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Il mio indipendentismo di Antonio Iannaccone

Posted by on Mar 2, 2021

Il mio indipendentismo di Antonio Iannaccone

Questo cento cinquantenario italiano (1861-2011) viene a cadere in coincidenza di una crisi nazionale, non solo identitaria, ma dell’intero sistema politico e sociale tra le più becere che quest’Italia abbia mai attraversato. E mentre in tutto il mondo si sviluppa il concetto di popolo e nazione, con la riscoperta d’identità vere che hanno sfidato il tempo e l’oppressione, da noi si continua a festeggiare ipocritamente un qualcosa d’inesistente, indicando nel sistema statale attuale il vecchiume che tramonta.

La riscoperta dell’identità nazionale napolitana, ultimamente, si espande velocemente su tutto il territorio della Napolitania e non solo. Essa rende giustizia all’idea di libertà dei nostri avi, spregiativamente chiamati briganti, i quali lottarono contro l’imposizione coloniale cui vollero segregarci gli invasori savoiardi; costoro si nascosero dietro il concetto del termine “Italia” al quale avevano dato il nuovo significato di nazione, ma che invece era il vecchio e pratico sistema colonia.

Oggi si cerca forzatamente di indicare questa giovane carica identitaria come un nuovo soggetto sovversivo, continuando a definirla inutile, retrograda, nostalgica e vigorosamente anti italiana. Tali pretese sono anticostituzionali e antidemocratiche per ciò che riguarda i primi tre punti. Ritengo pure, che è un’autentica espressione di libertà e senso di giustizia definirsi anti italiano, poiché il sentirsi tale rende un senso di fierezza nell’appartenenza alla propria nazione plurisecolare, creando un pacato stato di felicità interiore che giustamente e umanamente, si propone irremovibile nel condannare, anche moralmente, la classe dirigente del paese, la quale è collusa in segreti accordi con la malavita, avendo creato un nefando stato di mala politica italiana. 

Questa convinzione ci porta inequivocabilmente a opporci ai ridicoli compromessi e alle opportunistiche uscite di meridionalisti, falsi o presunti tali, che cercano di cavalcare l’onda di questa corrente preponderante che sta invadendo il paese, rendendo vano gli sforzi di chi, in passato, aveva con la propria tempra, fatto rivalutare un meridionalismo combattivo, il quale seppur non avendo portato a risultati consistenti, seppe schierarsi dalla parte del popolo. E’ esistito quindi un meridionalismo per il popolo, oggi esiste un meridionalismo per le poltrone.

 Infatti, non fanno bene alla nostra terra certi ingorghi elettorali mascherati da neomeridionalismo e che con punzecchiature partitocratiche e consecutive aggregazioni manipolate portano alla luce inciuci degni del parlamentarismo italiano. E non mi rivolgo ai partiti e/o movimenti in modo singolare, per quanto reputo che ci sia qualcosa di buono in ogni compagine, ma mi riferisco a quell’armata brancaleone che nel suo insieme ha dato il colpo di grazia ad un vero meridionalismo morente.

L’unica idea che si oppone a questo partitismo corrotto è l’indipendentismo, che nella versione napolitana fa timidamente capolino con Angelo Manna e che si conferma schiettamente con i ragionamenti di Nicola Zitara, il quale seppur abbia provato a far breccia nel meridionalismo per formare un’area separatista, nei suoi ultimi giorni si è dovuto arrendere all’impreparazione del popolo ancora troppo italianizzato. 

A questo punto, facendo tesoro del pensiero di chi ci ha preceduto, è quasi automatica l’elaborazione dell’idea indipendentista aggiornandola alla luce dei fatti politici odierni, in base ai quali è doveroso, da parte nostra, il dover rigettare categoricamente l’ingenuità che ci fa considerare sullo stesso piano l’idea e il partito. Infatti, non dobbiamo forzatamente associare un partito meridionalista con il meridionalismo né un partito indipendentista con l’indipendentismo, poiché deve essere ormai chiara l’inutilità del partito come mezzo strumentale per arrivare all’attuazione dell’idea stessa, giacché esso non porta a nessuna rivoluzione politica, ma solo a un assestamento delle figure primarie che compongono la classe alta della compagine partitica.

Nello stesso momento la forza spirituale del popolo deve avere la capacità di rivendicare, in modo fermo e improcrastinabile, la coscienza indipendentista di quel meridionalismo, che necessariamente si discosta dalla degradante partitocrazia. Infatti, lo strumento partitocratico è il veicolo che porta al corrotto parlamentarismo italiano, rifugio d’inetti e parassiti, emblemi della totale distruzione della giustizia sociale, sulle cui macerie si è adagiata una società fittizia atta a distruggere il senso dello Stato.

Ciononostante la nazione napolitana continua a progredire verso quei valori mondiali che esaltano l’alta spiritualità dei popoli, veri protagonisti della storia umana.

Per questo motivo l’indipendentismo napolitano ha passato il Rubicone impostogli dal becero e umiliante “meridionalismo”, ormai putrefatto nella stagnante politica italiana che ha ingabbiato la legittima voglia di giustizia popolare che soltanto l’idea indipendentista può garantire. 

In questo modo il Movimento Indipendentista dei Patrioti Napolitani, uniformandosi nel Fronte di Liberazione (FLN), si erge a rappresentante della Nazione Napolitana perorando la Causa nei tribunali internazionali, appellandosi ai Trattati in cui è menzionato l’Autodeterminazione dei Popoli, tramite i quali poter ottenere quel senso vero di giustizia che solo il verdetto internazionale può rilasciare.

Per questo motivo, si dia inizio a quella lotta di liberazione della Napolitania sospesa ormai da 140 anni e cioè dagli ultimi scontri che i nostri Patrioti, detti briganti, ebbero contro l’invasore piemontese, prossimo italiano. A differenza di allora non sarà una lotta armata ma fatta di resistenza civile e non violenza; fermi nell’esaltare ogni cosa della Napolitania, ma boicottando senza riserve tutto ciò che provenga dall’alta italia. Ogni abitante della Napolitania è, pertanto, parte integrante del popolo e quindi cittadino napolitano e come tale Patriota a tutti gli effetti. Quindi, è suo diritto, è suo dovere, ricorrere civilmente ad ogni resistenza pacifica, nell’opporsi all’opprimente stato italiano che ci tiene come colonia interna. 

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fonte

https://napoilitania.myblog.it/2011/07/27/il-mio-indipendentismo/

2 Comments

  1. Caro Antonio,
    Ammiro ciò che scrivo e io penso che è necessario istruire culturalmente il nostro popolo che, purtroppo, continua ad essere manipolato dalla cultura mischiata italiota, poi si deciderà quale sarà il destino del Meridione. Anche io sono un indipendentista napolitano e sono fondatore di una associazione giovanile, il cui obiettivo è di battersi a difendere e a riconoscere i diritti dei cittadini napolitani, tutt’oggi negati dallo Stato italiano.
    Unico modo per ignorare completamente le solite cacarelle dei partiti nazionali, dello Stato razzista e della Mafia locale è il rifiuto.
    Io la penso così.

  2. Oggi e’ l’impostazione corretta per affermare la propria indipendenza: occorre svincolarsi dai partiti e chiamare il popolo ad esprimersi escludendo ogni loro interferenza… E’ la strada che ha percorso il Veneto nel 2014, con un plebiscito cui ha partecipato il 64 per cento della popolazione che ha espresso SI all’indipendenza nella percentuale dei 91 per cento, con votazioni telematiche e controllo di osservatori internazionali secondo le modalita’ della comunita’ europea…ovviamente nel silenzio tombale della stampa ufficiale!… Purtroppo siamo ancora in attesa di un pronunciamento da Bruxelles… ma prima o poi arriverà! Giacciono sul tavolo richieste di riconoscimento di altri popoli… forse si sblocchera’ la cosa quando si pronuciasse positivamente la Scozia o la Catalogna… chissa’ che non arrivi prima o poi anche la vostra… e scriveremo allora tutta un’altra storia!… da popoli liberi che sapranno costruire un futuro mettendo a frutto con rinnovato orgoglio tutte le potenzialita’ che sappiamo di possedere! caterina ossi

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