Alta Terra di Lavoro

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Generale Enrico Cialdini (seconda e ultima parte)

Posted by on Dic 29, 2022

Generale Enrico Cialdini (seconda e ultima parte)

Loreto Giovannone conclude le sue considerazioni, fortemente critiche, su un controverso protagonista risorgimentale

Le fucilazioni. Cialdini cominciò a fucilare, e le fucilazioni furono il suo programma mandato a stampare proprio nel foglio ufficiale di Napoli. Con Cialdini fucilarono De Virgilii, Curci, Pinelli, Fumel. Matteucci approvava il sistema, e scriveva a Massimo d’Azeglio nel luglio del 1861: «Per ora la cura è chirurgica, e purtroppo anche questa è divenuta una necessità». D’Azeglio rispondeva il 2 di agosto: «A Napoli noi abbiamo altresì cacciato il Sovrano per istabilire un governo fondato sul consenso universale. Ma ci vogliono, e sembra che ciò non basti, per contenere il regno sessanta battaglioni; ed è notorio che briganti e non briganti niuno vuole sapere di noi». E il D’Azeglio condannava il sistema delle fucilazioni e la cura chirurgica del Matteucci: «Agl’Italiani, che restando Italiani non volessero unirsi con noi, credo che noi non abbiamo il diritto di dare delle archibugiate». Ma non per questo le archibugiate cessarono; il sangue fu sparso, e chiamò nuovo sangue, e dalla terra impastata di sangue fraterno germogliarono nuovi briganti. Il sistema di sangue fu in permanenza a Napoli, e, cominciato con Cialdini, continua con Fumel… Mette orrore la lista di fucilati pubblicata nel Giornale Ufficiale di Napoli, dal 6 di settembre al 14 di novembre del 1862. 

Questo giornale annunziava con piacere che «si è già cominciato a fucilare i ladri occulti e i corrispondenti dei briganti». Si sarebbe dovuto terminare, e si cominciava! Si cominciava non a fucilare i ladri, ma i ladri occulti, non i briganti, ma i corrispondenti dei briganti! (Memorie per la storia de’ nostri tempi dal congresso di Parigi. Volume 3, p. 188).

Persino gli inglesi, i più accaniti detrattori dell’insorgenza politica più vasta d’Europa dopo la rivoluzione francese detta “brigantaggio”, si aggiustano la versione giustificando gli invasori sabaudi a mano armata con la ferocia (a loro dire) degli insorgenti che difesero i propri territori, ma i detrattori ammettono la rappresaglia militare (reprisals) di Cialdini, Pinelli, De Sonnaz. The savagery led to natural reprisals. Cialdini threatened to shoot every man taken with arms in his hands (Cialdini ha minacciato di fucilare tutti gli uomini presi armi alla mano); Pinelli, the military historian, who was sent to hunt down the brigands, gave strong expression to the indignation, that every patriot felt at the Pope’s unholy patronage of the banditti; his brother general De Sonnaz, after driving back a large band into Papal territory, crossed the frontier and ransacked a store of arms in a border monastery. (Bolton King, M. A. A history of italian unity. James Nibest & Co 1899. p. 190)

Gli studiosi italiani odierni. Gli storici stranieri hanno idee chiare, gli storici italici o pseudo storici, annebbiati dalla mitologia unitarista e dallo spirito di partito, negano l’evidenza, mettono in atto tutta una serie di iniziative per riesumare le carriere di usurpatori risorgimentali ignorando totalmente che furono assassini manu militari di insorgenti civili, meridionali partigiani, difensori della propria terra. É di nuovo attuata la “mistificazione” per annullare l’efficace lavoro di ricercatori seri, non allineati con la mitologia risorgimentale o istituzionale, studiosi indipendenti che hanno portato a galla dagli Archivi militari e di Stato, ciò che rimane dei documenti dell’epoca. La verità che da 157 anni non viene raccontata ma loscamente nascosta sotto il tappeto e mistificata con l’apologia e la mitologia unitarista.

Ricordiamo che nel 2015 è stato rievocato e celebrato Giuseppe Govone, altro truce assassino militare di meridionali in Terra di Lavoro e Sicilia. Alla frontiera dello Stato Pontificio, ha lasciato una lunga scia di sangue e cadaveri buttati nel fiume Liri o fatti scomparire nelle cave e burroni dei valichi di montagna abruzzesi, o arsi vivi dai suoi reparti della Guardia Nazionale.

Una parte della storia colpevolmente nascosta e sottaciuta da tutti.

I teorici della colonizzazione e Cialdini militare alla conquista del “near sud. Svelato l’inganno semantico della colonizzazione con il termine unificazione. Il nord sabaudo copiò da Francia e Inghilterra l’idea della conquista coloniale, per teorici del colonialismo come Gerolamo Boccardo, il meridione, lo Stato Pontificio e il Regno Due Sicilie erano “il nostro near sud”. Boccardo “Or perché mai, lo domando, non potrebbero tutte queste contrade divenire, a similitudine del Far-West degli Americani, il nostro NearSud? Perché non si costituirebbero fra noi società di emigrazione e di colonizzazione, operanti in Sardegna, nelle Puglie, in Calabria, come operano gli Squatters nelle valli del Mississipi, dell’Ohio o della Columbia? (Gerolamo Boccardo. Le colonie e l’Italia: sei lezioni, Torino 1864. p. 84)

Professori di Università o scuole superiori spargevano nelle loro aule l’ideologia colonizzatrice del meridione esattamente come nell’attualità per le politiche pedagogiche, per la politica attiva dei governi e per l’economia. Per mantenere invariata l’egemonia sui meridionali bisognava considerarli socialmente di serie B, non cittadini della stessa nazione, la discriminazione si basava e si basa sul ritenerli appartenenti ad un’area geografica discriminata, di serie B.

Il paese è da sempre diviso in due, dopo il 1861 il nord finanziario s’è da sempre disegnato e costruito i politici meridionali a propria immagine e somiglianza, politici che non hanno quasi mai rappresentato il proprio elettorato meridionale. Infatti i meridionali emigrati al nord, magari laureati a sud ad insegnare al nord, non hanno mai avuto una vera e propria rappresentanza politica autonoma. Lo stesso per gli emigrati interni.

Con la Vandea del sud indussero, a forza di fucilazioni e stragi, il pauperismo diffuso e l’estrema povertà distruggendo la struttura sociale ed economica dell’ex Regno delle Due Sicilie.

Oggi è un inaccettabile paradosso che il 70% degli insegnanti meridionali nelle scuole del nord insegnino menzogne storiche sulla loro terra d’origine.

L’odierna pubblicistica meridionalista rievoca, nei colonizzati meridionali, le gravi ferite mai rimarginate della colonizzazione e rinnova i ricordi di avi trucidati dai comandanti filo-sabaudi. Dopo il 1861, legittimato dagli stati europei il dominio nel meridione d’Italia del monarca Savoia, da lì a poco l’invasione sabauda si trasformerà in enorme gigantesco affare economico con l’emigrazione, la navigazione transatlantica dal meridione in tutto il mondo auspicata da Boccardo.

Ad oggi in Modena dedicano a Cialdini un vino, incuranti dei civili meridionali da lui fucilati o delle violazioni degli art. 24, 26, 27 e soprattutto dell’art. 71 dello statuto Albertino.

Oltre a Cialdini, Govone, Lamarmora, Galateri, Fumel, Bosco, De Sonnaz De Virgilis, Della Rocca, Pinelli e molti altri, capitani, tenenti fucilarono, incendiarono, torturarono e trucidarono in nome dell’unità e della patria. In vita nessuno di loro fu punito per aver ucciso secondo una stima sommaria e approssimativa non meno di 250.000 civili meridionali.

Oggi il non riconoscere la verità storica, è una totale mancanza di etica, una ulteriore arrogante vessazione sui morti, apologia che divide e separa senza pietasOggi si sanno i danni umani e civili dell’aggressione divenuta con un artificio sintattico unificazione che i controversi fatti storici riportano, azioni militari sui civili, messi in risalto oramai anche a nord del paese.

Nei testi scolastici si continua a veicolare l’arretratezza culturale ed economica del sud, si insiste sulla teoria delle “due Italie” su questo si fondano le politiche di tutti i governi degli ultimi 157 anni, una che si auto celebra presupponendosi superiore, e quell’altra che subisce ulteriori occultamenti della propria storia e non se ne cura. In entrambi i casi è una condotta immorale, riprovevole per niente incline alla riconciliazione. In nome dell’Unità amministrativa bisnonni e trisavoli furono sprofondati in tragici destini di lutti, depressione economica, emigrazione, povertà. Omettendo il settentrione le gravi conseguenze unitarie su una parte degli italiani meridionali, i conquistati, i colonizzati, bisognerà che ammettano a loro stessi che il meridione d’Italia non è nel loro paese.

Questi discorsi celebrativi di fucilatori di massa sono lontani dalla integrità morale e umana, Cialdini e gli altri rimarranno per sempre gli assassini di meridionali, insorgenti contro l’invasore fatti figurare per comodo come “briganti”.

Alcuni ricercatori esterni al mondo accademico, hanno invertito l’imperante “pensiero unico”, Franco Molfese, Francesco Mario Agnoli, Elena Bianchini Braglia, il giornalista Lorenzo Del Boca, Fulvio Izzo, la storica Daniela Adorni in “Storia d’Italia” che sugli errori militari nel mezzogiorno è molto, molto chiara sulle “ragioni degli uni e degli altri”, ed usa le parole di Ricasoli presidente del consiglio e ministro Interni quando scrive: “la lunga lettera che il ministro inviava all’attenzione del generale di Pettinengo rappresentava una impietosa riflessione e una presa di coscienza da parte del governo sugli errori commessi dalle autorità sia civili che militari, ma con essa si continuava a trascurare il punto centrale della questione brigantaggio, l’essere esso in qualche misura epifania di un profondo malessere sociale ed economico che lo stato unitario [aveva generato con la totale demolizione dello stato sociale nel regno delle due Sicilie] non aveva neppure tentato di risolvere”. La lettera è lunghissima ed è conservata lì a Torino.

Insomma questa è la vera analisi storica… il resto è operazione ideologica di chi in definitiva oggi è in difficoltà di fronte alla verità documentata, costretto ad arroccarsi sulle proprie improponibili posizioni e produce a stampa carta da macero… ma gli sterminatori rimangono sempre degli assassini e chi ne fa apologia è colpevole quanto loro.

Loreto Giovannone

(Fine della seconda e ultima parte)

fonte

https://www.civico20news.it/sito/articolo.php?id=27896

1 Comment

  1. L’Unità’ d’Italia così’ fatta e’ una vergogna inenarrabile, tant’è che è’ sempre stata occultata!… Su tutti incombe il dovere di verità prima ancora di pensare alla riparazione… che può sembrare impossibile ma non può piu essere rinviata… Un mea culpa non serve più ai giorni nostri perché i perfidi autori e loro entourage non ci sono più, ma la verità va acclarata ed e’ obbligatorio pensare, invece che a nasconderla, a come riparare il danno, restituendo dignità a tutti i popoli preunitari, riconoscendone ufficialmente storia e peculiarità per cercare di intraprendere una nuova strada che valorizzi tutti e li riconosca in una CONFEDERAZIONE! caterina

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