Il diario di Nino Bixio

Sull’operato di Nino Bixio a Bronte, nei fatidici giorni di agosto del 1860, si è scritto e detto tutto e il contrario di tutto. In questa sede non voglio aggiungere un altro giudizio, ma ho ritenuto op-portuno far parlare direttamente lui, il generale, attraverso il suo diario che puntualmente veniva redatto nei fatidici giorni della spedizione dei Mille.
Di questo diario, o meglio della parte del diario che si riferisce all’intervento di Bixio a Bronte, s’è molto parlato, Radice lo cita continuamente, riportandone ampi estratti, ma, per quanto mi risulta, nessuno di recente l’ha mai pubblicato integralmente: pertanto è un merito specifico dell’Asssociazione Bronte Insieme l’aver offerto la possibilità ai suoi visita-tori di leggere questo importantissimo testo.
Più che un diario è una sorta di taccuino di appunti, dove Bixio elabora i te-sti dei decreti da emanare, degli avvisi da diffondere alla popolazione, degli ordini da conferire ai suoi subalterni e della corrispondenza da spedire (questo vale almeno per la sezione che si riferisce alla sua permanenza a Bronte).
Il lettore attento potrà però scoprire, tra le righe di questi scritti ufficiali e occasionali, passi in cui emerge la complessa personalità di quest’uomo: ottimo soldato, sorretto da una ferrea volontà di compiere il suo dovere, coraggioso, deciso, animato da alto sentire, ma anche frettoloso e – quando occorre – cinico, fedele ed efficientissimo esecutore degli ordini ricevuti, tutto proteso al raggiungimento degli obiettivi prefissati, anche a costo di pagare, o meglio di far pagare prezzi altissimi.
E se l’obiettivo da conseguire è quello di ripristinare l’ordine e dare qualche “esempio capace di intimorire chi cerca di sconvolgere l’ordine pubblico”, allora i malintenzionati avranno “l’esempio e l’avranno tremendo”: la fucilazione di 5 brontesi a seguito di un processo che lo stesso Bixio definisce “sommario”, è un esempio!
Altro elemento che emerge dalla lettura di queste pagine, quasi un leitmotiv che le percorre costantemente, è la fretta: Nino Bixio ha fretta.
Fin dal suo arrivo a Bronte, scrive al suo sottoposto maggiore Dezza: “badate bene se vi giunge sentore di operazioni a Messina verso il Continente, staccate immediatamente la marcia avvisandomi subito affinché io vi rag-giunga, questo è l’importante”.
E ancora: “Quando il Generale aspetta bisogna rompersi il collo e correre, il Generale porta la guerra sul Continente e se noi non giungiamo a tempo per imbarcarci con lui, la brigata deve attraversare lo Stretto con me, fosse anche a nuoto”.
Conseguenza della fretta è un’incredibile iperattività, che lo porta a visitare nel giro di pochi giorni vari comuni del circondario per ripristinare l’ordine pubblico o per intimorire eventuali teste calde che progettavano sommosse e insurrezioni.
Conseguenza della fretta è pure l’adozione di provvedimenti d’urgenza, che talvolta necessiterebbero di un più sereno e accurato esame: ma il generale non ha tempo da perdere, deve inseguire il suo destino di gloria, e se la vita di 5 brontesi deve essere sacrificata alla Patria rinascente, all’ordine pubbli-co, al quieto vivere della vile e rapace borghesia dell’epoca e alla gloria del generale …
Il testo che pubblichiamo riproduce l’originale che ho trovato nella Biblioteca Regionale Universitaria di Palermo. Dal bollo apposto nella prima pagina risulta che esso deriva da una trascrizione dattiloscritta eseguita sul manoscritto originale a cura della Regia Bi-blioteca Universitaria di Genova il 21 maggio 1908. Il testo presenta numerosi errori di trascrizione, buona parte dei quali corretti dal trascrittore stesso con note a margine del foglio; altri, non corretti ma evidenti, vengono facilmente individuati dal lettore.
Dicembre 2016
Antonio Petronaci
fonte Bronteinsieme.it