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I MUSEI DELLA TORTURA CONTENGONO SOLO DEI FALSI (CHE L’INQUISIZIONE NON HA MAI USATO)

Posted by on Ago 20, 2021

I MUSEI DELLA TORTURA CONTENGONO SOLO DEI FALSI (CHE L’INQUISIZIONE NON HA MAI USATO)

La Vergine di Norimberga o Vergine di ferro (Iron Maiden), la pera vaginale, la forcella dell’eretico, la sedia inquisitoria e la culla di Giuda sono falsi inventati nell’800 per creare la leggenda nera sull’Inquisizione

In Italia, e nel mondo, esistono numerosi musei della tortura. Spesso fanno gioco sulle leggende nere che riguardano il medioevo e l’inquisizione (che in realtà è un fenomeno fortemente rinascimentale). Questi musei, che in Italia sono un franchising di proprietà della “Inquisizione srl” (non è uno scherzo), mostrano ai turisti un innumerevole numero di “strumenti di tortura”. Peccato nessuno di questi sopravviva a una valutazione storica. Essenzialmente, esclusi gli strumenti di condanna capitale, gli altri sono tutti falsi storici del XVII e XIX secolo. Alcuni sono famosissimi come la “Vergine di ferro” o “Vergine di Norimberga” da cui prende il nome il gruppo “Iron Maiden”, altri sono meno conosciuti ma altrettanto falsi.
Gli strumenti di tortura medievale, specie quelli attribuiti all’Inquisizione – senza neanche specificare di quale Inquisizione si tratti – suscitano da sempre un interesse profondo, a volte morboso, da parte del grande pubblico. Molti di voi hanno visitato i musei della tortura e ci hanno chiesto quale sia la veridicità o verosimiglianza storica degli oggetti esposti. La risposta è abbastanza semplice: si tratta di oggetti senza alcun valore storico che appestano diverse città italiane e, incredibile dictu, riescono a ottenere patrocini regionali, del FAI e addirittura di ONG piuttosto famose. Un’affermazione tranciante, ma pienamente giustificata alla luce di quanto leggerete qui sotto.
Il primo dato che accende sincera meraviglia è l’assoluta mancanza di testimonianze archeologiche o documentali sui mezzi di tortura che vediamo esposti nei numerosissimi “musei della tortura”. Quasi tutti hanno didascalie che ne spiegano l’uso da parte dell’Inquisizione Romana o di altri tribunali inquisitori, quindi ci si aspetterebbe, ad esempio, di trovare almeno una menzione della Vergine di Norimberga o della Forcella dell’Eretico nel “Philippi a Limborch Historia inquisitionis” […] scritto da Philippus van Limborch nel 1692, un teologo protestante fortemente critico della Chiesa. Oppure di scoprire, tra le pagine di A history of the Inquisition of the Middle Ages, redatto dallo storico statunitense Henry Charles Lea e pubblicato a partire dal 1887, una breve trattazione della Pear of Anguish. E invece niente, […] così come in altre decine di volumi da noi visionati, non c’è traccia di questi strumenti. Si rende quindi necessaria un’analisi dei singoli strumenti.

1) LA VERGINE DI NORIMBERGA
La Vergine di Norimberga ha suscitato le più sfrenate fantasie della cultura di massa, ancora di più della Pear of Anguish, ed è presente in qualsiasi museo della tortura in Italia e all’estero. Spacciata come strumento medievale, è stata in realtà creata solo nel XIX secolo, realizzata su commissione di gentiluomini europei con il gusto per il “finto medioevo gotico”, fatto di inquisitori con il cappuccio, streghe formose e un enorme quantitativo di violenza e atrocità gratuite. Il castello di Otranto, di Horace Walpole, pubblicato nel 1764, è stato forse il romanzo che più di ogni altro ha dato una spinta a questo gusto, protrattosi fino all’epoca vittoriana.
Tornando alla Vergine, il franchise “Museo della Tortura” la descrive così: “La storia della tortura ricorda molti congegni che operavano col principio del sarcofago antropomorfo a due ante e con aculei all’interno che penetravano, con la chiusura delle ante, nel corpo della vittima. L’esempio più famoso è la cosiddetta “Vergine di Ferro” [die eiserne Jungfrau] del castello di Norimberga, distrutta dai bombardamenti del 1944″.
In realtà, anche quella andata distrutta nel 1944 era una contraffazione ottocentesca, probabilmente del 1830-40. Ma andiamo con ordine.
La prima citazione della Vergine di Norimberga è datata 1793, ad opera dell’erudito tedesco Johann Philipp Siebenkees (1759-1796), che la menziona come utilizzata a Norimberga nel Cinquecento, ma, sebbene abbia ricercato a lungo nei suoi scritti, non ho trovato traccia del passo. Circa mezzo secolo dopo, nel 1840 circa, la Vergine è esposta per la prima volta a Norimberga. L’involucro antropomorfo, interamente in metallo, è alto 210 centimetri e largo 90, abbastanza grande, quindi, da contenere un uomo adulto. Gli spuntoni metallici creano il giusto “morso allo stomaco” dei visitatori, che li immaginano penetrare le membra di un essere umano.
Già molti visitatori ottocenteschi ne sottolineano la falsità e il magro interesse storico della Vergine. […] J. Ichenhauser definisce la Iron Maiden come “… di nessun interesse per storici e antiquari”. Questo 52 anni prima del bombardamento alleato che ci ha privati di questo pezzo di poco valore.
Ma allora quale fu la vera origine della Vergine di Ferro? Uno dei più importanti archivisti tedeschi, Klaus Graf, in un lungo articolo del 2001, […] definisce la Vergine di Norimberga come “una finzione del XIX secolo, perché solo nella prima metà del XIX secolo gli schandmantel, a volti chiamati “vergini”, vennero dotati di aculei interni; in seguito, questi oggetti furono adattati a morbose fantasie mitiche e letterarie.”
La menzione dello Schandmantel (o Schandtonne) traducibile come “Mantello/Barile della Vergogna”, ci aiuta a fare chiarezza. Questo era infatti una sorta di barile che le autorità civili facevano indossare, in alcuni casi, a prostitute e altri soggetti, con lo scopo di impartire loro una pubblica umiliazione. Morbose fantasie, come dice bene il Graf, e fantasie molto più semplici relative all’orrore e al sacrilego (non di per sé negative, altrimenti non avremmo avuto autori come Lovecraft, Poe, ecc.), hanno preso lo shandmantel come base di partenza per creare qualcos’altro.
Non solo non è arrivata fino a noi una Vergine di Ferro costruita prima della fine del XIX secolo, ma anche in tutte le cronache cittadine, i manuali inquisitori, le procedure dei processi gestiti dal potere secolare, non si trova neanche un accenno al dispositivo. Anche nel diario del più famoso boia del Cinque-Seicento, Franz Schmidt […] non si trova nulla, sebbene egli abbia descritto in modo puntuale ogni punizione ed esecuzione portata a termine (senza mai tralasciare i particolari più raccapiccianti) nei suoi 40 anni di carriera (1578-1617).

2) LA PERA VAGINALE
Gli hanno dedicato paragrafi in riviste, libri e articoli. Fa bella mostra di sé nei “musei della tortura”. La citano migliaia di siti e pagine web come uno degli strumenti di tortura dell’Inquisizione. Peccato che non sia mai stata utilizzata. In realtà, la pera vaginale (o “poire d’angoisse” o “pear of anguish”) non è mai esistita fino alla costruzione delle prime repliche nel XIX secolo.
Nei verbali dell’Inquisizione dal Cinquecento in poi non se ne trova traccia (e chiunque li abbia avuto sottomano sa perfettamente quanto siano precisi), stesso dicasi per le altre fonti dell’epoca, compresi i diari di carnefici del potere civile come Franz Schmidt, le enciclopedie mediche, ecc. […]
È tra fine Ottocento e primi del Novecento che la Pera Vaginale inizia a trovare posto in quella rievocazione dei Cabinet of Curiosities che sono i “musei della tortura” e, da lì, in volumi divulgativi sull’Inquisizione e le torture medievali. Il sentimento anticlericale ha fatto, lentamente, il resto. Molti autori, probabilmente guidati da un interesse morboso, hanno iniziato a fantasticare sull’uso dello strumento per dilaniare vagine e orifizi anali di streghe e seguaci del demonio. Un’assurdità che è diventata quasi sapere comune. Non a caso, anche in una delle ultime pubblicazioni relative all’argomento […] leggiamo che la pera fu immaginata come “inseribile” anche in orifizi diversi dalla bocca solo nell’Ottocento, e con il fine di sadico godimento sessuale.
Eppure basta una ricerca su google per vederla etichettata come “strumento di tortura medievale usata dall’Inquisizione sulle streghe” (difficile trovare più errori storici in una sola frase!). […]

3) LA FORCELLA DELL’ERETICO
La Forcella dell’Eretico presenta come una doppia forchetta legata al collo, con le punte rivolte sotto il mento e al petto. Il sito de Il Museo della Tortura, gestito dalla Inquisizione s.r.l., lo definisce così: “Con le quattro punte acutissime conficcate profondamente nella carne sotto il mento e sopra lo sterno veniva impedito qualsiasi movimento della testa: la vittima poteva soltanto bisbigliare abiuro (parola questa che ha il significato di rinunzia ad altra religione o dottrina che non sia quella cristiana).”
A parte la menzione alla “dottrina cristiana” senza specificare se si trattasse di strumento dell’Inquisizione Romana o di un tribunale protestante, fa sorridere il fatto che, partendo da questa storia della parola sospirata “abiuro”, altri “musei” abbiano addirittura fatto creare dei pezzi che riportano la scritta “abiuro” incisa sul ferro. Le fonti wikipedia per “heretic fork” sono grottesche: un museo della tortura fasullo e la pagina di un negozio online che vende repliche (per giunta maldestre).
Un altro falso del secolo scorso. Molto forte dal punto di vista immaginifico ma pur sempre un falso. […]

4) LA SEDIA INQUISITORIA
Che qualcuno abbia potuto credere a una cosa del genere è, dal punto di vista storico, a dir poco mortificante. […] L’idea stessa di inquisitori disposti a spendere cifre enormi per realizzare un simile oggetto è grottesca; il quantitativo di metallo utilizzato, poi, e la presenza di chiodi fatti in serie lasciano presupporre una prima fabbricazione modernissima. È quantomeno sospetto che le prime riproduzioni della Sedia Inquisitoria siano del XX secolo, anzi, più precisamente, dell’ultimo quarto del secolo scorso. […]

5) LA CULLA DI GIUDA
Almeno nel caso della Culla di Giuda […] alcune pagine wikipedia, come quella in italiano e in tedesco, riportano che si tratta di uno strumento immaginario, stendendo un velo pietoso sull’origine del mito. D’altronde, immaginare un trabiccolo del genere, per cui era necessario l’impiego di diverse persone, 4 funi e un puntale di legno, è storicamente (e fisicamente, visto l’impossibilità di mantenere in equilibrio l’imputato) demenziale. […]

CONCLUSIONE: I VERI STRUMENTI DI TORTURA DELL’INQUISIZIONE ROMANA
Vi starete chiedendo, a questo punto, quali fossero i veri strumenti di tortura dell’Inquisizione Romana. La tortura più praticata fu quella della “corda” (o “strappado”), mentre per chi non era in grado di sostenerla per problemi fisici, poteva essere sottoposto alla (dolorosissima) fustigazione con bacchette di legno sui palmi delle mani o sulla pianta dei piedi. Tra l’altro, in pochi sanno che la confessione sotto tortura doveva essere confermata ventiquattro ore dopo, altrimenti rimaneva inaccettabile. E che, ad esempio, si utilizzava la corda per evitare spargimenti di sangue, poiché si trattava di una delle proibizioni più stringenti tra quelle che gravavano in capo all’inquisitore.

Nota di BastaBugie: altre due bufale riguardanti il cristianesimo sono quelle che riguardano la cintura di castità e lo ius primae noctis (purtroppo citato in Breveheart, che per il resto è un bel film). Ecco i link agli articoli che ne parlano.

LA CLAMOROSA BUFALA DELLE CINTURE DI CASTITA’
Non è vero che i Crociati obbligassero le loro mogli ad indossarle… le prime risalgono al 1800 (come giochi erotici o per evitare una violenza sessuale)
da Aleteia
http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5108

LO ”IUS PRIMAE NOCTIS” E’ UN FALSO STORICO
E’ totalmente falso il mito (inventato da uno scozzese nel 1526) secondo cui nel medioevo i feudatari avevano il diritto di portarsi a letto le spose dei loro sudditi nella prima notte di matrimonio
di Rino Cammilleri
http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1663

BRAVEHEART, UN CUORE IMPAVIDO PER LA LIBERTA’
L’indipendenza della Scozia guadagnata con il supremo sacrificio
http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=27
 Titolo originale: Inquisizione: musei della tortura e tutti i falsi in cui avete sempre credutoFonte: I Tre Sentieri, 26 luglio 2021Pubblicato su BastaBugie n. 729

Gabriele Campagnano

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BASTABUGIE – I MUSEI DELLA TORTURA CONTENGONO SOLO DEI FALSI (CHE L’INQUISIZIONE NON HA MAI USATO)

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