Il Monumento di Federico Salvatore
“Quando senti tuo figlio piangere perché vuol mangiare, ora dagli un pezzo di questa libertà”
Ed Avevo una Terra Sul Mare, una zappa e una lenza
Il Battesimo non mi servì, mi chiamavo “Obbedienza”
La mia sola risposta era “Si, Sissignore Padrone Eccellenza”
Il mio unico Santo nel cielo, “Santa Pazienza”
E quel pezzo di pane che mi dava il padrone
Normanno, Tedesco, Francese, Spagnolo e Borbone
Lo condivo con quattro fagioli, con un mezzo bicchiere di vino
E dormivo con undici figli e mia moglie vicino
Ma poi quel Conte, ragioniere a Torino
Mi disse un giorno “Ti presento Peppino”
“Se ti vuoi riscattare davvero è arrivato il momento
Di passare alla storia col Risorgimento”
Il Monumento! il Monumento!
A Garibaldi per l’Unità
E cosi spalancai ogni porta e cancello
Al Fratello d’Italia con le piume al cappello
Ma il fratello divenne il mio boia
Ogni donna di casa una troia
Per la legge che spoglia Gesù per vestire i Savoia
Ed io, figlio del sud, fui chiamato “brigante”
E nassun Robin Hood mi salvò le mutande
E baciato solo dal vento, dal vapore di un bastimento
Mamma America mi asciugò le lacrime ed il pianto
E dalla padella di un Padre Padrone
Finii nella brace di “Don Corleone”
Ma la giacca di brigante da quel momento
Divenne un gessato coi bottoni d’argento
Il Monumento! Il Monumento!
Per il Padrino dell’omertà!
E quando il paese mi vide ritornare arricchito
Coi dollari in tasca e il brillocco sul dito
Fù un boato di felicità
“E’ ritornato lo Zio Pascià”
Sventolando il Tricolore dell’Unità
Ed avevano tutti la faccia di quel tricolore
Bianco di fame, Verde di rabbia e Rosso d’amore
Ed avevano i figli lontano
A Torino, a Treviso, a Milano
Per sentirli chiamare “Terroni” da un altro italiano
Ma le campane dei sopravvissuti
Non suonarono più per quelli caduti
E quel pezzo di terra e di mare cullato dal vento
Nascondeva un milione di martiri sotto il cemento
Il Monumento, il monumento
Per quei caduti non ci sarà!
E nel cemento, le famiglie degli “Obbedienza”
Avevano sepolto pure la zappa e la lenza
E nella piazza dell’Unità, tra due politici quaquaraquà
Fecero il Gran Monumento alla Libertà
Ma sulla base del marmo eretto
C’era una frase scritta in dialetto
“Quanno siente ca figlieto chiagne pecchè vò magnà
Mò ralle ‘nu piezzo e stà libertà”
(Quando senti tuo figlio piangere perché vuol mangiare, ora dagli un pezzo di questa libertà)
curato da
Giorgio Catalano