Il “Diavoletto Indipendente” (XVIII)
Il Diavoletto, Anno XIII, N. 180, 3 agosto.
Una voce ufficiosa sul convegno di Teplitz.
Dopo che la semi-ufficiale Gazzetta prussiana, ebbe a dedicare estesi articoli intorno al convegno di Teplitz, si fanno udire ora anche in Austria delle voci ufficiose su tale avvenimento. La Donau Zeitung scrive:
“Ai giorni importanti di Baden-Baden seguono i giorni importanti di Teplitz. Essi si completano vicendevolmente, hanno un eguale significato, essi procedettero da eguali motivi. L’identico e vicendevole bisogno ha riunito i principi e quà e là.
Ciò che s’incominciò a Baden-Baden, è giunto in Teplitz ad una decisiva promozione. Tanto a Baden-Baden, quanto a Teplitz furono create le ferme ed estese basi ad una comune politica tedesca per le grandi questioni politiche che agitano in questo momento l’Europa. Il convegno in persona dei magnanimi principi, nelle cui mani sono poste oggidì le sorti dell’Austria e della Prussia, non fece che consacrare questo soddisfacente accordo.
Le aspettative che noi nutrivamo per questo convegno non rimasero deluse. Senza essere iniziati nelle recenti trattative dei principi e degli statisti tedeschi, noi crediamo cionnonpertanto poter esprimere la ferma convinzione che l’accordo nelle vedute di tutti i Governi tedeschi, e specialmente quello delle due grandi Potenze, non sarà più un pio desiderio in tutte le questioni della politica estera. Le guarentigie sono già ottenute che d’ora innanzi la Germania sarà in grado di porre tutto il suo peso, il suo concorde volere, e la sua azione nella bilancia della decisione. Non solo la Germania, ma tutta l’Europa deve essere grata a tutti quelli che resero possibile, e che promossero la realizzazione di questo felice avvenimento.
La politica della Germania non è una politica d’aggressione, ma essenzialmente ed esclusivamente una politica difensiva. Un contegno concorde di tutti gli Stati tedeschi nelle questioni della politica estera, non può quindi suscitare alcun timore al di fuori, ma può solo aumentare le guarentigie per la pace e per l’equilibrio d’Europa.
Per la missione dell’Austria nella sua politica interna, fu di già segnata la tranquilla via del suo sviluppo. Se i progressi ottenuti sin qui vengono fin d’ora apprezzati anche oltre ai confini, ciò non può che riuscire di sincera soddisfazione ad ogni patriotta. La reciproca partecipazione dei confederati non può che altamente contribuire alla prosperità del diritto in Germania”.
Questo articolo semi-ufficiale fa conoscere al pari di quello della Gazzetta Prussiana, che fra le due grandi potenze germaniche regna un perfetto accordo. Questi articoli ispirati, quand’anche non contengano i particolari di quanto fu stabilito a Teplitz, sono sempre di grande interesse, in quanto che servono a confermare i sentimenti amichevoli che regnano fra i gabinetti di Vienna e di Berlino. Notizie politiche.
[…] ITALIA. Torino 26 luglio. Gli ammutinamenti degli operai in Milano continuano sempre. Appena pacificati i muratori, ecco una sollevazione popolare promossa dai conciapelli, dai carrozzai, e dagli infermieri dell’ospitale maggiore.
In questo ospitale, che contiene circa tremila ammalati, erano stati ammessi i capuccini pel servizio spirituale e pella vigilanza sugli inservienti.
Ma dopo la partenza dell’Austria, i giornali hanno incominciato a gridare contro quei monaci; e, siccome il Governo non può a meno di obbedire a quelle manifestazioni, essi furono scacciati. (Cart. del Giornale di Verona) Altra del 31 luglio. Leggiamo nel Campanile: Un proprietario che l’anno scorso pagò lire 1.192 d’imposta, fu invitato a pagare quest’anno lire 1.925 – e così lire 733 di più ad onore e gloria del regno ingrandito.
- Leggiamo nell’Unità Italiana: Il Siècle, banditore di libertà per tutti, fuorché per la Francia, scrive recentemente: “Abbiamo predicato la guerra santa contro la Russia, quando volea utilizzare per sé sola i diritti dei Cristiani della Turchia: l’abbiamo predi
cata contro l’Austria, contro Napoli, contro Roma: continueremo a predicarla, finchè lo straniero avrà un piede nella Penisola, finché un diritto rimarrà violato, finchè una nazionalità sarà compressa, finchè un abuso esisterà”. Sta bene questa carità pel prossimo; ma, come dicono i Russi: “la pelle è ancora più prossima della camicia”, la carità del Siècle dovrebbe cominciare, ci sembra, dalla Francia che è più prossima che non l’Italia e la Siria.
Roma 27 luglio. Si scrive alla Gazzetta di Venezia: Prima di tutto fatemi la carità, mandate una circolare a tutti i fogli d’Europa, perchè tralascino di stampare le conversazioni giornaliere del Santo Padre col generale di Lamoricière, assente da un mese e più; perchè tralascino d’occuparsi del fermento e dei subugli di Roma, di cui qui non sappiamo nulla; perchè non ci mandino il Papa, né in Ancona, né in Baviera, e ci lascino in pace colla costituzione, che il Papa diede dodici anni fa, con quell’esito che tutti sanno, e che il re di Napoli diede un mese fa, con quell’esito che tutti vedono.
Le costituzioni son fatte pe’ tempi di quiete; ora le cose sono troppo in moto. Ad ogni modo, prima di riordinare la casa, bisogna riaverla. Il voto decisivo alla Consulta di Stato a lui certo non sarà grave il consentirlo, dove lo creda conferire alla pubblica utilità, ma suppongo che non andrà più oltre. Certo non ha gran paura che la Consulta gli riduca la sua lista civile di 40.000 scudi, spesi in carità, trattone quel poco, che occorre ad una modestissima e quasi privata esistenza. Altra bella notizia era una certa missione del Papa a Torino, e le conferenze del messo col conte di Cavour.
Peccato che non ci sia più al mondo messer Lodovico, che ne farebbe un canto! Anche la nomina di due prelati di Corte tedeschi è bellina. Sapete che cosa è? Il titolo di prelato domestico venne conferito al rettore della chiesa tedesca dell’Anima, e ad un canonico d’Olmütz. Cose, come vedete, tutte due capitali e gravissime, a un dipresso come se l’Imperatore de’ Francesi facesse cavaliere della Legion d’onore il console di Calcutta, o quello di Buenos-Ayres.
Venendo un po’ al serio, credete pure che il Papa è disposto a tollerare gli ultimi mali, anzichè cedere il suo diritto sulle Romagne, per due grandissime ragioni; prima perchè nessuno, e ancor meno il Papa, può dare ciò che non è suo; secondo, perchè qui, più che di territorio, si tratta di principii, sui quali è impossibile transigere. L’utilità o il danno qui non c’entrano affatto. Dove si tratta del dovere, l’utile sparisce; massima, che dovrebb’essere un po’ più generale, ma che in ogni caso lo sarà sempre del Papa. Il prestito fra pochi dì sarà quasi coperto, e quando saranno raccolti i conti, si troverà per avventura superato. I vostri canonici della Patriarcale ottennero dal Santo Padre la dignità di protonotarii apostolici, la croce e la mitra, quando il Patriarca pontifica. Il Consiglio municipale di Roma scelse a suo conservatore un vostro patrizio friulano ora nostro patrizio romano, conte Ascanio di Brazza-Savorgnan, onore raro ad un signore non nato a Roma. Il cardinale Wiseman è quasi affatto risanato, e lascia Roma il 5 del prossimo per tornare a Londra. Il nostro piccolo esercito va ogni dì crescendo: il numero sta tra 20 e i 25.000, e tutte le nazioni vi contribuirono.
Francia diede la prima celebrità militare del nostro tempo, e una legione di volontarii, usciti dalle prime famiglie. E certo commovente il vedere due duchi di Chabran e di Rohan portare il sacco e il fucile, a fianco di sarti e calzolai. Poi Francia diede, e dà assai per le finanze: Però il piccolo Belgio la precedette, e sinora la superò, segnando in pochi dì 15 milioni di prestito. Anch’esso ci mandò molti volontarii, tra quali il principe di Ligne.
L’annessione del regno delle Due Sicilie al Piemonte, e la cessione di Genova e sue Riviere, coll’isola di Sardegna, alla Francia, riguardateli come fatti compiuti: invece la Spezia è un po’ in questione, e amoreggiata da tre: Russia, Inghilterra e Stati Uniti.
Napoli 31 luglio. Coi giornali di Napoli ci giunsero varii documenti d’alta importanza intorno alle dimissioni chieste o date a molti personaggi ch’erano fedeli al re e che si vollero allontanati. Fra questi ci piace riportare la seguente lettera del generale Nunziante al signor ministro presidente del consiglio:
“Non posso più portare sul mio petto le decorazioni di un Governo, il quale confonde gli uomini onesti, retti e leali, con quelli che meritano soltanto disprezzo. Io ho dimandato la dimissione e non il ritiro, e però non accettando questo, ed insistendo sulla prima mia richiesta, le restituisco i diplomi dei varii ordini a me conferiti, pregandola ad accusarmene ricevuta.
Napoli 22 luglio 1860. Alessandro Nunziante”.
- L’Iride ci racconta che a Reggio di Calabria, vi fu una dimostrazione colle grida di Viva Vittorio Emanuele e Viva Garibaldi; e che il generale Clary, comandante di Messina, vi aveva spedito un battaglione di soldati in rinforzo alla guarnigione già ivi esistente. – Ad Aversa altra dimostrazione con grida di Viva Vittorio Emanuele, Viva Garibaldi.
Il Diavoletto, Anno XIII, N. 181, 4 agosto 1860.
Rivista politica.
Trieste 3 agosto.
Abbiamo pubblicato il dispaccio di Londra 1. agosto contenente il sunto di una lettera che Napoleone III avrebbe diretta al conte di Persigny, il suo amico del cuore, e il rappresentante della Francia alla Corte di S. M. la graziosa regina dei tre regni.
Diciamolo tosto: o quella lettera è il colmo dell’ipocrisia, o è l’espressione della più grande buona fede; quella lettera o porta in sè la pace d’Europa, oppure asconde sotto il velame della parola, la più smodata delle ambizioni, il progetto di volere addormentare le grandi Potenze europee, mentre la Francia fa gli apparecchi per una guerra colossale.
Si negano gli armamenti; se li nega ora che un decreto imperiale accresce i quadri degli ufficiali; mentre si fa di tutto per avere soldati volontarii, per riempire i vuoti lasciati nelle file dalla passata guerra.
Si negano gli armamenti; e lord Palmerston dichiara che le forze della Francia mettono in apprensione il mondo, e sono una minaccia all’Inghilterra. Si negano anche adesso come prima della guerra d’Italia gli armamenti, mentre il mondo vede l’affannarsi, il lavoro incalzato, spinto, nei cantieri, nelle armerie, nelle fonderie dei cannoni di tutta la Francia; si negano gli armamenti, ma l’armata bivacca nei campi quasi dovesse alla domane partire per una nuova guerra.
Napoleone ricorda in questa sua lettera la pace di Villafranca; non sappiamo come esso possa ricordare quei patti, esso che neppure uno ne mantenne, meno la cessione della Lombardia al Piemonte, ed anche ciò solo onde ottenere Nizza e Savoia.
Napoleone vuol vivere in pace con tutti, frase sua questa prediletta, e che esso nega poi continuamente coi fatti, in pace con tutti e più coll’Inghilterra. Questa nuova protesta gli fu forse strappata dal discorso di lord Palmerston intorno alle fortificazioni dei tre regni?
Napoleone protesta ch’esso vuole lo statu quo in Turchia, e che le sue intenzioni, non erano, in quanto riguarda la spedizione in Siria, che umanitarie e nulla più. Ma oramai è quasi avverato che non il cuore solamente aveva la sua parte in tale impresa, ma anche la mente di Napoleone III, la mente politica.
Napoleone si chiama legato dai patti di Villafranca in quanto riguarda all’Italia centrale; ma è questa una ironia, o piuttosto uno dei soliti stratagemmi napoleonici per isfuggire alle incalzanti domande dei liberali? Se Napoleone non era legato da quei patti esso avrebbe adunque approvato la spogliazione operata nell’Italia centrale a danno dei principi italiani? Che sì che la confessione implicita del figlio del 2 dicembre merita d’essere raccolta e posta a nota. Egli l’Imperatore di Francia, l’impresario della pace a parole, si dichiara libero d’impegni in quanto all’Italia inferiore – egli desidera di tranquillare la penisola, e vuol intendersela coll’Inghilterra – preferenza che svela abbastanza il suo sistema. Esso non vuole intervento, ma solo intendersela coll’Inghilterra per operare d’accordo, giacchè diciamo noi, il napoleonide s’è avvisto che da solo non si permetteva che continuasse l’opera incominciata dal suo Brenier…. – non intervento; ma a lui e all’Inghilterra sia
permesso accomodare la lite – come se ciò non fosse intervenire.
Desidera infine che le sue truppe possano abbandonare Roma. E l’avrebbero abbandonata da tempo se i patti di Villafranca non fossero stati disconosciuti.
La lettera di Napoleone a Persigny potrebbe essere finalmente l’effetto del convegno di Teplitz – il controcolpo della sconfitta di Baden-Baden.
Veggendo come l’Europa del centro si vada destando, il napoleonide si volge a sorridere a’ vicini d’oltre Manica; ma a quei sorrisi restano freddi i mercanti e contano con compiacenza il novero dei cannoni che guerniranno le coste dell’Inghilterra.
Per tornare al nostro dilemma, considerando la vita politica di Napoleone, passando in rivista i fatti suoi dal 2 dicembre ad oggi e quelli che prepararono il 2 dicembre stesso siamo tentati di credere non già un tratto di vera buona fede questa lettera a Persigny – ma piuttosto un altro di quegli anelli che costituiscono la famosa catena politica con la quale Napoleone vuol legare l’Europa, e che trema sia per rompersi sotto l’urto del carro germanico al quale si diede le mossa a Teplitz.
Ma passiamo alla Sicilia, la famosa terra che dà al telegrafo tanto lavoro, tante asserzioni e tante smentite.
Un dispaccio privato del 31 luglio da Napoli non fa cenno di capitolazione, ma annuncia invece che le truppe regie sgombreranno la Sicilia. La capitolazione di cui si è parlato non era che una sospensione d’arme, resa nel tempo stesso necessaria per la partenza delle truppe, richiedendosi diversi giorni per l’imbarco; questo telegramma andrebbe d’accordo con quello dell’Osservatore Triestino che pubblichiamo nella rubrica dei dispacci.
Dal Piemonte abbiamo notizie di nuovi ammutinamenti da parte degli operai. L’Opinione ci narra che oltre a tremila di essi si radunarono la mattina di lunedì scorso fuori di porta Po a Torino, onde ottenere anche colla forza una diminuzione d’ore nel lavoro giornaliero. Anche all’Armonia scrivono che ai contadini di Bollate, Limbiante, Bovisio, e contorni si manifestano sintomi allarmanti e le truppe chiamate ad intervenire.
L’introduzione della leva militare nelle nuove provincie annesse dell’Emilia incontra grandi opposizioni. Ecco quanto ne scrive in proposito l’Armonia:
“Il conte di Cavour nel Congresso di Parigi chiedeva alle Potenze europee di procacciare alle Romagne il grande beneficio della coscrizione. Oggi lì quei popoli l’ebbero dal signor conte un tale beneficio. Però la Gazzetta di Torino del 28 di luglio annunzia che il 22 ebbe luogo una dimostrazione armata (nelle Legazioni) in opposizione alla legge sulla leva”.
Un nuovo progetto di Cavour.
Da Torino sotto la data del 26 luglio si scriveva all’Universel di Brusseles:
“Un consiglio dei ministri avrebbe discusso una ben strana proposizione del Governo di Napoli. In questo consiglio si sarebbero segnate le seguenti basi:
- Se Garibaldi persiste di andare innanzi, lasciarlo fare, ingiungendogli solo di non oltrepassare i confini di Napoli.
- Di rispondere alle proposizioni di Napoli con una nuova tregua fino a che Garibaldi abbia fatto conoscere le sue intenzioni, conservando però sempre il possesso della Sicilia; accettando o meno le proposte napoletane, si creerebbe nell’Isola un gran comando militare per Garibaldi, al quale si conferirebbe il titolo di gran-maresciallo.
Riguardando come certa ed imminente la caduta del re di Napoli si sarebbe provveduto a un vicerè per gli Stati continentali, di cui Farini (?!?!) sarebbe il predestinato.
Questo singolarissimo e strano progetto è un parto della mente inventiva del conte di Cavour, il quale non dubita della sua realizzazione.
Il conte Cavour sentendo minacciata la sua posizione dal grosso del partito unitario, vuol chiamare il signor Rattazzi al posto di Farini (vicerè?!), onde riunire così i due partiti che si crederebbero quindi abbastanza forti per isfidare il veto che la Francia ha posto sugli Stati che restano ancora al Papa”.
Notizie politiche.
[…] ITALIA. Torino 24 luglio. Scrivesi da Torino sotto questa data al Constitutionnel:
“ Il re Francesco II avrebbe spedito nuove istruzioni a suoi ambasciatori presso il re Vittorio Emanuele.
“Queste istruzioni consistono in ciò:
1. Francesco II, trattando da sovrano a sovrano, cederebbe a Vittorio Emanuele tutti i suoi diritti sulla Sicilia, senza l’intervento d’alcun voto o suffragio universale; 2. il re dell’Alta Italia s’impegnerebbe a garantire al re di Napoli i suoi Stati del continente contro qualunque attacco; 3. vi sarebbe un’alleanza tra i due Stati allo scopo di mantenere le istruzioni liberali e difendere la indipendenza nazionale.
Il presidente del Consiglio, a cui tali proposte sarebbero state sottoposte ieri, le avrebbe tosto trasmesse al generale Garibaldi, ed avrebbe domandato qualche tempo a rispondere”.
Altra del 27. Il Cittadino d’Asti in una sua corrispondenza da Torino, 26 luglio, annunzia confermarsi la voce che S. M. il re nella prima quindicina d’agosto avrà un abboccamento con sua S. M. l’Imperatore dei Francesi.
Napoli 28 luglio (via di Marsiglia). Si assicura che Garibaldi ha rifiutato l’armistizio consigliatogli dal re Vittorio Emanuele. Lo sbarco in terraferma avrebbe luogo quanto prima.
- Scrivesi al Journal des Débats la seguente corrispondenza di Genova, 26 luglio:
“A Palermo l’aristocrazia, o parte di essa, comincia a recalcitrare e a desiderare nuovamente i Borboni. Il 17 Garibaldi avea fatto arrestare il questore e ‘l 18 il sindaco, duca di Verdura, colpevoli di reazione. Lo stesso dì il ministro di polizia avea dato la sua dimissione; il ministro della guerra non sapea ove rompersi la testa. Un Ajello, capo squadra, avea radunato 800 picciotti (volontarii indigeni licenziati da Garibaldi perchè non si battevano, ma rubavano) e questo Ajello coi suoi 800 facea guerra ai proprietarii predicando e praticando il comunismo.
Arrivato a Carini, Ajello impose una tassa di 2.000 onze (30 mila franchi), e fu giocoforza pagarle: ma frattanto fu domandato soccorso a Palermo. Il comandante di Palermo ordinò a due compagnie di partire per Carini: ma i soldati ricusarono d’ubbidire perchè facea troppo caldo e perchè non voleano combattere contro i fratelli d’Italia! Colle botte gli ufficiali, che sono disertori napoletani, costrinsero i soldati a partire, i quali s’imbarcarono realmente per Carini il 18. La popolazione di Milazzo si dichiarò pel re di Napoli contro Garibaldi e gettò dalle finestre olio bollente: il figlio di Garibaldi ebbe la schiena bruciata e Garibaldi medesimo fu ferito in un piede. La pugna fu orrenda: Garibaldi perdette 2.000 soldati. Il castigo dei Milazzesi sarà orribile: Garibaldi ha già fatto fucilare 39 terrazzani. E inevitabile una reazione in Sicilia, la quale vuole o i Borboni o l’ anarchia……
Rottura completa col Piemonte…..
- Secondo una corrispondenza parigina della Perseveranza, Garibaldi manderà a Parigi un nuovo ambasciatore, e si pronunzia a questo proposito il nome di Nino Bixio fedele Acate del dittatore. FRANCIA. Parigi 30 luglio. Leggesi nella Patrie: Parecchi giornali italiani pubblicano un dispaccio telegrafico, il quale annunzia che il sig. barone Brenier è partito da Napoli; questa notizia è assolutamente inesatta.
- Si annunzia che l’Imperatore partirà giovedì per il campo di Chalons.
- Un dispaccio del Governo riferisce che il colonnello Osmont, dello stato maggiore generale, è giunto in Alessandria, avviato per Bairut.
- L’Opinion Nationale dice che le sottoscrizioni in soccorso dei Cristiani d’Oriente, raccolte dal sig. Crémieux, dietro l’invito da lui fatto agl’israeliti di Parigi, passano già la somma di fr. 50.000.
Avendo poi saputo che i vescovi hanno aperto anch’essi una questua, e che a Bordeaux i suoi correligionari depositarono le loro offerte presso quell’arcivescovo, il signor Crémieux versò egli pure la somma anzidetta all’arcivescovo di Parigi, invitando tutti gli israeliti a fondere le loro offerte con quelle dei loro concittadini, cattolici e protestanti.
Ultime notizie.
- Stando a notizie di Torino del 1. corrente Ricasoli ha gettato la discordia in Toscana con misure impolitiche e despotiche; egli era stato richiamato a Torino per assumere il ministero dell’interno. Quale futuro governatore di Firenze nominasi d’Azeglio.
- Al 31 luglio, giorno onomastico del ministro dell’interno e della polizia, furono illuminate varie parti della città di Napoli.
- Gli ammutinamenti degli operai nel Piemonte continuano. Il ministro Farini fu spedito a Genova in missione straordinaria, finora ignota. Manna non ebbe da due giorni conferenze con Cavour, si suppone che le trattative siano rotte.
- Il tribunale di Firenze ha condannato ad un anno di carcere venti contadini, i quali avevano tentato al 15 aprile una sommossa a favore della dinastia decaduta.
- L’offerta del Governo greco di prender parte alla spedizione in Siria, ſu rifiutata dall’Inghilterra e dalla Francia. A Sira ed a Smirne sono giunti molti rifugiati.
- Le sommosse di Aleppo sono smentite. I Curdi ed i Beduini che si trovavano a Damasco sono ritornati nel deserto. I Cristiani stanno sempre ancora nascosti.
Stando ad una corrispondenza della Gazzetta d’Augusta dai confini polacchi, sarebbe stato dato l’ordine di preparare a Varsavia provvigioni per 120.000 uomini. Nel campo presso Varsavia giunsero già alcuni reggimenti d’infanteria e di cavalleria.