IL “MIGLIONE” DI PICO, DALLA FOTOGRAFIA ALLA STORIA!
L’amico Claudio Saltarelli ci aveva inviato la foto della colonna di confine di Pico. Pubblichiamo di seguito l’interessante nota che ci è pervenuta dall’avvocato Corradini, esperto di storia del nostro Sud, dove si trovano le informazioni aggiuntive necessarie per comprendere la bellezza del monumento.
ARCE – Bene ha fatto l’amico Saltarelli a inviarvi la foto del “miglione” (così viene indicato popolarmente), che si trova, fra San Giovanni Incarico e Pico, lungo la strada che, da qualche decennio a questa parte, ha preso la denominazione di “Valle del Liri”, ma che la gente chiama ancora con il nome che alla stessa fu imposto da S.M. Ferdinando II di Borbone nel 1856: “Civita-Farnese”. “Civita” perché lungo la stessa si trova l’omonimo Santuario, che fu visitato dal Re insieme con Pio IX nel 1849, allorché entrambi si trovavano a Gaeta. “Farnese” perché sia Pico che San Giovanni Incarico, fin dalla fine del Cinquecento, erano feudi della Serenissima Casa Farnese, e, in quanto tali, furono ereditati da Carlo di Borbone dalla di lui madre Elisabetta Farnese. In altri termini, il nostro Carlo, anche se non fosse divenuto Re di Napoli, sarebbe stato, comunque, feudatario di entrambi i paesi, che costituivano, quindi, insieme con Roccaguglielma (oggi Esperia) dei suoi beni “personali”. La strada Civita-Farnese fu la prima rotabile che mise in comunicazione, da Arce a Itri, le odierne vie Casilina e Appia. In questi ultimi centri vi sono due altri miglioni, del tutto uguali a quello effigiato nella foto, che recano incisa la dicitura INIZIO STRADA CIVITA-FARNESE, mentre, in quello effigiato, figura la dicitura DA NAPOLI PER ITRI O PER ARCE SONO MIGLIA 71 E 3/7. Tale strada fu progettata dall’ing. Ferdinando Rocco, direttore delle opere pubbliche dei distretti di Sora e di Gaeta, che erano ricompresi nella provincia di Terra di Lavoro. La stessa fu costruita in appena due anni nel 1854/56. E’ stata di recente definita “un gioiello della tecnica ingegneristica napoletana, che fa il paio con il ponte a catenaria sul Garigliano”. Ciò perché la strada, pur attraversando dei territori montani, non supera in alcun punto la pendenza del 5%, che era ritenuto il limite per l’utilizzabilità da parte dei carri a trazione animale (i TIR dell’epoca). Segnalo il monumentale ponte in muratura, con il quale, fra Isoletta e San Giovanni Incarico, supera il Liri. Nei pilastri di tale ponte furono lasciati dei vuoti, che avevano la funzione di alleggerire la pressione dell’acqua in caso di piena del fiume. Tali vuoti, che, in altri ponti, sono di forma circolare, qui avevano la forma del giglio, che, com’è noto, era l’emblema sia di Casa Borbone che di Casa Farnese. Questo particolare rendeva tale ponte unico al mondo. Lo stesso fu fatto saltare in aria dai Tedeschi in ritirata, il 25 maggio 1944. Finita la guerra, è stata ricostruito, ma senza gigli. Degli stessi è rimasta, però, qualche preziosa foto. Numerosi, comunque, sono i cimeli “borbonici” presenti lungo tale strada, che io, di tanto in tanto, percorro, come in pellegrinaggio. Se qualcuno volesse unirsi a me, avrò piacere di fargli da guida. In primavera la cosa è particolarmente piacevole.
Ferdinando Corradini
fonte
http://istitutoduesicilie.blogspot.com/2012/02/il-miglione-di-pico-dalla-fotografia.html