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Il ruolo di Mario Pagano nella dissoluzione del processo penale nella Repubblica Napoletana

Posted by on Feb 24, 2025

Il ruolo di Mario Pagano nella dissoluzione del processo penale nella Repubblica Napoletana

Giuseppe Gangemi

Giorno 31 gennaio, una settimana dopo la proclamazione della Repubblica, Mario Pagano e Giuseppe Antonio Abbamonte ricevono il compito di organizzare il Tribunale di Giustizia (dal Diario di Carlo De Nicola). Giorno 19 febbraio 1799 viene approvata una legge che istituisce due tribunali speciali: uno chiamato Commissione di Polizia che valuta i reati fino a sei mesi e può decretare l’esilio, l’altro chiamato Alta Commissione Militare, il cui giudizio è inappellabile, che può comminare condanne a morte. Il motivo di questa riforma, come dichiarato nel cappelletto alla legge, sta nel fatto che il Governo ha arrestato molte persone e le carceri sono piene.

“Non essendo giusto che i detenuti marciscano in prigione” e convenendo che “le pene sian utili, che sian pronte, e immediate al delitto” è perciò necessario che ci siano “de’ Tribunali di persone integre, sollecite, ed attive per lo sollecito disbrigo” di svuotare le carceri. All’art. IX della legge, si stabilisce che i giudizi dell’Alta Commissione Militare debbano terminarsi entro massimo cinque giorni. Nella legge e nel Diario di De Nicola, commissione e tribunale sono termini usati come sinonimi.

Se l’obiettivo è quello di svuotare le carceri, la soluzione sta nell’esilio, comminato dalla Commissione di Polizia, e nella pena di morte comminata dall’Alta Commissione Militare. Una condanna al carcere, fino a sei mesi o fino all’ergastolo, non sarebbe “utile” all’obiettivo dichiarato dalla legge.

Il 16 maggio, l’Alta Commissione Militare condanna a morte il sacerdote Giovanni di Napoli. La sua colpa è l’essere andato in trattoria dove ha mangiato e, soprattutto, ha bevuto. Avrebbe gridato “Viva Ferdinando e Carolina”. Con lui vengono fucilate altre tre persone, per non si sa quali reati. Il potere di uccidere viene dato anche alle pattuglie durante il coprifuoco; “Bando del Governo prescrisse che … numerose pattuglie corressero le strade per sollecitare la obbedienza a que’ comandi; e [che] … fossero i contumaci dalle pattuglie medesime uccisi, stando il delitto nella disubbidienza, la pruova nell’incontro per le vie, la giustizia nella salute della repubblica” (Pietro Colletta, cap. XIII, par. XXXI). Pimentel definisce questo provvedimento (Monitore Napoletano n. 25), approvato come “Regolamento di sicurezza pubblica al bisogno pel Comune di Napoli”, necessario per realizzare un “salubre terrore”. Anche alle normali pattuglie viene concesso di praticare un po’ di “salubre terrore”: una pattuglia civica insegue un ladro e spara otto colpi; muoiono due passanti (2 giugno, Diario di De Nicola).

Il 3 giugno viene approvata una legge che istituisce una Commissione o un Tribunale rivoluzionario. Gli artt. 2 e 3 recitano così: “2. La detta Commissione giudicherà sull’istante a pluralità di voti, e militarmente senza appello o altro gravame tutti i rei di Stato, o che siano cospiratori, o che abbiano avuta criminosa corrispondenza cogl’insurgenti, e nemici della Patria. 3. È autorizzata a procedere senza alcuna forma di processo avendo riguardo alla sola verità del fatto” (Monitore Napoletano, n. 34).

Leggendo le ultime parole dell’art. 3, sembra di leggere, in opposizione, una frase delle Considerazioni sul processo criminale di Mario Pagano: “le barbare nazioni amano una pronta giustizia, ed alle loro semplici idee conforme; attendono alla sola realità del fatto” (1787, p. 30). La circostanza che Pagano fosse stato adibito alla riorganizzazione dei tribunali e la forte similitudine nel linguaggio fanno pensare che egli stesso abbia materialmente scritto questo articolo di legge che riporta, in base a quanto egli stesso dichiara, la Repubblica Giacobina a quella condizione che Vico definisce di Seconda Barbarie.

“Negli ultimi tempi, si eresse in Napoli un tribunale rivoluzionario, il quale procedeva cogli stessi principii e colla stessa tessitura di processo del terribile comitato di Robespierre” (Cuoco 1863, p. 160). Cuoco non lo dice esplicitamente, ma lo afferma con chiarezza De Nicola: “si dice che Pagano e Cirillo possino (sic) essere i Robespierre di Napoli” (Diario, p. 151).

La Commissione militare lavorava “a ritmo elevatissimo contro gli insorgenti, le cui azioni del resto finivano molto spesso per rientrare nella competenza del Consiglio Commissioni militari dei francesi, che, dal canto loro, si mostravano assai poco curanti del rispetto di queste pur assai ridotte formalità paragiudiziarie e procedevano a passare a fil di spada i nemici catturati, a decimare gli abitanti della città e dei paesi che avevano opposto resistenza o dai quali erano partite le spedizioni degli insorgenti o anche solo sospettati di averli accolti” (Agnoli, p. 223). Del resto, appena costituita la Repubblica, Championnet ha proclamato se stesso e la sua truppa protettori della nuova Repubblica e dichiarato che “l’armata francese prendeva il nome di Armata di Napoli” (De Nicola, p. 34)-

La stretta collaborazione tra armata francese e Giacobini si rivela sin dal primo momento in cui i Francesi occupano Napoli: “Moltissime case furono anche saccheggiate parte da Napoletani, parte da Francesi” (De Nicola, Diario, p. 32). Nel numero 7 del Monitore Napoletano, Pimentel fa capire cosa si augura avvenga a Vasto dove è scoppiata una rivolta: “Tutto però speriamo in breve calmato col rinforzo che i buoni Cittadini avranno ricevuto a quest’ora dalle Truppe Francesi partite per colà scortate altresì da buon numero di Patrioti”. Mille Francesi, più i Patrioti, assediano Vasto, fanno 200 prigionieri e molti di essi vengono fucilati. E quando nello stesso numero, Pimentel sostiene che la rivolta di San Severo “fu riparata in tempo dal superior numero de’ buoni Cittadini”, intende dire che questi, più i Francesi, “pacificano” la città: “tolte le strade al fuggire, finì la guerra, cominciò la strage; spietata …Tremila di Sansevero giacevano sul campo, e non finiva l’eccidio” (Colletta 1834, p. 366).

De Nicola ci segnala chi ha posto le condizioni di legge (Pagano), Pimentel, nel Monitore Napoletano n. 35, rivela chi applica dette condizioni (la Sala Patriottica) che producono terrore repubblicano: “Jeri sera [giorno 7 giugno] sulla falsa voce che si fosse sospesa la Commissione rivoluzionaria fu immediatamente spedita una Deputazione alla Commissione Legislativa per dimandarne il motivo, rimostrar l’urgenza di tal commissione, e richieder, che subito fosse rimessa in attività”.

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