Il divario tra Nord e Sud
Si è molto discusso e molto si discute su quale fosse la reale situazione economica delle varie regioni d’Italia all’indomani della nascita dello Stato Unitario.
In molti è forte la convinzione che il divario tra il Nord e il Sud d’Italia, in termini di economia, fosse allora particolarmente rilevante e, molto probabilmente, ancora più elevato rispetto all’attuale, ormai colossale.
Tra i vari parametri utilizzati per misurare e valutare una “economia” nel suo insieme, il Prodotto Interno Lordo Pro Capite è molto significativo, in quanto rapporta la produzione di ricchezza di un’area geografica al numero dei suoi abitanti.
Nel 2010, ad esempio, il Prodotto Interno Lordo Pro Capite del Piemonte risultava superiore a quello della Campania di circa il 60%, a dimostrazione del divario esistente tra il Nord e il Sud del Paese.
Qual era la situazione al momento dell’Unità d’Italia? Se oggi il rapporto tra le due ricchezze è così elevato, quale era il divario esistente 150 anni fa?
Una risposta estremamente precisa e puntuale a questa e a tante altre domande ci viene fornita dal Prof. Paolo Malanima, Direttore dell’Issm (Istituto di Studi sulle Società del Mediterraneo) del Cnr, in uno studio condotto insieme al Prof. Vittorio Daniele, dal titolo “Il divario Nord-Sud in Italia 1861-2011“.
Nell’intervista al prof.Malanima, che vi proponiamo in altra pagina, è possibile conoscere quali siano state le metodologie utilizzate in questo lavoro e quali i dati di riferimento (sono in gran parte dati Istat e Banca d’Italia); in questa sede ci è sufficiente osservare che si tratta di un lavoro estremamente rigoroso e scientifico: è oggetto di un libro (edito da Rubbettino) che non dovrebbe mancare nelle librerie di chi ha a cuore un esame razionale e non emotivo della nostra storia.
Eventuali piccole differenze tra i dati forniti in questo lavoro ed altri rivenienti da altri lavori similari sono dovuti al diverso criterio utilizzato per individuare le singole aree regionali; il Prof.Malanima prende opportunamente a riferimento i territori regionali così come oggi esistenti; quindi, ad esempio, il territorio campano considerato nel suo lavoro è quello di oggi e non quello, più vasto, della seconda metà del 1800.
I primi dati “certi” sui quali possiamo fare affidamento per valutare l’effettivo divario tra il Nord e il Sud dell’ Italia a livello regionale sono relativi al 1891, quindi a 30 anni dopo l’Unità d’Italia.
ITALIA= 1,00
REGIONE | PIL/PROCAPITE |
---|---|
Piemonte | 1,01 |
Lombardia | 1,11 |
Veneto | 0,79 |
Toscana | 1,01 |
Marche | 0,92 |
Campania | 1,10 |
Calabria | 0,70 |
Sicilia | 1,01 |
Incredibile, vero?
Per quanto riguarda la situazione al 1861, non esistono dati “certi” a livello regionale a quella data; sono state fatte delle buone ipotesi, fondate su rigorose deduzioni ed estrapolazioni da altri dati.
Comunque, alcune certezze:
1) la differenza tra il PIL medio pro-capite del Nord (dove, in questo caso, nel Nord si includono tutte le regioni del centro-nord, compreso il Lazio ed escluso l’Abruzzo) e quello medio del Sud era minimale, ampiamente inferiore al 10%;
2) la Campania era sicuramente più ricca nel 1861 rispetto al 1891, e, quindi, i dati su riportati diventano ancora più “interessanti” se “estesi” al 1861; infatti:
– il semplice fatto che la Campania ospitasse la Capitale del Regno, determinava automaticamente una maggiore ricchezza (come poi sarebbe accaduto per il Lazio);
-nei 30 anni successivi all’Unità d’Italia, l’industria manufatturiera campana (vedi i nostri servizi su Pietrarsa, la Zino & Henry e la mostra industriale del 1853) subì un autentico crollo dovuto, per buona parte, al venir meno delle commesse “governative”: ad esempio, i fucili, i cannoni e le forniture per l’esercito ovviamente “saltarono”, in quanto le forniture al nuovo complessivo esercito unitario divennero appannaggio delle industrie del nord. E così per la cantieristica, per le ferrovie, etc… .
fonte http://www.quicampania.it/ilregno/divario-tra-nord-sud-italia.html