scalone, che dal piano terra conduce ai piani superiori, un tempo sede degli uffici dell’amministrazione del polverificio e dell’abitazione del direttore.
Il busto di Ferdinando II era stato inaugurato il 15 giugno 1996 con una pubblica manifestazione, voluta dal sindaco dottor Nicola Pesce, nel giardino antistante l’ingresso del Municipio alla presenza del giovane duca di Calabria Carlo Borbone discendente di Ferdinando II. Una lapide posta sul basamento della colonna recitava: «A Ferdinando II re delle Due Sicilie in apprezzamento postumo per i lavori di bonifica del Sarno e per la costruzione del Real Polverificio di Scafati, grandiose opere pubbliche ora documentate e di cui permangono testimonianze imponenti sul nostro territorio. La città di Scafati dedica nell’occasione della gradita visita di Carlo di Borbone duca di Calabria il 15 giugno 1996».
Ma… Ben presto il busto del re fu rubato. Ritrovato dopo qualche anno, fu posto nel 2010 all’interno del Polverificio.
Nella notte del 7 novembre 2022, “i soliti ignoti”, spavaldi e sicuri di restare impuniti, si sono introdotti nuovamente nell’edificio storico e hanno lasciato sulle pareti il segno del loro passaggio. Oltre a lasciare scritte sui muri, hanno divelto parte del pavimento, forse per rubare le tubazioni idriche sottostanti… risultate in pvc, o il pavimento stesso richiesto per un alloggio in ristrutturazione.
Il 7 dicembre dello scorso 2022, la commissione Cultura del Comune di Scafati in visita al Polverificio ha verificato lo stato d’abbandono e di degrado in cui versava il sito borbonico.
I danni perpetrati nel complesso storico per asportare rubinetti, tubi, grondaie, fili elettrici ecc. ecc. hanno gravemente danneggiato la struttura interna e esterna dell’edificio. Sorge spontanea la domanda: quanta attenzione pongono gli organi della pubblica sicurezza a sgominare questa banda di ladri, che senza timori imperversa nelle ore notturne in Scafati e nei paesi limitrofi?[4]
Quanti italiani e quanti napoletani in particolare conoscono il Polverificio borbonico di Scafati e lo stato di abbandono e distruzione in cui versa l’ex Istituto sperimentale dei tabacchi?[5] Occorre una legge più severa che reprima e punisca duramente i ladri che danneggiano i siti storici e i ricettatori della refurtiva, ma soprattutto occorre oggi al Comune di Scafati un finanziamento straordinario del Ministero della Cultura per ripristinare le parti danneggiate del Polverificio e installare celermente un nuovo sistema di videosorveglianza e registrazione a distanza per evitare che la struttura del Polverificio torni ad essere abbandonata all’oblio, al degrado e all’impunità dei ladri.
Vincenzo Giannone
[1] Nel 1895 fu fondato a Scafati dal Dott. Leonardo Angeloni il “Regio Istituto Sperimentale e di Tirocinio per la coltivazione del tabacco”. Nel 1946, l’Istituto sperimentale per le coltivazioni dei tabacchi “Leonardo Angeloni” fu soppresso. Le dotazioni di strumenti scientifici e di materiale didattico costituenti il patrimonio mobiliare tenuto in consegna dall’Istituto furono dati in uso all’Istituto scientifico sperimentale dei tabacchi. Un disegno di legge presentato dal senatore Vignola il 28 giugno 1972 prevedeva l’istituzione dell’Istituto sperimentale per il tabacco con sede in Scafati.
Per conoscere la storia dell’Istituto sperimentale per il tabacco e rendersi conto dello stato miserevole di abbandono in cui versa ancora oggi la struttura, vedi il sito web “Essere Altrove”
[2] La veduta aerea del Polverificio è tratta dal sito web “MiC Ministero della Cultura”:
[3] La foto al lato è tratta dal giornale quotidiano on line “Le Cronache” del 14 settembre 2015.
[4] Il 22 settembre 2022, sempre a Scafati, la stessa banda ha distrutto e asportato l’impianto elettrico del campo sportivo comunale “Giovanni Vitiello”.
[5] La foto al lato è tratta dal sito web “Derive suburbane”, maggio 2019.
Salve direttore Giannone, sono fiera del suo gesto magnanimo. Ammirevole il tanto entusiasmo che ha nei confronti dei cittadini ad acculturarli per il suo immenso sapere e conoscenze.