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“I BRIGANTI? CRIMINALI…” di Annamaria Pisapia

Posted by on Mag 23, 2025

“I BRIGANTI? CRIMINALI…” di Annamaria Pisapia

IL PENSIERO MASSONICO-GIACOBINO S’AVANZA, PER RIPORTARE LE PECORELLE NEL RECINTO. LA COLONIZZAZIONE? UN AFFARE DI STATO!

Lo storico Marco Vigna, autore del libro “Il Brigantaggio italiano”, cui fa riferimento il giornalista dell’articolo, non poteva che scrivere un saggio contro il brigantaggio ( collabora con Antonella Orefice, nota sostenitrice e divulgatrice del pensiero massonico-giacobino, al “Nuovo Monitore Napoletano”: rivista che si rifà al Monitore Napoletano del 1799 della “martire”, nonchè traditrice del popolo napolitano, complice dell’uccisione di oltre 60000 popolani dispregiativamente definiti lazzari, Eleonora Pimentel Fonseca). Il torinese Vigna, a cui dà man forte il collega Barbero, piemontese anch’egli, asserisce che il brigantaggio post unitario non era nient’altro che volgare criminalità e non, come dimostrato dal mondo meridionalista(e anche da scrittori non meridionalisti) la risposta legittima e sacrosanta contro l’avanzare delle truppe conquistatrici, alla volta del Regno delle Due Sicilie, che costringevano alla “liberazione”(sic!) con metodi da far rabbrividire anche le bestie. No, per Vigna il brigantaggio, che vantava ufficiali e soldati del disciolto esercito borbonico, i quali avevano giurato fedeltà al re Francesco II, a cui non intendevano abiurare, altro non era che violenza gratuita contro i contadini (dimenticando che erano proprio i contadini a farne parte, depredati della terra dal nuovo sistema governativo colonialista e dittatoriale e privati dalle braccia degli uomini che, con l’introduzione della nuove norme di leva, erano costretti ad una ferma anche di otto anni, Sicilia compresa che fino ad allora era esentata: il che significava la fame certa per le famiglie contadine). Per Vigna, di sicuro Pier Eleonoro Negri, Cialdini, Bixio…erano eroi che usavano metodi da macellai per bontà nei confronti dei recalcitranti abitanti del Regno delle Due Sicilie che non mostravano apprezzamento nei confronti dei “liberatori”.Senza dubbio anche Il massacro degli abitanti di Pontelandolfo, ordinato da Cialdini, lo interpreterà come un’azione inevitabile, sacrosanta e legittima (non sono sempre questi pseudo storici di parte a presentarlo come una normale risposta di fronte all’uccisione di 44 bersaglieri da parte dei briganti? Strano che non si siano mai chiesti cosa ci facessero dei bersaglieri in perlustrazione in in paesino distante dal Piemonte appena 900 km: una visita di piacere? ), ed è ancor più inquietante che declassino la rappresaglia dei bersaglieri a “normale” operazione di un paese in guerra: che i pontelandolfesi non ne avessero la minima voglia e fossero stati trascinati in una battaglia sanguinosa loro malgrado, come tuti quelli del Sud, deve essere un dettaglio di nessun conto. Vigna, nella stesura del saggio, avrà avuto modo di considerare perchè mai tra i “criminali” Briganti figurasse la partecipazione di generali del calibro di Josè Borges (rubagalline di poveri contadini anche lui?); o che al Parlamento italiano il brigantaggio postunitario fosse ampiamente discusso e motivato come un’azione militare di difesa di un popolo? E chissà come avrà interpretato la presenza del sergente(uno tra i tanti ufficiali, come già detto, che parteciparono tra le fila dei Briganti ) dell’esercito borbonico Francesco Guerra, capo brigante e compagno di Michelina Di Cesare, trucidati barbaramente dai “liberatori” il 30 agosto 1868 (rei di di inseguire un sogno: vivere in una terra libera dall’usurpatore piemontese ). Il dispiegamento di forze massoniche e giacobine, messe in campo particolarmente negli ultimi tempi, nel riportare all’ovile le “pecorelle” che ripresesi dal condizionamento massonico lo stanno abbandonando in numero sempre crescente, confermano che il Sud sta finalmente rompendo quelle catene mentali che lo tengono in schiavitù da 160 anni.

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