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IL BREVE REGNO DI FRANCESCO I: IL RE DIMENTICATO

Posted by on Giu 19, 2017

IL BREVE REGNO DI FRANCESCO I: IL RE DIMENTICATO

Francesco Gennaro Giuseppe Saverio Giovanni Battista, nacque nel Palazzo Reale a Napoli il 19 Agosto 1777 secondogenito di Ferdinando IV di Borbone Re di Napoli e di Maria Carolina d’Austria. Divenne erede al Trono di Napoli e Sicilia dopo la prematura dipartita nel 1778 di Carlo Tito fratello maggiore (1775 -1778).

Fu insignito del titolo di Duca di Calabria.

Ricevette educazione e istruzione dai più qualificati precettori che lo prepararono adeguatamente come erede al Trono.

Uno (forse il più determinante) dei suoi precettori fu il fisico pugliese Giuseppe Saverio Poli e il Cardinale Domenico Orsini Duca di Gravina.

Il giovane erede al Trono mostrò un notevole interesse per le materie scientifiche e naturali, la Botanica e la Storia. Mostrò invece, scarso interesse per il latino e le altre materie umanistiche.

La sua passione per la Botanica lo portò a scrivere due Trattati sull’argomento: “ Istruzione sulla coltura del Cartamo” e “ Memorie sulla coltura e uso dell’erba dell’abbondanza” come riferì Giulio Genoino poeta napoletano.

A 18 anni, nel 1795 gli venne permesso di partecipare alle riunioni del Consiglio di Stato.

Durante il suo “apprendistato” non gli fu mai consentito di andare in urto con le decisioni dei suoi genitori, assecondandone tutte le direttive.

Allo stesso modo, in totale obbedienza, accettò di contrarre matrimonio con l’Arciduchessa Maria Clementina d’Austria figlia di Leopoldo II cugina di Francesco; così, come aveva stabilito, l’autoritaria madre Maria Carolina.

Il contratto nuziale era stato firmato nel 1790 ma differito a causa delle agitazioni rivoluzionarie che stavano gettando nel caos l’Europa.

Solo durante un periodo di relativa calma tra Napoli e Parigi, Maria Clementina poté raggiungere la sua nuova Patria.

Le nozze si tennero a Foggia il 25 Giugno 1797, rientravano nel progetto politico di un’alleanza tra il Regno di Napoli e la Corte viennese.

L’anno dopo, nel 1798 il Duca di Calabria insieme al Re Ferdinando IV partecipò alla spedizione napoletana contro la Repubblica Romana instaurata dai francesi per restaurare il potere temporale del Papa. Si concluse con una cocente disfatta militare.

Nel Gennaio 1799 per rappresaglia il Generale Championnet insieme alle sue truppe invase il Regno di Napoli.

Sotto la protezione inglese la Famiglia Reale incluso Francesco ripararono in Sicilia; contemporaneamente a Napoli venne proclamata la Repubblica Partenopea.

Nel 1801 a Palermo morì la moglie Maria Clementina malata di tisi; preceduta di qualche mese dal primogenito Ferdinando.

Sempre nel 1801 a seguito della riconquista di Napoli da parte del Cardinale Ruffo e del suo Esercito della Santa Fede, dopo aver sbaragliato francesi e repubblicani, in qualità di Luogotenente di Ferdinando IV ancora in Sicilia, Francesco rientrò a Napoli.

Vi rimase fino al Giugno 1802, quando il padre riprese pienamente le sue funzioni.

Dopo aver trascorso il periodo del lutto, il 6 Luglio 1802 per procura, Francesco si risposò (per volere e calcolo di Ferdinando IV) con Maria Isabella di Borbone – Spagna, figlia di Carlo IV di Spagna. Il Re di Napoli e il Re di Spagna erano fratelli, entrambi figli di Carlo III di Spagna (dunque gli sposi erano cugini).

Riuniti gli sposi, la cerimonia di nozze fu celebrata a Barcellona il 6 Ottobre; i festeggiamenti si protrassero fino al 12.

Dopo le sontuose nozze, gli sposi ritornarono a Napoli (dal matrimonio, come era costume dei Borbone, nacquero numerosi figli, 12 precisamente).

Il nuovo matrimonio era stato pianificato da Ferdinando IV che rinnovava in questo modo l’alleanza tra Napoli e Madrid.

Nonostante la parentela dinastica, i rapporti si erano raffreddati a causa delle manovre di Maria Carolina di far entrare il Regno di Napoli sotto l’influenza asburgica.

Nuovamente invasa dall’esercito francese nel 1806 la Famiglia Reale dovette abbandonare Napoli e rifugiarsi a Palermo.

Non li seguì Francesco, che sbarcato a Sapri e nominato Vicario dal Re, preferì organizzare la rivolta popolare in Calabria e Basilicata. Purtroppo fallì, e dovette riparare con il resto delle forze realiste in Sicilia.

L’indole di Francesco era poco incline a scontrarsi con gli augusti genitori e lo portò sostanzialmente a subire il decisionismo della madre e la regale volontà del padre.

Una più avveduta storiografia moderna tuttavia gli riconosce svariati meriti: tra le quali una avveduta attività politica, la lungimiranza e la capacità di adoperare tatto, la disponibilità a sacrificarsi per i suoi doveri di Principe e per la difesa del Trono, della Dinastia e degli stessi sudditi. Non in ultimo, del pratico buonsenso.

 

GLI ANNI DELL’ESILO

 

Durante i nove anni circa trascorsi in Sicilia Francesco riprese la vita rustica, creò a Boccadifalco un’azienda agricola modello dove sperimentava nuovi metodi di irrigazione, coltivazione, e allevamento.

Mentre sul versante politico, la situazione restava incerta.

I difficili rapporti con le diverse forze politiche e sociali, faceva tenere a Francesco un atteggiamento prudente; titubante ad affidarsi completamente nelle mani del potente alleato inglese, ma consapevole allo stesso tempo della necessità di avere con esso un accordo sostanzialmente sincero.

Come il padre era insofferente nei confronti della nobiltà siciliana che reclamava diritti e privilegi; ma era conscio di aver bisogno del loro sostegno.

In un primo momento, in qualità di Vicario presso il Parlamento siciliano, convocato nel 1810 per decidere suoi nuovi tributi di guerra, fu molto deciso nei confronti dell’aristocrazia; e sollecitò i nobili da “elargitori di donativi” a passare a “contribuenti”; obbligati, da cittadini, a sostenere la spesa pubblica (Genoino, p.72).

Insieme al Re Ferdinando IV decise di procedere senza il consenso del Parlamento e contro la ferma opposizione dei nobili; nel 1811 in qualità di Comandante dell’Esercito Siciliano fece arrestare e deportare i capi dell’opposizione aristocratica.

Questo atto segnò un grave contrasto con il potente Lord inglese Bentinck Governatore della Sicilia, che unito alla scoperta del carteggio di Maria Carolina con i francesi (Congiura di Messina) portarono Francesco all’ “inglorioso vicariato” (durato due anni e mezzo), caratterizzato dai continui compromessi con Bentinck (Genoino).

 

CRONOLOGIA RIASSUNTIVA:

1812: Costituzione Inglese in Sicilia (simile a quella inglese composta di due Camere).

Re Ferdinando concede la Costituzione per volere di Lord Bentinck e della Nobiltà locale (sarà revocata dopo la caduta di Napoleone).

1815: Re Ferdinando IV torna sul Trono di Napoli e crea il Regno delle Due Sicilie, si ritorna all’assolutismo monarchico.

1820/21: Scoppiano i Moti Rivoluzionari (Pepe e C.), il Re concede una nuova Costituzione (sarà revocata per volere degli austriaci).

1825: Muore Re Ferdinando IV e Francesco I siede sul Trono del Regno delle Due Sicilie.

 

FRANCESCO I: RE PER SEI ANNI

 

Salito al Trono Francesco I collocò la sua azione di governo in sostanziale continuità con il regno di Ferdinando IV.

Il timido passato “costituzionalista” venne prontamente accantonato, mostrando inclinazioni più conservatrici, e mantenendo inalterata quasi del tutto la politica paterna.

Non tenne nessun discorso programmatico, né cambiò nessun Ministro.

Rimasero al loro posto D. Tommasi, Ministro della Giustizia, Luigi De Medici Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri e delle Finanze.

In particolare, il De Medici, consigliò Francesco I di non apportare nessuna importante innovazione nell’azione di Governo e di Amministrazione, limitandosi a qualche lieve modifica.

In questo modo, la naturale e ventilata apertura verso i gruppi moderati della Borghesia murattiana non ebbe facili sbocchi.

I primi anni di regno furono caratterizzati dal principale obiettivo della politica estera.

Re Francesco e il Ministro De Medici si concentrarono sull’allontanamento del Corpo di Occupazione austriaca, perché il suo mantenimento era eccessivamente esoso per le esangui casse dello Stato (già fortemente indebitato a causa sua); e perché principale strumento di controllo nella vita del Paese.

Francesco I riuscì dapprima ad ottenere una riduzione delle truppe di occupazione e quindi delle spese; e dopo un anno di proroga della loro partenza (prevista nel Maggio 1826), la definitiva smobilitazione nel Febbraio 1827.

La partenza fu un successo della Diplomazia di Francesco I, viste le intenzioni del Principe Metternich a mantenere l’occupazione.

In sostituzione dell’Armata austriaca, il Re portò a compimento l’accordo (già programmato da Ferdinando IV) per la costituzione di Reggimenti svizzeri.

Per il resto, la politica estera di Francesco I era tesa al mantenimento di buoni rapporti di vicinato con tutte le potenze europee.

Un altro modo altrettanto efficace di politica estera era la stipula di buoni accordi matrimoniali con altre Case Regnanti d’Europa. L’ultimo e il più importante, era ancora con la Spagna: Ferdinando VII (vedovo per la terza volta) prese in moglie Maria Cristina la figlia di Francesco I.

 

Nel 1828 ci fu un’altra occasione di successo politico per Re Francesco. Il Bey di Tripoli pretendeva una tangente per rispettare un trattato stipulato con Ferdinando IV; anche in questo caso Francesco I mostrò grande fermezza e inviò una forte squadra navale.

Al Bey non rimase altro da fare che dietrofront.

Sul fronte interno, il principale obiettivo della polizia borbonica fu la lotta contro le sette politiche carbonare presenti nel Regno; contro le quali furono intentati duri processi, che spesso però, emanavano sentenze mitigate per espressa volontà del Re.

A Portici il Re promulgò il 24 Maggio 1826 un Decreto che inaspriva le pene per i perturbatori dell’ordine pubblico e i sovvertitori dello Stato.

Due anni dopo nel 1828 Francesco I dovette fronteggiare un’altra crisi rivoluzionaria, scoppiarono “ I Moti del Cilento”; fallirono per mancanza di adesione popolare e per la pronta repressione del Marchese Del Carretto, un ex liberale, che accerchiò il villaggio di Bosco che aveva rifornito i rivoltosi. Fu ricompensato dal Re con la fascia dell’Ordine di San Gennaro e la nomina di Maresciallo di Campo (Luigi Settembrini “Ricordanze della mia vita”).

Il Re creò con Regio Decreto il 28 Settembre 1829 una innovativa Istituzione: Reale Ordine di Francesco I; premiava i letterati, gli scienziati, i benemeriti per virtù civili. Fu indubbiamente un precursore dei moderni ordini civili al merito.

Anche in campo economico e tecnologico i suoi sei anni di Regno furono caratterizzati da notevole progresso; come la bonifica di alcuni laghi che consentì di recuperare importanti porzioni di territorio, e accrescere la salubrità dell’area; oppure la creazione di intere reti stradali in Calabria, o la costruzione del Palazzo dei Ministeri.

Accrebbe la Flotta, istituì compagnie di Assicurazione per agevolare il commercio sul mare, protesse e migliorò l’industria, creò esposizioni biennali con premi, favorì l’impianto di una fabbrica di tessuti che diede lavoro a migliaia di sudditi; impiegò anche detenuti, che con l’onesto lavoro poterono riscattare la pena assegnata.

Nonostante le scarse risorse economiche, favorì l’agricoltura, eresse Ponte dei Gigli vicino a quello della Maddalena, riprese gli scavi a Pompei, patrocinò gli studi dei papiri ercolanensi, istituì scuole, anche di disegno e ballo, aprì ospedali, e a Palermo, fondò un orfanotrofio.

E poco prima di morire riuscì a risanare l’economia siciliana: “ (…) era un utile provvedimento perché stabiliva l’imposizione fiscale e dava ai sudditi la certezza che non sarebbe stata accresciuta almeno per un decennio” (G. Coniglio, I Borboni di Napoli ed. Corbaccio Milano 1999, p. 327).

Il suo ultimo viaggio lo portò in Spagna in occasione delle nozze di sua figlia Maria Cristina col Re di Spagna (suo zio materno) celebrate a Madrid l’11 Dicembre 1829.

Durante il soggiorno a Madrid morì il 25 Gennaio 1830 il Ministro De Medici. Nello stesso periodo scoppiò la Rivoluzione a Parigi ed il ramo francese dei Borbone perse il Trono.

Malato da tempo, Re Francesco I a soli 53 anni, morì a Napoli l’8 Novembre 1830, subito dopo il rientro dalla Spagna. Nel delirio della morte gridò: “Cosa sono queste voci? Il popolo vuole la Costituzione? Dategliela!”

Lasciò il Trono al figlio primogenito Ferdinando II delle Due Sicilie appena ventenne, una difficile eredità di cui seppe essere all’altezza.

Lucia Di Rubbio

 

 

francesco I

 

 

 

 

 

 

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