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già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

Il BRIGANTAGGIO DEFINIZIONE

Posted by on Mar 22, 2025

Il BRIGANTAGGIO DEFINIZIONE

(definizione da enciclopedia) 
Ampio fenomeno misto di banditismo e di ribellione politico-sociale nelle campagne del Mezzogiorno. Fece seguito all’unificazione italiana che, con l’imposizione di misure amministrative e fiscali di particolare durezza, ivi comprese la completa abolizione dei secolari usi comuni (civici) delle terre a tutto vantaggio del latifondo, … dando esca, …alla propaganda filoborbonica e clericale, ostile al nuovo stato liberale, a sua volta incapace di una politica che non fosse di pura repressione …

Le bande di briganti, che già costituivano un male endemico di quelle campagne, si ingrossarono rapidamente, raggiungendo le migliaia di unità e dando vita a episodi di violenza cieca e raccapricciante ma anche all’occupazione temporanea di interi e popolosi centri fino al rischio di unificarsi in un esercito insurrezionale. Contro di esse fu istituito lo stato di guerra (militarizzazione del territorio e  pieni poteri legalizzati con la legge Pica nel 1863) affidato ai generali Enrico Cialdini prima e Alfonso La Marmora poi, al comando di 163.000 uomini (20.000 bersaglieri, cavalleria, fanti, 6.900 carabinieri e 84mila militi della guardia nazionale e civica), che eseguirono spietate rappresaglie facendo terra bruciata intorno alle bande per poi annientarle sul campo.

Nel 150° delle celebrazioni dell’Unità d’Italia RAI 3 smonta pezzo per pezzo il mito del Risorgimento (almeno al sud) e lo fa dando voce, non ai grandi cattedratici, ma a gente semplice di luoghi interessati a suo tempo dal fenomeno che vivono sulla ricerca e la trasmissione dei ricordi di padre in figlio. documentario diviso in più parti http://wn.com/Briganti_Geo_Geo . Ma qualcuno, Antonio Gramsci, aveva già detto a questo proposito prima e dopo. “Lo stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l’Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri, che scrittori salariati tentarono d’infamare col marchio di briganti” Antonio Gramsci in “l’Ordine nuovo” 1920
La casta degli storici che non insegna nulla di Marcello Veneziani
Egregi storici di professione che liquidate con disprezzo i testi e le persone che a nord e a sud criticano il Risorgimento e ne descrivono massacri e malefatte, dovreste tentare un’autocritica onesta e serena. So che è difficile chiedere a molti di voi l’umiltà di rimettere in discussione le vostre pompose certezze e il vostro sussiego da baroni universitari. Se oggi escono libri e libercoli a volte assai spericolati, poco documentati e rozzi nelle accuse, nostalgici del passato preunitario, lo dobbiamo anche a voi. Se nei libri di testo e di ricerca, se nei corsi di scuola e d’università, se nei convegni e negli interventi su riviste e giornali, voi aveste scritto, studiato e documentato i punti oscuri del Risorgimento, oggi non ci troveremmo a questo punto. E invece quasi nessuno storico di professione e d’accademia, nessun istituto storico di vaglia ha mai sentito il dovere e la curiosità di indagare su quelle «dicerie» che ora sbrigate con sufficienza. Ho letto e ascoltato con quanto fastidio – e cito gli esempi migliori – Giuseppe Galasso, Galli della Loggia, Lucio Villari parlano della fiorente pubblicistica sul brigantaggio, i borboni, i massacri piemontesi e i lager dei Savoia. Ne parlano con sufficienza e scherno, quasi fossero accessi di follia o di rozza propaganda. Poi non si spiegano perché tanta gente affolla e plaude i convegni sull’antirisorgimento, a nord o a sud, e disprezza il Risorgimento, se un libro come Terroni di Pino Aprile sale in cima alle classifiche, se nessuno sa dare una spiegazione e una risposta adeguate alle accuse rivolte ai padri della patria. Curioso è il caso di Galasso che prima accusa i suddetti antirisorgimentali di scrivere sciocchezze e poi dice che erano cose risapute; ma allora sono vere o no ? (ndr di questo sito: se gli storici chiamati in causa da Veneziani han raccontato balle si vede che ne avevano un tornaconto politico ed economico come la maggior parte degli intellettuali d’ultima generazione non dissimili dai loro predecessori “borbonici”)

i mille http://www.youtube.com/watch?v=zB7d1XD-OEQ&feature=related  film completo
bronte http://www.youtube.com/watch?v=RmNhU6d1FNs&feature=related  film completo

L’espugnazione di Gaeta decreta, se ce ne fosse ancora bisogno, la fine dei Borboni. Il nuovo status nazionale sta mettendo a nudo un’infinità di problemi: primo fra tutti la presenza di un nuovo stato e quindi di un nuovo ordine, politico ed economico, al sud. Lo stato nazionale fatto di leggi, di diritti ma anche di doveri era per i più incomprensibile.  Il clero ricco istigava nei poveri il concetto che lo stato fosse anticlericale (e lo aveva già ampiamente dimostrato), perché voleva la fine del papato e dei benefici della chiesa.  Nel mezzogiorno e nelle isole le condizioni di vita, il livello dell’educazione e quello del reddito sono molto bassi, specialmente nelle zone interne scarsamente collegate. Ecco dunque un terreno ideale per la leggenda del fuorilegge, il brigante, il Robin Hood che ruba ai ricchi per dare ai poveri.  Le bande che si costituiscono sono composte in parte da ex soldati borbonici, delinquenti evasi o liberati, e anche da poveri braccianti. Insieme formano bande di varie decine di persone, a volte  migliaia, che assaltano e occupano città e comuni. In mancanza di comunicazioni, di un progetto e di una strategia “unitaria” la loro esistenza è a tempo.
 Francesco II e la moglie Maria Sofia fanno la loro parte con denaro e rifugio per chi varca i confini del papato. Di fronte al ramificarsi del fenomeno, il governo prende adeguate misure, già all’indomani dell’entrata a Napoli di Garibaldi. Lo stesso Garibaldi vi era già stato costretto. Erano giunte notizie di bande che operavano nell’Abruzzo, poi in Calabria, ed infine nelle isole. Ventiquattro dei trentasei battaglioni bersaglieri a disposizione vengono dislocati nel Sud. Famosi capibanda furono Crocco, Nanco, il Generale spagnolo Borjes; ecco poi un marchese di Namur, Alberto de Trezegnes agli ordini del brigante Schiavone; Giacomo Giorgi nell’avellinese, i fratelli La Gala evasi da Nisida che si mangiarono un contadino chiacchierone, Tamburini nel Chietino, i fratelli Pomponio, il Tiburzi in Maremma e Musolino nell’impenetrabile Sila.

fonte

https://digilander.libero.it/fiammecremisi/briganti.htm

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