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I Re Magi che simboleggiano il percorso del Sole dalla notte alla nascita del nuovo “sole bambino”

Posted by on Dic 23, 2017

I Re Magi che simboleggiano il percorso del Sole dalla notte alla nascita del nuovo “sole bambino”

Oggi vi raccontiamo, nel nostro calendario dell’avvento, dei Re Magi, che sul presepe si mettono con l’anno nuovo, tradizionalmente il 6 gennaio. E lo facciamo offrendovi il punto di vista di una nuova fonte, il libro di Giuseppe Serroni e Giuseppe Piccinno, “A cchiù lucente jett’a chiammà li Magge all’Uriente” Il cammino del Sole nei mestieri del Presepio napoletano”.

“I Re Magi – scrivono Serroni e Piccinno – simboleggiano il percorso del Sole durante il suo viaggio notturno che termina nel luogo di congiunzione con la nascita del “nuovo sole bambino”. Essi provengono, secondo la tradizione cristiana, dall’Oriente, là dove sorge il sole. La rappresentazione del sole ci viene offerta dai colori degli abiti dei tre Re e dai cavalli che essi cavalcano: il bianco (Melchiorre) associato all’alba; il rosso (Gaspare) associato al mezzogiorno ed il nero (Baldassarre) associato alla sera ed alla notte. I Re Magi sono seguiti da una dama recante sul capo un diadema aureo impreziosito da una mezza luna e che siede in una portantina sorretta da quattro schiavi mori. Questa figura femminile (la Re Màgia) rappresenta con tutta evidenza, la luna che segue sempre il sole ed i quattro mori raffi gurano le quattro fasi cicliche del bianco satellite”.

Una lettura che coincide con quella di tutti gli altri esperti di presepe napoletano, come spiega anche Claudio Canzanella in Razzullo e la Sibilla, libro che vi abbiamo citato spesso in questo “calendario dell’avvento” dedicato ai pastori e ai “pezzi” del presepe partenopeo. “Si spiega così anche la tradizione per cui i Re Magi venivano dall’Oriente, dove appunto nasce il sole. Essi viaggiavano su tre cavalli di colore bianco, rosso e nero che indicano rispettivamente l’aurora, il mezzogiorno e la sera che diventa notte” anche se nei presepi popolari spesso sono a cavallo di un cammello. Per Canzanella i re magi sono collegati alla tradizione araba: sacerdoti che studiavano i fenomeni celesti e rappresentavano cariche di potere. Di loro si parla nel vangelo secondo Matteo ma su quanti erano e come si chiamano si trovano dettagli nel Vangelo dell’infanzia Armeno e nel De Collectaneis del Venerabile Beda. “Il primo si chiamava Melchiorre ed era un vecchio dalla lunga barba, il quale offrì al Signore l’oro come a un suo re, il secondo Gaspare, giovane senza barba, offrì a Gesù incenso in omaggio alla divinità. Il terzo dal viso nero e con la barba piena si chiamava Baldassarre e portava nelle sue mani la mirra, per ricordare che doveva morire” (la mirra era un olio profumato col quale si ungevano i morti, ndr).

Canzanella sempre citando i vangeli apocrifi spiega che Melkon, re della Persia, il cui nome tradotto significa “Il mio re è luce” ricorda a Gesù il suo essere mortale e il suo fine ultimo dell’incarnazione. Gaspar, re degli Indi, scuro di pelle, invece, vuol dire colui che splende. Balthasar, infine, re degli Arabi, vuol dire “Bel protegge il re”.

C’è poi una tradizione popolare citata sempre da Canzanella che vuole che i magi fossero quattro e che uno fu derubato durante il cammino e che arrivato da Gesù gli offre il cuore, l’unica cosa rimasta, che il bambinello avrebbe accettato. Di Artibano, ci spiega ancora Serroni, rivelandoci il nome del quarto re, “ci sono tracce in alcune opere d’arte custodite al Museo del Prado di Madrid ed anche in un affresco presente nelle catacombe di Domitilla. Una figura leggendaria che spicca nel “corteo dei Re Magi” perché recante un bastone d’oro o un pappagallo. Egli giunge comunque a vedere Gesù ma solo quando Questi venne crocifisso sul Golgota. Artibano, giunto così al termine della sua ricerca, poté finire i suoi giorni terreni”.

Altra figura citata dallo storico è la Re Magia, una figura femminile che rappresenterebbe la luna. Infine per Canzanella i magi potrebbero anche rappresentare le tre razze (Asia, Africa e Europa), le tre età dell’uomo e in definitiva l’umanità. Nel presepe napoletano spesso sono accompagnati da uno sgargiante seguito che, lo racconta anche Marco Perillo in “101 storie che non puoi non sapere della storia di Napoli” richiamano il corteo dell’inviato straordinario della porta Ottomana del 1741, in epoca borbonica. E dunque bimbi, paggi, valletti, cammelli con pietre preziose, uccelli, pappagalli, a seguito dei tre re, con anche l’Odalisca, la Samaritana e la Georgiana.  Tutto questo però nel presepe odierno resta un ricordo e molto spesso ci troviamo solo i tre magi cammellati.

Infine citiamo Roberto De Simone ne “Il prepepe popolare napoletano” quando parla della Re Magia, figura appunto scomparsa. Dice che veniva raffigurata in portantina, sorretta da quattro schiavi. “Secondo la tradizione – spiega De Simone – veniva raffiguata in portantina, sorretta da quattro schiavi e rappresentava la fidanzata fedele del Re Moro (altra simbologia della notte)”.

Lucilla Parlato

(nella foto di Francesco Paolo Busco i Re Magi visti da Ugo Esposito, via  S. Gregorio Armeno 46 Napoli)

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