I LAGER DEI SAVOIA
Fulvio Izzo, insegnante e ricercatore, ha firmato “I lager dei Savoia” dove, dopo aver messo insieme una documentazione imponente, descrive «la storia “infame” del Risorgimento – i campi di concentramento per i soldati Borbonici” ( tutti quei militari che non vollero finire il servizio militare obbligatorio nell’esercito sabaudo e quelli che si dichiararono apertamente fedeli al Re Francesco II), nei forti del Nord.
Il fatto che nella storiografia ufficiale si parli poco o troppo, del brigantaggio, per parte presa e non si sia mai accennato alle deportazioni e alle sofferenze dei prigionieri meridionali, dei quali molti deceduti nei campi di Finestrelle e San Maurizio in Piemonte, non è comprensibile e soprattutto non è giustificabile. Il forte di Fenestrelle, iniziato nel 1727 e terminato completamente nel 1854 si sviluppa per oltre 3 km. di lunghezza su 650 mt. di dislivello. 1.300.000 metri quadri di superficie con 1.700 uomini di presidio. Una scalinata coperta di oltre 4.000 gradini collega la piazza principale del forte San Carlo con il forte delle Valli attraverso fortini ridotte e batterie. In quasi tre secoli di vita, questa maestosa macchina da guerra non ha mai sparato un solo colpo. I detenuti meridionali tentarono anche di organizzare una rivolta, il 22 agosto del 1861, per impadronirsi della fortezza, ma fu scoperta ed il tentativo ebbe come risultato l’inasprimento delle pene. Fulvio Izzo , I lager dei Savoia, 1999, 8°, Ed. Controcorrente “… Si arrestano da Cialdini soldati napoletani in grande quantità, si stipano ne’ bastimenti peggio che non si farebbe degli animali, e poi si mandano in Genova. Trovandomi testé in quella città ho dovuto assistere ad uno di que’ spettacoli che lacerano l’anima. Ho visto giungere bastimenti carichi di quegli infelici, laceri, affamati, piangenti; e sbarcati vennero distesi sulla pubblica strada come cosa da mercato. Alcune centinaia ne furono mandati e chiusi nelle carceri di Fenestrelle: un ottomila di questi antichi soldati Napoletani vennero concentrati nel campo di S. Maurizio”.
.. Recenti ricerche sottolineano le pessime condizioni in cui nel 1861 furono «ospitati» a Fenestrelle i soldati di Francesco II: laceri e poco nutriti era usuale vederli appoggiati a ridosso dei muraglioni, nel tentativo disperato di catturare i timidi raggi solari invernali, ricordando forse con nostalgia il caldo di altri climi mediterranei. La fortezza di Fenestrelle non ebbe altri reclusi se non militari: ufficiali condannati agli arresti di fortezza e particolari reparti di disciplina, il più noto dei quali è l’VIII, al quale furono aggregati i commilitoni del caporale Pietro Barsanti, l’organizzatore della fallita rivolta militare di Pavia, nel marzo del 1870. Uno di questi fu Augusto Franzoi che cadde dalle mura nel tentativo di evadere in una notte del novembre 1870. Il ferito fu abbandonato dai compagni e tosto nuovamente imprigionato. Durante la grande guerra vennero concentrati a Fenestrelle anche prigionieri austroungarici e italiani condannati dal tribunale di guerra. Tra questi, nel 1916, anche il generale Giulio Douhet ex bersagliere: reo di essersi contrapposto alle strategie ante Caporetto di Cadorna.
“Altro che annessioni e voti popolari! dal Tronto a qui ove sono, io farei abbruciare vivi tutti gli abitanti; che razza di briganti! passando i nostri generali ed anche il Re ne fecero fucilare qualcheduno; ma ci vuole altro!”
(Ippolito Nievo, Lettere garibaldine, a cura di Andreina Ciceri, Torino, Einaudi, 1961, pp.89 ss.).
“La popolazione è la più brutta ch’io abbia veduto in Europa”
(Dal Diario del Gen. Solaroli, dic. 1860, in “Liberazione del Mezzogiorno e la formazione del Regno d’Italia” vol. V, App.V, Carte Solaroli, p.231)
Il Saffi nel Proemio al vol. XIII dice: «I ministri sardi scioglievano l’esercito meridionale, disarmando come gladiatori ribelli i patrioti che avevano gloriosamente combattuto le battaglie dell’unità nazionale.»—E Giuseppe Sirtori esclamava dinanzi al Parlamento nella seduta del 23 marzo 1861: «Noi fummo trattati non da amici, non da patrioti, ma da nemici.»
Raphael Lemkin (che ha definito il primo concetto di genocidio combinando la parola greca ‘genos’ (razza) con la parola latina ‘cide’ uccidere) nel 1944, sosteneva: “genocidio non significa necessariamente la distruzione immediata di una nazione…esso intende designare un piano coordinato di differenti azioni miranti a distruggere i fondamenti essenziali della vita dei gruppi nazionali. Obiettivi di un piano siffatto sarebbero la disintegrazione delle istituzioni politiche e sociali, della cultura, della lingua, dei sentimenti nazionali, della religione e della vita economica dei gruppi nazionali e la distruzione della sicurezza personale, della libertà, della salute, della dignità e persino delle vite degli individui…non a causa delle loro qualità individuali, ma in quanto membri del gruppo nazionale”.
Genocidio nella definizione delle Nazioni Unite, significa uno dei seguenti atti commessi con lo scopo di distruggere, in parte o totalmente, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso:
1) uccidere membri del gruppo
2) causare danni fisici o mentali ai membri del gruppo
3) deliberatamente procurare al gruppo delle condizioni di vita allo scopo di distruggerlo fisicamente, in tutto o in parte
4) imporre misure intese a prevenire le nascite all’interno del gruppo
5) trasferire in modo forzato bambini del gruppo in un altro gruppo
fonte
https://digilander.libero.it/freetime1836/libri/libri6savoialager.htm
L’ho regalato e non ce l’ho piu’… posso dire che e’ uno di quei libri che improvvisamente ti apre gli occhi su un panorama sconosciuto… mi impressiono’ cosi’ tanto leggerlo e lo passai a qualcuno che oggi non mi sovviene per l’emozione di una scoperta… capita ad essere fortunati d’imbattersi su qualche documentata notizia che ti sconvolge e ti da’ l’avvio ad una ricerca che sappiamo quanto riserva ancora da scoprire… una tragedia i cui postumi stiamo vivendo tutti senza saperlo… Sono i danni di un’unita’ forzata e di programmi scolastici studiati per nascondere la verita’ di tragedie… senno’ come si potrebbe pomposamente alzare un tricolore al ritmo dell’umiliante e menzognera marcetta nazionale?.. caterina ossi