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“Gli errori dell’Illuminismo” di Gennaro Marulli: ingannare è far cosa spiacevole

Posted by on Nov 11, 2021

“Gli errori dell’Illuminismo” di Gennaro Marulli: ingannare è far cosa spiacevole

“Ingannare è il far cosa spiacevole ad alcuno sotto contraria apparenza; però ha imagine di sembiante humano, et vestito d’oro, ma finisce in coda di Serpente, […] Si dipinge con gli ami in mano, come quelli, che coperto dall’esca pungono, e tirano pungendo la preda, come l’ingannatore tirando gli animi semplici dove ei desidera li fa incautamente precipitare. Il mazzo di fiori co’l Serpe in mezzo significa l’odor finto della bontà, donde esce il veleno vero de gli effetti nocivi.” – descrizione dell’allegoria “L’Inganno”

Con questa esplicita descrizione di Cesare Ripa si presenta l’immagine di copertina del saggio “Gli errori dell’Illuminismo” di Gennaro Marulli, edito nel 2020 dalla D’Amico Editore di Vincenzo D’Amico, curato dal saggista Gianandrea de Antonellis (Napoli, 15 ottobre 1964).

Cesare Ripa nacque a Perugia intorno al 1555 e morì a Roma nel 1622 in estrema povertà. Si conosce poco della sua vita anche se il suo “Iconologia” ebbe molto successo e svariate edizioni. Pubblicato per la prima volta a Roma nel 1593, l’edizione da cui è stata tratta “L’Inganno”, la copertina del saggio del conte Gennaro Marulli, è quella del 1765. Presente, infatti, nelle varie edizioni de “Iconologia” 15 differenti rappresentazioni dell’allegoria “L’Inganno”.

“[…] la simulata moderazione e l’uniformità ed eguaglianza dei ‘germogli rivoluzionari’. La rivoluzione, infatti, va costantemente ‘imborghesendosi’ da (apparentemente) proletaria che era: dal feroce giacobinismo del 1789, infatti, si è passati al carbonarismo del 1820, al mazzinianesimo del 1848, fino (ma questo Marulli non poteva ancora saperlo) al più confortevole cavourrismo del 1860, con la figura del Ministro piemontese che si presentava addirittura quale difesa rispetto agli eccessi di un Garibaldi o alle pretese estremistiche di un Mazzini. È l’annosa teoria del ‘male minore’, per cui si preferisce un nemico che sembra (almeno in apparenza) meno pericoloso.” – Gianandrea de Antonellis

L’introduzione di Gianandrea de Antonellis presenta egregiamente il saggio che si andrà a leggere nelle pagine successive, e si sofferma sull’annosa questione dell’idola temporis[1] di cui ancora e soprattutto oggi, con l’era del digitale, occorre fare menzione ed attenzione.

Dunque, occorre prestare attenzione nella lettura de Gli errori dell’Illuminismo” perché “monumento”[2] prezioso di una persona abbiente e provvista di grande cultura classica ma pur sempre figlio del suo tempo. Il curatore è stato molto preciso nell’inserire alcune note al testo sia per quanto riguarda la facilità di lettura nell’uso di parole ormai desuete sia nell’inserire nozioni che il conte non poteva sapere nel 1852.

Un capitolo esplicativo è ad esempio il quinto, “Esaltazione di Zoroastro”, nel quale si trascrive di come gli illuministi avessero, per screditare Mosè, sostenuto la certezza di collocamento anteriore della dottrina di Zoroastro rispetto a quella ebraica. Questo sulle basi di pochissime nozioni a riguardo della religione dei Persi (Persiani). Quando un viaggiatore letterato di nome Anquetil Duperron rientrò dalle Indie con la traduzione esatta e letterale del Zend-avesta, Jean-Baptiste Le Rond d’Alembert e Denis Diderot si presentarono alla sua porta con l’incalzante domanda:

Ebbene, avete voi sepolto questo Mosè con la sua favola?

Ma i due illuministi dovettero abbandonare la casa del letterato perché la risposta non piacque, fors’anche perché era la presunta “realtà storica”. Gennaro Marulli nella sua nota, avendo egli queste nozioni, avverte il lettore che Zoroastro visse 550 anni dopo Gesù Cristo, e qui interviene il curatore sostenendo che con “gli attuali studi su Zoroastro, pur essendo incerti sul periodo in cui situarlo, lo pongono tra il VII e il XI secolo avanti Cristo: più vicino a Mosè, dunque, ma comunque cronologicamente successivo.

In dodici capitoli così denominati: “Nasce la scuola dei philosophes”, “L’attacco alla religione”, “Enciclopedisti contro Gesuiti”, “Attacco alla Bibbia”, “Esaltazione di Zoroastro”, “Critica alla creazione”, “Critica al diluvio universale”, “Esaltazione dei Sabei”, “Altri attacchi alla Bibbia”, “Il male e la materia”, “La libertà”, “L’uguaglianza”, “La sovranità del Popolo”, “L’origine dell’autorità”, “Nascita della sovranità”, “Chiesa e Stato”, “Il Primato Petrino”, vediamo un uomo che insegue in modo energico la conservazione del potere del Re e della Chiesa sulla base del volere divino.

Essendo concorde con il nobile Marulli riguardo la volontà di Dio che si manifesta con il destino debbo constatare come donna del futuro (rispetto a Gennaro Marulli) che l’Illuminismo, malgrado abbia negato lo Spirito e dunque la dualità presente nell’Essere, ha portato rivoluzioni tali da consentire anche alla donna del volgo il poter disquisire di grandi opere e di grandi autori. La Chiesa manifestava all’epoca (e non ha perso questa abitudine) una corruzione tale da essersi allontanata dalle parole del Cristo tanto da dimenticare la celebre distruzione del Tempio.

Negli stessi anni di Marulli, ma a Ginevra, il filosofo, poeta e critico letterario svizzero Henri-Frédéric Amiel scriveva nel suo Diario intimo“− Lo spleen diventerà la malattia del secolo egualitario. – L’utile sostituirà il bello, l’industria l’arte, l’economia politica la religione, l’aritmetica la poesia. Il tempo dei grandi uomini passa; viene l’epoca del formicaio, della vita multipla. Col livellamento e con la divisione del lavoro la società diventerà tutto e l’uomo non sarà più nulla.”

E proseguiva con una profezia che in questi anni vediamo avverarsi: il rinnovato bisogno di Spiritualità da parte dell’umanità.

Comprare il benessere universale a prezzo delle più alte facoltà, delle più nobili tendenze della specie umana, non è pagarlo troppo caro? È proprio questa la sorte fatale riservata alle democrazie? Ovvero, al di sopra dell’uguaglianza economica e politica, a cui tende la democrazia socialista, si formerà un nuovo regno dello spirito, una chiesa di rifugio, una repubblica delle anime, ove al di là del pur diritto e dell’utilità volgare, il bello, l’infinito, l’ammirazione, la devozione, la santità avranno un culto ed una rocca?

Sono concorde con svariate confutazioni della dottrina dei filosofi illuministi che il conte Marulli pone agli occhi dei suoi lettori, ma ribadisco la necessità (Ἀνάγκη) della ricerca di equilibrio e di giustizia nella storia delle comunità umane.

Il saggio è scorrevole, talvolta provvisto di grande ironia, e pregno di dettagli che stuzzicano l’intelligenza di coloro che si cibano di onestà intellettuale. Tanto si potrebbe ancora scrivere su “Gli errori dell’Illuminismo” ma oltre a qualche citazione finale il consiglio è di acquistare il libro e di assaporarne il contenuto, preferibilmente la sera.

“L’educazione negletta, la leggerezza degli spiriti, l’ignoranza dei monumenti stranieri, il titolo di pedante con cui si condannava al ridicolo quanti cercavano di istruirsi ed erano lealmente istruiti, il disprezzo affettato per le lingue dotte ad essi poco cognite, le cure che avevano preso per rendere la lingua francese universale, onde diffondere nella sola lingua da loro conosciuta le massime e gli errori che si volevano spandere, fecero che costoro poterono essere impunemente plagiari.”

“[…] essi col bandirsi benefattori ed illuminatori dell’umanità ad oggetto che questa scuotesse e si riscattasse da ciò che essi chiamarono antichi pregiudizi, che in effetti altro non era che lo sciogliersi da ogni legame di società, di natura, di religione e di pubblica e privata morale, ne furono i carnefici; […]”

Platone nel Trattato delle leggi, al libro X, ha detto che ‘coloro che negano l’esistenza della Potenza Divina, debbono essere rinchiusi in una prigione perpetua; e se poi hanno divulgato i loro errori, condannati al supplizio’; ed anche Mecenate diede ad Augusto lo stesso consiglio.”

“[…] esiste nell’uomo un principio intelligente ed immateriale, superiore ai sensi, che li giudica, li frena e li distrugge, che è la coscienza, la quale altro non è che l’effetto dello spirito ed in certo modo la sua essenza.”

“Seguitando gli attacchi, i Libri Santi vennero presi in mira, e negando da prima che vi fosse stato un Diluvio universale, furono opposte loro le tradizioni di molti popoli, le testimonianze di alcuni storici e le vestigia fisiche, che la sommersione generale aveva lasciato sul globo.”

“Coll’onorare il vizio, la virtù venne naturalmente avvilita e passò per massima che un uomo, dotato di princìpi religiosi, non poteva essere che uno sciocco, un seccatore, un imbecille.”

Nobile Gennaro Marulliconte Marulli, nobile di Barletta, nobile di Bologna, cavaliere del Sovrano Militare Ordine di Malta, cavaliere di I classe dell’Ordine della Corona di Ferro (Austria), cavaliere di gran croce del Reale e Militare Ordine di San Giorgio della Riunione, Medaglia a Ricordo della Difesa di Gaeta in oro, consigliere Intimo dell’Imperatore (etc.), nacque a Napoli il 16 marzo 1808 ove morì il giorno di Natale nel 1880 senza mai aver rinnegato la Patria perduta.

Il conte Gennaro sposò a Napoli la nobile Concetta dei marchesi Santasilia di Torpino, figlia del marchese Andrea e di Vittoria dei baroni Carrascosa y Zerezeda y Azebron. Nel maggio del 1860 partecipa alla difesa di Palermo al comando del 9° Reggimento Fanteria di Linea “Puglia”. Sarà poi nominato Governatore della Piazzaforte di Gaeta durante l’assedio.

Scriverà un gran numero di saggi storici e militari, fra cui, “Ragguagli storici sul Regno delle Due Sicilie dall’epoca francese rivolta fino al 1815”; “L’insurrezione calabra del 1848”; “Avvenimenti di Napoli del 15 maggio 1848” e la “Cattiva letteratura e le buone truppe”, ed il testo qui esposto “Gli errori del XVIII secolo” con prima edizione della Tipografia R. Cannavacciuoli del 1852.

Alessia Mocci

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