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Il governo dei Nobili a Napoli: Autonomismo, decentramento, partecipazione governativa dei Seggi cittadini (VII)

Posted by on Gen 18, 2020

Il governo dei Nobili a Napoli: Autonomismo, decentramento, partecipazione governativa dei Seggi cittadini (VII)

L’epoca  borbonica

Con l’avvento della dinastia dei Borbone, la struttura amministrativa cittadina inizialmente non fu variata. I seggi accolsero re Carlo di Borbone, il quale invitò gli eletti a proporre l’abolizione di alcune imposte. Le piazze, però, non intesero accettare l’invito, in segno di gratitudine verso la nuova regnanza.

Inoltre, i medesimi sedili raccolsero un donativo di circa un milione di ducati, quale contributo cittadino alla successiva spedizione di Sicilia del sovrano Borbone. L’impresa siciliana si attuò dopo il giuramento di re Carlo, dinanzi agli eletti della città.

Durante la regnanza borbonica, la legislazione sulle piazza e sua nobiltà fu molto variegata e ricca di precisazioni. Le principali leggi emanate furono:

L.del 15 giugno 1742 (i discendenti di famiglie un tempo ascritte potevano chiedere giudizio di reintegra “se da cento anni prima dell’introduzione del giudizio” già godevano degli “onori del Sedile”); L. del 25 luglio 1749 (fu prescritta l’aggregazione ai sedili per quelle famiglie che nell’arco di un secolo non avevano più rivendicato i diritti di reintegra ai rispettivi seggi, tanto da considerarle “estinti, perenti e prescritti in tutto e per tutto”); L. del 25 gennaio 1756; L. del 19 febbraio/ 3 dicembre 1757 e L. del 19 gennaio 1758 (l’aggregazione ai sedili non produceva nobiltà se mancava il regio assenso, con conferma nella L. del 27 ottobre 1798); L.del 9 luglio 1757 (l’aggregazione doveva essere votata a scrutinio segreto nell’ambito dell’assemblea di tutti i rappresentanti del sedile); L. del 27 agosto 1757 (divieto a tutti i membri delle piazze di pretendere e ricevere soldi per l’aggregazione); L. del 1 giugno 1759; L. del 20 giugno 1763; L. del 1 dicembre 1770; L. del 18 febbraio 1771 (conferma la non prescrizione dei diritti di rivendicazione dei gradi di nobiltà agli eredi di antiche famiglie); L. del 27 novembre 1780; L. 12 settembre 1800 come le L. del 13 aprile e 6 ottobre 1851 (già con L. del 21 gennaio 1746, si fissa il pagamento dei diritti fiscali sia per aggregazioni che per reintegre al sedile). Infine, si annoverano i reali rescritti e dispacci.

Il R.D. del 1 agosto 1738, re Carlo di Borbone fissò che le cause di reintegra dovevano essere trattate davanti ai 4 capi di Ruota della Camera di S. Chiara, al fiscale ed al Sacro Consiglio a Due Ruote giunte. Il successivo R.D. del 11 maggio 1739 ordinò che dette cause dovevano trattarsi presso il Sacro Consiglio a Due Ruote giunte, con i 13 ministri tra cui il presidente e i capi di Ruota della Camera di S. Chiara. A seguito delle continue proteste (in particolare quella del 1746) dei sedili per abusi e raggiri dei tanti aspiranti nobili, che spesso si rivolgevano alla Camera di S. Chiara per ottenere i richiesti riconoscimenti, furono emessi diversi e più specifici dispacci finalizzati a migliorare tali controlli.
Così fecero seguito:

R.D. del 16 ottobre 1743 ed 8 agosto 1761 (il Sacro Regio Consiglio si occupa definitivamente dei giudizi di nobiltà); R.D. del 2 settembre 1748 (conferma del divieto del 1688 per i ministri e loro familiari di intentare giudizi di reintegra o votare in simili cause); R.D. del 30 aprile 1754 (la Camera di S. Chiara svolge funzione di supervisore sui giudizi); R.D. del 20 giugno 1763,del 6 aprile 1772, del 28 marzo 1779 (la Camera di S. Chiara si specializza nelle aggregazioni e reintegre dei nobili ai sedili e delle autorizzazioni per il “Cordon dei cadetti”); R.D. del 20 maggio e 17 agosto 1851.

Nel 1799 la Repubblica Napoletana, subentrata per un periodo breve a tale regnanza, sciolse i sedili, perché ritenuti dalla borghesia retaggio di soli privilegi aristocratici, tanto da garantire alla stessa il libero accesso all’amministrazione cittadina. Decaddero, così, tutte le leggi, decreti ed ordini sulla nobiltà.

Con il ritorno del legittimo sovrano al trono di Napoli, Ferdinando I intese mantenere questa delibera giacobina (legge del 1799), autorizzando l’editto reale del 25 aprile/ottobre 1800, che sciolse il corpo municipale cittadino con le sue rappresentanze familiari, causa il tradimento di molti loro esponenti complici dei francesi. Seguì l’istituzione del “Supremo Tribunale Conservatore della Nobiltà del Regno” e venne fissata la compilazione di quattro registri per la registrazione delle famiglie nobili nel regno:

a. Libro d’Oro per le famiglie ascritte ai cinque sedili;

b. Libro delle famiglie feudatarie da più di duecento anni;

c. Libro delle famiglie investite dall’abito di giustizia dell’Ordine di Malta;

d. Libro dei sedili chiusi del Regno.

La legge del 2 agosto 1806 sulla successione dei titoli precisò, poi, che i titoli di principe, duca, conte e marchese, concessi legittimamente, dovevano restare ai rispettivi possessori per essere trasmessi ai diretti discendenti “in perpetuo”, con ordine di primogenitura e nella linea collaterale fino al quarto grado. Fu anche emessa legge, “Notamento delle diverse autorità ed ordine col quale si procede ne’ solenni baciamano, nel reame delle Due Sicilie”, per la quale i cavalieri di Ordini cavallereschi nazionali potevano aspirare alla “nobiltà generosa” trasmettibile. I sedili vennero soppressi definitivamente dalla regnanza duosiciliana, perché sospetti di aver favorito la diffusione delle idee rivoluzionarie. Seguì altro editto del 8 agosto 1806 con il quale gli eletti di S. Lorenzo divennero corpo cittadino. Il 22 ottobre 1808 sorse, quindi, il municipio, il cui primo sindaco fu eletto a Napoli il 2 dicembre dello stesso anno.

Seguì la legge del 10 dicembre 1812 con la quale fu sostituito il Supremo Tribunale con il “Consiglio dei Maioraschi”, rimpiazzato poi dal Ministero e Real Segreteria di Stato di Casa Reale, a sua volta cambiato con il Ministero e Real Segreteria di Stato di Grazia e Giustizia
Si continuò a legiferare nel regno delle Due Sicilie sulla nobiltà e seggi in data 7 settembre 1839 e 7 ottobre 1840. Queste leggi dichiararono la sospensione dell’iscrizione di nuove famiglie al Libro d’Oro fino a nuove disposizioni reali.

Infine, fu nominata con legge del 23 marzo 1832 la “Real Commissione dei titoli di Nobiltà”, che cessò di operare con il decreto luogotenenziale del 17 febbraio 1861, sotto dittatura garibaldina. L’istituto della Consulta Araldica, avviato con legge del 10 ottobre 1869, del nascente regno d’Italia fu, quindi, autorizzato a trattare questioni nobiliari sul territorio nazionale.
Tra gli ultimi atti legislativi della dinastia Borbone vi furono il R.D. del 1845, che confermò l’abolizione dei seggi nel Regno, la legge del 20 maggio e 17 agosto 1851 (riprendeva la L. del 25 gennaio 1756) che dichiarò l’aggregazione ai sedili costituire per gli ascritti requisito di riconoscimento della sola “nobiltà generosa”.

fonte http://www.nobili-napoletani.it/sedili_di_Napoli.htm

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