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Il meridionalismo: l’inferiorità del meridione.

Posted by on Gen 16, 2018

Il meridionalismo: l’inferiorità del meridione.

La situazione ultima dei rifiuti e delle discariche nel mezzogiorno sanciscono la situazione meridionale come irreversibile e non deve scandalizzare che tale pensiero scaturisce per lo più da arguti opinionisti di origine meridionale e magari vivendo nello stesso mezzogiorno. Se così fosse e nulla si ergesse a confutazione di questo giudizio di condanna, sarebbe giocata e persa per sempre la causa del Mezzogiorno.

Ma è da sollevare un’obiezione a questo giudizio, dando per accettata una sconfitta, ma non quella del “Mezzogiorno” bensì dichiarando fallito il meridionalismo. Infatti ci si deve porre l’obiettivo di spazzare via il meridionalismo dalla testa e dal cuore dei meridionali, facendo capire che esso non è mai stata la soluzione del problema, ma il problema, che in fondo costituisce una malattia quasi mortale del Mezzogiorno, del quale ha fiaccato le forze, mettendolo in condizione indubitabile di inferiorità e configurando, come ogni malattia, in maniera conforme al malato, l’uomo meridionale che l’antropologia definisce inferiore.

 

Se il meridionalismo si potesse definire come un farmaco inoculato dall’esterno, per curare una malattia presunta, e fosse stato esso a creare la malattia, non vi sarebbe alcun dubbio che tolto il farmaco, rivelatosi veleno, il corpo avrebbe più possibilità, se si è ancora in tempo di farcela, fino a rinvigorirsi del tutto, in maniera corrispondente a tutte le sue possibilità vitali.

 

Il meridionalismo è vera e propria teoria dell’inferiorità del meridione, opera di uomini che dall’interno chiedono aiuto a altri uomini che dall’esterno la offrono. Tutto fa pensar che l’uomo esterno ha instillato e favorito in un certo tipo di meridionali, non in tutti, non nei “briganti” ad esempio, il complesso d’inferiorità.

 

Probabilmente uomini come Salvemini e Gramsci, ad esempio, non sono mai stati dei meridionalisti, ma l’esatto contrario. E’ il meridionalismo che li ha, impropriamente, reclutati tra le sue fila. Il meridionalismo nasce probabilmente con Saraceno e Morandi, due lombardi che inventarono la teoria dell’aiuto esterno al Mezzogiorno in forma straordinaria, ossia autoritaria, per la semplice ragione che i meridionali non avessero la forza di farcela da soli, che in fondo fossero inferiori. Questa teoria fu accettata volentieri dalle classi dominanti meridionali che evidentemente trovarono in essa una loro convenienza di parte.

 

Da allora, a dosi sempre più massicce, fu inoculato nel Mezzogiorno un veleno che portò alla dipendenza farmacologica e all’inferiorità. L’effetto lo si vede nello stato pietoso in cui versa l’homo politicus meridionale, il quale, rendendolo capace del misfatto dei rifiuti, è il simbolo della situazione di inferiorità al quale il Mezzogiorno è stato ridotto.

 

In definitiva è il meridionalismo che ci ha reso inferiori, cosa che prima non era. Si poteva essere meno forti e potenti, ma non inferiori. Il meridionalismo, dunque, è stata l’arma del settentrionale per tenere a bada il potente meridionale, riducendolo all’arte del lamento e dell’impietosire.

 

Contro e oltre il meridionalismo, arte del buon soccorso, c’è solo l’autodeterminazione, l’indipendenza e l’autosufficienza di un popolo che si basi sul principio dello “aiutati che Dio ti aiuta”, questa è l’unica strada praticabile, ammesso che ci sia, e questo dipende da quanto hanno influito su di noi i 150 anni di subalternità coatta.

Da: “La rotazione di Norfolk e la questione meridionale”, di Giuseppe Corona

fonte

blog.napolitania

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