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Il riscatto anticoloniale e identitario della gioventù napolitana

Posted by on Apr 20, 2025

Il riscatto anticoloniale e identitario della gioventù napolitana

L’8 dicembre 1860 il giovane re Francesco II di Borbone, durante i giorni tragici di Gaeta sotto attacco navale da parte dell’esercito piemontese del generale Enrico Cialdini, scrisse un proclama in cui disse questa frase bellissima e piena di coraggio: “Io sono napoletano, nato tra voi, non ho respirato un’altra aria non ho visto altri paesi, non conosco altro suolo che il suolo natale. Tutte le mie affezioni sono nel Regno; i vostri costumi sono i miei costumi, la vostra lingua è la mia lingua, le vostre ambizioni sono le mie ambizioni. Erede d’una antica dinastia che per lunghi anni regnò su queste belle contrade, dopo averne ricostituita l’indipendenza e l’autonomia, io non vengo, dopo aver spogliato gli orfani del loro patrimonio e la Chiesa dei suoi beni, ad impadronirmi con la forza straniera della più deliziosa parte d’Italia. Sono un principe ch’è il vostro e che ha tutto sacrificato al desiderio di osservare tra i suoi sudditi la pace, la concordia, la prosperità”.

Come si può notare, è molto forte l’attaccamento di questo giovane sovrano alla sua nazione e alla sua storia, alle sue leggi e ai suoi valori civili. Lungi dalle accuse denigratorie di “stranieri”, “oscurantismo” e “Re bomba” promosse dai politicanti esiliati filo-sabaudi e dagli storici ascari per poi essere inflitte ai Borbone, noi napolitani abbiamo anticipato un concetto fondamentale per il senso di appartenenza del proprio popolo, ossia nella completa manifestazione di amore dello Stato verso quel popolo di cui è incaricato, per dovere, di rappresentarlo, come lo testimonierà Francesco Saverio Nitti con i suoi “Scritti sulla questione meridionale” (1896-1955) il quale afferma che il governo napolitano dei Borbone mirava “…ad assicurare la maggiore prosperità possibile al popolo (…) non si contentavano se non di contentare il popolo (…) bisognava leggere le istruzioni agli intendenti [i prefetti di oggi, n.d.r.] delle province, ai commissari demaniali, agli agenti del fisco per sentire che la monarchia cercava basarsi sull’amore delle classi popolari. Il re stesso scriveva agli intendenti di ascoltare chiunque del popolo; li ammoniva di non fidarsi delle persone più potenti; li incitava a soddisfare con ogni amore i bisogni delle popolazioni”. Attraverso questo obiettivo di fatto democratico e moderno presente nella politica interna del governo duo-siciliano che “Le masse popolari delle Due Sicilie, da Ferdinando IV in qua, tutte le volte che han dovuto scegliere tra la monarchia napoletana e la straniera, tra il re e i liberali, sono state sempre per il re: il ’99, il ’20, il ’48, il ’60, le classi popolari sono state per la monarchia borbonica e per il re”. Di fronte a questa importante scoperta e, soprattutto, primato giuridico ben conservato nell’identità civile del popolo napolitano ma tanto ignorato e ostacolato con durezza dalla propaganda razzista unitaria, mi sorge una domanda: La nostra cara gioventù napolitana ne sa di queste cose? ma soprattutto il Perché si fa condizionare dalle narrazioni razziste-coloniali fomentate dagli intellettuali ascari e dal cinema lombrosiano dove la maggior parte dei film basati sui problemi irrisolti e su altri aspetti negativi avvengono nelle province napolitane e siciliane, mentre nella Padani molti film si basano sul romanticismo, sul patriottismo “italiano” e su alcuni aspetti positivi? Credono che l’emigrazione gli possa garantire il lavoro? Votando e dando retta a quella partitocrazia coloniale che domina nelle province napolitane pensano che essa potrebbe cambiare qualcosa? Loro SANNO O NON SANNO che la nostra terra continua ad essere trattata come una colonia di sfruttamento interno per volere dell’oligarchia padana?!

Purtroppo la gioventù napolitana, assieme al popolo nostro, è anch’essa vittima del colonialismo padano che, ogni anno, subisce le ingiustizie coloniali da parte degli ascari che hanno la presunzione di poter esercitare su di essa il diritto di sfruttare, maltrattare, manipolare e umiliare tutti i giovani della nostra terra, maschi e femmine, senza risparmiare nessuno. Gli ascari, con lo scopo di voler soddisfare gli interessi propri sia quelli dell’oligarchia padana, cercano di influenzare e di condizionare le scelte dei giovani napolitani, offrendo un ridicolo contributo al razzismo unitario italo-padano fino ad arrivare a consigliargli e a invitarli a svolgere lavori e attività quotidiane o assumere certi stili di vita che, in realtà, nuocciono i valori identitari civili della Nazione Napolitana. Uno dei esempi ben noti ma molto gravi è l’influenza della mafia non derivante dal popolo napolitano ma dalle narrazioni razziste-coloniali legate dal femminismo e dal movimento antimafia, su ispirazione delle tesi del meridionalismo colonizzatore (ovvero contro il popolo napolitano e mai a loro favore) e imbevuti della teoria lombrosiana, dal quale non manca mai anche il contributo offerto dagli attori e dalle attrici del cinema “italiano”. Per loro è “normale” e “lecito” far raccontare e diffondere nelle menti dei nostri giovani la favola del “Sud arretrato e terra di mafia”, arrivando persino a convincerli di andare nelle città padane perché la si lavora e sono “luoghi di civiltà”, nonostante che le statistiche affermino, per esempio, che Milano sia la capitale del crimine. Non giustamente per fomentare la divisione, ma se per gli ascari e i lombrosiani del cinema credono con convinzione che tutte le opere da loro promosse possono essere “utili” per la nostra gioventù napolitana, allora ci devono spiegare il Come mai si fomenta ripetutamente l’ingiusta emigrazione anziché incoraggiare e stabilire l’inviolabile diritto di restanza nella propria terra di appartenenza? Perché vengono trasmesse le fiction e film come “Gomorra”, “Mare Fuori”, “Figli d’’a Gente” o “Palazzina Laf” invece di fargli vedere film opportuni e di pura verità storica come “Li chiamarono… i briganti”, “Così parlò Bellavista”, “Criature”? Perché gli insegnanti delle scuole e delle università delle province napolitane continuano a diffondere i racconti storici di propaganda coloniale filo-padana ai ragazzi e ai giovani, ostacolando la vera realtà e una serie di primati ottenuti dai napolitani e siciliani sotto i legittimi Borbone? Perché la nostra gioventù continua a credere alle “promesse” della partitocrazia coloniale (e non solo della Lega), senza sapere (non per sua colpa) che essa è la VERA PIAGA DELL’IDENTITA’ NAPOLITANA? Tutto quello che è stato e viene insegnato alla gioventù napolitana sarebbe un esempio di democrazia o di puro colonialismo? In verità e per rispetto del nostro popolo è l’esatto contrario che gli è stato detto, perché non sarebbe democratico che un popolo debba subire il duro trattamento di colonia interna per il fatto che esso venisse etichettato come una “razza inferiore” e non sarebbe affatto democratico che esso non ha il diritto di non poter ottenere quei fondi richiesti per poter risolvere i suoi problemi interni. Ma è ovvio, perché è una colonia e non può farci nulla se si fa dipendere dai voleri del colonizzatore. Per combattere questa inferiorità impostaci con violenza e mai con la fraternità, sarebbe giusto che la gioventù napolitana inizia a conoscere seriamente e con la coscienza la vera storia della Nazione Napolitana e della nostra Italia, lontani da quelle narrazioni ingiustificate volte a distruggere i veri sogni e la legittima appartenenza del nostro popolo. Il risveglio nazionale della gioventù napolitana deve avvenire non solo con il associazionismo civile e con i legittimi partiti napolitani, ma sarebbe opportuno anche la loro partecipazione nelle costituite Consulte Comunali Giovanili di tutte le province napolitane, per arrivare a raggiungere uno dei obiettivi fondamentali e innegabile della lotta identitaria del popolo napolitano: la conquista dei diritti, delle libertà e dell’indipendenza nazionale. La gioventù è parte integrante di un popolo pronto a riscattarsi per liberarsi dai mali del colonialismo padano nella speranza di poter ottenere tutto ciò che gli è stato sottratto per 164 anni. La gioventù napolitana dovrebbe pensare al destino del nostro popolo non con tanta fatica ma con passione, amore e altruismo verso altri cittadini napolitani che stanno subendo le stesse ingiustizie coloniali inflitte ingiustamente al nostro popolo.

La gioventù napolitana ha il diritto e dovere di offrire il suo contributo al progresso, alla rinascita e alla difesa della Nazione Napolitana attraverso una seria e popolare liberazione anticoloniale e combattendo tutti i mali che ha subito, tra cui la mafia, la prostituzione, lo sfruttamento lavorativo, l’inquinamento ambientale e tutte le altre forme illecite. La gioventù napolitana non può e non deve accettare di farsi sottostare agli insegnamenti coloniali della classe dominante ascara e dell’oligarchia padana, perché esso MERITA di restare e aiutare il nostro popolo a riavere i suoi diritti e le sue libertà proprio contro il maledetto e legalizzato colonialismo padano. La gioventù napolitana intende manifestare il proprio amore del nostro popolo non sempre valorizzando le sue bellezze naturali ma anche i suoi valori civili perché noi napolitani abbiamo abbracciato la modernità in conciliazione con le esigenze del nostro popolo. Se la gioventù napolitana vuole amare il nostro popolo lo deve fare con affetto e ispirandosi ai suoi veri valori civili legati al passato di prosperità, in nome dei nostri antenati e della nostra antica identità nazionale, perché la causa identitaria del popolo napolitana non è affatto sbagliata ma GIUSTA E FONDATA.

O eguaglianza o indipendenza!

Antonino Russo

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