Il Ducato di Benevento nella Langobardia Minor
Nonostante i Longobardi avessero un’ organizzazione sociale molto elementare se rapportata a quella romana, essi furono in grado di dare vita ad un regno che abbracciò quasi tutta l’Italia e che durò fino al 774, quando Carlo Magno sconfisse Desiderio, ultimo re longobardo.
La cellula base della società longobarda era costituita dalla famiglia. Più famiglie costituivano una fara, quello che Tacito chiama gens. Più farae costituivano invece un Gau, ossia un ducato, e, infine, più Gau costituivano un popolo. Man mano che i territori venivano occupati, ci si stabilivano più farae e si formava un Gau, un ducato, affidato ad un duca il quale dipendeva direttamente dal re.
A differenza dell’Italia settentrionale che fu assoggettata mediante il graduale insediamento della popolazione longobarda nei territori occupati, la conquista dell’Italia meridionale fu una vera e propria operazione militare.
Non c’è molta concordanza tra gli storici sull’anno di fondazione del potentissimo Ducato di Benevento: Pietro Giannone lo fa risalire al 571, altri al 576 e Leone Ostiense (o Marsicano) al 585. Se vogliamo attribuire la sua conquista a re Autari, è necessario propendere per dopo il 584 perché solo allora Autari fu fatto re e la sua discesa verso il sud avvenne intorno al 590; altrimenti è opportuno attribuire la sua fondazione a un gruppo di guerrieri longobardi, già presenti sul territorio, e ufficializzata poi dal re. Quello che è certo è che il primo duca fu Zotone (o Zottone), un guerriero che scorrazzava lungo la Campania alla testa di un’orda di selvaggi come lui e che Autari sottomise alla sua autorità. Con la nomina del primo duca di Benevento venne ufficialmente costituito il Ducato di Benevento che, insieme a quello di Spoleto, formava la Langobardia Minor.
Di questo primo duca beneventano non se ne dice un gran bene; sembra che fosse un uomo crudele e lontano dalla religione; tanto amante delle ricchezze che il suo passatempo preferito erano le razzie e i saccheggi, ai quali non scampò neppure il Monastero diMontecassino. Governò per venti anni, facendo scappare via la popolazione e alla sua morte, avvenuta nel 591, re Gisulfo mandò a Benevento Arechi I, probabilmente nipote dello stesso Zotone. Per fortuna, Arechi non era come lo zio. Con lui, il Ducato di Benevento raggiunse un notevole periodo di splendore e un buon grado di tranquillità tra longobardi e bizantini; questo favorì la crescita del Ducato che, col tempo, divenne tanto potente da superare persino il potere dei re.
L’amministrazione della Langobardia Minor, essendo di natura più militare, era basata non sulle farae, ma sul comitatus, ossia sul legame di fedeltà che univa il soldato al suo capo ed in cui era già presente il seme del feudalesimo. I due Ducati della Langobardia Minor vennero quindi divisi in contee (o gastaldati), amministrate da un conte (o comes), che rispondeva direttamente al duca. Inizialmente queste due funzioni, di duca e di conte, erano temporanee, ma già con Arechi I divennero ereditarie e passarono di padre i figlio.
Per una migliore amministrazione e anche per retribuire in qualche modo i guerrieri che più si erano distinti nelle varie guerricciole contro i Franchi e i Bizantini, il Ducato fu diviso, man mano, in 34 contee e ciascuna venne affidata ad un conte. Esse furono le contee di: Acerenza, Albi, Alife, Aquino, Boiano, Cajazzo, Calvi, Capua, Celano, Chieti, Consa, Carinola, Fondi, Isernia, Larino, Lesina, Marsi, Mignano, Molise, Morone, Penne, Pietrabbondante, Pontecorvo, Presenzano, Sangro, Sant’Agata, Sesto, Sora, Telese, Termoli, Tiano, Trajetto, Valve e Venafro.
Le due realtà amministrative longobarde, la Langobardia Maior e la Langobardia Minor, erano separate dal “corridoio bizantino”, un vasto territorio alleato con Roma o con Ravenna che creava non pochi problemi ai Longobardi, soprattutto perché Roma mirava sempre ad espandersi per accrescere il cosiddetto Patrimonio di San Pietro. Questa particolare ubicazione geografica fece in modo che il Ducato di Benevento fosse da subito abbastanza indipendente dall’autorità regia. Anche quando il regno longobardo fu soppresso nel 774 da Carlo Magno, il Ducato continuò ad essere amministrato per altri tre secoli dai Longobardi perché Carlo non riuscì mai a conquistarlo e sottometterlo, come invece riuscì a fare con quello di Spoleto. Sempre nel 774, prima della soppressione del regno longobardo, re Desiderio concesse ad Arechi II, che aveva ambizioni regali, l’ avanzamento a Principato.
Il Ducato di Benevento durò circa cinque secoli, fino al 1077 quando, alla morte di Landolfo VI, esso passò sotto il dominio pontificio e, tra alti e bassi, vi rimase otto secoli.c.d.l.
Alcuni testi consultati
Abbate Francesco- Storia dell’arte nell’Italia meridionale: dai Longobardi agli Svevi – gbooks
Baronio Cesare – Annali Ecclesiastici Volgari – Roma, 1656
Erchemperto – Historia Langobardorum beneventanorum – gbooks
Giannone Pietro – Istoria civile del Regno di Napoli – Napoli, 1821
Granata Francesco – Storia civile della fedelissima città di Capua -Napoli, 1752
Muratori Ludovico Antonio – Annali d’Italia – Milano. 1744
Nugnes Massimo – Storia del regno di Napoli – Napoli.1840
Pellegrino Camillo – Apparato delle antichità di Capua – Napoli, 1771
Sigonio Carlo – Dei re d’Italia – Milano, 1838
Zigarelli Daniello Maria – Storia di Benevento – Napoli, 1860
http://carinolastoria.blogspot.com/2012/01/il-ducato-di-benevento-nella.html
Bello questo ripasso della storia, e utile per qualche considerazione…a posteriori! I Longobardi non conoscevano il mare…infatti sempre all’interno sono rimasti nella loro discesa lungo tutta la penisola… Si può dire a posteriori che questo è stato il loro limite… inadatti per vivere e governare i rapporti delle genti che invece si andavano espandendo attraverso le acque e perciò molto piò fluidi e aperti, sia per la circolazione delle merci e delle persone, e perciò delle culture e dei rapporti da instaurare… pensiamo alla formazione delle repubbliche marinare che si andavano formando e alle attività connesse e agli scambi di ogni tipo che le arricchirono… E’ in definitiva quello che ha fatto di questa penisola per un certo periodo il centro del mondo. caterina ossi