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Generale Enrico Cialdini (prima parte)

Posted by on Dic 28, 2022

Generale Enrico Cialdini (prima parte)

Loreto Giovannone esprime le sue considerazioni su un controverso protagonista risorgimentale

L’Unità italiana è circondata da oscura pervicace ignoranza, ancora oggi si persiste nell’esaltazione unitarista di assassini, comandanti militari, per la sanguinosa conquista del meridione a colpi di vendette e rappresaglie su una parte delle popolazioni civili.

Linvasione sabauda del sud: Dopo l’armistizio di Villafranca, conseguenza di una decisione unilaterale della Francia, si accelerarono i preparativi anglo-sabaudo dell’invasione dello Stato Pontificio e del Regno delle Due Sicilie, già decisa da tempo. Il generale Enrico Cialdini fu spostato a Brescia e vi rimase sino alla formazione dei corpi darmata, che avvenne nel 1860 dopo lannessione dellItalia Centrale al regno di Vittorio Emanuele. Allora il generale Cialdini andò colla sua divisione a Bologna, e assunse il comando del 4° corpo… In quei giorni il generale Garibaldi era sbarcato a Marsala… il governo [Cavour] di Vittorio Emanuele risolvevasi a dar mano allimpresa dellItalia meridionale (Enrico Cialdini generale d’armata, UTE, Torino, 1861).

Casa Savoia con la sotterranea organizzazione della massoneria anglo-francese-italica, interessata alla rapina del Regno e delle ricche casse del cugino Borbone, con arroganza e prepotenza colonizzatrice, partecipò all’enorme banchetto della rapina degli stati annessi.

In seguito alle annessioni aggiunsero almeno altri tre filoni:

1) Gli italici finanziamenti dei lavori pubblici, non è un caso che attiva da subito fu la società Vittorio Emanuele per la costruzione delle ferrovie, settore dove gli inglesi, partner Savoia, erano scaltri investitori sin dalla colonizzazione in India e si affiancarono alla casa Sabauda.

2) Tutta la produzione mineraria Toscana in cui Vittorio Emanuele II ebbe interessi diretti dopo la sentenza del 1862, sentenza che ne sanciva la privativa per lo Stato. Interessi diretti con società quotate in borsa per il commercio del rame e il controllo della enorme produzione mineraria della Liguria, del Piemonte, della Toscana, della Sardegna, in particolare con la società estrattiva Monteponi. La ingente produzione vide la via dell’estero, Francia e Inghilterra.

3) Le società per la navigazione passeggeri con la rete di “agenti dellemigrazione” e piroscafi transatlantici a guadagnare e lucrare sull’emigrazione dal meridione. La più gigantesca deportazione di manodopera mondiale mai organizzata prima, milioni di meridionali e veneti portati in Brasile e Argentina al lavoro agricolo di compagnie inglesi. Vittorio Emanuele II diede corso alla cosiddetta strategia del carcioffo (così denominata la campagna di spoliazione delle risorse economiche e naturali degli Stati annessi)la propaganda di ossequiosi di regime spalmò il fervore “unificatore” Sabaudo, per la “libertà dei popoli” mentre una guerra sanguinaria da regime totalitario veniva condotta ai civili del sud dai comandanti militari. Nella cruenta azione repressiva primeggiarono in fucilazioni e rappresaglie il generale Cialdini, o il generale Alfonso Lamarmora incaricato con decreto in bianco nella guerra dell’insorgenza civile meridionale detta “brigantaggio”.

La Marmora accentrando a sé il comando, prescrisse alle truppe un’attività continua e usò rigore inflessibile producendo migliaia di fucilati, scomparsi dalla sua biografia.

Cialdini iniziò dalle Marche. I comandanti militari Cialdini e Fanti per …motivare laggressione militare, delle truppe italiane si fecero precedere da volontari reazionari, provocatori e attentatori che facevano insorgere le città prossime al confine inducendo necessariamente la repressionepiù nobile e dignitoso sarebbe stata una semplice dichiarazione di guerra (Armando Guarnieri. Otto anni di storia militare in Italia 1859-1866. Firenze, Tip. Galletti, 1868, p. 350).

Fanti e Cialdini, comandanti militari alla guida del 4° corpo d’armata, dopo la ritirata dagli avamposti austriaci dall’Adriatico, da stranieri invasori di due Stati esteri, passarono con le truppe la frontiera sul confine, marciando da Cattolica a Pesaro.

Cialdini, nell’ordine del giorno con baldanza e tracotanza di conquista, scrisse: Vi conduco contro una masnada di briachi stranieri che sete doro e vaghezza di saccheggio trasse nei nostri paesi… I veri stranieri erano loro, capi di una invasione militare, e stavano andando contro la debole guarnigione di Pesaro, circa 700 uomini in massima parte gendarmi, comandata dal colonnello Zappi.

La gloriosa carriera del generale comandante il 4° corpo d’armata Enrico Cialdini come macellaio di meridionali iniziò decisamente tra Castel di Sangro (Aquila) e il monte Macerone appena fuori d’Isernia, con lo scontro con i Borbonici. Nonostante il furore della battaglia militare il generale fucila i civili. Con libri e stampa sempre premurosa nel minimizzare, nell’occultare, nel cancellare le tracce, nel non esagerare nel numero, …due soli contadini, colti con le armi alla mano furono fucilati (Cronaca della guerra d’Italia 1859 1860. Parte terza. Tip. Trinci, Rieti, p.482).

Purtroppo il numero delle vittime civili meridionali era destinato a crescere molto rapidamente.

500 fucilati. Il prode ed eroico Cialdini apre nobilmente ed umanamente la sua splendida carriera nel regno delle Due Sicilie. Il suo arrivo fu festeggiato con la fucilazione di sette preti; ora sono 500 briganti che vengono passati per le armi in nome del mitissimo re galantuomo, a gloria eterna della Italia unita delle passate fusioni, dellunanimissima votazione! (Il Diavoletto. Trieste venerdì 26 luglio 1861 n. 173).

La tracotanza militare. Il primo atto della colonizzazione fu affidato a feroci comandanti militari che, trucidando civili, violarono ogni principio. Il generale d’armata Cialdini, non fu da meno. Nel 1860 il corpo Cacciatori delle Alpi, che Cialdini contribuì a formare, operava a Palermo con Garibaldi …i cacciatori delle alpi andavano qua e là come veri cacciatori di belve… (Filippo Mercurj, Storia di Sicilia e Napoli dellanno 1860 al 1861, Napoli 1863, p. 82).

Il primo centro di riunione e d’istruzione dei giovani volontari fu a Cuneo, … poi Savigliano ed Acqui… Il generale Cialdini fu deputato alla istruzione e direzione suprema dei depositi di volontari. … sciolto dalle pastoje della burocrazia … coadiuvato dagli uffiziali istruttori Valenti e Carozzi, il generale Cialdini riuscì a dare in breve a que’ volontari, per la più parte non usati alle armi, lo indirizzo di intelligenti e valorosi soldati e agevolò grandemente il compito di Garibaldi, a cui spettava il convertirli in leoni sui campi di battaglia. (Pier Carlo Boggio. Da Montevideo a Palermo vita di Giuseppe Garibaldi. Torino 1860, p. 106)

Il generale d’armata Cialdini, aiutante di campo di Vittorio Emanuele, da usurpatore di un regime militare straniero, con farneticanti invettive, agitando la complicità degli alleati europei e fedeltà nel nuovo monarca da invasore militare armato, rispose: E per ultimo che consegnerò lei e i suoi subordinati al popolo di Messina. «Ho costume di tener parola, e senzessere accusato di jattanza, le prometto che Ella e i suoi saranno quanto prima nelle mie mani. Dopo ciò, faccia come crede. Io non riconoscerò più nella Signoria Vostra Illustrissima un militare, ma un vile assassino, e per tale lo terrà lEuropa intera». Il gen. darmata aiutante di campo di S. M. (Il Mondo Illustrato, Torino, anno IV, n. 11. 16 marzo 1861).

Cialdini, Luogotenente del Re Vittorio Emanuele II nelle province continentali dell’ex Regno delle Due Sicilie dal luglio 1861). In questa fase, comandò una dura repressione del fenomeno attraverso un sistematico ricorso ad arresti in massa, esecuzioni sommarie, distruzione di casolari e masserie, attuò vaste azioni contro centri abitati.

Rappresentano per il meridione larrogarsi il diritto di mettere a morte la popolazione civile, infame comportamento e minaccia di rappresaglia militare sui prigionieri: inviò un messaggio al generale Ritucci, comandante borbonico, nel quale comunicava che “laddove fosse torto un solo capello ai prigionieri garibaldini, sarebbesi usate rappresaglie sul generale Scotti e sugli altri prigionieri” … Cialdini era il comandante la spedizione che dette la caccia a Garibaldi sullAspromonte il 29 agosto 1862. (Carmine De Marco. Revisione della storia dellUnità dItalia, Milano, 2011).

Gli storici inglesi. La guardia nazionale e quelle poche truppe regolari che potevano essere risparmiate per combattere l’illegalità [l’insorgenza] avevano fatto ricorso spesso di propria iniziativa a tattiche illegali e brutali. Una situazione molto difficile si sviluppò nella primavera del 1861 vicina all’anarchia: Torino allora diede persino al generale Enrico Cialdini l’arma per rafforzare le unità delle guardie nazionali reclutando degli ex garibaldini e autorizzando tattiche illegali come le fucilazioni e l’arresto di sospetti di parenti. (John Dickie, L’Italia più oscura: La nazione e gli stereotipi del Mezzogiorno, 1860-1900 Palgrave Macmillan, New York, 1999. p 38. J. Dickie Professore di studi italiani all’University College di Londra, storico e accademico).

Schiarite le nebbie della propaganda storiografica è estremamente chiaro che l’invasore era lui, Cialdini, era lui il vile assassino di civili insorgenti alla occupazione militare, era lui l’assaltatore a mano armata di uno stato monarchico sovrano, autonomo, legittimo, politicamente riconosciuto dalle altre nazioni europee. Gli storici attuali omettono i fatti reali, l’azione del sanguinario Cialdini e dei molti altri macellai dei comandi militari, omettono le violazioni da loro commesse dei diritti delle nazioni. La verità è sterilizzata dalla versione ufficiale che viene raccontata. Nessuno ha mai denunciato la gravissima violazione del diritto di autodeterminazione degli stati, quindi il regime instaurato allora prosegue tuttora.

Dal luglio 1861, il generale Enrico Cialdini sommò al comando del VI corpo darmata di stanza nel Mezzogiorno la carica di luogotenente, dunque di capo dellamministrazione civile: la sua gestione vide per la prima volta un inasprimento della repressione… In effetti la repressione venne condotta senza alcun scrupolo garantistico, o meglio senza alcuna regola. (Storia d’Italia. Annali, Volume 18, p. 470).

Dopo 158 anni “negazionismo” e mancato riconoscimento di gravi atti militari contro le popolazioni civili del sud, è evidente un paese mai unito, incivile e profondamente malato. I nostalgici rievocatori odierni fingono l’inesistenza di circa 10.000 trucidati da Cialdini alimentando la rancorosa, aperta polemica, sulle cruente violenze dell’invasione armata di militari del nord. Dopo la resa dell’esercito borbonico, nel 1861 la rivolta di intere popolazioni in tutto il meridione, è storia di feroci sanguinari invasori, di cruente esecuzioni contro le popolazioni civili.

Stando alle cronache del tempo meno asservite, lo scempio di vite umane di civili era in corso, e con Cialdini ebbe proporzioni spaventose stando agli studi recenti condotti all’esterno dalle viscose omertà accademiche. Militari assassini, che ubbidirono all’usurpatore, monarca Savoia, agirono nel trucidare migliaia di civili inermi perdendo dignità e onore, ancora oggi non si osa dire, anzi a verità acclarata vengono ancora celebrati come padri fondatori della forzata Unità nazionale invece di essere condannati come assassini del Regno d’Italia.

La parte più importante della verità storica su Cialdini è in quei circa 10.000 civili morti, barbaramente uccisi come sterminio di prede in territori di caccia a partire dal Molise.

A chi giova non raccontare la verità storica? Perché il nord, le Università, gli accademici di Stato e chi li manovra in remoto si ostinano a occultare, negare l’esistenza di fatti storici così gravi e ampiamente provati nei rapporti militari?

Loreto Giovannone

(Fine della prima parte – continua)

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