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Garibaldi? Voleva cacciare Cavour

Posted by on Giu 29, 2022

Garibaldi? Voleva cacciare Cavour

Nel Regno di Sardegna c’è un personaggio influente, massone, studioso e deputato, che si chiama Pier Cesare Boggio. Boggio è un personaggio atipico nel senso che paga di persona per le idee che professa: muore da eroe a Lissa nella battaglia navale che vede l’ammiraglio Persano in fuga davanti ad un nemico infinitamente più debole.

In quella occasione Boggio rifiuta la personale salvezza offertagli dall’ammiraglio e affonda con la sua nave. Boggio dunque, che nella vita si è occupato – come più tardi farà Arturo Carlo Jemolo – di rapporti fra chiesa e stato scrivendo un bel testo dal titolo La chiesa e lo stato in Piemonte, nel 1859 dà alle stampe un libro-verità sulla spedizione dei Mille. La motivazione è semplice: il narciso Garibaldi, incantato dalle lodi dei mazziniani, vuole fare di testa propria e minaccia di avanzare su Roma. Se così accade per l’Italia sabauda la partita è chiusa perché Napoleone III è costretto a voltare le spalle a Vittorio Emanuele e ad intervenire a fianco del papa.

Questo il contesto in cui Boggio scrive Cavour o Garibaldi? Nell’intento evidente di sottoporre il generale ad una pressione forte che si avvicina al ricatto, Boggio descrive per filo e per segno le prodezze della dittatura garibaldina. Il deputato ricorda che Garibaldi pretende, come condizione per stare ai patti e consegnare il meridione a Vittorio Emanuele, la cacciata di Cavour dal governo. Ma – si domanda – “Ha Garibaldi il diritto di porre condizioni? Liberò la Sicilia – sta bene -; ma di grazia, con quali armi?”. Il generale risponda: da chi ebbe “i cannoni e le munizioni da guerra? E le somme ingenti di denaro?”. Boggio insiste: “Perché, Generale, entraste in Napoli senza colpo ferire?”. Chi ha fatto in modo che “i capi delle truppe” disperdessero “le loro truppe”? Garibaldi vuol cacciare Cavour? Che spieghi prima che fine hanno fatto le “somme di pubblica ragione trovate in Palermo, e delle altre della stessa natura, ma anche più considerevoli trovate in Napoli! Volete un saggio di quel poco che moltissimo giunge insino a noi?”. Boggio a questo punto si dilunga sulla descrizione delle eroiche gesta compiute in nome della libertà: “La dittatura è fatta sinonimo di anarchia; – di qua e di là del Faro non sono più leggi, non è più amministrazione regolare, non tutela delle persone e delle proprietà, non tribunali, non ordine, nulla insomma di ciò che costituisce il vivere civile di uno Stato”; ai cittadini “è venuta meno la tutela delle leggi antiche, senzaché siasi introdotta la protezione delle leggi nuove; suppliscono alla lacuna il capriccio e l’arbitrio”.

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1 Comment

  1. Mi sembra leggendo l’articolo che ciascuno giri la frittata secondo i propri interessi…come se Cavour non fosse della stessa partita e Garibaldi sia intervenuto sua sponte partendo dalle Americhe… sono i giochi classici della massoneria i cui adepti sono sicuramente teste pensanti e provocando gli eventi in vista di una risultato finale cercano di riversare le colpe sugli altri.. e subdolamente li vedo sfregarsi le mani ad operazioni arrivate al termine… tattiche tipiche purtroppo di chi gioca, si fa per dire, in politica, ieri è oggi! caterina ossi

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