Il “Diavoletto Indipendente” (XXIV)

Il Diavoletto, Anno XIII, N. 192, 18 agosto 1860.
Il 18 Agosto.
Oggi è giorno di esultanza pei patriotti austriaci; oggi lo è per noi che ci vantiamo tali, lo è per la Monarchia che festeggia il natalizio dell’augusto e benamato nostro Signore.
L’Europa è tutta commossa dagli eventi ch’essa presenta, trema dinanzi all’inevitabile flagello della guerra; gli animi sentono con trepidazione battere l’ultima ora oltre la quale non è più dato sperare nella pace.
Francesco Giuseppe d’Absburgo ha stretta di questi giorni la mano ai suoi antichi alleati; l’Austria suona d’un sol grido colla Germania, e questo grido è quello della patria, dell’unione.
Felice questo giorno natalizio che passerà rallegrato dai voti caldi di vera amicizia che dalla Germania giungeranno unanimi al Sovrano dell’Austria.
A questi faranno eco i popoli della vasta Monarchia, ai quali il Principe ha consacrato le sue cure paterne; le nazioni di cui si fa potente l’Impero, guardano a Vienna, ed è dalla residenza imperiale ch’esse attendono a suo tempo il compimento delle loro aspirazioni.
Le minaccie di guerra non rallentano il moto interno della Monarchia; il Consiglio dell’Impero, che può dirsi rappresentante naturale delle varie nazionalità di cui esso è composto, porta al loro termine le grandi questioni che la sovrana volontà gli ha demandate, e col tempo ne vedremo i risultati.
Or sono dodici mesi, sotto ben diversi auspicii sorgeva questo giorno di letizia pei sudditi fedeli; l’Austria abbandonata usciva da una lotta micidiale e sfortunata, sostenuta pel suo onore e pel suo buon diritto; oggi invece guarda fidente all’avvenire e misura d’uno sguardo pieno di speranza gli eventi che si avvicinano.
D’intorno a Francesco Giuseppe sonovi i principi esuli d’Italia; e come al loro naturale sostegno, mirano ad esso, e mentre benedicono a questo giorno di comune esultanza, traggono lieti presagi dell’avvenire.
Che questo giorno sorga felice per l’Austria tutta e con esso risplenda quel sole della giustizia che fu oscurato dal turbine della rivoluzione.
Noi vorremmo che di pace risuonassero i canti di popoli – ma ahi! che alcuni invece alzano il grido di guerra.
Noi però, quali essi siano gli eventi che ci prepara il tempo, confidiamo in Dio e nella santa causa che propugniamo; quella cioè dell’Austria e del nostro Imperatore. Questa causa non può fallire, dacchè fonda sulla giustizia che è eterna ed immutabile.
Uniti domandiamo al Principe quel bene che può e deve esserne concesso, ma restiamo fedeli e degni di quel nome di cui suonò in ogni tempo bellissimo il grido in tutta la Monarchia e che diede di fedelissima il nome a Trieste.
Notizie politiche.
AUSTRIA. Vienna 16 agosto. Nel viaggio da Monaco a Vienna, il treno straordinario degli ospiti, partito verso le sei, fu in grave pericolo nelle prime stazioni. In uno dei vaggoni si fece sentire un odore particolare. Contemporaneamente i cerchi delle ruote cominciarono a cigolare, in modo che il conduttore andò a vedere le cause di tali fatti. Egli si accorse tosto che minacciava un così detto incendio di cenere. Il treno si fermò subito, si separò il vaggone dal treno, e i passeggieri che erano in esso, non potendo trovar luogo negli altri vaggoni, dovettero attendere, fino a che poterono salire in un altro treno arrivato pochi minuti dopo.
GERMANIA. Scrivono da Parigi alla Köln. Zeitung: Le voci d’una nota, che si pretende essere stata indirizzata dall’Austria al Piemonte solo o a tutti i gabinetti, si mantengono ed anzi acquistano sempre maggior consistenza, quantunque per ora non si abbiano se non indicazioni indeterminate o contradditorie sull’indole e sul contenuto di questa nota. (V. Ult. notizie e la data di Torino) ITALIA. Torino 14 agosto. Duecento circa carabinieri piemontesi si recano a prendere servizio in Sicilia, ove la loro operasarà validissima a consolidare in alcune provincie l’ ordine e il rispetto alle leggi. A questi carabinieri sarebbero aggiunti quanto prima buon numero di cacciatori di Sardegna. – (Gazz. Militare)
- Leggesi nell’Opinione: Quest’oggi sono state sparse notizie che hanno cagionata molta preoccupazione.
Si è fatta correre la voce che l’Austria avesse spedita una nota al nostro Governo, nella quale protesterebbe di intervenire in Italia, qualora il generale Garibaldi sbarcasse nel regno di Napoli. Si aggiunse che in seguito di questa nota si è tenuto iersera uno straordinario consiglio dei ministri. Da informazioni che abbiamo assunte, ci risulta che queste voci sono destituite di fondamento.
ll Governo non ha ricevuto alcuna nota austriaca, e iersera non vi è stato consiglio di ministri.
Ci pare che convenga andar molto cauti nel prestar fede a notizie, delle quali soventi volte non si conosce l’origine, e che fanno giudicare la situazione politica sotto un falso aspetto.
- Sappiamo che il Governo si preoccupa vivamente della mobilizzazione della guardia nazionale non solo nelle antiche provincie, ma altresì in Lombardia e nell’Emilia, e crediamo che fra breve autorizzerà pure la formazione de’ corpi di volontari a seconda delle leggi 27 febbraio 1859. Così l’Opinione.
- Leggiamo nell’Unità di Genova: Ieri a mezzodì, sull’Aventin è partita una colonna di 1.000 volontari. A bordo trovavasi il colonnello Pianciani, comandante provvisorio della spedizione, con tutto lo stato maggiore.
A Genova non rimangono che circa 400 uosmini, i quali partiranno stassera o domani, e compiranno il corpo spedizionario, sul quale sventola la bandiera d’Italia.
Milano 14 agosto. Per far conoscere ai lettori del Diavoletto come le popolazioni Lombarde siano ora contente delle autorità locali, togliamo dalla Gazzetta del Popolo di Lombardia i seguenti passi di un articolo intitolato Cronaca di Cavegnago.
“La creazione del sindaco di questo comune seguì per intrighi e per brighe, e ognun sa bene che chi briga non ha il merito di arrivare.
L’avessero almeno quei coloni trovato quel pane di zucchero che si pensavano; tutt’altro invece: amareggiò il paese con atti arbitrarii. Nominò a segretario un uomo, che se lo può coadiuvare condegnamente, lo può soltanto all’alba, perocchè nella restante giornata va soggetto a quei traviamenti di certe forti bibite, solo rimediabili col farmaco concessogli dal farmacista-sindaco, intitolato: oblio.
Su questi traviamenti ed altri ancora la mente cimmeria del dabben uomo, spruzzata com’è d’elisir d’amore, va così in estasi, da ridurlo insino a non voler accorgersi che la scuola comunale volge a
tale una curvatura, per l’inerzia e svogliatezza magistrale, da divenire bentosto la torre degli asinelli di Bologna. E guai al profano che osa muoverne lamento, o lo guardi bieco; in allora grida a piena gola: Io sono il vostro Dio, la vostra sacra maestà, rispettatemi, io sono il vostro Dio in terra. Ecco a che giunge costui che concede che il segretario sia maestro e segretario e…” In questo modo parlano i giornali milanesi delle autorità lombarde.
Napoli 8 agosto. Il generale Pianelli si prepara combattere Garibaldi. L’esercito che si trova ora nelle provincie continentali ascende a circa 70 mila uomini. Da 27 a 30 mila uomini sono concentrati nella capitale e intorno alla capitale, il resto è scaglionato verso la Calabria, dove a quest’ora sono concentrati circa 25 mila uomini. Il Governo potrebbe porre circa 35 mila uomini di truppa mobile contro Garibaldi.
- Il comandante della flottiglia napoletana nelle acque di Sicilia annunciò per telegrafo che Garibaldi aveva ricevuto dei legni da guerra e di trasporto, e domandò rinforzi. Questa notte gli furono mandati tre legni da Napoli.
- Pianelli, l’attuale ministro della guerra, si porrà alla testa delle truppe destinate ad agire contro Garibaldi. Pianelli è un giovane generale, che nell’esercito napolitano gode di molta riputazione militare. Egli si è circondato degli elementi più energici ed attivi, d’ufficiali giovani e ambiziosi. (Persev.)
- Scrivono da Napoli alla Perseveranza: “Quando giungerà la notizia dello sbarco di Garibaldi, Napoli sarà posta in istato d’assedio”.
- L’Annessione di Palermo dell’8 agosto, ammettendo e anzi desiderando l’annessione della Sicilia allo Stato sardo, è d’avviso che un decreto dittatoriale non basta per promulgare lo Statuto, ma che deve essere consultato il voto del paese.
- Il Giornale del Commercio di Napoli scrive: “Questa notte vi è stato un ammutinamento tra i lavoratori della darsena, ed hanno dovuto correre la guardia nazionale del quartiere S. Ferdinando, una pattuglia di polizia e poca truppa”.
Messina 7 agosto. Scrivono sotto questa data all’Unità Italiana: Ieri al dopo pranzo il generale Garibaldi, cogliendo l’occasione di una rassegna, dalla finestra del palazzo ove è alloggiato, ha indirizzato un discorso di congedo ai Siciliani, nel quale disse in sostanza :
“Io sono chiamato dal mio dovere al trove, e debbo allontanarmi da voi o Sici“liani. Ora è tempo che la Sicilia pensi seriamente e vigorosamente alla sua difesa.
Sì, voi dovete ormai difendervi da qualunque vi assalisca. Io ho fatto quanto era possibile per voi. Oggi l’Italia vuole che io passi altrove; è all’interesse dell’Unità che cedo.
La diplomazia non ha potuto arrestarmi, ed io assolutamente non transigerò con essa”. Pronunciato questo discorso con gesto e voce animata, discorso che fu accolto da grida di approvazione, il generale è partito alla volta del Faro, dove si fanno solleciti e continui apparecchi. (O. T.)
FRANCIA. Parigi 13 agosto. Annunciasi il prossimo arrivo del conte d’Aquila a Parigi; questo principe va, a quanto si dice, in Ispagna.
- Scrivono da Torino 10 agosto al Constitutionnel che la nota austriaca è arrivata a Torino. Il conte Rechberg dichiara che il Governo austriaco non tollererà in alcun modo che Garibaldi o i suoi compagni tentino uno sbarco sul territorio napoletano.
Il conte Rechberg intima al gabinetto di Torino d’impedire qualunque impresa di tal genere, ed aggiunge: “che uno sbarco sulle coste d’Italia meridionale per parte dei garibaldiani trarrebbe seco immediatamente l’intervento armato dell’Austria, e la marcia di truppe austriache per il territorio dello Stato Pontificio, in aiuto del re Francesco II”.
L’Opinione nega l’esistenza di questa nota. (Vedi Italia la data di Torino e le ultime Notizie) […]
Il Diavoletto, Anno XIII, N. 193, 19 agosto 1860.
Rivista politica.
Trieste 18 agosto
La rivista politica va omai a ridursi all’ufficio ingrato e disgustoso di dire e smentire, di narrare fatti per poscia contrapporvene altri che fan le corna coi primi.
Ma tant’è, la rivista bisogna farla, non foss’altro per far vedere ai nostri lettori che non siamo fannulloni.
Bisogna cominciare da Napoli – questo è il destino di tutte le riviste politiche di tutti i giornali d’Europa – Napoli, e poi Napoli, ecco il cerchio magico intorno al quale si rggirano più o men rapide le questioni del giorno. Se si potesse fare una volata da Pietroburgo a Parigi, ed essere allo stesso tempo a Vienna ed a Londra, io credo che si potrebbero ascoltare e qui e là gli stessi ragionamenti, e forse le stesse corbellerie.
Garibaldi, bisogna confessarlo, è il re della festa, ma per il ballo ch’esso vuol aprire nel napoletano, non è ancora definita l’ora; solo sta per suonare; intanto si fabbricano sbarchi e prese di città, rivoluzioni e compressioni a tutto piacere delle imprese politiche e dei telegrafi.
Eppure la vera, la retta situazione di Napoli non potrà essere designata che dopo lo sbarco di Garibaldi; le forze degli unitarii, e quelle del Governo e del re spiegheranno allora i loro mezzi. Vi sarà lotta? e Garibaldi otterrà vittoria senza combattere?
Il Movimento di Genova sostiene che lotta vi sarà e seria molto; Garibaldi stesso se la prevede, ed ecco perché esso non affronterà il suo nemico se non quando avrà a sua disposizione tante forze quante bastino ad attaccare i regi con speranza di successo; egli conta molto sulla rivoluzione, conta sui partiti che dividono le forze del Governo, sopra aiuti ch’esso spera non gli debbano fallire e che gli giungono ad ogni ora.
Ma se Garibaldi e Pianelli lavorano intorno alle armi; la diplomazia non è quieta: il Governo di Napoli avrebbe spedita una nuova nota a quello di Torino; una specie d’ultimatum che farebbe presentire il richiamo dei suoi inviati straordinarii, e la rottura completa fra le due corti; la nota austriaca al Governo di Vittorio Emanuele, smentita dai giornali, se non come nota, sarebbe giunta alla sua destinazione come una dichiarazione; infatti l’Austria non potrebbe inerte attendere che si attaccassero i suoi possedimenti, e si attizzasse il fuoco della rivoluzione in casa sua, e con un esercito pronto alla riscossa rimanersene chiusa nelle sue fortezze. Si parla anche di nuovi consigli capitati da Parigi sul tavolo del conte di Cavour, il quale, come si sa, fece scrivere al suo Farini la famosa circolare ai Governatori, che senza accontentare nessuno, ha messo in piazza e ufficialmente constatate di brutte verità per il Piemonte.
Gli evviva all’unione Germanica alzati a Salisburgo misero la febbre addosso ai signori d’oltre Mincio; e mentre fanno le finte di non darvi nessun valore, se li narrano con una certa trepidazione, e gridano a tutta gola al Governo che bisogna armare, che bisogna star pronti e vigili, che la tempesta minaccia, che il Nord vuol rinversarsi sull’Italia…………………………………………………. e via di questo passo. Vorressimo parlare anche degli ultimi dispacci, ma non lo facciamo per paura di gettare l’inchiostro e la fatica.
Polemica.
L’Ost-Deutsche Post reca nel suo numero del 17 corrente una corrispondenza di Trieste in data del 14 agosto col titolo: Il Giornale di Verona e consorti.
La corrispondenza contiene fra molte ciarle, anche delle falsità e delle infami calunnie contro di noi. Compilata evidentemente da uno che non conosce la nostra lingua e che, ospite fra noi, vorrebbe farla da dittatore all’elemento italiano, la corrispondenza asserisce essere il nostro foglio scritto in pessima lingua italiana, zeppa di germanismi e di slavismi. È detto che un giornale udinese ci diede una brusca risposta per averlo noi lodato; è detto aver noi smentito le asserzioni dell’Adriatico di Ravenna che l’elemento italiano sia qui oppresso; e non basta; ma aggiunge che nel nostro foglio fu inserito un sonetto dedicato al Santo Padre, del quale le iniziali formavano le parole “evviva Garibaldi”.
Riguardo ai germanismi e slavismi, tutti sanno come in qualche nostro articolo umoristico si nominò spesso i kipfel, le semelze, le specialmente le pesterne e le breschizze.
Quel buon tedesco, furbo com’ è, capisce subito come quelle ed altre simili parole siano tedesche o slave, ed avvezzo agli studii di Kant e di Fichte, forma i suoi sillogismi, e conchiude essere il nostro foglio pieno di germanismi e di slavismi.
Il Giornale udinese non fu tanto brusco con noi quanto vorrebbe far credere il corrispondente. Esso non fece che pregarci di non metterlo in mazzo con altri giornali, pure nella stessa occasione da noi lodati. D’altronde alla sua risposta ne seguirono altre per parte nostra, talchè il giornale udinese finì col pacificarsi.
Allorchè parlammo contro un articolo dell’Adriatico, non fu per respingere le sue asserzioni, che l’elemento di Trieste sia appresso, ma perchè asseriva che Trieste e l’Istria desiderano l’annessione al Piemonte, il che è falso, e queste assurdità, queste falsità, abbiamo creduto essere nostro dovere di respingere, perchè convinti che queste popolazioni non aspirano alle fantastiche idee dell’Adriatico. Altro è, signor corrispondente, l’idea d’un distacco dall’Austria, idea che noi combatteremo fino all’ultimo respiro, ed altro è il diritto di voler conservata la propria nazionalità. Fin qui le ciarle e le falsità; ma l’asserire che in un foglio triestino vi fosse inserito un sonetto, le cui iniziali formavano le parole: Evviva Garibaldi, è un’infame calunnia. È bensì vero che un bello spirito, forse quello stesso che mandò in giro le circolari minatorie, di cui abbiamo fatto parola nel foglio di ieri, aveva spedito un tale sonetto alla Redazione, ma il bello spirito non ebbe la soddisfazione di veder stampato il sonetto come desiderava, poichè furono a caso rifatti due versi zoppicanti in modo da troncare l’acrostico in ambe le parole. Pure, essendosi l’autore di quel sonetto dato la briga di
spargere la voce essere riuscito nel suo intento, ci siamo dati la premura di riprodurre il dì seguente il medesimo sonetto, le cui iniziali formavano le parole: Evviva l’Austria. Ma di ciò nulla dice il poco leale corrispondente.
Dunque, fino a tanto che l’onorevole (?) corrispondente non saprà mostrarci una copia del nostro foglio contenente un sonetto colle iniziali formanti le parole di Evviva Garibaldi, noi sosterremo ch’egli, sotto la maschera del l’ anonimo, ci ha vilmente calunniati.
La è ben dolorosa la nostra situazione! non bastano i numerosi nemici in politica, che da tutte parti ci assalgono, ma ora veniamo attaccati anche da quelli che combattono nelle stesse nostre file contro i comuni nemici dell’Austria. Anche contro gli amici dobbiamo dunque difenderci, perchè cercano di gettare una luce sinistra su di noi. Oh sì davvero, signori corrispondenti, voi date un bell’esempio di fratellanza ai nostri avversarii!
Carlo Vigilio Rupnick.
Notizie politiche.
[…] ITALIA. Napoli 11 agosto. Una corrispondenza della Nazione reca quanto segue: “Pianelli comanda 20.000 uomini; altri 20.000 uomini formano una seconda linea fra Napoli e
Calabria. Diserzioni numerosissime, del 13. di linea sono disertati 730 individui. A Napoli regnano serie apprensioni: un ordine del giorno ingiunge che in caso di allarme, dai forti si tirino tre cannonate; s’inalberi bandiera rossa e si suoni la chiamata generale. Il genio apparecchia i materiali per le barricate. I villeggianti al Vomero vennero invitati a lasciar le ville. Il Governo di Napoli ha ricevuto i seguenti dispacci: Palmi 9. La linea tra Palmi e Reggio interrotta dai rivoltosi. Il telegrafo di Petrella segnala 24 legni nemici, tra cui l’Elba e il Duca di Calabria. Monteleone 9, ore 3,
notte. Bande numerose minacciano il castello. Il 10 sbarco fra Baulino (?) e Bianchi. Gran legno verso Gerace. Preso forte Torre Cavallo. Settemila uomini sbarcati a Capo dell’Armo. La notte del 10 altro sbarco a S. Giovanni e a Fiumara. Lieve scontro colle truppe di Vial. E giunta a Napoli la fregata Brésil per accogliere il conte d’Aquila”.
- Il conte d’Aquila ha ricevuto i suoi passaporti, ed è partito.
- Il Veloce fu cannoneggiato dai legni e dal forte di Castellamare. Lo stato d’assedio è proclamato. Palermo 10. In Bronto grossa borgata ai piedi dell’Etna, vi fu commovimento popolare per divisione di terre.