Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

Il “Diavoletto Indipendente” (XXVI)

Posted by on Feb 7, 2025

Il “Diavoletto Indipendente” (XXVI)

Il Diavoletto, Anno XIII, N. 197, 24 agosto 1860.

Rivista politica.

Trieste 23 agosto

Se suonano il vero i dispacci telegrafici giunti oggi e ieri, Garibaldi avrebbe compiuto il suo sbarco con 4 a 6 mila uomini nelle Calabrie, e precisamente nei dintorni di Reggio, ove sarebbe stato attaccato dai soldati napoletani.

Ognuno può figurarsi con quanto di ansietà da parte nostra si attendono i particolari intorno a questo scontro, che potrebbe essere decisivo, e dietro al quale la rivoluzione, pronunciandosi apertamente, metterebbe il paese ed il principe nelle più dolorose distrette.

L’esercito regio, omai non bisogna illudersi, è l’unico scampo, il solo appoggio di Francesco II. Se i soldati napoletani abbandonano le file, mancano all’appello e tradiscono il giuramento, tutto è finito per i Borboni di Napoli. La costituzione e gli stessi consiglieri della corona che volessero conservare l’indipendenza del paese, e lealmente mantenere il patto giurato dal re, sarebbero trascinati dalla corrente che precipita con Garibaldi sopra la capitale.

0 l’armata vince – e tutto può tornare nell’ordine – o l’armata perde, e con essa cade la dinastia.

A Torino si sperava un pronunciamento da parte del popolo napoletano e dei soldati – si attendeva un fraternizzamento intorno al quale si lavorava da tempo e dai fuorusciti e dai comitati, dei quali le fila fan capo a Messina ed a Torino.

Fino a questo di nessun movimento popolare di entità ebbe luogo in vero a Napoli – ma lo sbarco di Garibaldi, e quello dei 1500 fabbricatori di barricate, spediti nella capitale delle due Sicilie dal Piemonte, e colà

accettati da quel Governo…. con atto che non sapremmo classificare, tutto ciò avrebbe potuto far sorgere il movimento sul quale contavasi tanto e da Garibaldi e dal Piem0nte.

Il cangiamento di ministero a Napoli in questi supremi momenti, e il cadere dei portafogli in mano ai liberali più spinti, toglie ogni speranza che nella capitale del reame possa trionfare la causa regia. Lo stato d’assedio vuolsi sia mantenuto – ma non può essere questa un’arma a doppio taglio della quale è lecito servirsene o contro gli amici del re o contro i nemici a seconda di chi è al potere?

Noi confessiamo che il presente caos che regna a Napoli non può essere più oscuro; ma la calata di Garibaldi in Calabria scioglierà questo inviluppo – sono oramai i cannoni e le baionette che romperanno il velo fittissimo che copre quell’ infelice paese. O Pianelli ha per sé l’armata e potrà combattere gloriosamente la giornata dalla quale dipende la salute e la vita di un libero paese e di un principe infelice; o questa fa causa comune coi nemici, e in tal caso vedremo ripetersi il fatto di Firenze, ed aperta la via dell’esilio ad un altro principe italiano.

E le Potenze d’Europa? – Ahi! Che desse vanno troppo a rilento – forse v’è sotto a tutto ciò che nasce presentemente sì a Napoli che a Torino un mistero politico, del quale la tela è ordita da una mano sicura e provata in simili opere – ma il dramma, o se volete la commedia, dovrà giungere al suo termine e, calato il sipario, potremo conoscere anche il nome dell’autore.

Le Potenze taceranno esse ancora come sempre? – vedranno lacerato un nuovo manto reale, senza che alzino una mano, una parola, contro gli usurpatori?

Il silenzio in certi casi vale l’approvazione – e questa non possiamo credere si voglia da tutti accordarla alla usurpazione.

Garibaldi quando avrà cacciato d’innanzi a sé sulla strada dolorosa dell’esilio Francesco di Napoli, forte di nuove vittorie, muoverà a nuove conquiste…………….. Francia protesterà, Piemonte accetterà con una

mano i doni, pagando coll’altra il prezzo della riconoscenza…. e darà l’assenso a nuove spedizioni le

quali oggi giura di non voler permettere.

Il principio dei fatti compiuti ha allargato abbastanza i suoi confini – è tempo ch’esso ceda innanzi a quello della giustizia e del diritto conculcati come mai nol furono in Europa.

Notizie politiche.

[…] ITALIA. Torino 10 agosto. Si dà come positivo che il colonnello Franconnière ha rimesso, avant’ieri, al re una lettera dell’Imperatore Napoleone. Il contenuto di questa lettera non concernerebbe il mezzogiorno di Italia; ma parlerebbe di un attacco alla Venezia che l’Imperatore biasimerebbe come contrario alle stipulazioni di Villafranca; dicendo di più che la Francia non interverrebbe in una tal lotta, anche se il Piemonte venisse battuto. (Perseveranza)

Cagliari 17 agosto. Ieri hanno approdato nel nostro porto di passaggio per la Sicilia, 5 vapori con una nave a rimorchio, carichi d’armi e di volontarii. Fra pochi giorni partiranno alla stessa destinazione duecento circa volontarii tutti sardi che già da un mese erano qui occupati nelle manovre d’esercizio. Altri, parimenti isolani, son già partiti da Cagliari e da Sassari; molti altri che si trovano in varii punti dell’interno dell’isola aspettano d’essere chiamati per l’imbarco. (Gazz. di Genova)

Milano 21 agosto. Ieri sera ebbe luogo alla Scala la serata a favore dell’emigrazione veneta. V’intervennero i reali principi, i quali furono acclamati al loro arrivo e alla loro partenza dal numeroso pubblico presente allo spettacolo. Cavallini e Bottesini riscossero particolari applausi. Cospicue si dicono anche le offerte straordinarie raccolte alla porta del teatro.

Genova 20 agosto. Leggesi nella Gazz. di Genova:

“Giunse da Palermo l’avvocato Brusco, il quale, come fu già annunziato, concluse felicemente l’imprestito. Egli parte questa mane per Torino incaricato di importanti dispacci”.

  • Il corrispondente parigino della Gazzetta di Genova accenna alle voci, corse negli scorsi giorni, della presenza di Garibaldi a Torino.
  • Il corrispondente torinese della Gazz. di Parma, conferma una terza volta la nota austriaca (?) al Governo di Torino nel modo seguente:

“Checché ne dicano organi più o meno creduti semi-officiali, io torno ad affermare che la nota dell’Austria esiste e che fu consegnata dal sig. Brassier de Saint Simon, ministro prussiano presso la nostra Corte, incaricato interinalmente degl’interessi dei sudditi austriaci. È positivo che si deve ricercare nell’esistenza di questa nota la causa prima della circolare Farini”.

  • Roma 15 agosto. Leggesi in una corrispondenza dell’Universel:
  • “L’imprestito romano è coperto e molto al di là; ciò almeno è attestato dalle informazioni meno sospette. Io attingo alle stesse fonti l’assicurazione che a quest’ora il tesoro pontificio ha ricevuto più di 6 milioni per l’opera del danaro di S. Pietro. I nemici del Papato non saranno dunque più autorizzati a rimproverare ai cattolici la loro colpevole indifferenza”.

Rimini 17 agosto. Il 13 fu giorno di parapiglia in Pesaro propagato dai telegrafi su tutta la linea fino ad Ancona. Un vetturale aveva portato la notizia che un grosso corpo di truppa nostra marciava sul confine. Ecco come andò questa faccenda. Consegnata la città alla guardia nazionale, il generale Cugia, alla parata di questo giorno, aveva condotta tutta la brigata coi carriaggi e colle artiglierie verso Cattolica, per mettere ivi gli attendamenti, farvi un campo provvisorio ed eseguire manovre. Queste truppe la sera erano di ritorno a Rimini.

Tutta la divisione che occupa la Romagna, da Faenza in su, si porterà a Rimini, sarà accampata nelle vicinanze e farà quotidiane manovre. (Perseveranza)

Napoli 18 agosto. I giornali di Napoli del 18 recano il proclama che ordina lo stato d’assedio della piazza e provincia di Napoli; le disposizioni date a quest’oggetto sono le seguenti: 1. È inibito ogni attruppamento maggiore di 10 persone, il quale, verificandosi, dovrà essere subito sciolto dalla forza, sia di truppa o di guardia nazionale, che dovrà preventivamente avvertirlo per ben due  volte, per far uso delle armi se dispiacevolmente non venisse corrisposta. 2. È proibita non meno ogni riunione clandestina nelle abitazioni col titolo di comitato, o altro, i cui trasgressori saranno

arrestati. 3. È proibita l’esportazione di armi, tanto da fuoco che bianche, e coloro che saranno colti in difetto, comunque le esportassero, saranno arrestati per essere giudicati militarmente. 4.” È proibita del pari l’esportazione dei grossi bastoni, e si procederà come si è espresso per le

armi. 5. L’uso delle pietre sarà trattato in uguale modo. 6. In fine i chiassi, le voci sediziose ed altro da produrre tumulti, verranno represse colle precitate norme, ed i promotori od esecutori arrestati.

Capo di Faro 13 agosto. Stamane la nave Castiglia tentò di catturare un vapore napoletano, ma non vi riuscì. Il Fulminante, altro legno napoletano, fece fuoco sul Castiglia.

Palermo 17 agosto. Il giorno 15 è giunta in Messina la corvetta da guerra garibaldiana Queen of England, armata di 16 cannoni rigati e avente a bordo 22.000 carabine inglesi.

  • I giornali riferiscono che Caratasso, ha riunito 2.000 volontarii greci per Garibaldi. […]

Corrispondenza del Diavoletto.

Cattaro 18 agosto.

La rivoluzione che temevasi nel Montenegro in seguito all’improvvisa morte del principe Danilo, non era che un fantasma, e le nubi che sembravano minacciare la tempesta, erano nella fantasia di pochi e si dileguarono come vapore ai raggi del sole.

I Montenegrini ricevettero con rispetto la salma del principe e tutti lodarono la giovane principessa che volle accompagnare il compianto marito sino a Cettinje.

Alla numerosa assemblea popolare che proclamò il giovane Nicola a principe del Montenegro, assistevano il console di Russia (probabilmente di Ragusa) e quello di Francia (probabilmente di Scutari d’Albania). La principessa vedova pose in presenza del popolo e dei due consoli sul capo del neoeletto signore il Samurkapa (berretto che serve di distintivo al principe e che la principessa avea portato seco da Cattaro). Ciò che sorprese molto, fu l’assenza del vescovo di Montenegro.

Come vi sarà noto, il vescovo di Montenegro venne consacrato or saranno due anni a Pietroburgo. I suoi antenati erano Montenegrini stabiliti a Sebenico, quindi il vescovo era suddito austriaco, e molti anni fa Pero Petrovich in qualità di maestro del luogo e fu col tempo fatto avanzare al grado di archimandrita. Morto il Vladica, e creato a principe l’or assassinato Danilo, fu desiderio dei Montenegrini di avere a vescovo il loro archimandrita; e fu allora che questi avea rinunziato alla sudditanza austriaca per recarsi a Pietroburgo ove venne consacrato a Vescovo.

Ora, questo stesso vescovo, avendo udito l’assassinio del principe, si mise in apprensione, temendo lo scoppio di una rivolta nel Montenegro e si recò tosto a Cattaro dicendo di voler assistere il principe ferito.

Però giunto qui, disse essere ammalato, talché non accompagnò nemmeno il cadavere a Cettinje, ma si fermò a Cattaro attendendo l’esito della nomina d’un successore. Conosciuto ch’egli ebbe il risultato dell’assemblea popolare, scrisse a Cettinje che ritornerebbe tosto che la sua salute glielo permettesse; ma egli s’ebbe per risposta di starsene pure dove era, essendoché la sua presenza nel Montenegro riusciva ormai inutile. 1

Ultime notizie.

  • Lo stadio in cui si trova in questo momento la questione d’Italia dà motivo a molti timori ed a molte speranze. Le trattative tra Napoli e Torino si posson considerare chiuse. Il Governo di Napoli avea accettate tutte le condizioni propostegli, ma la Sardegna non intende a stipulare un trattato d’alleaza. A Napoli si apparecchia la lotta di decisione, mentre i fautori di Garibaldi si riuniscono su tutti i punti del paese.

Gli sbarchi furono intanto effettuati, Reggio è nelle mani degli insorti, nella Calabria infuria la rivolta.

Già si pensa ad un colpo di mano contro la Romagna mediante un corpo di volontarii stanziati presso Piancini sull’isola di Sardegna e mediante un corpo di 1.500 uomini accampati nella villa di Castel Puzzi, sei miglia distante da Firenze. E i preparativi di guerra in Piemonte, e i lavori fortificatorii di Bologna, e i dieci campi d’esercizio per truppe sarde fanno supporre che il Governo piemontese non ha rinunziato all’idea di nuove conquiste. Or vedremo qual contegno assumeranno i gabinetti d’Europa?

  • Nelle recentissime della Patrie del 21 leggiamo: La fregata – mista la Zenobia, che porta la bandiera del comandante la divisione navale del Levante, è giunta al 9 a Smirne, proveniente da Alessandria.

Gli ultimi dispacci del regno delle Due Sicilie c’informano che un corpo di truppe venuto dagli

1 Benchè il nostro corrispondente non ci spieghi abbastanza chiaramente i motivi che possono avere indotto i Montenegrini a dare al vescovo tale risposta, abbiamo motivo di sospettare che il vescovo tenesse pel partito dell’esiliato Giorgio Petrovich. N. d. R.

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Abruzzi, era arrivato al 18 a Napoli per rinforzare la guarnigione di questa città. Il re all’indomani ha passato in rivista queste truppe, accompagnato dal generale Pianelli ministro della guerra.

  • Lord Palmerston nella sua risposta al signor Monsell (v. Diav. N.° 195) disse, credere egli necessario che l’Impero turco sia mantenuto, non già per rispetto verso il carattere turco in sé stesso, ma perchè la divisione della Turchia non potrebbe succedere senza una guerra europea.
  • Notizie di Napoli date da un corrispondente dell’Indép. Belge, riferiscono come un fatto avverato, che il conte d’Aquila cospirava contro il re. Questo principe voleva stabilire una reggenza, ed erasi fatto rappresentare col braccio steso in aria agitando il cappello, come un sovrano che viene acclamato. I ritratti portavano questa inscrizione: “Viva il reggente”. La congiura doveva scoppiare a questi ultimi giorni; un prete ne ha dato il segnale, ma troppo tardi; i ritratti erano già confiscati e prese le armi. La guardia nazionale e l’armata erano in piedi. Liborio Romano è andato ad avvertire il re, che gli diede carta bianca. Il principe fu arrestato ed imbarcato con 22 uomini del suo seguito. Vienna 23 agosto. Al vicepresidente dell’i. r. Luogotenenza di Venezia, Giovanni Battista conte Marzani, fu conferita da Sua Maestà I. R. Apost. la dignità di consigliere intimo.
  • Il curato di S. Antonio presso Capodistria, Don Giuseppe Brosina, il parroco pensionato di Villa Decani, Don Bartolomeo Bordon ed il parroco di Isola Don Giovanni Zamarin, furono nominati da Sua Maestà I. R. Ap. a canonici onorarii presso il capitolo concattedrale di Capodistria.
  • Il ministro di giustizia ha nominato l’aggiunto della pretura di Pisino, Vincenzo Stato, col rango e carattere di consigliere di tribunale circolare, presso il tribunale circolare di Rovigno.

Torino 21 agosto. Ieri sera seguì nelle vicinanze di Genova un urto fra due treni della ferrovia. Tra i feriti trovansi molte reclute dell’ultima leva. Da parte del ministero del commercio fu incamminata immediatamente un’inquisizione.

Il Diavoletto, Anno XIII, N. 198, 25 agosto 1860.

Cose di Napoli.

In data del 13, si scrive al Journal des Débats quanto segue:

“Se desiderate sapere ciò che si fa a Napoli di più rimarchevole da due o tre giorni a questa parte, ve lo dico in poche parole: Si salva chi può. La notizia che la conquista del regno per parte di Garibaldi dovesse cominciare ad effettuarsi senza trovar grandi ostacoli, ha allarmato i conservativi pacifici e i paurosi che ragionano.

I primi fuggono per non cadere nelle mani dei vincitori d’oggi che potrebbero alla loro volta trattarli colla legge di: Guai ai vinti! I paurosi prendono la fuga onde non trovarsi in mezzo alla mischia, che l’estrema resistenza del re non può a meno di provocare. Napoli va adunque vuotandosi, e gli elementi dell’attacco e della resistenza si trovano di fronte. Chi sarà il primo ad attaccare? Non potrei dirlo.

Osservo soltanto che i conservativi sono ridotti agli estremi, e che la disperazione potrebbe convertirli in eroi ed audaci; che i liberali, i cavouriani principalmente, proclamano la comoda massima che Napoli deve astenersi, che Napoli deve essere l’ultimo punto del regno a dar segno di vita. I garibaldiani fanno dei preparativi per ogni evento, ed ecco tutto.

Il re intanto, che certo non simpatizza coi cavouriani, ha fatto provvedere il castel S. Elmo e il castello nuovo di bombe e di projettili incendiari, e ciò massimamente dopo che l’ammiraglio inglese Mundy ha ricevuto qualche modificazione alle istruzioni d’impedire il bombardamento della capitale. La modificazione di queste istruzioni è certa; ma non posso dire sino a qual limite S. M. Siciliana è autorizzata a difendersi. Chi ha provocato questo mutamento per parte dell’Inghilterra?

Intanto, la Corte fa sparger la voce che il re s’imbarcherà senza colpo ferire, facendo un appello all’Europa, e affidando la cura della conservazione del suo Stato alla diplomazia ed all’armata. Questa credenza rallenta l’attività del partito rivoluzionario e commuove il popolo. Ma la verità è che il re si difenderà sino all’ultima ora e sino a che gli rimane una cartuccia, uno scudo ed

un soldato. L’unica precauzione ch’egli ha preso è la seguente. Egli avrebbe fatto imbarcare 30 milioni (?) di ducati sull’Arturo, piccolo scooner da guerra, ancorato nel porto militare, sotte le batterie del castello. Ha fatto inoltre caricare tutt’i suoi effetti e una gran quantità di oggetti preziosi della residenza reale.

Il naviglio deve partire mercoledì 15 agosto, passando pel Faro o facendo il giro della Sicilia, e recarsi a Trieste. (?)

La demoralizzazione dell’armata è grande. Tutti sentono che pur troppo il trono di Francesco II è vacillante e ognuno pensa a’ casi suoi, con certe precauzioni. Il generale Marra, ch’era venuto ad annunziare la risoluzione dell’armata di Calabria di non battersi contro Garibaldi, ha dato la sua dimissione, ed è stato mandato al Castel S. Elmo.

I generali Clary e Afan de Rivera, che comandavano nella cittadella di Messina, sono ritornati, e rimangono qui in disponibilità. I bersaglieri della caserma San Potito hanno fatto questa notte una specie di pronunciamento, e parecchi soldati ed ufficiali vennero arrestati.

Un centinaio di soldati delle truppe straniere avevano disertato ier sera per unirsi a Garibaldi, e la truppa li ha arrestati questa notte insieme a sette od otto soldati che per lo stesso motivo avevano abbandonato la gran guardia. I funzionari pubblici nelle provincie dànno notizie esagerate e false, sia per ignoranza reale dei fatti, sia per timore o per interesse. Infatti, gli sbarchi ch’io vi annunziava nella mia ultima lettera, sono in gran parte esagerati, quantunque annunziati ufficialmente. Soltanto ieri Garibaldi ha comunicato a Palermo, per motivi noti a lui solo, che 8.000 uomini erano sbarcati. Gli altri sbarchi eran di poco conto; e potevano dirsi più che altro, ricognizioni che Garibaldi faceva su diversi punti della costa, in primo luogo per iscandagliare lo spirito della popolazione e porsi alla testa dell’insurrezione, e poi per stancheggiare la truppa, sparpagliata lungo il litorale, demoralizzarla e trar in inganno il Governo intorno al vero punto dove lo sbarco generale deve effettuarsi. In ogni luogo si aspetta Garibaldi, persino nella Darsena, vale a dire nel porto militare sotto le batterie. Il ministro della guerra voleva mandare delle truppe in Calabria; quattro fregate da guerra improvvisamente si son guaste e rientrarono in un cantiere per esser riparate. Questa mattina si parla che Garibaldi abbia catturato la fregata reale Tancredi, ma la voce merita conferma.

Il corpo degli stranieri, stanziato a Nocera, ha chiesto ed ottenuto che due batterie di cannoni comuni fossero cambiati in cannoni rigati.

La regina vedova è finalmente partita, l’altro giorno si è imbarcata sopra un vapore spagnuolo e si dirige verso la Spagna. Le sue figlie ed i giovani principi l’hanno accompagnata.

Non rimangono a Napoli pel momento che i tre zii del re e suo fratello maggiore. Il conte di Siracusa salirà nella squadra sarda e se n’andrà a Torino. Il re prenderà la via di Trieste o quella di Monaco, se non va egli pure in Ispagna, col suo zio, conte di Trapani, e suo fratello conte di Trani. Ecco, a quanto si dice, i progetti della famiglia reale.

  • A Napoli fu scoperta una terribile congiura; si avea per iscopo di uccidere, durante la notte, tutti gli uffiziali, sperando così di privare le truppe dei loro capi, nell’istante in cui scoppierebbe l’insurrezione.

Il partito rivoluzionario avea già la lista degli alloggi, ove abitavano gli uffiziali. Si scopersero grandi provvigioni d’armi. Intiere casse sarebbero state tolte dal regio Arsenale. (G. di Mil.)

Notizie politiche.

AUSTRIA Vienna 23 agosto. Da un articolo di fondo della Oesterr. Zeitung togliamo il seguente brano:

“Quanto più tranquilla appare l’attitudine dell’Austria, e tanto più difficile diventa la situazione del Piemonte. A cotale rapporto è data espressione nel già famoso carteggio del Constitutionnel, dov’è detto che Garibaldi è già pari a Vittorio Emanuele, anzi sopra di lui, e che la pieghevolezza dell’ardito avventuriere non è che apparente. E difficile per un Monarca legittimo il farla da tribuno senza rinnegare il re. A Torino sperasi in un colpo sconsiderato dell’Austria; nutresi lusinga che la minaccia di Garibaldi, di voler tentar la sorte sotto alle mura di Mantova, possa indurre l’Austria a prevenire l’evento; in questo però speriamo che Torino s’inganni. “Napoli si gettò a’ piedi del Piemonte, esso ne implora la alleanza – dice il Constitutionnel – i suoi ambasciatori promisero le cose più incredibili, ed un momento il conte di Cavour poté credere d’aver trovato chi sia più italiano di lui”. Noi non possiamo facilmente supporre fino a dove Napoli volesse andare, ma possiamo supporre almeno quello che esso fosse disposto a fare, gio al Piemonte. Dopo tale procedere l’Austria commetterebbe follia volendo sostenere un Governo, che non seppe far altro che crearle imbarazzi, e la cui pessima ammini

suoi protettori. I Governi italiani non seppero trovarci, sennon quando versavano in tristi condizioni; tosto liberi dall’incubo che li premeva, dicevasi: “Passato il pericolo gabbato lo santo”. Venezia 23 agosto. Ieri fu straordinariamente convocato il Consiglio della città.

Il concorso dei membri, componenti il medesimo, fu superiore al numero legale. Si devenne alla nomina del ragioniere e di altri impiegati secondarii. Furono deliberate esecuzioni di nuovi lavori stradali, senza accrescere sensibilmente la sovraimposta ordinaria; fu provveduto al seppellimento con cassa dei poveri, che finora venivano sotterrati senza cassa nel cimitero comunale; venne approvato un componimento colla Direzione dell’Ospitale civile, per arretrate e gravi pendenze. (Gazz. di Venezia)

  • Leggesi nel Giornale di Verona del 22 agosto corrente:

Il Municipio di Chioggia destinò fiorini 100 pei soldati, ivi stazionati, onde viene

glio festeggiare la fausta accorrenza del dì natalizio di S. M. I. R. A. il nostro Imperatore.

Quei soldati accettarono l’offerta, ma in pari tempo, con voto unanime, destinarono la detta somma intiera a pro dei poveri del medesimo Comune.

ITALIA. Firenze 20 agosto. Si legge nella Nazione: Notizie giunte ieri sera recavano che fino dal 18 la provincia di Basilicata era in piena rivoluzione.

Palermo 17 agosto. Scrivono alla Gazzetta di Genova: Il generale Garibaldi arrivava la sera del 16, verso le ore 10, sul vapore Washington in Palermo, dove si ridusse subito al palazzo reale.

All’indomani mattina egli uscì in carrozza scoperta accompagnato da Depretis, e fu a visitare il porto, le caserme, il monastero della Gancia ed altri stabilimenti. Verso le 9 ritornò a palazzo dove ricevette in udienza i ministri ed altre notabilità del paese. Alle 10 e mezzo del 17 si condusse al porto, dove si imbarcò sul vapore l’Amazzone, che salpò alle 11 alla volta di Messina.

Da Messina abbiamo notizie sino al 15.

Le cose erano sempre nella stessa condizione. Soltanto verso un’ ora di notte di detto giorno, le truppe garibaldiane, scaglionate alla punta del Faro, furono chiamate sulla spiaggia per assistere ad un magnifico fuoco di artiglieria e moschetteria che si faceva sopra l’opposta sponda calabrese in una estensione di quasi due miglia. S’ignorava il motivo di quel combattere in quanto che in quella sera non si tentavano sbarchi. Si suppose che fosse la truppa sotto Missori che unita agli insorti calabresi avesse attaccato la posizione dei regi. Vennero perciò spedite in tutta fretta barche in ricognizione e tutte le cannoniere disponibili.

Il fuoco durò vivo per più d’un ora e una barca al suo ritorno portò seco cinque marinai, che aveva trovato in mezzo dello stretto, i quali narrarono che nel dopo pranzo di quel giorno erano ivi entrati con un brick proveniente da Malta, carico di armi e munizioni per isbarcarli in Calabria. Cessato il vento, il bastimento non potè avanzare. Soppravvenuta la notte, la corrente contraria lo spinse sulla costa calabrese, dove le truppe regie gli aprirono contro il fuoco di artiglieria e moschetteria che si vedeva dall’altra parte dello stretto, e che diede l’allarme alle truppe garibaldiane.

Il brick rimase arrenato sulla spiaggia in potere dei regi. L’equipaggio cercò di salvarsi gettandosi in mare. I cinque, di cui si parlò più sopra, vennero raccolti dalle barche di Garibaldi; di altri non si sapeva cosa ne fosse avvenuto, soltanto di quattro seppesi poscia essere caduti in mano dei regi.

  • Togliamo da un carteggio di Napoli 14, alla Nazione, il seguente brano:

L’altra notte ci fu campo generale, il re fece un’allocuzione dicendo tra le altre cose

“in ultimo, che forse egli era costretto ad allontanarsi, e che affidava alla truppa il mantenimento della Costituzione, il rispetto della bandiera. Un silenzio glaciale accolse questa arringa”.

  • In un rapporto del comando della guardia nazionale del comune di Castellamare, al comandante in capo, sul fatto del Veloce leggesi:

Dicesi essere rimasti feriti un capitano della real marina e varii marinai.

Al tocco della generale tutta la guarnigione prese le armi ed accorse. La guardia nazionale con ammirabile coraggio, in gran numero e con prontezza si recò alla gran guardia e ai diversi posti, ove indipendentemente dalla truppa, col solo ausilio di pochi gendarmi, con tutta attività imprese a tutelare l’ordine pubblico, con numerose pattuglie nell’interno della città, e prolungandosi con posti avanzati in tutte le direzioni dei limitrofi paesi.

  • Scrivono alla Gazzetta del Popolo di Torino, da Firenze il 18 corr.:

A Castelpucci s’era concentrata una colonna di 1.500 volontari, pressoché tutti

toscani, guidata dal barone Nicotera, il quale doveva operare l’invasione (nello Stato pontificio) simultaneamente ad altri corpi assai più numerosi, che dovevano sbarcare, secondo alcuni, alle foci del Fiora ed a Terracina.

Questo ultimo corpo era comandato dal colonnello Tharena (sardo), l’altro dal colonnello Pianciani, che si pose a latere l’ufficiale prussiano di stato maggiore, Rustow, quel desso che ammesso nello stato maggiore dell’esercito italiano nella campagna del 1859, scrisse il libro che voi conoscete sulla campagna medesima, nel quale non è certo parziale per gl’Italiani.

Questo piano d’invasione pare non entrasse negli intendimenti di Garibaldi, poichè, secondo la voce che qui ne corre e che prende credito, appena gli venne comunicato, non esitò a disapprovarlo.

Intanto sintomi di malcontento si manifestavano in quella numerosa parte di volontari concentrati in Sardegna. – Quanto alla colonna di Nicotera, secondo le ultime lettere, a seguito di dissensi, andava sciogliendosi malgrado gli eccitamenti e le arringhe del suo capo, tendenti a tener vivo l’entusiasmo dei volontarii.

  • La divisione Pianciani, appena arrivata in Sicilia, venne sciolta. La parte migliore di essa sarà incorporata nelle altre divisioni già esistenti.

Il colonnello Pianciani offerse la sua dimissione ed abbandona la Sicilia.

Ci si dice pure che alcuni fanatici, che appartenevano all’ultima spedizione, non abbiano voluto andar a Messina per prender parte alle ulteriori imprese di Garibaldi, perché non credono che la bandiera del generale sia abbastanza pura.

Crediamo che costoro sieno semplicemente ridicoli, e che non valgono la pena di occuparcene a lungo. (Gazz. del Popolo)

  • Leggesi nel Movimento: Bronte è stato teatro di sangue e di strage. Vi accorse subito, da Catania, il colonnello Poulet con una mano di Catanesi, a sedare quel terribile trambusto.

Giunse appresso il generale Nino Bixio con alti poteri, e vi emanava il seguente deCretO: Il generale Nino Bixio, in virtù delle facoltà ricevute dal dittatore, decreta:

Il paese di Bronte, colpevole di lesa umanità, è dichiarato in istato d’assedio.

Nel termine di 3 ore, da cominciare alle 13 e mezzo, gli abitanti consegneranno le armi da fuoco e da taglio, pena di fucilazione pei ritentori.

Il Municipio è sciolto per organizzarsi termini di legge.

Gli autori dei delitti commessi saranno consegnati all’autorità militare per essere giudicati dalla commissione speciale. –

È imposta al paese una tassa di guerra di once 10 l’ora, da cominciare alle ore 22 del 4 corrente giorno, ora della mobilizzazione della forza militare in Postavina, e da avere termine al momento della regolare organizzazione del paese.

Il presente decreto sarà affisso e bandizzato dal pubblico banditore. Bronte, 6 agosto 1860.

Il maggior generale G. N. Bixio.

FRANCIA. Scrivono da Parigi 19 agosto, alla Lombardia:

“Al principe di San Cataldo, rappresentante di Garibaldi presso la Corte delle Tuileries, vogliono molti scrittori politici e giornalisti di Parigi offrire un gran pranzo. Nel numero dei soscrittori si cita il signor Grandguillot, direttore in capo del Constitutionnel.

Giunse a Parigi il generale Filangeri con tutta la sua famiglia”. […]

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