Alta Terra di Lavoro

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Il lascito di Obama e dei suoi: MINISTERO DELLA VERITA’ Non dite quello che pensate. Non pensate quello che dite. Meglio, non pensate. Manette in arrivo

Posted by on Gen 13, 2017

Il lascito di Obama e dei suoi: MINISTERO DELLA VERITA’ Non dite quello che pensate. Non pensate quello che dite. Meglio, non pensate. Manette in arrivo

Amici, anche questo è lungo, ma riguarda tutti noi da vicino. Spero di riuscire a farvi intravedere le manette che vi pendono sul naso.

I due massimi ostacoli alla democrazia negli Usa sono, primo, la diffusa illusione tra i poveri di vivere in una democrazia e, secondo, il cronico terrore dei ricchi che la si possa realizzare”. (Edward Dowling)

La verità deve essere ripetuta costantemente, poiché il Falso viene predicato senza posa. E non da pochi, ma da moltitudini. Nella stampa e nelle enciclopedie, nelle scuole e università, il Falso domina e si sente felice e a suo agio nella consapevolezza di avere la maggioranza dalla sua”. (Wolfgang von Goethe)

Essere ignoranti della propria ignoranza è la malattia dell’ignorante”. (Amos Bronson Alcott)

Demagogo è uno che predica dottrine che sa essere false a persone che sa essere idioti”. (H.L. Mencken)

Occhio a chi date ragione

Al superbarbafinta Minniti, passato per stretta logica da fiduciario dei servizi segreti Usa al ministero degli Interni, è bastato che un ragazzo tunisino, pensando alla suocera o al portiere che gli ha parato un rigore, scrivesse “non so se fare il bravo o fare una strage” e avesse nel telefonino un pensiero negativo su Netaniahu, per definirlo terrorista dell’Isis, acchiapparlo, sbatterlo su un aereo e rimandarlo tra i Fratelli Musulmani che governano il suo paese. A Poletti è bastato giurare che il Jobs Act favorisce la piena occupazione e chi la cerca all’estero è uno stronzo incapace, perché tutti i media inietassero sangue e ossa nel Pokemon “lavoro” e applaudissero alla restaurata poltrona del commensale di Salvatore Buzzi (Mafiacapitale).

A Obama e a tutto il cucuzzaro atlantista famelico di guerre è bastato che la loro candidata all’esecuzione del progetto perdesse le elezioni per dire che sono stati i russi e che chiunque neghi che Putin ha lo zoccolo di caprone va messo a tacere. In un modo o nell’altro. E il Ministero della Verità propaga l’informazione col metodo Dresda, a tappeto, e promette angherie a chi obietta.

Donald Trump che, prima dell’insediamento, rischia di doversi trovare tra le mani una guerra mondiale scatenata dal cucuzzaro guidato da Obama e dal socio di Al Baghdadi e dei nazisti ucraini, John McCain, ha detto: che gli F35 vanno cancellati, l’11 settembre non l’hanno fatto aerei dirottati, ma ordigni interni, che gli hacker anti-Hillary non erano russi, che Ford e General Motors si levino istantaneamente  dal Messico e tornino a produrre a casa altrimenti verranno ammazzati di dazi (e quelli hanno subito ottemperato) e che Assad è meglio che stia dove sta, dato che i peggio sono i jihadisti e si sa chi li manda e manovra.

Ora occhio: date ragione a Obama, Poletti e Minniti e siederete tra dei e semidei all’Olimpo, nutriti da discinte ancelle di nettare e ambrosia. Sospettate, invece, che l’uomo dalla polenta in testa, pur tra i miasmi di petrolio e il tanfo di fureria di cui si circonda, in quelle occasioni abbia detto cose vere e sagge, meglio che stacchiate subito il biglietto per la traversata dello Stige e l’incontro con un incazzatissimo Plutone.

Ci stiamo addentrando, danzando tra mito e realtà, nelle stalle di re Augia, imbrattate dallo sterco di diecimila bovini, per ripetere l’impresa di Eracle e levare non solo lo sterco, ma anche impedire ai 10mila bovini reali di imbrattarci di ulteriore sterco mediatico nel mentre che danno del cornuto agli asinelli perché pascolando nel web, le deiezioni di questi, anziché imbrattare, fanno fiorire nontiscordadimè. La chiave per aprire le stalle di Augia è una premessa sul pluralismo informativo che ci garantisce libertà di scelta e varietà di opinione. Eccola.

Chi servono i presstituti

Corriere della Sera, gruppo RCS, standard aureo della stampa italiana. Padroni diretti o per interposto Consiglio d’Amministrazione prima della scalata di Cairo: Fiat, Italcementi, Unicredit, Italmobiliare, Mediobianca, Telecom, Pirelli, Generali, Tod’s, Lucchini, Merloni, Intesa San Paolo. La Repubblica, Gruppo l’Espresso. Padroni De Benedetti, Luxottica, Piaggio, Indesit, Moratti. Stampa, Agenlli. Il Giornale, Berlusconi. Messaggero, Il Mattino, Il Gazzettino: Caltagirone, Monte dei Paschi, Generali. Resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno: Poligrafici Editoriali, Telecom, Generali, Gemina, Ligresti. Libero (di destra) Il riformista (di “sinistra”) Angelucci (sanità privata). Il Sole-24 ore: Confindustria e, nello specifico, Sarasa, Bnl, FIGC, Tod’sd, Safilo, Mediolanum, Mediobanca.

Restando in prossimità del sempre illuminane mito e restando allo sterco, ma stavolta depositato tra i nostri neuroni, chi sono dunque i bovini scagazzoni?

L’alta finanza con i suoi variopinti ma sempre affilati strumenti, assicurazioni, telecomunicazioni, automobilieri, petrolieri, cementieri, pneumatici, immobiliari, elettrodomestici, modisti. Insomma quelli che, nel nostro piccolo, ma non per questo meno famelico, sono gli equivalenti Usa di chimici, agroindustriali, farmaceutici, militar- industriali, banchieri. Si tratta delle fondamenta su cui si erge il Ministero della Verità. I loro outlet dell’usato sono, tra tanti, New York Times, Washington Post, Boston Globe, sugli schermi CNN, CBS, ABC, Fox, BBC, e nell’etere i vari contaminanti dell’Open Society Foundation di George Soros. Una garanzia di imparzialità, di obiettività, di assenza di conflitti di interessi, di trasparenza e onestà. Tanto da vantare ogni diritto a muovere guerra a chi dice cose altre.

Dalle bombe sulle tv alle fake news da ammanettare

Personalmente mi erano fischiate sopra la testa le schegge della polverizzazione di fonti di notizie che non la dicevano giusta sui nostri interventi umanitari, comprendendo nella polverizzazione anche coloro che vi operavano in dissenso da Clinton-Obama, Woytila, cancellieri tedeschi vari, D’Alema. Succedeva a Belgrado, Baghdad, Tripoli, Damasco. Su Tehran non era ancora tempo di bombe e si è proceduto con metodo soft: togliendo l’emittente PRESS TV dal satellite. Metodo annunciato anche per la latinoamericana Telesur e per la russa RT, visto che le rispettive bugie erano tanto fascinose da aver sottratto milioni di spettatori alle sopracitate reti emananti dal Ministero della Verità. Nelle more, a chi venisse scoperto ad ascoltare queste voci del nemico verrà riservata la sorte giustamente riservata da illustri predecessori a chi si collegasse con la voce del Col. Stevens di Radio Londra. Lo ha promesso Pitruzzella, signore dell’Authority della Concorrenza (autonominatosi nostro Ministero della Verità). Ma partiamo dal principio.

Donald Trump batte la candidata-speranza dell’intero establishment alla testa dell’Occidente e del suo processo di mondializzazione manu militari et economici. La lungamente preparata prospettiva di apocalisse con olocausto, da far sembrare quello conclamato un tamponamento, rischia di svaporare. Un cosmo di interessi, orgasmi, profitti, in frantumi. Una bisboccia planetaria andata in fumo. Cia, Obama, l’orda compatta dei licantropi neocon e neoliberisti: “E’ stato Putin, con i suoi hackers, a far vincere il freak con il cranio giallo e tutti i maledetti populisti dei cinque continenti”. Non c’è l’ombra di una prova. Anzi c’è la prova provata di chi è stato, ma il colpevole doveva necessariamente essere la preda che stava sgusciando di mano: Putin e il suo orrido gulag euroasiatico, ultimamente segnato anche dalle nefandezze bombarole su Aleppo Est martire e santa. E’ lui che ha hackerato, stroncando la bella pianta carnivora che stava per risbocciare dopo aver dato, tra Libia, Afghanistan e Honduras, tante soddisfazioni da Segretaria di Stato. E chi, dall’incontrollato commentatore sul web all’ultimo twittatore, ha gioito a vederla appassire, peste lo colga.

George Soros, talmudista scatenato, ma filantropo per il “manifesto”, mediastar e mecenate per Amnesty e altre mille Ong dei diritti umani a forza di bombe e regime change, dalla vetta dei  suoi 25 miliardi di dollari, ha inveito: “Grazie ai russi è stato eletto un ciarlatano e potenziale dittatore. La minaccia al Nuovo Ordine Mondiale viene dai social media da Putin controllati e sfruttati”. Detto da uno che di rivoluzioni colorate e cambi di regime violenti (5 milioni di dollari ai nazisti di Kiev) è il riconosciuto profeta e maestro da Belgrado in qua, voleva dire chiamata alle armi. Quella risolutrice.. La stretta sulla proprietà dei media che ancora  venivano pubblicati da editori puri, dopo il disastro mediatico del Vietnam, non era bastata. I bottoni verde, giallo e rosso, piazzati dal Pentagono nelle redazioni Tv per determinare se un servizio dall’Iraq potesse andare, essere rivisto, o essere cestinato, non aveva evitato la catastrofe irachena. E neanche la concentrazione delle corporation mediatiche, orami rette da armieri, chimici e informatici, che da una cinquantina si riducevano a cinque. C’era pur sempre la rete e quelle perfide fake news sparse da Putin e su cui il bovaro miliardario era galoppato alla vittoria. Ha incominciato il Congresso Usa.

Negazionisti, feccia umana

Il modello imbattibile è la crociata contro il negazionismo, consequitur diretto di quella a eretici, scismatici, streghe, astronomi. Alla colonna infame, se non più al rogo, chi nega, oppure non accetta in toto e fa ricerche, il genocidio armeno, la Shoah, il valore nutrizionale di McDonald’s, il fasciorazzismo  di Orban e Marine Le Pen, l’originalità e autonomia di Gentiloni, il carattere diabolico dei populisti, il martirio per mano di Al Sisi dell’eroe Regeni.  O, appunto, quanto Washington proclama su russi, Putin,  guerra al terrorismo e universo mondo. E dove si annida la coda del diavolo, se non nel web?

Il Ministero della Verità e  i suoi Bravi

Prima la Camera e poi il Senato Usa approvano la legge “Contro la propaganda straniera e la disinformazione”, con una dotazione di 160 milioni all’anno per un ente, creato da sorgenti di immacolate verità come la Segreteria di Stato, il ministero della Difesa, la Direzione della Sicurezza Nazionale, l’Intelligence (quella dello spionaggio universale NSA),  che combatta qualsiasi informazione che contrasti con la realtà come vista da Washington, cioè dalla Cupola mondialista. Habemus ministerium veritatis lungamente vagheggiato. Hillary s’è spellata le mani. Così all’unanimità la lobby talmudista, confortata nel suo dominio pressocchè assoluto delle associazioni a delinquere finanziarie e mediatiche.

La dependance Usa per il copia e incolla UE dislocata a Bruxelles ha risposto con  304 voti contro 179 (5Stelle) e 208 astensioni, approvando in parlamento una risoluzione degli iperdemocratici polacchi che sollecita provvedimenti contro i russi che “distorcono la verità, provocano dubbi (sic!), dividono l’UE e i suoi partner nordamericani, paralizzano il processo decisionale, screditano le istituzioni UE e istigano paura e incertezze tra i cittadini”. Si specificano nominativamente i troppo rispettati e seguiti network all news Russia Today (RT) e agenzia “Sputnik”. Si sollecitano provvedimenti anche contro quei “trolls nei social media e in internet che mettono in discussione i valori democratici”. Vi siete accorti che parlano di noi? Parafrasando il Pastore Niemoeller (non era Brecht): Prima sono venuti a prendere gli zingari, poi gli ebrei, gli omosessuali, i comunisti, poi i negazionisti,  e non s’è mai disturbato nessuno. Ora che stanno per venire a prendere noi, formichine del web, non ci sarà più nessuno a protestare?

Dal momento che, se gli Usa sono i comandanti dell’UE e la Germania ne è l’amministratrice, Angela Merkel non poteva esimersi (hai visto mai, qualche altra strage tipo Monaco o Berlino…) dal dichiarare guerra a tutte le “fake news” che avvelenano la rete e non maledicono  la Russia e promuovono l’ascesa, di chi?  Ma dei populisti, che domanda!  “Tocca dunque confrontare questo fenomeno e, ove necessario, disciplinarlo, colpire le manifestazioni di odio (leggi opposizione sociale) e quella che minano la stabilità dell’ordine famigliare”. Thomas De Maiziere, ministro degli Interni, ha subito fornito gli strumenti idonei: a parte la scontata moltiplicazione della videosorveglianza con tecnologia per il controllo a distanza e riconoscimenti facciali, la cancellazione del diritto dei cittadini a conoscere quali dati su di essi vengano raccolti unita al divieto agli enti di protezione della privacy di indagare su presunte violazioni della stessa.

‘Na pitruzzella miezz’all’uocchie

Ed ecco che s’avanza, non lo strano soldato di Fo, soldato del quale, porca miseria, si continua a non vedere l’ombra all’orizzonte, bensì il Trio della Resa dei Conti con gli irrispettosi, potenziali delinquenti della rete: Giovanni Pitruzzella (un abusivo che ha dirazzato dall’Antitrust alla Privacy), Mattarella e, immancabile nelle stalle di Augia, Boldrini. Il primo lancia il sasso, gli altri due ne esaltano traiettoria e bersaglio da centrare in fronte. I populisti, i trolls in rete, quelli che danno retta a RT, hanno applaudito alla Brexit, non hanno vomitato su Trump ma su Hillary, hanno votato No il 4 dicembre, si ostinano a parlare di “Aleppo liberata” e di nazisti a Kiev, non concordano con Soros, Luigi Manconi e “il manifesto” secondo cui fa bene ai migranti sradicare mezza Africa e tutto il Medioriente e integrarli da noi…  Insomma tutti quelli che si incaponiscono a votare, pensare, dire, in divergenza da quanto conviene. Quelli della “post-verità”. Noi.

Primo della classe da noi a balzar su al fischio del pecoraro d’oltreoceano, Pitruzzella, da Authority delle liberalizzazioni (dello smantellamento del pubblico), s’è fatto Authority delle costrizioni. Avrà un busto al Pincio. “La post-verità è uno dei motori del populismo e una minaccia per le nostre democrazie”, ha sentenziato, anche lui pratico del copia e incolla dall’originale washingtoniano. Ci vuole una rete di agenzie pubbliche (copia e incolla) che si occupi di bonificare il web sulla base delle verità stabilite dal governo e, a loro volta, dai padroni dei nostri governi, “pronte a intervenire rapidamente se l’interesse pubblico venisse minacciato”. Hitler, Goebbels, Goering, Starace, Mussolini, il Minculpop, McCarthy  e Torquemada girano come trottole nella tomba per essere stati così ridicolizzati.

 

Con Obama niente guerre

L’incommensurabile tracotanza, dirla nazista è ormai riduttivo, di dichiarare apertamente, e non solo in camera caritatis mondialista, vaticana, massonica, mafiosa, il monopolio della verità, di recidere alla base l’albero democratico (altro che riforma costituzionale Boschi-Renzi!) inventandosi il delitto d’opinione diversa, è pari solo alla tracotanza delle truffe, inganni, menzogne, raggiri, falsità che, come sacrosantamente Grillo dice della Rai, il sistema massmediatico di regime ha esibito nei decenni post ’89 (mentre quel grillofobo trinariciuto frustrato di Vauro, vignettista a intelligenza alternata, ritrae invece Beppe come il Grande Fratello, invertendo i fattori e rovesciando il risultato). E non creda di salvarsi Travaglio, implacabile e validissimo fustigatore del menzognificio politico-mediatico, che si lascia scappare dallo scudiscio una serie di elmetti bianchi annidati nella redazione esteri con a capo il talmudista Furio Colombo. Il quale Colombo si è lanciato contro i maledetti delle fake news in rete con l’impeto di un missile al fosforo su Gaza. Con eroico sprezzo del ridicolo ha dichiarato che così si aiuta il flagello del mondo, Zar Putin,  a rovesciare “la tendenza americana dei tempi di Obama di non affidarsi più alle guerre” (sic!!!!).

Degli esiti della tendenza di Obama a non fare guerre Colombo si deve essere informato in  Libia, Siria, Iraq, Yemen, Somalia. E, in queste ore, ai confini russi dove questo masskiller seriale ha spedito 3.500 carri armati e 5000 Forze Speciali, cioè squadroni della morte, tanto per ribadire il suo “abbandono delle guerre”. Su come, poi, abbia rinunciato ai colpi di Stato lo hanno reso edotto in Honduras, Paraguay, Brasile e Ucraina. Non per nulla “il manifesto” del 7 gennaio 2017 (incorniciatelo e  mandatelo con i confetti a Soros e CIA) si unisce ai lamenti dell’ intera vipperia hollywoodiana inondando di lacrime una gigantografia a piena prima pagina dove la coppia Obama è vista alla “Via col vento”, di spalle mentre, abbracciata tra le colonne eburnee del suo tempio, novelli Ettore e Andromaca dalle mura di Ilio, saluta nel crepuscolo una distesa di luci dolenti che albergano cuori infranti dall’abbandono della tendenza obamiana a non fare guerre.

E’ per quella tendenza che tanto commuove Colombo che questo autentico scorpione dalla puntura letale a milioni di innocenti e a parecchi suoi affini di colore, affidati alla mercè di una polizia impunita, ora mena i suoi ultimi colpi alla ricerca della catastrofe termonucleare, assediando la Russia con nuove sanzioni e nuovi apparati d’attacco ai confini europei. I  pitbull alla Colombo, i chihuahua alla “manifesto”, le mille creaturine di Soros, riuniti sotto le insegne del Pitruzzella si muovono all’annientamento dei senzadio, populisti, trumpisti, eurexisti, che osano esprimersi in dissonanza da Cia, manifesto, Hillary, McCain, anziché raccoglierne la mazza chiodata per sfondare Putin, Orban, Assad, Grillo e trarne dalle ossa i mattoni per la centesima Nuova Sinistra.

Fake news, l’arma finale dei mendaci

I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza. E che avevano desertificato sotto il fango delle loro menzogne. I “dittatori” da abbattere per imporre democrazia, le armi di distruzione di Massa di Saddam, la pulizia etnica di Milosevic, Srebrenica, l’11 settembre e seguenti (tutti!), Gheddafi che bombarda la sua gente, Putin omofobo e despota, napalm a Gaza contro il terrorismo, Unione Europea per la democrazia e il benessere delle masse, Brexist catastrofe, Nato sicurezza, Papa buono, Dalai Lama divino,  Madre Teresa santa, Referendum costituzionale per salvare il paese, Jobs Act genera lavoro, Buona Scuola genera liberi cittadini, TAV = progresso, Tsipras = sinistra, Renzi sincero, Isis e Al Qaida nemici, guerra al narcotraffico, guerra all’evasione fiscale, guerra alla mafia, TTIP ricchezza per tutti, Boschi, Madia, Alfano, Poletti rappresentanti del popolo,  “Strade sicure” contro il terrorismo, rifugiati più ne vengono e meglio stiamo loro e noi…. Il mondo della menzogna contro la verità del reale.

E noi boccaloni a bere, a bere. Con questo sistema della truffa capillare, universale, senza smagliature, i capifila, le vivandiere e i figuranti dell’Occidente hanno tenuto a bada il popolo bue. Ma la realtà ha incominciato rosicchiare il tessuto, qualche sfrangiatura, alcuni antisistema nel web, poi di più, poi i populisti, a dilagare, poi Putin, i russi che mandano all’aria il Nuovo Medioriente, si portano via Filippine, Turchia, pezzi d’Africa, coscienze europee, impuniti si riprendono la Crimea, incoraggiano la moltiplicazione di quanti vedono qualcosa aldilà del pensiero unico, della civiltà unica, dell’esercito unico. Diventano la Spectra contro cui ogni arma è lecita. E così Putin torna a mangiare bambini e a far vincere nuovi Hitler in giro per il mondo. E’ inevitabile e urgente fermarlo. E mettere a tacere chi lo facilita seminando zizzania in rete o in piazza. L’orda dei necrofili impazza perché sta con le spalle al muro. Chiama in soccorso pompinare e giullari, Madonna e George Clooney (ma per i migliori della categoria, Scorsese ed Eastwood, è grazie no). Per merito degli antisistema, dei “populisti”, di Putin, di chi ha votato Trump alla faccia degli strizzacervelli delle balle e dell’infotainment, viviamo una specie di D-day: Normandia o, meglio, partendo da Stalingrado-Aleppo,  Armata Rossa a Berlino.

La storia si ripete. Bisogna vedere se, prima di crollare con il muro a cui sono appesi, i nasi lunghi non ci faranno fuori tutti, a forza di fake news e di manette.

 

Fulvio Grimaldi

Fonte: http://fulviogrimaldi.blogspot.it

Link: http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2017/01/il-lascito-di-obama-e-dei-suoi.html#more

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