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GLI AVVENIMENTI DEL SETTEMBRE 1860 IN CERRETO SANNITA CAP. V

Posted by on Ago 5, 2022

GLI AVVENIMENTI DEL SETTEMBRE 1860 IN CERRETO SANNITA CAP. V

Parlando di Mons. Luigi Sodo, è stato fatto riferimento alla rivolta che si verificò in Cerreto Sannita il 27 settembre 1860, anche se la parola “rivolta”, intesa come sommossa di tutto il popolo, o di gran parte di esso, non è del tutto esatta. Comunque è necessario ritornare su quei fatti, non tanto per le conseguenze che ebbero nei riguardi di Mons. Sodo, quanto perchè, in quel preciso momento, entra in scena il brigante Cosimo Giordano.

Per la ricostruzione degli avvenimenti, non sempre chiari, forse neppure allora, ci serviamo dei già citati Vincenzo Mazzacane (37) e Silvestro Mastrobuoni (38), che parlano diffusamente degli avvenimenti stessi. Cominciando da ciò che è chiaro, o sembra chiaro, il 27 settembre 1860 alcuni contrabbandieri di tabacco sorpresero il posto delle guardie nazionali dove si trovava, in quel momento, un solo uomo ed esattamente il signor Giacinto Ciaburri, della guardia nazionale. I contrabbandieri, armati di fucili, rastrellati anche a viva forza dalle case private, eccitarono il popolo, concentrandosi poi, tutti, in piazza S. Martino, la più grande piazza di Cerreto Sannita, e inneggiando al Re di Napoli. Il Signor Giacinto Ciaburri, che intanto si era rifugiato in casa, commise l’imprudenza di tirare un colpo di fucile. La folla di piazza S. Martino, irritata dal fatto, tentò di forzare il portone di casa Ciaburri, per punire il provocatore che aveva sparato. Si ha l’impressione, fin qui, che quei contrabbandieri e quella folla da essi sobillata nulla avessero contro la monarchia borbonica; (inneggiavano, infatti, al Re di Napoli). Sembra, quindi, che oggetto dell’odio di quei contrabbandieri e di quella folla fosse proprio la famiglia Ciaburri. Ma tutta la famiglia Ciaburri, o unicamente il signor Giacinto, della guardia nazionale? E perchè?; motivi politici? E’ difficile stabilirlo. A questo punto gli avvenimenti cominciano a perdere parte della loro chiarezza. I rivoltosi, che già lavoravano per abbattere il portone di casa Ciaburri, furono maggiormente eccitati dall’intervento di una vecchietta di 80 anni, di nome Antonia, vedova di un certo Leone Maietta, già cursore della curia vescovile. Non è facile precisare il movente dell’intervento della vecchia vedova: se fosse stata cioè, spinta da rancori contro casa Ciaburri, dai suoi rapporti con i contrabbandieri, che avevano provocato la sommossa, o da altri motivi non identificabili. Certo è, invece, il fatto che la folla esaltata riuscì ad abbattere il portone di Casa Ciaburri, che fu saccheggiata e, quindi, incendiata. Gli inquilini della casa, però, erano riusciti a salvarsi, fuggendo dalla porta che immetteva in giardino. I rivoltosi, infatti, trovarono in casa un solo uomo, un infermo, che non ebbe molestie (39) Fu a questo punto che, temendo forse, altre vendette, il sindaco Antonio Riccio, il barone Raffaele Magnati e il giudice Mazzacapo pregarono il vescovo Luigi Sodo di intervenire con tutto il peso della sua autorità. Il vescovo affrontò i rivoltosi, ristabilì la calma e fu accompagnato al palazzo vescovile dai rivoltosi stessi, che rimasero a lungo davanti all’episcopio, acclamando il vescovo. Questo fatto mette in rilievo la venerazione, di cui godeva mons. Luigi Sodo, ma non offre nuova luce sui motivi veri della sommossa, provocata dai contrabbandieri di tabacco; meno ancora si può dire sulla vera portata delle intenzioni dei rivoltosi, se cioè avessero di mira il saccheggio della sola casa Ciaburri o anche altro. Certamente, i profondi sconvolgimenti politici, e anche sociali, di quei tempi (non solo in Cerreto Sannita) potrebbero far pensare ad una determinata presa di posizione, sempre in campo politico, della famiglia certamente bersagliata, in quella circostanza; potrebbero, però, esserci stati anche motivi di altro genere, che sfuggono ad un’indagine seria, per mancanza di prove concrete e certe. Tornando ai fatti certi, Mons. Sodo dovette fuggire da Cerreto, dopo quella sommossa e, come è stato accennato, si rifugiò a Napoli, dove fu sottoposto a processo, perchè accusato di essere istigatore di reazione popolare. Da chi partì l’accusa, e perchè? Certo è che l’intervento del vescovo fu richiesto, come abbiamo detto, dal sindaco Riccio, dal barone Magnati e dal giudice Mazzacapo; mancano, però, le prove per far risalire, ad uno dei tre personaggi citati, o a tutti insieme, la denunzia contro il vescovo. Il Giudice Mazzacapo, appunto perchè giudice, sarebbe stato in grado, e in dovere, di prendere l’iniziativa, sia contro che a favore del vescovo Sodo; ma le prove di questa iniziativa non esistono, almeno fino ad oggi. Ma, a parte le congetture, che lasciano il tempo che trovano, si spiegherebbero forse tante cose, pensando che si parla di avvenimenti del 1860, cioè del momento dell’unificazione italiana. Sono tempi di crisi e di incertezze; si vuol dire che in quei tempi era non poco difficile controllare gli avvenimenti. Forse vale la pena aggiungere che i rivoltosi acclamanti il vescovo, davanti all’episcopio, furono ben lontani dall’intenzione di mettere nei guai Mons. Sodo. Il vescovo fu assolto, come si sa, con formula piena, nel senso che il tribunale dichiarò il “non luogo a procedere” (40). Due giorni dopo la sommossa, le cose si complicarono ancora di più e crebbero confusione e disordini in Cerreto. Il 29 settembre si diffuse la notizia che i garibaldini erano molto vicino a Cerreto. Il popolo sollevato dai filo borbonici si agitò, prese le armi e, suonando le campane a stormo, mise in fermento anche le campagne (41)Il sindaco Antonio Riccio riuscì a calmare gli animi; ma intanto, per sicurezza, mandò il decurione Gennaro Mastracchio a chiedere un presidio di milizia regia nel vicino paese di Amorosi. Il presidio giunse in Cerreto, accolto festosamente dai cittadini, che imbandierarono finestre e balconi. Poi gli avvenimenti precipitarono: in ottobre fu proclamato in Cerreto un governo provvisorio e il 10 novembre vi prese stanza la seconda compagnia della legione del Matese. Il capitano Torti, comandante della compagnia, si recò personalmente in Cerreto, limitandosi, però, ad incutere un certo timore ai reazionari borbonici, a rianimare i liberali e ad inalberare la bandiera tricolore sulla croce posta davanti alla cattedrale. Il 6 dicembre risultano stanziate in Cerreto truppe provenienti da Caserta, in luogo della compagnia della legione del Matese. E proprio un ufficiale di questa legione, il primo tenente Felice Stocchetti compare in Cerreto con il compito di arrestare il vescovo Luigi Sodo, il quale si era intanto rifugiato in Napoli. Questo rapido succedersi di avvenimenti si spiega, in se stesso con il delicato e confuso momento della conquista del napoletano da parte dei garibaldini. Restano, però, in ombra, purtroppo, tanti altri avvenimenti, apparentemente secondari, ma senz’altro di massima importanza per una corretta spiegazione dei torbidi che caratterizzarono quelle incandescenti giornate. Tra i compiti del primo tenente Stocchetti c’era, tra l’altro, quello di catturare l’ex caporale del regio esercito Cosimo Giordano, nato in Cerreto il 15 ottobre 1839, da Generoso e dalla messinese Concetta Isaia. Il mandato di cattura rivela chiaramente che il Giordano era già noto, per le sue attività, prima ancora della sommossa di settembre, sia alle autorità che alla popolazione. Era semplicemente un contrabbandiere di tabacco, anche lui?; era forse un convinto esponente della causa borbonica?; era la mano armata di qualche famiglia o di gruppi di famiglie?; era semplicemente un disertore datosi alla macchia per motivi di personale tornaconto, per sfuggire alla cattura durante la disfatta del Volturno? A questi interrogativi, per quanto è possibile, tenteremo dare una risposta, sperando di collocare nella sua giusta luce la figura di Cosimo Giordano, brigante cerretese.

di: G. SPADA

NOTE
(37) – MAZZACANE V., op. cit., pp. 43 e segg.(38) – MASTROBUONO S., op. eit., pp. 21 e segg.(39) – Attualmente, dove era casa Ciaburri, c’è un orfanotrofio che assiste 200 ragazzi; tutto per volontà di Ciaburri, sacerdote e canonico della cattedrale di Cerreto Sannita.(40) – Si ritiene che la devozione a S. Leonardo, molto viva a Cerreto, risalga appunto a Mons. Sodo, che subito dopo il processo ne istituì l’ufficiatura e la messa in Diocesi, in ringraziamento per il felice esito della causa.(41) – I garibaldini venivano presentati come volgari razziatori, saccheggiatori e confiscatori di beni.

fonte

http://www.brigantaggio.net/Brigantaggio/Storia/Local/Cerreto/Capitolo_05.htm

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