Il marchio della Bestia
Se chiaramente la Bestia è l’anticristo, diverse sono le interpretazioni del 666 che però non si escludono: l’uomo che si fa Dio (un trans-uomo), il potere assoluto della tecno-scienza, la grande persecuzione contro i cristiani. Conforta sapere che Babilonia è comunque destinata a crollare su se stessa
La riflessione sui capitoli centrali del libro dell’Apocalisse della scorsa domenica ha aperto una prospettiva intrigante sulla grande prova che la Chiesa è chiamata ad affrontare alla fine dei tempi. Fin dall’incarnazione del Verbo divino, sulla terra si mette già all’opera il contraffattore, il maligno, non solo per tentare gli uomini – attività che ha svolto brillantemente dalle origini della creazione dell’uomo, ma per organizzare un cristianesimo capovolto. Per questo San Giovanni ammonisce: «Come avete udito che deve venire l’anticristo, di fatto ora molti anticristi sono apparsi» (1Gv. 2, 18).
Il Battesimo del Signore Gesù ricapitola e compie tutte le prefigurazioni dell’Antico Testamento e dà origine ad una nuova creazione. Il Battesimo di Cristo è principio di ogni battesimo sacramentale: quanti si immergeranno con Lui nelle acque battesimali, saranno uniti a Lui, su di loro scenderà lo Spirito Santo ed udranno la voce del Padre. La Chiesa cattolica insegna che con il battesimo veniamo sottratti al potere del maligno e diveniamo proprietà del Signore che ci ha riscattati, lottando a tu per tu con il demonio, specialmente nella sua agonia. È questo il senso del carattere indelebile conferito da questo sacramento.
Con questo “ripasso” in mente, torniamo al capitolo 13 del libro dell’Apocalisse. Nel primo versetto si presenta la bestia che sale del mare. Il verbo greco che vi troviamo è la declinazione verbo ἀναβαίνω (anabainō), da cui deriva il verbo utilizzato da Matteo 3, 16, per indicare che Gesù esce dall’acqua. Il parallelo è evidente: Gesù e la bestia, il Cristo e l’anticristo escono ambedue dalle acque, si trovano l’uno di fronte all’altro per contendersi gli uomini, entrambi fanno sorgere una nuova creazione (Chiesa-Babilonia), ed entrambi istituiscono il sacramento che imprime il carattere. Va da sé che, nel caso della bestia, si tratta di mere scimmiottature dell’opera di Dio, ma non per questo senza importanza.
È questo il quadro per collocare il famoso “marchio” della bestia, che troviamo in Ap. 13, 16-18. Questo marchio è lo pseudo-sacramento con cui la bestia contrassegna i suoi e per mezzo del quale si entra a far parte dell’anti-chiesa, Babilonia appunto; è piuttosto evidente che questo marchio costituisce la condizione necessaria per avere vita attiva in Babilonia: «Faceva sì… che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio» (Ap. 13, 17).
Il punto che è sempre stato oggetto di svariate interpretazioni, passate e recenti, è la famosa cifra: 666. Un primo filone interpretativo vede nella ripetizione ternaria del numero 6 una sorta di “divinizzazione” dell’uomo. Nel racconto genesiaco, l’uomo viene creato il sesto giorno: il 6 è pertanto il numero che lo identifica; tre volte sei indica il “trasferimento” dell’uomo nella sfera della perfezione divina, un’elevazione che evidentemente non avviene per grazia; o – se si preferisce – indica un superuomo, o ancora un transuomo. L’uomo si perfeziona, si eleva, si supera mediante la recezione di questo marchio. Questa linea interpretativa permette di riconoscere molto bene il sibilo seducente del serpente nell’Eden: «diventerete come Dio» (Gn. 3, 4). È questo il progetto del drago, tramite la bestia, per l’uomo: una nuova condizione di vita che affrancherebbe l’uomo dai suoi limiti, dalle sue imperfezioni, dalla malattia e dalla morte.
Il marchio è però anche un numero. Nel regno di Babilonia, l’uomo è ridotto a numero. la realtà dell’uomo è compresa esclusivamente secondo categorie materialistiche e meccanicistiche; ciò che deve temere o sperare è determinato dagli algoritmi. Il modello teorico soppianta la realtà, ciò che è artificio tecnico è sempre e per forza migliore di quanto si trova nella creazione. È in sostanza la dittatura della tecno-scienza, unica “verità” ammessa nel dibattito pubblico, unico fondamento della vita socio-politica. L’uomo è semplicemente un pezzo dell’ingranaggio e come tale viene identificato con un numero di serie, in una radicale spersonalizzazione. È tutt’altro che estraneo a questa interpretazione che il marchio si materializzi in un lasciapassare digitale o qualcosa di simile. Qualcosa che non appare più così remoto e stravagante, viste le recenti esercitazioni di massa.
L’interpretazione più battuta dai Padri è invece quella della decodificazione secondo le regole della gematria; in questo caso 666 indicherebbe un nome ricavato dalla somma del valore numerico delle lettere che compongono tale nome. Tra le varie ipotesi, prevale quella relativa all’imperatore Nerone Claudio Cesare Augusto (37-68 d. C.). Se si somma infatti il valore numerico delle lettere ebraiche che formano il nome di Nerone Cesare (NRWN QSR), otteniamo proprio 666. La prima persecuzione dei cristiani ad opera di Nerone, che pare essere il riferimento immediato del libro dell’Apocalisse (ne avevamo parlato qui), non è stata intesa semplicemente come un concluso avvenimento storico, ma come il tipo di ogni persecuzione e, soprattutto, della grande persecuzione finale. Nerone sarebbe in qualche modo tornato per distruggere Roma e conquistare il mondo; un nuovo “imperatore” potente, spietato, lucidamente folle, che avrebbe accusato i cristiani di essere i nemici dell’umanità ed avrebbe avviato l’ultima grande persecuzione.
È chiaro che questi filoni interpretativi non si escludono; a ben vedere, mai come oggi possiamo comprenderli come tre lati dell’unico triangolo dell’impostura anticristica. È di interesse, oltre che di conforto, aggiungere una quarta lettura, che vede nella ripetizione del 6 l’espressione della massima imperfezione. L’opera della creazione è stata infatti compiuta in sette giorni, il sette è anche la somma di 4+3, ossia ciò che è terreno (4) unito a ciò che è divino (3). La cifra della bestia suggerisce dunque ironicamente che la sua “creazione”, Babilonia, è destinata a crollare su se stessa, prima che raggiunga il suo scopo. Il grande riferimento biblico è il racconto di Gn 11, 1-9, il tentativo degli uomini di costruire la propria dimora toccando il cielo, finito miseramente.