IL GRAN CONSIGLIO DEL SENATO DI MESSINA
Il Gran Consiglio del Senato di Messina, è stato una delle istituzioni cristiane più antiche, costituitosi nella Città dello Stretto. Storicamente parlando, le prime tracce di questo organo di governo, lo ritroviamo segnalato, al tempo del Vespro, quando si riunì per accogliere l’emissario del re Carlo D’Angio.
In verità, la sua presenza a Messina, rimonta a tempi più antichi, quando a governare la Sicilia ci stavano gli Arabi.
Essi furono segnalati a tal proposito dal Fazello e da altri storici, quando si scontrarono con l’eroe e difensore di Messina Harold Hardrade 1042, presso il castello antico di Apollofaris; situato nella penisola di Eunes, oggi sprofondata negli abissi del mare.
Questo organismo, sarà imitato e recuperato più volte nella storia di Messina. Era originariamente formato da 30 cavalieri: i migliori elementi della città e presiedevano in un palazzo di Messina, che ho individuato qualche anno fa. Altre fonti lo segnalavano come una Curia Straticozionale già a partire dal 1130.
Durante il dominio degli Angiò, fu più volte in auge, fino ai fatti che segnalavano la presenza a Messina, del dittatore Acciaioli segretario generale di re Luigi D’Angiò. Successivamente, lo ritroveremo al tempo in cui, re Alfonso il Magnanimo dimorava a Messina fra il 1432 e il 1435. In parte sopravvisse nei diplomi e nei codici del sedicesimo secolo. Poi, improvvisamente, fu ridestato, dall’antica memoria che lo ricordava e lo ritroveremo, nelle attribuzioni senatoriali, prima nell’Accademia della Stella fondata nel 1598; e successivamente, fino alla rivolta antispagnola del 1674 – 1678.
Esso era composto, in questa ultima fase della sua storia, dai senatori eletti che dai tempi antichi erano 6.
Anche se ad onor del vero, dovremmo segnalare un appunto su queste nomine. Nella fase storica più antica, quando in città governavano i Giurati, il numero di 6 era formato da 4 nobili e 2 eletti dal popolo. In età più avanzata, si eleggevano tre nobili e tre popolani.
A questo primo ufficio, si assommavano altre cariche meglio conosciute, come i 20 Consoli delle arti e delle professioni.
Essi erano: il Console del mare, il Console dei setaioli, il Console dei droghiri, il Console degli orefici, il Console degli argentieri.
Il Console dei confettieri, il Console dei sarti, il Console dei gepponari ossia i fabbricanti di gonne; il Console dei barbieri, il Console dei falegnami, il Console dei calzolai, il Console dei sellai, il Console dei conciatori, il Console dei tacciari meglio conosciuti come venditori di chiodi. Il Console dei cuoiai, il Console dei funaroli o torcieri di canapa: il Console dei linaioli, il Console dei calderari, il Console dei ferrai, e il Console dei vetrai. A questi venti consoli delle arti e delle professioni, e ai primi sei senatori, si assommarono altri 6 personaggi, detti i supplenti ossia, coloro i quali, sarebbero subentrati ai senatori eletti per motivo di malattia, di morte o per qualunque altra causa accidentale.
Quel totale assommava a 32; non discostandosi affatto dal vecchio Gran Consiglio, che ai 30 cavalieri seguivano il Gran Maestro e il guardiano.
Alessandro Fumia
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