Gli esperti confermano, l’Inquisizione non fu ciò che si crede
La ricercatrice Anna Foa, docente di Storia Moderna presso l’Università «La Sapienza» di Roma, è recentemente intervenuta sulla stampa in merito alle conclusioni del congresso, celebrato a Roma in occasione dei vent’anni trascorsi dall’apertura dell’Archivio segreto vaticano sulla Santa Inquisizione:
la conoscenza e la ricerca – ha osservato – smentiscono accuse e “leggende nere”, benché ciò non basti a modificare l’immagine trasmessa in merito dai media, vere e proprie «fake-news» le accuse mosse alla Chiesa in merito al periodo dell’Inquisizione. La falsità «urla più forte» della verità, ha aggiunto, rammaricandosi di quanto passioni e pregiudizi prevalgano ancora in una sorta di «fabbrica mitologica», che pare autoalimentarsi.
La realtà storica è tale non solo da spegnere qualsivoglia sensazionalismo, ma anche da sollecitare una revisione di quel periodo per amore di onestà intellettuale: è opportuno ed urgente ridiscutere l’entità ed il numero delle condanne, nonché il ruolo davvero svolto dalla Santa Inquisizione nelle persecuzioni, autentiche e presunte.
La distanza tra certezza scientifica e divulgazione popolare, resa ancor più marcata dall’avvento di Internet e dal pressapochismo scientifico spesso rintracciabile in rete, scoraggia purtroppo circa la possibilità di confutare pregiudizi consolidati e ridiscutere stereotipi, assolutamente infondati. La Storia ha un linguaggio alquanto diverso dalle menzogne infuse nell’immaginario collettivo: eppure la prima fatica a farsi strada, mentre il secondo dilaga.
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