IDENTITA’ NAPOLITANA
L’identità è il principio logico di base che contraddistingue qualcosa o qualcuno come unico, uguale a niente altro se non a se stesso, e questa unità fondamentale è raggiunta mediante i molteplici aspetti che la compongono. E’ secondo questo principio che nessuna cosa è uguale a qualche altra cosa, né nessun essere umano è uguale a un altro essere umano (Diz. Enciclopedico Fabbri); nel nostro caso specifico nessun popolo è uguale ad un altro popolo, si possono avere degli aspetti simili, ma non tutti gli aspetti uguali; anche se in un popolo ci sono delle piccole varianti di vario genere tra una zona ed un’altra, non sono così evidenti da dividersi dall’aspetto comune a tutti gli altri, ad esempio la lingua anche se comune e uguale nei detti e modi di dire, può presentare leggere differenze fonetiche da zona a zona, ma l’aspetto della comprensione linguistica rimane unica, così il tarantino capisce il salernitano e viceversa, ma non il milanese; oppure l’avellinese e il foggiano possono dialogare con il barese, ma non certo con il mantovano.
Per denigrare qualcuno lo si può chiamare o indicare senza farne il nome, magari fischiarlo o usando un nomignolo o appellativo, a certi per evitare identitarismi vengono dati dei numeri di matricola come ai carcerati o agli operai di una grande fabbrica; ad un popolo come il nostro hanno affibbiato il termine ‘Meridionale’che può essere sinonimo di ‘inferiore’, ma non si può dare ad un popolo il nome di un segno cardinale perché esso rappresenta un atteggiamento coloniale, l’inizio di un genocidio. Un popolo identitario come il nostro ha diritto, così come tutti gli altri, ad avere un nome in cui riconoscersi e distinguersi nel mondo, un nome che non gli si può imporre, ma che gli viene consegnato dalla storia, ed è storicamente conosciuto che il popolo che abita l’Italia del sud è stato sempre chiamato ‘Napolitano’ o ‘Napoletano’; fin’anche nel Regno delle Due Sicilie l’esercito Borbonico era altresì chiamato Esercito Napolitano, anche in quanto i siciliani erano esenti dal prestar servizio militare e spesso gli ordini venivano impartiti in ‘napoletano’ come era sovente fare il Re Ferdinando II, e questo sia che si era di Napoli, di Bari, di Pescara o di Brindisi e Catanzaro, perché eravamo una nazione.
La capitale della nostra nazione, Napoli, non sarebbe stata tanto grande e importante senza il contributo dei napolitani di Calabria, Puglia, Lucania, Molise e Abruzzo che insieme resero la loro capitale la seconda città d’Europa dopo Parigi. Cosa sarebbe stata Pietrarsa senza il ferro della Calabria in cui veniva estratto e lavorato negli stabilimenti siderurgici, e vogliamo contare il sale di Barletta che riforniva tutto il regno e l’Europa, l’attivissima Borsa di Commercio di Bari che era il centro di riferimento economico del Regno e l’olio che veniva prodotto dalle presse olearie costruite nelle fabbriche di Foggia e Bari. Quali vestiti senza la lana, il cotone e il lino degli opifici della Basilicata, dell’Abbruzzo e del Molise ed anche i prodotti caseari che da queste zone arrivavano sulle tavole della grande Napoli. Questo ed altro fecero della Campania una delle regioni più industrializzate d’Europa e della Calabria la più ricca regione d’Italia e la lunghezza delle coste rendeva il nostro un popolo di pescatori e navigatori alimentando il commercio di tutte le zone. Sì, Napoli è tutta l’Italia del sud perché è anche un suo prodotto e quindi lo rappresenta, ed è per questo che viene attaccata continuamente perché attaccando la capitale si colpisce tutta la Napolitania, infatti con la decadenza di Napoli, agli altri è stato imposto di appartenere ad un ‘sud’, facendogli perdere ogni riferimento identitario senza il quale si è smarrito l’unità di grandezza della nazione napolitana. Ora ci impongono di essere ‘meridionali’, del ‘sud’.
La linea unificatrice di quella gente che nasce, vive e muore in quella terra esecrabilmente chiamata SUD, fa sì che si può risvegliare l’identità di quel popolo napolitano assopito a causa del tempo inesorabilmente trascorso nella falsa veste di italianità, imposta da chi ci conquistò con l’inganno e il tradimento mascherati da fratelli d’Italia.
Questo popolo napolitano si riconosce dall’identica maniera con cui è stato trattato per essere sottomesso all’invasore nordico e reso disponibile come manovalanza a basso costo e come ‘ascari’ di turno; quelli che non ci stavano a questa forma di schiavismo, hanno combattuto una guerra di liberazione persa sin dall’inizio, ma sempre facenti parte di un solo popolo, quello che non desiderava soccombere all’oblio del nulla e che alla fine sono dovuti diventare carne da macello, senza patria, emigrando per il mondo ricordando di essere appartenuti a quel popolo napolitano felice di vivere nella propria terra definita ora SUD, come a voler spegnere una nazione vissuta per otto secoli che era stata resa tale da quella terra a cui ci si apprestava a cambiare il nome.
Ma cos’è un nome? Esso è una parola o espressione che designa una persona, un animale, una pianta, un oggetto, un luogo o un popolo. Il “nome” può anche indicare la reputazione di una persona o di una nazione. Molte persone hanno nomi che ricordano fatti o persone passate, certi luoghi hanno nomi che richiamano l’aspetto fisico del posto o che ricorda il carattere del popolo che l’abita o l’abitava, certe città hanno nomi che ricordano il loro fondatore o l’intenzione della sua fondazione. Conoscere un nome vuol dire avere più che una semplice cognizione del termine, vuol dire conoscere realmente i legami tra il nome stesso e i suoi propositi, le sue attività, le sue qualità; infatti si dice spesso che si conosce qualcuno o qualcosa di nome e non personalmente, cioè per quegli atti a cui tale nome è legato, ma non per averlo visto.
Riconoscersi nel nome della propria nazione vuol dire esserne parte e condividerne le qualità, le culture, le espressioni, perciò tale nome rappresenta il popolo stesso e ogni individuo che si onora di appartenergli. Dovremmo essere gelosi del nome nazionale di appartenenza, vivere la stessa gelosia che vissero i nostri avi che non vollero ripudiarlo per avere un nuovo nome e che morirono da soldati napoletani fedeli alle proprie origini, al proprio popolo, alla propria nazione, morirono da legittimisti briganti che non si sottomettevano al un nuovo nome, al nuovo ordine di cose che stava spazzando tutto quello in cui credevano; morirono da donne combattenti che difendevano i propri figli, il proprio credo, tutto per non cambiare nome.
Con una tale identità che abbraccia ogni nostra tradizione, e che ci riconosciamo in quei valori religiosi che ci dividono dal resto d’Italia, con i comuni interessi che abbiamo dal Tirreno all’Adriatico, essendo solidali e uniti gli uni agli altri dal Tronto allo Ionio, possiamo avere l’onore di riedificarci come popolo unito e come un grande popolo siamo stati e dobbiamo tornare ad essere.
VIVA IL POPOLO NAPOLITANO!!!
Antonio Iannaccone