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IL CONTRABBANDO NEL REGNO DI NAPOLI SECONDO LA DOTTRINA DEL XVII SECOLO di DI PAOLO MELCHIORRE (VII)

Posted by on Ago 1, 2021

IL CONTRABBANDO NEL REGNO DI NAPOLI SECONDO LA DOTTRINA DEL XVII SECOLO di DI PAOLO MELCHIORRE (VII)

3. Da una lettera scritta al viceré conte di Lemos da baroni e comunità nel 1603 per il compimento di una strada da Napoli in Puglia.[1]

“Illustrissimo ed Eccellentissimo Signore, i sottoscritti Baroni ed Università espongono come si trovino oppressi di continuo al pagamento delle strade che si fanno per il Regno, e come questa tassa fu imposta perché le strade del Regno fossero accomodate in loro parte, dimodoché tutti sentissero il peso ed il beneficio; per cui supplicavano V. E. d degnarsi di fare loro la grazia che anche nei sottoscritti luoghi siano accomodate le strade , perché anch’essi possano nei bisogni venire in Napoli con comodità e vendere le loro robe e comprare.

E da questo non solo nascerà la giustizia che V.E. farà loro, ma vi saranno grosse somme di danaro l’anno di utile alla città di Napoli, per il trasporto di vettovaglie e farina; ed inoltre vi sarà anche il servizio alla maestà del R Nostro Signore, poiché in tempo di necessità avanzano due giornate, rispetto alla vecchia strada, nel soccorrere le marine.

Infine, questa strada passa ogni quattro o cinque miglia per terre abitate ed in tutto importa solo ventiquattro miglia…

E sulla situazione della cattiva strada e sui pericoli sopraddetti, si potrà V. E. informare dai mercanti che vengono alla fiera di Lucera, ed anzi dai Doganieri Regi, i quali ogni anno esigono per il rendimento di detta dogana della città di Napoli la somma di ottomila scudi.

Inoltre si dice a V. E. che di continuo nella valle del Fortore e nei luoghi vicini, si commettono estrazioni illecite di vettova­glie; poiché quando si guastano le strade per il maltempo, i luoghi predetti non si possono praticare ed i padroni delle vettovaglie non le trovano a vendere, per cui le esportano verso Schiavonia, con pericolo della vita, oltre il danno che si fa.

Quindi costruendosi la detta strada il traffico sarebbe facilitato e non si farebbero questi errori”.

4. Notizie tratte dai documenti contenuti in: “archivio storico italiano“ Tomo IX

Dalla corrispondenza tra il Nunzio di Napoli e la Corte di Roma.[2]

“”V. S. deve sapere dell’impiego che profuse qui il Magalotti, Provveditore delle galere di N.S., per l’estrazione di una buona partita di armi. Detto impegno, attualmente, è la causa della sua persecuzione da parte dei ministri Regi; essendo accusato di avere estratto le suddette armi contro i bandi, ed intendo che stanno per procedere a qualche condanna in contumacia nei suoi confronti.

Da Roma, 4 giugno 1598.””

“”Venendo l’Arcivescovo Sipontino da Manfredonia a Roma condusse con sé, per suo uso, un paio di cavalli da cocchio, ma non potendo staccarli per i passi di Napoli, fu costretto a dare garanzia di rimetterli nel regno nel termine di quattro mesi.

Da Roma, 1 agosto 1598,””

“”Un Cola Ciampella di l’Aquila, mercante di pecore, allegando un privilegio concessogli dalla dogana di Napoli, ricusa di pagare all’abazia di Bominaco una gabella dovuta all’abate indifferentemente da tutti i mercanti di pecore che attraversano quei luoghi.

Da Roma, 13 ottobre 1600””

“”È lungo tempo che tornando un pover’uomo di Pontecorvo da Itri, gli furono tolti da un capitano della dogana del Regno settanta scudi, un somaro e alcune cose che portava, col pretesto di  non avere con sé la bolletta.

S.S. chiede che gli vengano restituiti; e che non venga più turbato il libero commercio che hanno sempre avuto quelle genti tra di loro.

Da Roma, 13 ottobre 1600.””

Dai giornali di Governo del Viceré duca d’Ossuma, scritti da Francesco Zazzera.[3]

“”(Aprile 1616) Mercoledì sera S. E. andò a visitare il signor Cardinale Carafa, con la guardia degli alabardieri e degli staffieri, e fu ricevuto da questi in rocchetto[4] e mozzetta,[5] come visita pubblica, con una buonissima comitiva di cortigiani. Entrati in camera, tra le altre cose, discussero di molte lettere ricevute da parte di alcuni cardinali di Roma per l’estrazione di cavalli di razza dal Regno. Ed a queste richieste S. E. disse di non volere acconsentire, poiché quei cavali non avrebbero soddisfatto le necessità dei cardinali, ma una volta estratti dal Regno sarebbero stati ceduti ad altre persone; perché se egli fosse stato sicuro che alcuno di essi ne avesse avuto effettivamente bisogno, gliene avrebbe consegnati dei suoi propri. Ma essendo così non voleva privarne il Regno.””

“”(Settembre 1616) mercoledì 9, sono stati arrestati e condotti in diverse carceri, dove son ben custoditi, diversi ufficiali della Camera.

Questi disdegnavano derubare con la bassa plebe i poveri viandanti nelle strade, ma col traffico mercantile illecito si arricchivano sicuramente con minore rischio.”” “(Febbraio 1617) questa settimana S.E. ha mandato in galera a vita uno che ha avuto l’ardire di accusarlo di avere concesso illecitamente la tratta dei porci;

il ché non vero.

Inoltre, l’avvocato Fiscale della Camera è andato a Nola a processare con il Mastrillo tutti gli arrendatori del vino.””

“”(Maggio 1617) questa settimana è uscita una citazione ad informandum ad istanza del consigliere Palazzo, contro tutti quelli che hanno contravvenuto la prammatica sul comprare e fare mercanzie di vini.

Ma essendo tra i mercanti di vini inquisiti Ottavio Paparo sono stati dal tribunale dichiarati non colpevoli.””

“”(Giugno 1617) questa settimana è stato impiccato al mercato un contrabbandiere  di monete; ed il Segretario Saresio si è recato all’Aquila, con la Commissione dei contrabbandieri e della doganella, dove farà molte migliaia di ducati”.

Dal carteggio degli agenti del granduca di Toscana in Napoli.[1]

“”Per quanto riguarda quelle sete di Monte Leone, avrò bisogno che arrivino molto presto per poterle caricare furtivamente sulle galere di Genova, poiché le feluche non ardirebbero prenderle per le gravi pene che sono imposte all’estrazione, non bastando due anni a questa parte, il pagamento della gabella; poiché l’arte della seta ha ottenuto he non possano essere esportate assolutamente sete che non siano lavorate.

Da Napoli, 12 luglio 1621.””

“”Sabato, per ordine della Regia Camera, le solite tasse della dogana furono accresciute di due carlini e mezzo su ogni sei carlini di roba che entra o esce dal Regno.

Per cui, per il soverchio peso della gabella, i mercanto non vollero spedire mula attraverso di essa; e questo aggravio sarà tolto essendo troppo ed insopportabile.

Da Napoli, 24 luglio 1643.””


[1] Documenti originali, ivi p. 288 e ss.


[1] Documento originale in: Archivio Storico Italian, omo IX, Narrazioni e documenti sulla storia del Regno di Napoli dall’anno 1522 al 1667, raccolti da Francesco Palermo, Firenze 184, pp. 460 e ss.

[2] Documenti originali in Archivio Storico Italiano, pp. 465 e ss.

[3] Documenti originali in Archivio Storico Italiano, pp. 486 e ss.

[4] Sopravveste liturgica di lino bianco con pizzo.

[5] Corta mantellina con piccolo cappuccio.

Tesi scritta a Napoli nel 1983 da Paolo Melchiorre e lavoro curato da Vincenzo Giannone

segue……

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