I grandi viaggi di Pietro Rombulo, e le sue missioni diplomatiche in Oriente
La guerra di posizione scoppiata fra i regni europei e il grande impero turco durata 200 anni, ebbe un’origine e un suo esaurimento con la battaglia di Lepanto. Ogni anno nei primi di agosto a Messina si celebra, la memoria della battaglia di Lepanto per celebrare il trionfo delle potenze cristiane sui Turchi.
Sapete che cosa avvenne agli inizi di questo conflitto? Sapete quali testimoni si distinsero portando nel mondo il messaggio di unione fra i regni cristiani? Ma soprattutto, sapete cosa è stato fatto per contrastare il nemico dell’Europa? Ogni crisi politica è generata da scelte economiche e commerciali. Nel XIV secolo, attraverso il commercio, si erano uniti i due mercati principali del tempo: quello cinese con quello europeo. Vi dice niente questa memoria? Sembra l’antifona che si respira oggi. Allora si contrapposero a quella circolazione come oggi, i discendenti dell’impero turco, alias gli attuali paesi dell’OPEC. Allora come oggi fomentarono i dissidi e le voci degli scontenti. Ieri rispetto a oggi si cavalcò la religione per serrare gli schieramenti avversi gli uni contro gli altri, con l’obiettivo di spezzare quegli accordi, e demolire una lunga serie di rapporti e di incontri fra i paesi dell’Estremo Oriente e quelli dell’estremo occidente o l’Europa. In quella fase storica due mondi si ritrovarono attraverso le esperienze di alcuni intrepidi viaggiatori. Il veneziano Marco polo in anonimato attraversò le steppe caucasiche e poi gli altipiani del centro Asia per giungere presso le steppe mongole, poi tradotte con il suo libro in regno della Cina, quando in esso non si riesce a rintracciare segni concreti con le regioni cinesi del tempo. Il siciliano Giovanni da Montecorvino invece raggiunse l’Iran e subito dopo la Cina dal 1298 al 1309 nel ruolo di religioso, dell’Ordine Francescano terziario, ricoprendo a Pechino per circa 10 anni il ruolo di vescovo in quella capitale; e per tanto, produsse tutta una serie di documenti e riscontri che dimostrano la sua presenza in quelle regioni; ma il mondo non lo sa. Nino da Noto, altro terrone, sempre nel XIV secolo, raggiunse la Mongolia via terra tramite la Siria per praticare il commercio, rimanendo fedele al cristianesimo, rischiando la vita, mentre il veneziano Nicolò de Conte che alla pellaccia ci teneva, rinnegò la croce per Maometto, e dalla Siria nel 1424 si diresse in Levante raggiungendo venti anni dopo il Borneo. Nello stesso periodo storico un altro terrone dal 1407 al 1448, Pietro Rombulo da Messina, si recherà tre volte presso il regno dei Ming, e nel viaggio più ardito, dal Mar Rosso giunse via mare a Pechino presso la corte dell’imperatore Ming Zhengtong, sottoscrivendo trattati di pace, commercio e accordi politici. A differenza dei Veneziani che millantano documenti che non hanno mai prodotto, il messinese ha prodotto diverse tracce documentali, che sono andate nelle mani del re di Spagna (Aragona e Navarra), del duca di Borgogna (oggi Belgio), del re di Francia (provenza e Normandia), dell’imperatore costantinopolitano (Grecia e Romania), dell’imperatore di Trebisonda (attuale Georgia) nonché, dello Stato della Chiesa al tempo dei pontefici Martino V, Eugenio IV, e Nicolò V cioè, a partire dall’anno 1427 all’anno 1450. E sotto le insegne dei papi raggiunse le estreme terre mongole. gli altipiani del Bengala, dell’Afganistan, del Pakistam, della Persia e di una regione oggi Iraq, prendendo accordi con i regnanti musulmani scontenti dell’impero turco; e anche con essi sottoscrisse accordi politici, bellici e commerciali, così come rilanciano ulteriori documenti scovati in Egitto come in Persia fornendoci una dimensione del personaggio Rombulo senza eguali. Di Rombulo nei cui camminamenti in Asia e in Africa si ricordano cinque itinerari che lo portarono in quarant’anni a camminare per una distanza paragonabile al giro del pianeta Terra. Tutti i suoi viaggi furono compiuti a rischio di perdere la vita, e non in anonimo perchè, dopo i fatti del 1428 occorsi presso un’oasi nelle vicinanze di Alessandria di Egitto, la carovana a cui si era unito fu intercettata, e parte dei suoi componenti bloccati, trovando in alcune lettere le coordinate che permettevano ai Turchi di svelare la sua identità, e la portanza della sua missione. L’emiro dei tempi pretese la sua testa su un piatto d’oro per i catturandi che gli avrebbero reso quel servizio importantissimo. Pietro Rombulo fu inseguito dagli emiri fino a quando fu intercettato in una regione di transito nel 1451 vicino alla Cappadocia perdendo la vita. Tante furono le imprese di questo navigatore siciliano, eppure l’Italia non lo conosce. Anche lui, come tanti terroni, dal 1860 a oggi subisce lo stesso destino che accomuna le eccellenze della terronia. Anche per questo personaggio la regione di provenienza in Italia rappresenta un limite. E come lui decine e decine di personaggi che si sono distinti nella storia italiana, sono nascosti agli italiani. Ma se al tempo di Rombulo si progettava come vincere il turco, con gli avvenimenti della battaglia di Lepanto, l’amministrazione messinese, rilancia quelle glorie patrie, invitando i paesi dai quali nel lontano passato, erano originari tanti personaggi nati nei paesi di quella Lega cristiana, che ogni anno ritornano sotto quelle insegne storiche a visitare Messina. Se la battaglia del 1471 rappresenta una data iconica, finale di una crisi scoppiata molto tempo prima, fra i maggiori testimoni di quegli inizi, un altro messinese ne fu un porta bandiera di quella Lega Cristiana. Sarebbe bello invitare in sua memoria i paesi che con lui hanno condiviso un istante di intesa, e se si avverasse, i consoli da invitare dovranno essere una trentina, in rappresentanza di altrettanti paesi.
Alessandro Fumia